La compagnia dell'airone
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La compagnia dell'airone - Elide Ceragioli
Capitolo 1
Milly si svegliò con un lieve soprassalto e aprì gli occhi in tempo per vedere i titoli di coda scorrere rapidi sul teleschermo. Cazzo…mi sono addormentata!
constatò rivolta a Jack con una punta d’irritazione. Perché non mi hai svegliato?!
Il compagno aveva la bocca piena di popcorn e sputacchiando rispose qualcosa di incomprensibile.
Lei cercò di riannodare i fili della storia che avevano visto, arrabbiata per essersi persa il finale.
E dire che mi stava piacendo…
ripeté un paio di volte sconsolatamente.
Succede perché sei troppo stanca!
provò a rabbonirla Jack alzandosi a sua volta faticosamente dal divano. La birra rimasta nel boccale era diventata tiepida, ma la scolò ugualmente facendo schioccare la lingua sul palato.
Le serate cinema con sua moglie finivano sempre allo stesso modo: lei si addormentava dopo mezz’ora, al massimo quaranta minuti, e poi pretendeva di indovinare l’evolversi della trama, chiedendogli di confermare le sue supposizioni.
Ovviamente, nella stragrande maggioranza dei casi, non c’era alcuna corrispondenza e a lui toccava convincerla che il regista aveva strutturato la storia in modo diverso per ragioni sue e che andava presa così com’era. Immancabilmente Milly sbottava: Non capisce un cazzo quello! Così non è plausibile…chi ci crede a una cavolata del genere?
Aveva una sua teoria per cui ogni persona agiva seguendo schemi preordinati, frutto del connubio fra personalità e contingenza e quindi non c’erano alternative. Si partiva in un punto e si arrivava forzosamente in quello stabilito, senza tema di errore.
Jack sapeva che non avrebbe interrotto la discussione e accettato facilmente le sue spiegazioni.
Difatti uscì dal bagno nuda,con lo spazzolino da denti in mano e la schiuma che le colava sul mento e gli domandò: Il ragazzo, quell’Amish accusato dello stupro e dell’uccisione dei bambini…quello che si vede all’inizio con la faccia da agnello mansueto che ti vien voglia di carezzarlo, l’hanno trovato e preso?
Jack stava sparecchiando il piccolo tavolo del salotto e alzò le spalle voltandosi appena.
Certo che l’hanno preso. È un film, mica sono storie vere!
Apparentemente appagata sua moglie tornò in bagno e per un po’ l’unico suono che si sentì fu lo scorrere dell’acqua nella doccia.
Jack aspettava pazientemente, continuando a sgranocchiare popcorn e noccioline con la paciosa rassegnazione che lo caratterizzava.
Finalmente, dopo un tempo che gli parve infinito, Milly uscì, massaggiandosi la faccia impiastricciata di crema da notte.
Sivabene...
disse in un fiato, è un film, ma secondo me, nella realtà l’assassino sarebbe un altro. Così è troppo semplice. Sei d’accordo? Un giovane Amish castrato da una madre terribile che, fin da piccolo, coltiva in lui l’odio per le donne e da un padre che lo picchia continuamente. Ovvio che diventi un assassino stupratore di bambini. Che pretendiamo, che vada a fare il prete missionario? Se il regista avesse avuto un minimo di fantasia, avrebbe introdotto un altro personaggio. Che so, magari una donna. Ecco! Io avrei suggerito la ragazza che compare nelle prime scene e poi non si vede più. Lei avrebbe avuto motivi plausibili per ammazzare. Non trovi?
Jack accolse senza ribattere il profluvio di parole di sua moglie e aprì le braccia in segno di resa, poi si infilò a sua volta in bagno. Adesso sentiva la stanchezza della lunga giornata pesargli addosso e agognava di andare a letto, ma soprattutto temeva che lei volesse i particolari della storia. Avrebbe dovuto confessarle che si era addormentato anche lui, cullato dalla musica di sottofondo e dal suo respiro ritmico e regolare. Dio quanto gli piaceva starle accanto e godere del calore del suo corpo!
Hai ragione, come al solito!
provò a dire per chiudere l’argomento, ma lei non lo sentì; era già in camera e brontolava fra sé e sé: Ecco, adesso farò sogni assurdi, mi sveglierò nel pieno della notte in preda a una crisi di panico, perché a me queste storie di assassini mi mettono ansia.
