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Come dio divenme Dio: Una Biografia Collettiva
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Come dio divenme Dio: Una Biografia Collettiva

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About this ebook

Ecco i primi frutti di un’esplosione cardiaca, mentale e spirituale. Un’esplosione che coinvolge il cosmo interiore di tutti coloro che si pongono la domanda con cui ogni forma di vita dovrebbe interrogarsi. Che cos’è Dio? Una Presenza da qualche parte nell’Eternità? Un mito mantenuto in vita dalle religioni a fini di potere, o forse un Meccanismo eternamente inaccessibile?
Come dio divenne Dio ci propone un viaggio ai confini dell’infinito, oltre ogni dogma. Dalla cellula al Sole, passando per il mistero dei buchi neri, libero da qualunque logica di separazione, ci interroga, ci testimonia e ci propone incredibili piste di riflessione. Scritto per essere oggetto di meditazione ma anche per essere vissuto, Come dio divenne Dio spalanca porte nuove e inattese. Lacerando i veli delle convenzioni e dei condizionamenti, l’Autore osa prenderci tranquillamente “per il cuore” e ci guida fra concetti mai uditi: la scoperta più bella è quella che ci fa passare dalla dualità all’unità, alle soglie di quel dio silenzioso che vive nel nostro intimo.
Questa biografia collettiva, come la definisce Daniel Meurois, sarà per molti la chiave di una diversa comprensione del Divino.
LanguageItaliano
Release dateSep 1, 2020
ISBN9788494707858
Come dio divenme Dio: Una Biografia Collettiva

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    Come dio divenme Dio - Daniel Meurois

    I Servitori degli

    Angeli del Signore

    Amico mio, questo è il canto discreto, segreto e veritiero che la Creazione intona attraverso i mondi. È nutrimento e forza di essere per noi che siamo semplicemente... coloro che vi tengono per mano, come fratel li maggiori.

    Allora, chi siamo noi per rapirti e parlarti in questo modo? Alcuni ci chiamano i Servitori degli Angeli del Signore... Accettiamo questo appellativo al di là dei limiti del linguaggio umano, perché ogni servizio nobilita; ogni Angelo è egli stesso Servitore, e ogni Signore venera un altro Angelo che lo guida.

    Medita questo come un semplice anticipo di ciò che dobbiamo depositare nella tua memoria. Simili parole servono soltanto a dartene un’idea, perché puoi star certo che non utilizzeremo nessun termine oscuro per istruirti.

    Il tempo che vive la Terra è quello della Rivelazione. Solleveremo con te i veli che ricoprono i mondi, poi i confini che inventano quegli stessi mondi.

    Sia detto senza esitazione: ciò che dobbiamo affidarti è destinato a chi non teme le esplosioni, le esplosioni delle strutture intime della carne e quelle dei miraggi dell’anima. Sì, siamo dei dinamitardi che fanno esplodere le frontiere, perché le ali di ogni Angelo sono essenzialmente dei detonatori...

    Così ci sentirà solo chi non ha paura, nemmeno paura di una paura eventuale. Tuttavia sono rari coloro che vogliono davvero... volere! Voler osare, voler volere, voler comprendere, voler amare, a volte piangere, espandersi sempre per volere alla fine abbracciare tutto, ed Essere.

    Riesci a capire dove cerchiamo di condurti? In realtà, non abbiamo altra scelta che questo invito, e voi non potete optare che per questa audacia. Per un uccello non hanno senso né i contorni di un recinto né le profondità di un precipizio. Ecco perché qui noi ci rivolgiamo all’uccello che, inconsapevole, sta in ognuna delle vostre cellule.

    Ascolta e tieni a mente...

    Da milioni e milioni di anni del vostro tempo osserviamo il tuo pianeta e lo circondiamo di cure.

    Lo abbiamo visto cambiare pelle e abito innumerevoli volte. Abbiamo conosciuto e protetto come abbiamo potuto tutte le stagioni della sua anima e del suo corpo. Instancabilmente, vi abbiamo anche guardato scrivere le brutte copie delle vostre esistenze sulla Terra e abbiamo tentato di intervenire fra quelle righe.

    È un’interminabile storia di tratti a matita, di cancellature, di macchie di inchiostro, di pagine sgualcite, strappate e poi riscritte sul libro dell’anima. Ognuno si perde nei propri capitoli, fra i capoversi e le note a piè di pagina. Attardarvisi ancora sarebbe prolungare lo smarrimento in un labirinto di pretesti, sarebbe perpetuare il virus del disseccamento al riparo delle stesse vecchie frontiere.

