Sgorga tumulto: Finzione, funzione e fazione politica
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About this ebook
Ambientato principalmente a Roma nella aule del Senato della Repubblica, questo libro chiude una trilogia di ricordi dell'autore mescolando risoluzioni, interrogazioni parlamentari, richiami a regolamenti, interviste ed eventi realmente accaduti con elementi di finzione che ruotano attorno a un “io” narrante nella cui voce echeggiano pensieri e azioni dell’autore.
Nei cinque anni da parlamentare Marco Perduca - eletto in Senato nella XVI Legislatura (2008-13) in quota radicale nelle liste del Partito Democratico in Toscana - ha affiancato alla quotidianità in Commissione e in Aula attività più propriamente legate alle campagne trans-nazionali del Partito Radicale. Pur trovandosi spesso all’opposizione della maggioranza quanto della minoranza, Perduca racconta come sia possibile suscitare unioni laiche di forze su obiettivi puntuali trasformando in "militanti dei diritti" anche assistenti parlamentari di parte avversa alla propria.
I punti di vista e i giudizi politici personali sono accompagnati da riflessioni su altro, accenni a intrighi internazionali e intrecci sentimentali di fantasia che lasciano immaginare possibili nuovi scritti totalmente slegati da fatti realmente accaduti o vissuti direttamente dall’autore. Il testo è composto dall'interazione di messaggi condivisi da vari mezzi di comunicazione rendendo il dettato simile a una sceneggiatura che si smembra col tumultuoso passare del tempo.
Sgorga Tumulto ricorda che una politica che entra nel merito, che s'interessa di fenomeni complessi e globali, dove si esprimono opinioni fuori dal coro è ancora possibile e che non occorrono nutriti gruppi parlamentari per poter lasciare traccia legislativa o politica di idee originali.
Marco Perduca (Firenze, 1967), senatore Radicale dal 2008 al 2013, oltre a una breve parentesi come consulente alla Farnesina dal 2006 al 2008, per 20 anni ha rappresentato il Partito Radicale alle Nazioni Unite tra New York, Ginevra e Vienna. Dal 2014 al 2016 ha coordinato il gruppo italiano di Parliamentarians for Global Action. Dal 2008 al 2012 è stato tesoriere della Unrepresented Nations and Peoples Organization. Ha fatto parte degli organi direttivi di Nessuno Tocchi Caino, Non c’è Pace Senza Giustizia e dell’Associazione Luca Coscioni. Dal 2014 collabora con studi legali inglesi e fondazioni americane sulle violazioni dei diritti umani in Italia e coordina Legalizziamo.it. Nel 2018 ha co-fondato ScienceForDemocracy.org. Sui social è @perdukistan.
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Sgorga tumulto - Marco Perduca
Marco Perduca
Sgorga Tumulto
finzione, funzione e fazione politica
ISBN: 9788895284903
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http://write.streetlib.com
Indice dei contenuti
0
I
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
X
XI
XII
XIII
XIV
XV
XVI
XVII
XVIII
XIX
XX
XXI
XXII
XXIII
XXIV
XXV
XXVI
XXVII
XXVIII
XXIX
XXX
XXXI
XXXII
XXXIII
XXXIV
XXXV
Well we know where we’re going
But we don’t know where we’ve been
And we know what we’re knowing
But we can’t say what we’ve seen
And we’re not little children
And we know what we want
And the future is certain
Give us time to work it out
Road to Nowhere, Talking Heads
Cerco un centro di gravità permanente
Che non mi faccia mai cambiare idea sulle cose sulla gente
Over and over again
Centro di gravità permanente, Franco Battiato
0
Per finire in solitudine un anno poco piacevole, alla vigilia di Natale del 2014 decisi di andare a New York dove alcuni amici che rientravano in Italia mi offrirono il loro appartamento a Brooklyn. Non sono mai riuscito a leggere un libro in aereo, nei voli brevi giornali e riviste, negli intercontinentali film. Non avendo la televisione a Roma, la sera per passare il tempo andavo al cinema anche due volte alla settimana. Avendo visto tutti i film decenti che il volo Alitalia Fiumicino - JFK offriva, m’avventurai tra le serie TV. Vittima di pubblicità e chiacchiere con amici optai per House of Cards
da poco arrivata anche in Italia. Un ambizioso membro del Congresso Usa del Partito Democratico, con una bella moglie, ordisce trame sempre meno probabili per arrampicarsi sulla scala del potere a Washington. Senza guardare in faccia nessuno.
La prima serie, basata su un libro inglese e una fiction della BBC del 1990!, aveva molti elementi di verosimiglianza con la vita parlamentare, in particolare però mi colpì l’assenza di politica. Tutto girava attorno a complicati intrecci e coincidenze, complotti, tradimenti, relazioni interpersonali oscure, ma di politica ce n’era veramente poca. Possibile continuare a costruire l’immagine del politico come qualcuno disonesto, cinico, spietato, egoriferito se non esclusivamente egoista? Deluso dal primo episodio guardai senza pausa tutti gli altri sfidandomi a indovinare cosa avrebbero detto i vari personaggi, in particolare il protagonista, nelle situazioni stereotipate in cui venivano infilati col progredire della storia. Arrivato a New York dopo nove ore di volo, nella prima libreria che incontrai comprai un libro per tenermi compagnia in metropolitana nei lunghi viaggi d’andata e ritorno per Manhattan.
