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Un debito da saldare: Harmony Collezione
Un debito da saldare: Harmony Collezione
Un debito da saldare: Harmony Collezione
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Un debito da saldare: Harmony Collezione

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Sfida brasiliana 1/4
Nella terra del samba e del Carnevale, quattro campioni di Polo si contendono medaglie e donne bellissime!

Lady Elizabeth Fane ha davanti due scelte: perdere la bellissima tenuta scozzese da sempre proprietà della sua famiglia, o ingoiare l'orgoglio e chiedere aiuto a Chico Fernandez.
Elizabeth non è mai riuscita a perdonare Chico per averla lasciata senza nemmeno una spiegazione tanti anni prima, ma decide di considerare l'aiuto che lui le garantisce solo come una forma di risarcimento.
Non aveva previsto però che la passione tra loro sarebbe divampata nuovamente, e nemmeno che avrebbe scoperto la verità sulla fuga di Chico. Una verità che le fa capire di essere in debito con lui.
LanguageItaliano
Release dateOct 20, 2020
ISBN9788830520110
Un debito da saldare: Harmony Collezione
Author

Susan Stephens

Autrice di origine inglese, è un ex cantante professionista oltre che un'esperta pianista.

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    Un debito da saldare - Susan Stephens

    successivo.

    1

    La vendetta è un piatto che va servito freddo.

    Le parole di suo padre le risuonarono nella mente mentre l'aereo da trasporto iniziava la discesa verso la loro destinazione. La determinazione era la principale fra le qualità, aveva aggiunto Reginald, basando la sua convinzione semplicemente sulla mezza bottiglia di whisky che aveva appena bevuto. Una qualità che a sua figlia non mancava, aveva aggiunto, e proprio per questo avrebbe risollevato l'orgoglio della famiglia, quell'orgoglio che lui stesso aveva demolito.

    Erano anni che progettava di iscriversi al corso di addestramento avanzato per operatori ippici in Brasile, e sperava davvero di non aver mirato troppo in alto, pensò Lizzie sporgendosi verso il piccolo finestrino. E sì, era determinata a rimettere in piedi l'azienda di famiglia, ma volare per ore al di sopra di quella terra desolata l'aveva destabilizzata. Già avvertiva la nostalgia di casa, non solo, ma la prospettiva di rivedere Chico Fernandez dopo tutti quegli anni contribuiva a incrinare la sua sicurezza.

    «Com'è possibile che tu non sia nervosa?» s'informò Danny Cameron, sua amica e collega in quell'avventura, stringendole convulsamente una mano.

    Dunque era così brava nel recitare, poiché non era una viaggiatrice e probabilmente aveva anche più paura di Danny, ragionò Lizzie, mentre il grande cargo continuava a perdere quota, il suo bersaglio un piccolo aeroporto nella pampa brasiliana, al centro della quale si trovava la Fazenda Fernandez, un allevamento di cavalli di fama mondiale.

    «Andrà tutto bene...» mormorò.

    Ma davvero?, si chiese. Più precisamente, sarebbe andato tutto bene per lei? E non stava pensando all'atterraggio dell'imponente aereo stracarico di cavalli, stallieri ed equipaggiamenti, e di tutto il necessario per essere ammessi al ranch di addestramento di primo livello di proprietà del famoso giocatore di polo Chico Fernandez. Forse sarebbe arrivata sana e salva a terra, ma sarebbe ripartita da lì altrettanto sana, con il cuore e la reputazione intatti? Adesso le sembrava incredibile che anni prima Chico avesse significato così tanto per lei, ma aveva solo quindici anni quando lo aveva visto l'ultima volta, al tempo il suo miglior amico e confidente, ruoli che aveva ricoperto finché i suoi genitori avevano iniziato a parlare di lui come del diavolo in persona.

    Si supponeva che Chico Fernandez fosse il più accanito nemico della famiglia Fane, tuttavia lei era lì per apprendere tutto il possibile da lui, erano quelle le istruzioni che le aveva impartito suo padre, in modo da riportare al successo la loro attività di allevamento e addestramento di cavalli che, sempre secondo suo padre, Chico aveva mandato in rovina. Però ormai sapeva che le sfuriate di Reginald servivano solo a mascherare gli errori che lui stesso aveva commesso, e aveva imparato a farsi una sua idea per quello che riguardava le drammatiche affermazioni di quest'ultimo.