    Allora no... Rompiamo con tutto ciò senza lanciare un solo sguardo indietro, se non quello della compassione. Semplifichiamo e miriamo al cuore del Bersaglio fino a esserne il cuore stesso.

    La domanda è diretta, quindi...

    Che cosa vi fa diventare, amici della Terra, quei gomitoli di sofferenza che errano estenuati da un’epoca all’altra?

    Una divinità da ritrovare

    Non credere che questa domanda nasconda un enigma. Per la verità, la radice della risposta è semplicissima, anche se le sue ramificazioni si sviluppano a migliaia nella sfera del mentale... Avete fatto di voi stessi degli estranei alla condizione di Divinità. Vi siete separati da voi stessi inventando l’illusione di non essere Tutto! È l’ebbrezza della Separazione e quindi del senso di Libertà che ha fatto di voi degli esseri smarriti. Siete contemporaneamente orfani e vedovi di voi stessi!

    Vedi, in quest’affermazione non c’è nessun rimprovero, nessuna condanna. Solo una constatazione, o meglio, l’amorevole diagnosi di coloro che hanno fatto voto di togliere in voi barricate, barriere e baluardi.

    Così oggi riappariamo per ricordarvi che la sofferenza non è né una necessità né una fatalità, ma un’opzione che avete scelto.

    Un’opzione che soltanto voi potete cancellare dalla vostra tabella di marcia. Un’opzione che nessun altro, se non voi stessi, vi ha costretto a scegliere nel gioco della complessità. L’accesso alla felicità e alla declinazione di tutte le gioie della Vita è semplice, dallʼeternità. Dite che la scoperta della semplicità è complessa? Ricredetevi! È molto più difficile serrare il pugno per colpire con il pretesto di difendersi, piuttosto che aprire la mano per accogliere.

    Che cosa rischiate di perdere? Nulla, tranne il dolore della contrazione. Non poter controllare tutto? Ma diteci che vuol dire controllare, quando in realtà non possedete voi stessi, cioè non vi siete riconosciuti?

    In conclusione, stiamo forse cercando di inculcarvi un credo a cui dovreste aggrapparvi? Sicuramente no... Le credenze hanno già nidificato a sufficienza in voi, proprio come voi avete fatto il nido in esse!

    Abolire la differenza

    Siamo tornati solo per insegnarvi a disimparare. Disimparare significa non essere più diversi dalla roccia su cui si posa la mano, dal tronco d’albero su cui ci si appoggia, dall’animale che ci si immagina di dominare, dall’altro che non ci si può impedire di giudicare, dalla Terra che si calpesta, dall’acqua che ci lava, dal fuoco, dall’aria, dai cieli a cui aspiriamo e anche dal sole che ci acceca. Ho detto proprio «non essere più diversi», amico mio, e non «non sentirsi più diversi»... perché tutto si risolve nell’Unione e poi nella Fusione.

    Lì sta il cuore di ciò che ti devo confidare affinché tu lo confidi a tua volta ad altri che lo confideranno ancora... Cerco di ottenere solo un tenero contagio di semplicità, niente di più.

    Nel nome dei Servitori degli Angeli del Signore, ti parlerò soltanto di ciò che conosco per averlo vissuto e perché continuo a viverlo. Solo ciò che si è provato ha valore di insegnamento... il resto è informazione.

    Infine, sappi che nel mio parlare il tu e il voi si mescoleranno come l’io e il noi, perché in verità siamo soltanto Uno...

    Dio del pianeta

    Chi è il Signore? Potrei semplicemente rispondere: «Il Signore? Ma... siete voi!». Tuttavia rassicurati, rassicuratevi, entrerò in una semplificazione così grande solo progressivamente. La matassa va dipanata poco a poco; è la condizione necessaria per non imbrogliarla.

    Il Signore, stavo dicendo? Ma... in primo luogo, non sarebbe semplicemente l’insieme delle manifestazioni della vita di questo pianeta che vi ospita e della Coscienza globale che le riunisce?

    Ascoltami... Il tuo secolo scherza su quei popoli che si dicono primitivi e che adorano le forze terrestri come altrettanti dei e dee. Dall’alba dei tempi ci sono uomini che esercitano la pratica sacra del parlare agli alberi per affidare loro dei messaggi; alcuni ascoltano la voce profonda di un cristallo di rocca, altri maneggiano il fuoco con le mani o implorano un fiume di cambiare letto. C’è anche chi conosce la famiglia delle nuvole, i suoni per dissolverle o, al contrario, per far sì che si scarichino in pioggia e si mescolino al vento. Superstizioni e illusioni? Semplice conoscenza di una lingua, delle sue parole e della sua grammatica intima e segreta.

