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Quarantella: diario semiserio di una famiglia in quarantena
Quarantella: diario semiserio di una famiglia in quarantena
Quarantella: diario semiserio di una famiglia in quarantena
Ebook194 pages2 hours

Quarantella: diario semiserio di una famiglia in quarantena

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Marzo 2020. L’Italia si prepara a vivere il “Lockdown”. Nessuno può immaginare che si stia per scrivere una delle pagine più tristi della storia dell’umanità. Ogni famiglia italiana ha dovuto reinventare il proprio tempo alla ricerca di risposte a profondi domande esistenziali del tipo: Perché le persone cantavano dai balconi? Perché il sabato sera è stato eletto a giornata mondiale delle pizze fatte in casa? E, soprattutto, perché le mogli, a differenza dei mariti, conoscono sin da subito cosa sia BENE? Questi, e tanti altri ironici interrogativi, hanno fatto compagnia all’autore e alla sua famiglia, per ben otto settimane, in cui lo sgomento e l’ansia si sono alternate a momenti riflessivi, o alla semplice voglia di condividere un sorriso, trasformando la quarantena in una vera e propria “Quarantella”. 
LanguageItaliano
Release dateJul 31, 2020
ISBN9788866472704
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    Book preview

    Quarantella - Davide Cacace

    Time

    Prefazione

    giorno 0

    Il coronavirus è entrato ufficialmente nel giro di poche settimane nel vocabolario degli italiani, ma anche di ogni altra lingua parlata.

    Si è insediato nei nostri animi prima che nei corpi. Ha iniziato a mietere vittime. Sono migliaia le persone che hanno avuto bisogno di cure ospedaliere.

    è alle porte un provvedimento d’urgenza che porterà tutta la nazione a vivere come una intera zona rossa, senza distinzioni da un lato all’altro della penisola.

    In questo clima surreale, che sembra esser stato clonato da un’ambientazione di un romanzo di fantascienza distopica, il pessimismo inizia a dilagare un po’ ovunque.

    Nel tentativo di accendere una fiammella di speranza, alimentata a sorrisi e buon’umore, la nostra famiglia si prepara al lockdown.

    Una famiglia composta da un papà (che poi sarei io), una mamma infermiera, e un bimbo di appena 19 mesi.

    A futura memoria di quanto rimarrà della nostra quarantena, ormai prossima, ho deciso di scrivere un diario. Un diario che sia testimone delle nostre disavventure, delle nostre speranze, del nostro spirito di adattamento.

    Una famiglia, come tante altre milioni in Italia, che si prepara al periodo più buio dal secondo dopoguerra sino ad oggi.

    CAPITOLO I

    Lockdown 

    Giorno 1

    Sono passate poche ore dal discorso del Presidente del consiglio. La preoccupazione si fonde con lo sgomento. Tutti a casa diventa l’hastag. Ma noi ce la faremo! Un frammento di entusiasmo inizia a fare capolino come uno squarcio di sole tra nubi che minacciano tempesta. Diventa di moda il concetto di smart working.

    Non sarà complicato fare smart working. Basterà avere un computer, una buona connessione, non avere distrazioni durante la giornata lavorativa, una gemma dell’infinito, un quadrifoglio, e serenità mentale.

    E poi, diciamocela tutta, due settimane, che sono? Sarà facile salvare il mondo stando sul divano. Che poi, se andiamo ad analizzare per bene, anche stare seduti sul divano ha i suoi pericoli. Ma siamo pronti alla missione!

    Per far passare il tempo ho iniziato a tirare le punizioni con una palla di pezza in salotto. Mio figlio si aggiunge al divano per fare da barriera. Ormai faccio una foglia morta che manco Mariolino Corso.

    Alla fine penso che questo stare chiusi in casa porterà a una generale inattività fisica, anche riguardo ad atleti e gente che si allena con regolarità; una inattività che, se protratta per parecchie settimane, potrà generare anche un effetto positivo: farà sì che tutti scendano al mio livello. E ripenso, pertanto, di tornare a giocare a calcio. Come tanti anni fa.

    L’ottimismo cresce. Altro segnale importante.

    Giorno 2

    Ce la faremo, ce la faremo! Continuo a ripetermi. Certo che non ci pesa stare a casa per debellare questo male e la possibilità di contagio. Bisogna stare in casa, e basta. Arrivano video e testimonianze da ogni dove. Tutti vogliono far sapere a tutti che sono a casa. Anche se io dal balcone di casa mia vedo tanta gente per strada. Penso che saranno tutte persone che non sono amiche mie su facebook perché i miei amici, e tantissimi vip, stanno a casa. Tranne quelli per strada e quelli del Grande Fratello.

