Tra gli artigli dell'aquila
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La stessa notte, riesce a raggiungerla Paolo, suo marito, il suo commissario, che, incurante della tempesta, si è precipitato in suo soccorso. Quando il giorno dopo viene scoperto un altro cadavere, le coincidenze iniziano a essere troppe e Paolo deve cominciare a indagare: in che modo tutto questo ha a che fare con Caterina? Sua moglie, l’amore della sua vita, è in pericolo? Perché il passato non vuole lasciarla andare?
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Book preview
Tra gli artigli dell'aquila - Giuseppina Basso
© 2020 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma
www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com
ISBN 978-88-306-2000-1
I edizione maggio 2020
Tra gli artigli dell’aquila
Dedico questo mio scritto a tutta la mia famiglia,
figli, nipote, madre e sorelle,
ma specialmente a mio marito Fabio
e alla sua mamma Valeria
che mi ha accolto come una figlia;
a 60 anni ho ripreso a vivere.
Grazie, amore, ti voglio bene.
Bloccata dalla tormenta
Una fredda bufera avvolgeva tutta la spianata del Passo del Sempione, un gelido vento creava mulinelli con la polvere di cristalli ghiacciati.
La neve aveva coperto ogni cosa col suo manto bianco, i prati erano scomparsi, così come la strada ed il suo peso, sul tetto del piccolo albergo ristorante, pareva volesse sfondare l’intera struttura; dal comignolo, che si ergeva quasi volesse respirare, un fumo bianco usciva dissolvendosi nella tormenta.
Qualche viaggiatore che proveniva dalla vicina Svizzera cercava rifugio nel bar, trovando un po’ di calore, i mezzi per la pulizia delle strade, nonostante la precisione elvetica, non erano passati, forse sorpresi dalla violenza delle precipitazioni, e sulla neve fresca si vedevano solo le tracce lasciate dalle poche auto transitate, che venivano subito cancellate dal vento.
Forse non è stata una brillante idea tornare oggi in Italia
pensò Caterina fermando la propria auto nella piccola area ripulita dalla neve nel parcheggio di fronte all’hotel. Seduta in auto, guardò fuori: i vetri si stavano appannando e cominciava ad avere freddo, il riscaldamento del veicolo fermo da un po’ ormai non buttava più calore e un freddo intenso le penetrava le ossa.
Quel posto in cima al Passo le metteva un senso di paura, non sapeva che fare, non poteva rimanere in auto, sarebbe congelata, doveva prendere una decisione, era chiaro che da lì non poteva andarsene, le strade erano impraticabili.
La forza del vento avvolgeva col suo mantello ogni cosa che ne intralciava il cammino, non si riconoscevano più le strade, i pochi alberi, i prati… un candido bianco immacolato avvolgeva ogni cosa, anche gli occhi quasi le facevano male: quel bianco era accecante e il solo rumore che si sentiva era il sibilo del vento, quasi volesse parlare, era angosciante; Caterina odiava il vento, ma quello non era un soffio, era la voce dell’ignoto, e un senso di inquietudine le rizzò i peli del corpo, qualcosa le diceva Scappa, vattene da lì, rimettiti in moto e affronta la tormenta…
.
Il freddo era veramente molto penetrante e con riluttanza, Caterina decise che non poteva rimanere ferma in auto, si strinse bene la cintura del cappotto, mise il cappello e i guanti e senza ripensamenti scese dall’auto.
Appena fuori, una raffica la sferzò facendola barcollare, la neve le faceva quasi male alla pelle del viso, piccoli cristalli si erano fermati tra le folte ciglia impedendole di vedere.
Con enorme fatica si incamminò verso l’entrata dell’hotel; i piedi affondavano nella neve, si sentiva spinta fino lì, per fortuna non era vento contrario.
Aprì la porta ed entrò, portando con sé un residuo di tormenta, richiuse a fatica, sembrava che ci fosse qualcuno che glielo impediva.
Un caldo tepore cominciò a scaldare il suo corpo, si scrollò la neve di dosso e alzando lo sguardo vide alcune persone sedute ai tavoli che la stavano osservando, la legna bruciava nel grande camino, ed un profumo di zuppa calda aleggiava nel locale.
Buonasera signora, ha visto che tormenta?
Caterina si girò di scatto e notò dietro al bancone della reception un uomo molto alto e robusto che le stava sorridendo, aveva una barba folta di colore rossiccio e una testa pelata, delle rughe intorno agli occhi e la pelle scura di chi passa molto tempo sulle montagne quando in inverno nevica e il sole riflette i suoi raggi sul bianco mantello, aveva un viso amichevole e la guardava sorridente, aspettando una sua risposta.
Sì, una vera tormenta
, rispose Caterina: Purtroppo oggi ho avuto la brillante idea di recarmi al lavoro facendo il Passo del Sempione, normalmente prendo il treno in compagnia dei colleghi, ma oggi volevo fare delle commissioni e ho deciso di venire con la mia auto, stamattina il tempo era bello, mai avrei immaginato un simile tempaccio, ho un po’ di paura e sta facendo buio, non me la sento di affrontare la tormenta per tornare a casa, domani poi sono di riposo per cui non ho problemi di rientro e ho pensato che forse è meglio che mi fermi e ripartire domattina, avete camere per la notte?
.
Mi dispiace, come vede dalla gente ai tavoli, molti hanno pensato come lei di fermarsi e quelle poche camere che abbiamo sono occupate, ma se non le dà fastidio qui vicino c’è un vecchio edificio che è un ospizio gestito dai frati, trasformato in casa di accoglienza, vi sono dieci camere che i frati affittano, insomma, una specie di locanda per viandanti
.
Beh, va bene, spero di trovare ancora una camera libera
.
Bene, guardi là, c’è uno dei padri, sa, fanno parte dell’ordine dei Canonici Agostiniani, chiediamo a lui, intanto le porto un po’ di minestra calda con del formaggio se le va, sa qui abbiamo piatti semplici siamo in territorio elvetico e i nostri piatti sono un po’ di tradizione svizzera
.
"Ma certo, grazie, sono veramente affamata, volentieri,