Quando la raggiunse sotto le lenzuola fresche di bucato e profumate di lavanda, che era il fiore che preferiva, lei dormiva già profondamente. L’abbracciò teneramente, accorgendosi una volta di più di quanto fosse minuta e apparentemente fragile accanto a lui, così massiccio e muscoloso. Lei si voltò e gli si adagiò quasi sopra, poggiandogli la testa sul petto e lui finì per addormentarsi in quella scomoda posizione.
Milly non ebbe la possibilità di fare sogni terribili, come aveva temuto, perché alle tre del mattino fu svegliata dal telefono e dovette rispondere.
Domitilla, scusa l’ora, ma abbiamo avuto una chiamata urgente e i miei uomini sono già sul posto. Ho mandato Cally a prendervi, sarà lì fra una mezz’ora al massimo. Fammi il favore di dire a Jack di portare i ferri del mestiere, è un caso complesso a quanto mi dicono e non mi fido di quei bell’imbusti di città.
Il capitano Terence Zeller fece una pausa per darle il tempo di reagire, ma lei stava in silenzio, allora sollecitò: Ci sei? Datti una mossa Domitilla, è importante!
Ok! Ricevuto. Arriviamo!
rispose sbadigliando. Milly! Mi chiamo Milly!
aggiunse a bassa voce, mentre chiudeva la comunicazione certa che il capo avrebbe continuato imperterrito a chiamarla col suo nome per intero. Era una specie di provocazione che, secondo lui, doveva stimolarla, darle un pizzico di aggressività.
Da quando ti sei sposata ti sei un pochino adagiata…rammollita…
le aveva detto qualche mese prima al telefono e lei aveva alzato le spalle e aveva mostrato l’indice al ricevitore, quasi che potesse trasmettere l’iconico messaggio.
Jack era la cosa più bella che le fosse mai capitata e certo non era colpa sua se gli ultimi casi erano troppo stupidi perché si sentisse stimolata e vi si applicasse con il consueto impegno. L’uxoricidio di una giovane e intraprendente modella da parte dell’attempato e ricco coniuge, che ovviamente si era suicidato per non finire alla gogna mediatica, e l’omicidio di uno spacciatore che voleva mettersi in proprio a scapito dei suoi fornitori. La soluzione era così ovvia che forse la polizia avrebbe potuto evitare di coinvolgerla, risparmiandosi i soldi della consulenza. Però sembrava non potessero fare a meno della dottoressa Jaspers e la chiamavanocomunque ogni volta. Jack scherzosamente le diceva che forse Terence si era innamorato di lei, nonostante fosse gay e Milly gli rispondeva che invece era colpa sua.
Chiamano me ma in realtà vogliono te, che sei il miglior medico legale della città e, forse, dello Stato.
Era probabile che entrambe le ipotesi contenessero una parte di verità.
Si alzò senza accendere la luce. Dalla finestra entrava il chiarore della notte ancora tenacemente attaccata alla terra e dovette aspettare che gli occhi vi si fossero abituati prima di andare in bagno.
Quando tornò era sveglia e lucida. Rimase a guardare Jack un lungo minuto, dormiva così bene che gli spiaceva disturbarlo, ma gli si avvicinò e cominciò a baciarlo sul viso, sulla fronte, sulle labbra, fino a costringerlo ad aprire gli occhi. Era l’unico modo che conosceva capace di svegliarlo senza farlo incazzare.
Dobbiamo andare… Vengono a prenderci. Terence ti vuole operativo in mezz’ora. Gli ho detto che sei in ferie, ma non si fida del tuo sostituto
gli mormorò nell’orecchio quando fu certa che la sentisse.
Jack rispose con un mugugno poi ricambiò i suoi baci e ovviamente si eccitò, come desiderava Milly. Fecero l’amore appassionatamente, ma in silenzio quasi temessero di disturbare il mondo ancora addormentato, arrivando insieme all’orgasmo, come quasi sempre succedeva per effetto dell’alchimia speciale che c’era fra loro. Una specie di miracolo inaspettato che la lasciava sempre un poco meravigliata e grata al Dio protettore delle coppie.
Quando si sciolse dall’abbraccio era appagata e tonica insieme. Jack le dette un buffetto sulla guancia e un bacio lieve sulla fronte. Alzati amore, non vogliamo far raffreddare troppo il cadavere che Terence ci ha riservato.