    La borsa di studio che il college le aveva concesso per permetterle di fare esperienza e di conseguire un diploma presso la Fazenda Fernandez era come manna dal cielo e lei, così come gli altri studenti, sperava di farla fruttare al meglio. L'opinione di suo padre, cioè che quella era l'occasione perfetta per vendicarsi dell'uomo che lui considerava l'artefice della sua disfatta, era quanto più lontano possibile dalla sua, ciononostante lo aveva ascoltato pazientemente mentre tuonava contro Chico, che a suo avviso gli aveva sottratto ogni cosa, il suo buon nome, la sua ricchezza, il suo successo e i suoi cavalli.

    Quel disgraziato mi ha portato via tutto, Lizzie, tutto, inclusa tua madre, non dimenticarlo mai, aveva sottolineato.

    E come avrebbe potuto dimenticare quando Reginald non faceva altro che ricordarle di essere diventato un alcolizzato perché sua moglie lo aveva lasciato per trasferirsi nel sud della Francia insieme all'ultimo, in ordine cronologico, dei suoi giovani amanti? Ma non prima di essere stata sedotta da Chico, almeno così volevano i bene informati. Anzi, le voci che circolavano erano anche peggiori. Si diceva che sua madre fosse stata costretta da Chico ad andare a letto con lui. In tutta onestà, non riusciva ad abbinare l'immagine del cinico seduttore con quella del ragazzo che una volta aveva conosciuto, per quanto sua madre, che le aveva imposto di chiamarla per nome, Serena, avesse fatto di tutto per ostacolare la sua amicizia con Chico, un poveraccio dei bassifondi brasiliani, così Serena era solita definirlo, del tutto inadatto a frequentare una giovane aristocratica.

    Lei però era stata sicura di essere innamorata di Chico, e non si era curata della differenza di status sociale, e ancora non se ne curava. Però ora non era più un'ingenua adolescente ed era in grado di capire le manchevolezze dei suoi genitori. Nonostante tutte le dichiarazioni di suo padre, dubitava che Chico fosse il responsabile della caduta in disgrazia della sua famiglia. In effetti sua nonna, che si era presa cura di lei quando nessun altro lo aveva fatto, aveva confermato quell'ipotesi, affermando che i suoi genitori non avevano avuto bisogno della mano di nessuno per quello che riguardava i vari fallimenti familiari.

    Ciò che l'aveva ferita di più era stata la promessa non mantenuta di Chico, cioè di portarla via da una quotidianità che la spaventava e la opprimeva, il che era avvenuto prima del trasferimento a Rottingdean House di sua nonna, perché i suoi genitori organizzavano di continuo feste durante le quali tutti si ubriacavano e facevano dietro le porte chiuse cose che lei poteva solo ipotizzare. No, non aveva confidato a Chico i suoi sospetti, gli aveva semplicemente spiegato che detestava stare in quella casa e lui non le aveva chiesto altro, in compenso le aveva giurato di salvarla, solo per tornarsene in Brasile senza nemmeno dirle addio.

    Era difficile riconciliare l'amicizia che li aveva uniti con i sentimenti che al momento provava per lui. Si era fidata di Chico, e non lo aveva mai perdonato per quello che aveva considerato un tradimento. Avevano condiviso tante avventure, tante passeggiate a cavallo, si erano scambiati regali anche se il mentore di Chico, il giocatore di polo brasiliano Eduardo Delgado, aveva fatto in modo che i loro rapporti non si spingessero oltre.

    L'unico modo che aveva adesso per interagire con Chico era concentrarsi su ciò che contava davvero, decise Lizzie, cioè il suo tocco magico con i cavalli, quello stesso tocco che l'aveva spinta a eleggerlo, all'età di quindici anni, come suo eroe personale. Se solo ora fosse riuscita a imparare tutto quello che lui poteva insegnarle, allora con ogni probabilità avrebbe ridato lustro all'azienda di famiglia.

    Era impaziente di dimostrargli quanto fosse cambiata, trasformandosi da una sprovveduta adolescente a una donna determinata, e anche se vederlo ogni giorno sarebbe stato difficile, il fallimento non era un'opzione da poter prendere in considerazione, non quando il futuro della gente di Rottingdean House dipendeva dal successo della sua missione.

    L'urlo di terrore che sfuggì dalle labbra di Danny quando l'aereo toccò terra la sottrasse al filo dei suoi pensieri.

    Ormai non aveva più modo di tornare indietro.

    Si girò verso il finestrino e la fiducia in se stessa subì un ulteriore scossone. Era tutto così vasto, così selvaggio, molto più di quanto avesse immaginato, e potenzialmente più pericoloso.

    Pericoloso come Chico?

    Il suolo era arido, il sole tramontava all'orizzonte. Secondo le previsioni del meteo, l'umidità dell'aria era elevatissima. I cavalli erano nervosi dopo il lungo confinamento, dovevano essere tranquillizzati subito, e in questo lei eccelleva. I cavalli erano tutta la sua vita, e loro sembravano percepire il suo affetto. In genere, bastava la sua presenza per calmarli.