Mi ero totalmente dimenticato di Frank Underwood, neanche ne ricordavo il nome, fino a quando una fredda sera di pioggia newyorchese decisi di rimanere a casa. Per passare la serata aprii un blog che chiamai presuntuosamente Italian House of Cards
e iniziai a scrivere. Condivisi il pezzo su Twitter – mi ero cancellato da Facebook – e andai a letto. Il mattino dopo il contatore di contatti diceva che le visite erano state un centinaio. Se i numeri fossero affidabili non saprei dire, so solo che per il resto del soggiorno americano continuai a scrivere. Ma l’esercizio rimase, appunto un esercizio, e tutto online.
L’esercizio si ripeté l’anno successivo quando tornai a Brooklyn per un periodo più lungo. Ogni sera scrivevo un episodio
, la differenza con l’originale, ormai un successo planetario, era che al posto degli omicidi, degli odii e delle macchinazioni per la conquista del potere c’era la politica. La politica portata avanti, spesso solitariamente, da un parlamentare Radicale che il caso – e Pannella – avevano voluto avesse l’onore e l’onere di sedere nel Senato della Repubblica dal 2008 al 2013 carico di cose da dire e far suscitare.
La scansione degli eventi non è temporalmente incastrata in ossequio a un particolare ordine cronologico, ma le idee, le analisi, le opinioni e le proposte sono farina del mio sacco
che mi è sembrato utile svuotare perché la qualità del dibattito politico, anche di quello Radicale, è talmente superficiale o settoriale che anche un breve approfondimento può contribuire a ricostruire un minimo di interesse e fiducia nella politica con la P
maiuscola. Siccome però scriver di certe cose può anche annoiare, al posto degli inutili retroscena, ho cercato di romanzare
le giornate di un parlamentare iperattivo. La ricomposizione dei testi è stata possibile grazie a Guido Long che ha anche tradotto in italiano le parti in lingua, mentre la forma attuale è frutto dell’aiuto di Patrizia Vitrugno.
I personaggi sono ispirati dalle persone che ho incontrato nei miei cinque anni a Palazzo Madama. Tutti, compresa M - quella vera -, motivo della solitudine d’allora e della felicità d’oggi.
I
La leggenda più accreditata sulla fondazione di Roma fissa nel giorno 21 aprile del 753 avanti Cristo la data in cui Romolo divenne il primo re della città a seguito di un violento scontro col gemello Remo.
Lo storico Tito Livio, vissuto oltre sette secoli dopo la nascita di Roma, sottolinea che Siccome Romolo e Remo erano gemelli e il rispetto per la primogenitura non poteva funzionare come criterio elettivo, toccava agli dei che proteggevano quei luoghi indicare, interrogati mediante aruspici, chi avrebbe dato il nome alla città e chi vi avrebbe regnato. Per interpretare i segni augurali, Romolo scelse il colle Palatino e Remo quello Aventino. Il primo presagio, sei avvoltoi, si dice toccò a Remo. Dal momento che a Romolo ne erano apparsi dodici quando ormai il presagio era stato annunciato, i rispettivi gruppi avevano proclamato re entrambi. Gli uni sostenevano di aver diritto al potere in base alla priorità nel tempo, gli altri in base al numero degli uccelli visti. Ne nacque una discussione e dallo scontro a parole si passò al sangue: Remo, colpito nella mischia, cadde a terra.
Più nota è invece la versione secondo cui Remo, per prendere in giro il fratello, avrebbe scavalcato le mura appena erette – più probabilmente il pomerium, il solco sacro – facendo adirare Romolo che avrebbe ucciso il fratello aggiungendo queste parole di sfida: Così, d’ora in poi, possa morire chiunque osi scavalcare le mie mura
. Romolo s’impossessò quindi del potere e la città prese il nome del suo fondatore.
Roma è nata da una faida famigliare finita nel sangue per problemi di hybris, di boria
si direbbe oggi – non a caso una delle tipiche espressioni romane è per l’appunto sborone
. Da allora, se a Roma la superbia resta confinata alle parole e nei canti delle domeniche allo Stadio Olimpico, in Italia, come dappertutto, le faide di potere persistono e si rinnovano, quasi a giustificare il perpetuarsi della necessità di appartenere a certi gruppi che, altrimenti, non avrebbero più alcun potere attrattivo o addirittura motivo d’esistere. Famiglie che in politica si chiamano ideologie, partiti, movimenti correnti o fazioni e che devono
esser presenti a tutte le tornate elettorali, dal municipio al Parlamento europeo.
I familismi, i fantomatici valori famigliari
, la comunità o le fazioni non mi son mai piaciuti tanto nella vita privata quanto in quella politica, per non farmi trascinare nei gorghi delle faide contemporanee, più vigliacche di quelle di 2.800 anni fa perché sistematicamente risolte da pugnalate alle spalle dovevo vivere la mia presenza in Parlamento per come avevo vissuto gli anni precedenti.