Avevano acceso la luce e Milly obbedì, ma si piantò nuda davanti a lui e sculettò provocatoriamente prima di ficcarsi di nuovo in bagno. Jack le gridò ridendo di piantarla se non voleva ricominciare.
In venti minuti erano pronti e quando sentirono il segnale del clacson uscirono immediatamente. La macchina della polizia coi lampeggianti accesi era ferma davanti a casa loro e Cally fece cenno che si sbrigassero. Aveva sempre una maledetta fretta, ma questa volta sembrava ancora più ansioso del solito.
Scese, li aiutò a sistemare nel portabagagli le borse con l’attrezzatura e brontolò corrucciato.
Aveva visto l’espressione di beato appagamento sul loro viso e una fitta d’invidia gli aveva stretto lo stomaco, ma erano amici e ammiccò verso Jack guadagnandosi uno scherzoso pugno sul mento.
Partì sgasando, ma senza mettere la sirena. Non c’era molto traffico e poteva permettersi di superare i limiti di velocità senza timore. Fu lui a interrompere il silenzio: Lo vedrete. Deve essere successo un casino…Terence era fuori di sé come non mai
spiegò a Jack che lo interrogava su dove stavano andando.
Milly invece pareva disinteressata alla situazione. Si era seduta dietro e continuava a pensare al giovane protagonista del thriller che avevano visto la sera precedente. Scusa amore, ma sei sicuro che il colpevole era l’Amish? Più ci rifletto e meno mi sembra possibile.
Il marito scrollò la testa con energia e rassegnazione. Sua moglie aveva un cervello particolare, sempre in funzione, sempre a lambiccarsi in problemi, quiz, enigmi…Non voleva confessarle di non essere riuscito a seguire la trama del giallo. Ad un certo punto si era così complicata che pareva si fosse avvolta su se stessa e si era perso. A lui piacevano le cose semplici, lineari: i ragionamenti tortuosi lo mettevano in crisi. Si era svegliato di soprassalto sentendola muovere e aveva tirato ad indovinare il finale. Tacque sperando che arrivassero presto a destinazione e Milly avesse a disposizione un altro quesito su cui impegnarsi.
Di cosa si tratta Cally? Omicidio? Suicidio? Regolamento di conti fra bande?
domandò al poliziotto che guidava per le strade semideserte con la perizia di chi lo fa di mestiere.
L’uomo sospirò: Non so niente. Dormivo come un angioletto beato quando Terence mi ha svegliato e mi ha ordinato di passare a prendervi. A giudicare dalla fretta che mi ha messo, penso sia una cosa grossa. Dobbiamo andare alla Churc-comesichiama… sai quella chiesa unitariana in centro? Non so però cosa ci sia ad aspettarci.
Milly intervenne immediatamente: Non è chiusa per restauro?
Cally scrollò di nuovo la grossa testa pelata. Non appartengo a quella congregazione e non lo so, ma se il capo ci ha convocato alle tre del mattino, non credo sia per farci partecipare all’inaugurazione della chiesa. Non ho preso neppure un caffè…ci fermiamo al primo locale aperto che troviamo?
La domanda cadde nel vuoto. Adesso che aveva acceso la loro curiosità, erano desiderosi di vedere cosa li aspettava. Ci avrebbero impiegato almeno mezz’ora ad arrivare e Milly tornò alle sue solite elucubrazioni, mentre Jack aveva appoggiato la testa al vetro e sonnecchiava.
Va bene, ne farò a meno… Voi potete dormire, tanto tocca a me guidare!
brontolò il poliziotto irritato mentre percorreva il viale alberato costeggiato da eleganti ville in stile coloniale. Erano nella parte più bella di Charleston, abitata da facoltosi imprenditori e professionisti alla moda. Di solito evitava di passare per quelle strade dove la ricchezza veniva spudoratamente esibita: era intimidito, eppure anche orgoglioso delle sue origini di afro-americano, pronipote degli schiavi che erano stati venduti al mercato come fossero animali.
Superò con una sgasata inutile l’Old Slave Mart Museume, dopo alcuni incroci, deserti vista l’ora, imboccò una delle strette vie del centro, parcheggiando in seconda fila e con i lampeggianti accesi davanti alla grande cancellata della Unitarian Church.