    Peraltro, abbiamo avuto la conferma che dal prossimo lunedì mia moglie sarà assegnata a una delle divisioni che lottano in prima linea. Insieme, stiliamo una tabella, una sorta di riepilogo con relativi impegni delle categorie di lavoratori:

    1) medici e infermieri, hanno il compito di salvare le vite;

    2) operatori di servizi essenziali, manutentori, trasportatori, ecc., che hanno il compito di non far mancare nulla a noi e a quelli di cui al numero 1);

    3) forze dell’ordine che hanno il compito di vigilare sulla sicurezza di tutti;

    4) tutto gli altri cittadini, che hanno l’ingrato compito di starsene tranquilli a casa;

    Constatiamo, dunque, che tre categorie su quattro stanno facendo il loro dovere al meglio.

    In effetti stare a casa è difficilissimo!

    Realizzo, tuttavia, che bisogna trovare il lato positivo delle cose: nelle prossime settimane diminuirà drasticamente il numero dei furti negli appartamenti.

    Oddio, c’è anche l’altro lato della medaglia, però, poiché potrebbero aumentare il numero dei furti d’auto.

    Ma poi penso a cosa potrebbero dichiarare i malviventi fermati ai posti di blocco.

    Mi scusi lei perché è sceso? Ce l’ha l’autocertificazione?

    Brigadiere, buongiorno, sono sceso per improcrastinabili motivi di lavoro.

    Nel frattempo la giornata passa senza troppe ansie. Finisco il secondo giorno di quarantena con dei dati statistici in mano. La mia cucina conta 234 mattonelle. Il salotto si ferma a 166. A parte questo tutto bene. Anche il bambino sembra reagire bene all’emergenza. Escludendo il fatto che abbia voluto indossare il cappello. Il cappello glielo mettiamo solo per uscire. E lui odia il cappello. Cosa avrà voluto dirci?

    Giorno 3

    Inizio la giornata non riuscendo a collegare il giorno al mese. In che settimana siamo?, mi chiedo. In serata non riesco a ricordare l’anno. Ma siamo al terzo giorno, e tutto va bene. Mia moglie per passare il tempo mi ha preparato un dolce. Mio figlio è piccolo per mangiarne, e lei li odia; non ci viene a trovare nessuno. Mi ha già chiesto un nome per il dolce che preparerà domani. Lei non prepara dolci nuovi se non si finisce quello già preparato. Il mio fegato ha iniziato a cantare lacrime napulitane.

    Il bimbo, intanto, deve svagarsi in qualche modo, e alle 23:00 siamo ancora a giocare a smarcarci con una palla dei pjmasks, nel salotto di casa. All’ennesimo dribbling, mio figlio di 19 mesi si aggrappa alla mia gamba in modalità Mario Rui contro Lukaku. Capisco che forse è il caso di andare a dormire. La famiglia è a letto. Sono solo 3 giorni, ma ce la faremo, sono convinto che passeranno queste due settimane senza danni.

    Faccio una riflessione:

    Ma se tra un mese siamo stati tutti bravi bravissimi, e spariscono i contagiati, ma poi viene un tedesco contagiato asintomatico, che facciamo? Iniziamo tutto daccapo?

    Cioè, chi glielo spiegherà ai nostri giovani che non potranno farsi le aperi-cene?

    Poi penso al fatto che ci saranno comitati scientifici di un certo livello che penseranno a tutto; e mi tranquillizzo.

    Il flusso dei pensieri si rimette in moto, e penso a un problema delicato: ma il fantacalcio che fine farebbe?

    Prima di andare a dormire ho la sensazione che alcuni giocattoli, che infestano senza alcuna vergogna il salotto, abbiano cambiato posizione, appena prima di spegnere la luce. Ma sarà stata solo un’impressione. Mi ripeto: ce la faremo!

    Giorno 4

    Il quarto dì di quarantena inizia alle prime luci dell’alba. Mio figlio si sveglia piangendo per l’ennesima volta. Mia moglie, in modo compassato, gli urla alcune frasi in una forma dialettale della zona occidentale del Peloponneso, ormai in disuso da duemilaquattrocento anni.

    Ora, i casi sono due, o il bambino conosce il dialetto di cui sopra, o è stato leggermente intimorito dalla mamma. Fatto sta che ha pensato bene di girarsi è addormentarsi come se il fatto non fosse il suo.

    La mattina inizia con mia moglie che gioca a piccola alchimista, e nel tentativo di trasformare il piombo in oro, si ritrova a creare del didò fatto in casa, di colore azzurro. Non nascondo che avrei ampiamente preferito che fosse riuscita a riempirmi la casa d’oro, ma almeno col pongo abbiamo intrattenuto il bambino per un po’.

    La giornata trascorre col pensiero fisso alla spesa del pomeriggio. Un’attività tanto ambita che io e mia moglie ce la giochiamo alla morra cinese.

    Cacchio, ho detto cinese…

    Va beh, d’altronde, non poteva esserci gioco più adatto, capace di influenzare in modo imperscrutabile il nostro destino.