    Sganciò la cintura di sicurezza e si alzò dal sedile senza aspettare il permesso del pilota.

    Era nel retro del velivolo insieme ai cavalli, con la rampa di carico già abbassata, quando sentì un'imperiosa voce maschile impartire ordini in portoghese.

    Chico, capì, un brivido freddo che le correva lungo la schiena. Aveva sempre usato quel tono, quasi si aspettasse un'obbedienza immediata, anche quando erano solo dei ragazzi nelle scuderie di Rottingdean House, lei che praticamente pendeva dalle sue labbra...

    «Lizzie!»

    La sua amica Danny la stava scuotendo come per riportarla alla realtà, perché effettivamente lei era l'unica a non muoversi mentre l'attività ferveva tutt'attorno a loro. «Cos'ha detto?»

    «Chi è quella tizia che se ne sta con le mani in mano quando c'è tanto da fare?» tradusse Danny, che conosceva il portoghese meglio di lei. «Lizzie, si riferiva a te» aggiunse.

    «Oh...» Fiamme d'imbarazzo che le lambivano il viso, Lizzie si guardò intorno e infine lo localizzò, seduto al posto di guida di una jeep, il fisico più massiccio di come lo ricordava. Bene, ovviamente era cambiato, non lo vedeva da dodici lunghi anni. La propria reazione nei suoi confronti però era sempre la stessa, si rese conto mentre il fuoristrada parcheggiava accanto all'aereo e il suo cuore di conseguenza si esibiva in una spericolata capriola. Il che non era il migliore degli inizi, considerò, se voleva portare a termine il corso. E lo avrebbe fatto, decise, non sarebbe tornata a casa senza aver ottenuto un risultato positivo. Non solo, ma non avrebbe ceduto una seconda volta al fascino di Chico. Il suo compito era concentrarsi sulle lezioni e poi tornare in Scozia per costruirsi un valido futuro professionale.

    «Andiamo, tesoro» disse rivolta a Flame, il suo bellissimo stallone baio. «È ora di respirare l'aria del Brasile.»

    Tutto andava per il meglio, davvero. Era di nuovo nella sua grande fazenda, il cuore pulsante del suo vasto impero equestre. C'erano controllo e ordine, i cavalli amavano l'ordine così come lui amava i suoi cavalli, di conseguenza la perfetta gestione dell'allevamento era una condizione imprescindibile.

    «La lista delle nuove reclute, Maria.»

    L'anziana segretaria attraversò lo studio dal lustro pavimento di legno e gli porse un foglio su cui erano elencati i nuovi studenti.

    Chico rivolse un caldo sorriso all'unica donna al mondo di cui si fidava, quella che era stata al suo fianco sin dal principio. Li legava un affetto profondo. Maria aveva vissuto nello stesso, violento quartiere dove aveva abitato anche lui e dove qualcuno veniva assassinato ogni mezz'ora. Suo fratello Augusto e Felipe, il figlio di Maria, erano stati uccisi a colpi di arma da fuoco mentre erano insieme, sotto i suoi occhi. A quel tempo lui, un ragazzino di dieci anni con un padre in carcere e una madre prostituta, aveva giurato di prendersi cura di Maria e di portare giustizia e educazione nel sobborgo, ed era riuscito in entrambe le imprese.

    «Dunque, questi pochi coraggiosi sono venuti a studiare qui per conseguire un diploma che attesti al mondo di essere sopravvissuti all'addestramento del più bravo istruttore di equitazione sulla terra» commentò mentre dava un'occhiata alla lista. «E altri ne verranno» aggiunse.

    «Grazie a te» puntualizzò Maria. «In effetti sei il migliore, e le persone più sagge vogliono apprendere dal migliore.»

    «Dunque, chi abbiamo qui...» Chico sussultò, ma per fortuna Maria non sembrò aver notato la sua reazione, in caso contrario avrebbe dovuto darle spiegazioni e rovinarle la giornata, come lo era appena stata la sua da quel cognome, Fane.

    Eppure si era convinto di aver chiuso per sempre con quella famiglia...

    «Ci sono state più richieste del solito quest'anno, Chico» spiegò la donna.

    Non voleva turbarla, non ora che il lavoro andava così bene. Maria era fiera del suo successo, lo considerava alla stregua di un figlio, e di contro lui la proteggeva in ogni modo possibile. Di conseguenza si limitò a replicare con pochi monosillabi mentre lei leggeva ad alta voce la lettera di presentazione di ogni nuovo studente.

    «Questo viene dal nostro stesso quartiere...»

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