Milly scese quasi di corsa, come sua abitudine, mentre Jack si trattenne a recuperare l’attrezzatura. Non aveva idea di cosa lo aspettasse e quindi aveva portato il set completo.L’aria era fresca e odorava di fiori, abbondanti nel giardino del cimitero, illuminato a giorno dai fari piazzati dalla polizia. Probabilmente erano al lavoro da un paio d’ore perché la scena era stata recintata e isolata e i fotografi stavano tornando alle macchine dopo aver finito il loro compito. Cally aiutò Jack con le borse e insieme varcarono il cancello. Milly era già accanto a Terence e lo ascoltava con lo sguardo perso dei momenti riflessivi, come li chiamava lei. Il marito le si affiancò in silenzio, mentre gli altri poliziotti facevano ala intorno a loro.
Mi spiace, Domitilla, di averti svegliato, ma è un pasticcio infernale…vieni a vedere...
Il capitano era livido in volto e tremava leggermente, in preda ad una profonda emozione. Anche gli altri colleghi avevano la stessa espressione sulla faccia. Pareva che si fossero affacciati ad una finestra direttamente sull’inferno e avessero avuto modo di guardare giù.
Jack sapeva che a sua moglie non piaceva essere chiamata col nome per intero, ma questa volta Milly non parve accorgersene e si lasciò guidare docilmente dal capo. Anche lui li seguì e Cally lo aiutò a portare le pesanti borse dell’attrezzatura.
Terence era in preda ad una vera e propria eccitazione nervosa, al punto che quasi balbettava mentre, finalmente, forniva le prime indicazioni. È stato il vicario a chiamarci. Il suo cane si era messo ad abbaiare furiosamente e sospettava ci fosse qualche ladro di oggetti sacri, così ha telefonato al 911. L’agente Jarrett era in giro d’ispezione qua vicino ed è arrivato subito. È quel ragazzo là…
disse indicando un giovane dall’aria sparuta, appoggiato ad una lapide. Credo non dimenticherà facilmente quanto ha visto. Venite. Jack hai portato tutto vero? Dobbiamo prendere l’animale che ha fatto questo.
Avevano percorso uno dei vialetti interni al cimitero, camminando fra le tombe vetuste, antiche di secoli, memoria storica della cittadina, cercando di non fare rumore, quasi temessero di risvegliare lo spirito dei morti o di provocarne l’ira.
Ecco laggiù…
Terence indicò con l’indice un tronco d’albero circondato dal nastro che avevano messo a delimitare la scena. Si fermarono e rimasero lunghi minuti in contemplazione di quello che doveva essere stato, solo qualche ora prima, il corpo vivo di una persona e che pareva una strana escrescenza biancastra sul vecchio tronco, una specie di enorme fungo anomalo.
Milly si avvicinò con cautela, ma non sorpassò il nastro. I suoi sensi registravano particolari che avrebbe solo in seguito decifrato. L’odore di sangue, il fetore degli escrementi, quello pungente dello sperma, ma ad inglobare tutto, l’orripilante odore della paura. La donna sentì i peli delle braccia rizzarsi mentre osservava la scena. Il corpo era atletico, probabilmente era stato uno sportivo. La massa muscolare sulle spalle e sulle gambe aveva una disposizione maschile. La testa era reclinata sul petto e i lineamenti non erano visibili, ma era probabile che fossero comunque sfigurati da profonde ferite. Strie di sangue essiccato erano colate a seguire la tensione dei muscoli sulla pelle liscia e di un colore biancastro che la morte aveva reso cinereo. Era stato torturato e lo era stato da vivo.
Un odore più vicino e più recente le colpì le narici, si guardò intorno e scorse, appena oltre i nastri che delimitavano la scena, i resti di una cena mal digerita. Si voltò verso Terence e il capo comprese la sua domanda senza che lei parlasse.
È stato il collega arrivato per primo.Ègiovane e non è abituato a queste cose.
Jack aggrottò la fronte, convinto che a certe cose non ci si potesse assuefare neanche col tempo e l’esperienza.
Lo farò coprire dalla segatura
continuò il capitano, infilandosi una sigaretta spenta fra le labbra e stringendola coi denti. Era un gesto abituale per lui, gli serviva a cacciare il nervosismo e gli dava la blanda illusione di fumare meno. Il medico intervenne: No, Terence. Fai raccogliere tutto. Dobbiamo esaminare anche l’erba che sta sotto.