    Per quegli uomini il Signore si manifesta attraverso una moltitudine di forme che sono altrettante presenze divine dotate di un nome e di una funzione. La loro è una visione corretta... Hanno occhi simili al prisma che scompone la luce. Nel cuore del bianco virginale percepiscono, amano e onorano tutta la gamma dei colori del Vivente. Vi distinguono persino sfumature ignote agli altri uomini. Sfumature che hanno un’intelligenza propria, una vita propria... perché tutto ciò che è, È.

    Lo sguardo animista

    Voi li chiamate animisti, e troppo spesso li guardate con condiscendenza. Quale essere assennato, dite voi, riconoscerebbe un’anima agli animali, ai fenomeni e a certe creazioni della Natura? Eppure è così! La vostra disgrazia, uomini e donne della fine di un Tempo, è di avere abilmente desacralizzato tutto. È forse stato lo spavento causato da ciò che la Vita significa davvero a spingervi a farlo?

    Evidentemente è così… perché lo sguardo che l’animista porta sul mondo è uno sguardo che obbliga al rispetto. Che cosa possiamo sfruttare e contemporaneamente rispettare? Nulla!

    Non si dissangua ciò a cui si riconosce una vita degna di questo nome, cioè una coscienza, seppure in boccio. Non si fa… a meno di non essersi privati dell’anima. Ed è ciò che è successo a molti di voi! Come cadere più in basso di dove siete arrivati amputando il mondo, e persino l’universo, di Ciò che ne costituisce l’Essenza?

    Lo sai, non ci potrebbe essere la minima manifestazione di vita senza che sia abitata da un’anima. Non ho detto «un’anima umana», ma semplicemente un’anima. Il principio di questa dimensione non è vostro privilegio esclusivo, anzi!

    Avete sviluppato una forma d’intelligenza… certamente non l’Intelligenza. E per l’anima è la stessa cosa. Voi esprimete solo una delle sfaccettature di quel principio assoluto. Uno dei suoi aspetti che, per la verità, si trova ancora a uno stadio embrionale. Ah, il privilegio dell’esclusiva! Dovete imparare che, invece di arricchire, traccia soltanto una via di povertà.

    Sì, la Divinità vi fa paura perché vi parla a ogni secondo che passa, senza che vi fermiate ad ascoltarLa. Vi mormora costantemente la Sua presenza attraverso la moltitudine di divinità di cui si serve per coniugare la Vita.

    Che direste di un pittore che limitasse la sua tavolozza a un solo colore? Vedi, la dimensione dell’Universo è sinfonica. Se il Compositore è l’unico creatore della sua opera, ha comunque bisogno di una moltitudine di strumenti e di interpreti per darle vita e senso. Forse farà ricorso al talento del primo violino, tuttavia la pienezza della sinfonia si realizzerà solo con l’esecuzione dell’insieme dei musicisti.

    Il Cosmo è retto dalla legge dell’analogia. Quando si ha integrato una simile verità e ciò che essa implica, allora si è pronti a fare un grande passo verso una comprensione globale della Vita e del rispetto che le è dovuto…

    Quindi puoi onorare un tronco d’albero, se vuoi, o persino una pietra… perché ogni «cosa» è abitata, a modo suo e a un grado che le è proprio, da uno degli aspetti di Ciò che È e impregna l’Universo.

    Se tu potessi ascoltare la linfa circolare in un vegetale, vi riconosceresti battiti paragonabili a quelli del cuore. Se il tuo orecchio fosse abbastanza sottile da prolungarsi al centro di una pietra e condensarvi il tempo, vi percepirebbe un respiro.

    Tutto vive della vita che gli è propria… e quindi tutto è memoria perché, ripetilo: così come non ci potrebbe essere vita senza una forma d’anima, non ci può nemmeno essere vita senza memoria. Non parlo semplicemente di una memoria assoggettata al tempo, ma della memoria dell’Origine, cioè dell’appartenenza al Divino. Tutto palpita nella sacra nostalgia del proprio Punto di Creazione e della propria destinazione finale. Capisci, riconoscere tutto ciò è già rispettare l’Uno nel Tutto. Significa anche imparare nel Molteplice le prime lettere di quell’alfabeto attraverso cui siamo destinati a comporre sillabe, poi parole, frasi e, finalmente, un’intera opera per Essere e per ricordare noi stessi… in quanto

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