    Mannaggia, ho detto influenzare.

    Sto’ virus ormai mi è entrato nella testa.

    Ormai pensiamo solo al virus. Fammi stare attento che il Presidentissimo viene a farmi fare il tampone.

    Torno a casa e baratto il dolce che mia moglie avrebbe voluto farmi (anche) oggi, con una pizza di scarole. E vado meglio io.

    Ah, mi sono anche pesato, avanzano in modo impietoso i primi chili. Se questa quarantena non termina prima della fine della quaresima, metto quaranta chili.

    Caspita, mi piace! Lo potrei proporre a quello che cura i brevetti degli scioglingua.

    Prima di andare a dormire sono protagonista di due attività: 1) divento cavia per esperimenti sui capelli da parte di mia moglie, che operava avendo lo sguardo appena più sadico del Dracula di Bram Stoker, 2) partecipo alla prima finale mondiale di cucù-tetè con mio figlio.

    Dopo soli 106 minuti di gioco gli faccio capire che è arrivato il momento di andare a nanna.

    Il quarto è passato, senza troppi danni alla mia tenuta mentale. Andrà tutto bene, continuo a ripetermi.

    Non lo dico solo io, me lo ha ripetuto un paio di volte anche il Trasformers di mio figlio. E di lui sto iniziando a fidarmi.

    Giorno 5

    La giornata è iniziata con mio figlio che ha giocato con una tenda/capanna fatta arrivare da Amazon, dalla mamma. Ci abbiamo impiegato 28 minuti per montarla perché ogni volta che la mettevamo a terra per costruirla ci saliva sopra, e dovevamo ricominciare. Ma tanto, non è che avessimo altro da fare.

    Anzi, ne approfitto, per contrastare la monotonia, vi propongo un giochino.

    Prendete una giovane donna, fatto?

    Adesso aggiungeteci una piccola ma irrefrenabile voglia di lavare e disinfettare anche l’aria che respiriamo, fatto? Buttateci dentro un paio di etti di isterismo, un mezzo litro di candeggina, e mescolate tutto.

    Lasciate che si raffreddi fuori al balcone a pulire anche ogni singola fessura delle mattonelle. Fatto? Bene!

    Adesso, accompagnatela a togliere dall’armadio cianfrusaglie varie, per metterle sul pavimento, per poi riprendere le medesime cianfrusaglie e risistemarle allo stesso modo nell’armadio. Ripetete l’operazione un paio di volte. Facciamo tre. Quattro e non se ne parla più. Fatto?

    Bene, se eseguirete alla perfezione queste facili indicazioni, avrete ottenuto una moglie a cui stanno venendo le sue cose.

    Chiedo venia! Non è sessismo, ma solo un marito mi potrebbe capire!

    Durante la quaranta, poi… con un virus che minaccia il mondo, lì di fuori… e non sai cosa sia peggio per la tua incolumità!

    Mi sono però rifatto e consolato con una grande frittata di maccheroni (e anche oggi mi sono scappottato il dolce).

    Ci siamo visti un film.

    Come sempre mezz’ora per scegliere una cagata di film.

    All’improvviso mia moglie mi dice di stoppare. Non credevo alle mie orecchie, era arrivato l’arrotino. Emozionato mi affaccio al balcone.

    Ma si trattava dell’auto della protezione civile che ci raccomandava di non uscire di casa. Clima ideale, ambientazione topica. Per riprenderci ci siamo fatti un bicchiere di acqua e zucchero e siamo andati avanti.

    Tutto sommato, posso dire che stiamo reagendo bene alla quarantena. Pensavo peggio.

    Mi hanno colpito molto le frasi dell’anziano, ma saggio, vicino di casa. Ho passato la serata fuori al balcone, a parlottare proprio col mio dirimpettaio. Il nostro chiacchiericcio fendeva il silenzio assordante che si stagliava tra l’umidità e il cemento della strada.

    Mi ha detto che ne usciremo bene, e anche presto. Mi ha rincuorato.

    Ho appena riferito a mia moglie di questo dialogo. E qui mi sono spaventato. Non tanto perché mia moglie mi ha detto di non aver mai visto questo signore anziano. E non mi sono spaventato neanche più di tanto perché mi ha detto che non abbiamo un palazzo di fronte casa. Ma quando mi ha detto che ho passato tutta la serata nello studio, beh, lì ho iniziato a preoccuparmi un pochino.

    Ce la faremo!

    Giorno 6

    Il mattino ha l’oro in bocca

    (anteprima di una settimana di quarantena).

    Giornata principalmente dedicata alla scienza.

    Ma prima, corre obbligo precisare che questa mattina abbiamo provato ad introdurre nostro figlio al mondo del disegno con dei fantastici pastelli a cera e pennarelli per bambini dai 12 mesi in su.

    è stata un’iniziativa che si è guadagnata la

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