Adesso Milly aveva spalancato gli occhi e registrava ogni particolare, memorizzandolo in un file della sua mente, dalla quale avrebbe potuto ripescarlo anche a distanza di anni. Non aveva la più pallida idea di come ci riuscisse, ma era così ed era anche per questo che lavorava come consulente per il dipartimento di polizia, pur avendo una laurea in biologia e uno spiccato interesse per gli acquitrini e la loro vita nascosta e variegata.
Va bene!
acconsentì Terence e indicò la porta della chiesa. Se vuoi andiamo a parlare con il vicario. Si è barricato in casa quando siamo arrivati e non vuole uscire. È convinto che ci sarà una sparatoria.
La donna fece un passo indietro, quasi volesse fotografare con un grandangolo tutta la scena del crimine, poi disse: Aspetta. Voglio vederlo da vicino.
Indossò le soprascarpe monouso e i guanti e si avvicinò all’albero.
L’uomo, o meglio quello che era stato un uomo, era stato legato strettamente con un nastro adesivo argentato, probabilmente mentre era privo di coscienza, forse drogato o stordito. Un lavoro fatto a regola d’arte e che aveva richiesto un certo tempo. Le braccia erano bloccate lungo i fianchi e le gambe leggermente divaricate a mostrare l’oscenità del pube castrato ed evirato, ridotto ad una poltiglia sanguinolenta.
Una grossa corda, probabilmente di quelle usate per tenere ormeggiate le barche, passava intorno al torace e al tronco dell’albero con tre stretti giri. Non avrebbe potuto muoversi di un millimetro e neppure evitare una delle tante ferite. A Milly sembrò fossero state inferte con un punteruolo o qualcosa di simile, erano tutte abbastanza profonde, ma ad un primo esame si disse che nessuna avrebbe potuto uccidere. Chi lo aveva straziato a quel modo voleva far soffrire il più a lungo possibile. Forse il disgraziato giovane era morto dissanguato o gli era stato concesso un colpo finale, che al momento non riusciva ad individuare. I genitali erano stati asportati dopo la morte, e almeno quell’ultimo insulto gli era stato evitato.
Per quanto cercasse di rimanere emotivamente distaccata, un moto di pietà le riempì gli occhi di lacrime che le offuscarono la vista per qualche istante.
Si voltò verso Jack che le era silenziosamente arrivato accanto. Crudeltà e metodo e anche una notevole conoscenza del corpo umano. È un tipo esperto, probabilmente ha già ucciso…
Suo marito assentì e le posò una mano guantata sulla spalla. L’autopsia sicuramente ci dirà qualcosa di più, ma in linea generale sono d’accordo con te.
Terence intervenne sollecitandola a seguirlo. Anche se non lo avrebbe confessato, la visione del corpo martoriato gli creava disagio.
Prima di allontanarsi dalla scena Milly si rivolse al marito: Ci vediamo a casa. Non credo di dovermi fermare ancora per molto.
Jack allargò le braccia: Non so per quanto ne avrò. Questo giovane potrebbe aver voglia di raccontarci molto del suo assassino…
Si interruppe accorgendosi del tremore che la scuoteva. Succedeva sempre così e sapeva che non c’era da preoccuparsi:Milly la prendeva sul personale, come se la vittima fosse lei stessa o qualche carissimo amico e la ricerca del colpevole diventava prioritaria rispetto a qualsiasi altra cosa.Sua moglie, nonostante l’apparente fragilità, era una cacciatrice indefessa. La seguì con lo sguardo fino a quando non la perse di vista, inghiottita dall’ombra, oltre il muro della grande casa.
Il vicario AngelRussel aprì solo dopo aver controllato i tesserini attraverso lo spioncino, sebbene conoscesse il capitano Zeller fin da ragazzo. Coi suoi settant’anni suonati era il decano dei vicari e anche il più meticoloso nello svolgere le sue funzioni. Li fece entrare, tenendo per il collare il grosso cane che lo accompagnava dappertutto e che aveva ringhiato minacciosamente non appena avevano varcato la soglia.
Mosè è un buon guardiano,
spiegò per scusarsi dell’aggressività dell’animale, mi ha avvisato con la sua irrequietezza che qualcosa non andava là fuori. Drogati vero? Immaginavo che avessero scelto il parco per i loro sporchi traffici. Degenerati! Sono arrivati a fare sesso in mezzo alle tombe! Un pomeriggio li ho visti da quella finestra, ma sono scappati prima che arrivasse la polizia
disse indicando una finestra che si affacciava su una parte dell’antico cimitero.
Zeller fece le presentazioni: La dottoressa Jaspers è una nostra consulente e l’abbiamo fatta intervenire, perché non si tratta, purtroppo, di un drogato morto di overdose.
Il vicario sembrò assorbire la notizia spalancando la bocca per la sorpresa, poi indicò le sedie del salotto perché si accomodassero.
Venite, ho preparato il caffè. Ne abbiamo bisogno!
disse prendendo un bricco e tre tazze dalla foggia antiquata. Milly provò un immediato senso di gratitudine per quell’attenzione insperata e cominciò a gustarlo lentamente. Quando lavorava era capace di non mangiare e dormire per giorni, ma beveva litri e litri di caffè diluito con acqua.
Il capitano invece rimase in piedi, consapevole del suo ruolo. Vicario, abbiamo trovato il corpo di un uomo, ma, come le ho detto, non è morto per la droga e forse nemmeno per un regolamento di conti…
Russel si sedette lasciandosi cadere, come se si afflosciasse sulla sedia.
Non mi dica che si è suicidato?!
L’orrendo peccato aleggiò per un attimo nell’aria sovrastandoli. Nella mente di Angelalbergava la certezza che Dio avrebbe potuto perdonare tutto, persino l’omicidio, ma non il togliersi la vita.
Il capo Terence scosse la testa: No purtroppo, quello che è stato perpetrato nel vostro cimitero è un delitto ben più orrendo!
e senza dare il tempo al vicario di riaversi domandò: Non eravate in casa stasera vero?
Russel si versò una tazza di caffè e la bevve d’un fiato, per riprendere coraggio e assimilare la notizia.
Tutti i giovedì vado da mia sorella. È rimasta vedova da poco e i suoi figli sono lontani. Ceniamo insieme e preghiamo per l’anima del suo defunto marito. Torno a casa verso le ventitré, ma ieri sera ho fatto più tardi. Aveva invitato alcune sue amiche e ci siamo trattenuti in conversazione spirituale.
Milly aveva terminato la prima tazza e se ne versò una seconda. In pochi minuti aveva memorizzato ogni cosa in quel salotto antiquato, greve di oggetti di scarso valore e di dubbio gusto, ma che illustravano pienamente la vita ordinata del vicario.
L’uomo riprese a parlare: Mentre stavo aprendo la porta, Mosè si è agitato, non voleva entrare e ha cominciato ad abbaiare in direzione del cimitero. Gli ho detto di smetterla, convinto ci fosse qualche uccello notturno o qualche gatto a caccia di prede. È una bestia molto obbediente e si è zittito, però quando sono entrato in camera da letto, ha ripreso ad uggiolare correndo dalla porta alla finestra. Ho tirato la tenda e ho guardato fuori, stando nascosto. C’era qualcuno che si muoveva nel cimitero, ho visto la luce di una torcia e poi ho sentito il motore di un’auto, per questo ho chiamato il 911.
Era pallido, accasciato sulla sedia, come se il suo ordinatissimo mondo gli fosse crollato addosso oppure avesse improvvisamente scoperto che non esisteva e che il genere umano si era estinto per lasciare il posto ad una generazione demoniaca.
Non è andato a controllare?
insistette Terence.
Il vicario rispose a bassa voce, quasi scusandosi per la sua vigliaccheria: Negli ultimi tempi ci sono stati alcuni fatti assurdi, sacrileghi…hanno scoperchiato una vecchia tomba, portato via ossa…Io non credo all’esistenza dei satanisti, ma molti giovani sembra siano attratti da questa forma distorta di, chiamiamola così, religiosità e,per poter fare i loro riti assurdi, diventano violenti. Io sono vecchio…
Aveva un’espressione di terrore mista a disgusto dipinta sul volto e Milly si domandò come avrebbe reagito se avesse visto in quale stato era ridotto il corpo legato all’albero.
Quindi non ha sentito altro rumore, a parte il motore dell’auto? Non ci sono stati passi? Voci? Urla?
Angel scosse la testa con violenza: No. Mosè probabilmente aveva fiutato delle presenze estranee, anche se io non ho sentito nulla. I cani hanno doti speciali, sapete...
Mostrò l’apparecchio acustico che portava ad entrambe le orecchie e spiegò: "Non lo avevo ancora tolto