Da quando sono rientrato in Italia ho cercato di mantenere quasi tutte le abitudini che mi ero imposto durante gli anni vissuti a New York: parlare inglese quanto più possibile, anche da solo, correre all’alba, mangiare poco e spesso, eliminare il sale e, last but not least, non abbandonare il BlackBerry e la sua tastiera.
Tutte le mattine, prima di andare in Senato, correvo per una mezz’ora in riva al Tevere ascoltando i podcast della BBC World. Rientrato a casa la rassegna stampa mi accompagnava durante la doccia, il primo caffè della giornata e la vestizione visto che è obbligatoria giacca e cravatta. Poi, di corsa verso Palazzo Madama. Se non c’era Aula facevo di tutto per non rimanere a Roma: un carcere, un centro identificazione ed espulsione, un campo Rom, oppure una riunione, tanto fumosa quanto di dubbia utilità, li trovavo o me l’inventavo altrove senza troppi problemi. Senza la corsa tiberina tutto il resto non sarebbe stato possibile. Con maggiore difficoltà riuscivo invece a praticare un po’ di yoga – anche perché di rinunce ne vivevo già a sufficienza.
Roma hai i suoi ritmi, anzi, a dir il vero, a Roma il tempo non viene scandito da niente. Se uno non si crea un palinsesto e non si impone un’autodisciplina strutturata finisce per cadere prigioniero delle parole di Sant’Ambrogio: Quando sei a Roma, vivi come i romani
, un detto che gli americani amano ripetersi, e ripetere, quando si abbandonano al dolce far niente tipico di un turismo ormai fuori moda in una città disorganizzata, abbandonata a se stessa, sporca e in cui non succede mai niente.
Stando nella città eterna, si capisce come sia stato possibile la caduta dell’impero, e questo impero romano de noantri
di oggi, non essendo fondato neanche sul diritto romano si meriterebbe di soccombere una volta per tutte. La decadenza ubiqua, non m’è mai parsa pittoresca anche perché consustanziale al progressivo degrado istituzionale.
A Roma la politica, anzi la stessa democrazia, non sono ormai più neanche lontanamente paragonabili a ciò che dovrebbero essere secondo i canoni classici o a seguito della rivoluzione dei Lumi. La culla del diritto, costruita da pensatori con menti sconfinate, sfasciata dall’invasione dei Longobardi e laboriosamente riparata a Bisanzio, da un secolo è ispirazione mondiale per le peggiori nefandezze liberticide. Circoli viziosi per cui all’ingovernabilità dovuta alla mancanza del rispetto delle regole si cerca rimedio invocando l’uomo solo al comando con pieni poteri che possa ristabilire l’ordine.
Di mattina presto su ponte Sisto a Trastevere verso Palazzo Madama.
SMS senza nome - Per qualche tempo è meglio se ti impegni su tutto il resto e non ci sentiamo. Mi faccio vivo io.
WhatsApp Edo - Ooooooh, è il tuo assistente preferito che ti augura un buon inizio di settimana e che ti aspetta in ufficio per preparare questa nuova avventura!
Io - Son per la strada, a tra poco!
Simone - Senatore, buongiorno.
Io - Hei Simone! Indo’ tu corri? Che ascolti? No, aspetta, lasciami indovinare.
S - Per l’appunto ascoltavo lei al notiziario della Radio.
Io - Ah, e che dicevo?
S - Annunciava gli emendamenti al decreto missioni internazionali.
Io - Giusto. A proposito, che si dice?
S - L’assistente del nostro capogruppo m’ha detto che si dice che lavoro per lei.
Io - No, si lavora per chi paga lo stipendio. Tu lavori per il tuo senatore mio carissimo amico per carità – e per il complesso militare industriale – collaborando di straforo con me, cioè facendo la spia, concorri a dare un contributo antimilitarista alla ricerca della pace e della sicurezza internazionali. Fai politica insomma. Non mi par poco.
S - Comunque sia, le voci girano e questa cosa non mi garba punto…
Io - Oh, ricordati che ho dato due esami di storia co’ i’ tu zio e a momenti mi ci laureavo, intellettualmente siamo quasi parenti, no? La prossima volta che qualcuno ti fa notare che
lavori per me, digli pure che ci conosciamo da tempo immemore e che siamo tutt’e due di Firenze, vedrai che si zittiscon subito. A proposito come sta il Prof.?
S - Bene grazie. Purtroppo lo rattrista che il nipote preferito lavori per un senatore di centro-destra e che nessuno dei suoi migliori studenti abbia seguito le sue orme accademiche, o sia ‘di sinistra’.
Io - Beh, digli che almeno uno lo è, ma di sinistra liberale! Posso offrirti un caffè, qui lo fanno bono e con un euro ti danno anche un cornetto!
S - No davvero grazie. Devo finire una nota per il mio senatore e tra poco c’è commissione. Magari un’altra volta.
Io - Come vuoi. A dopo. Ciao!
SMS Comm. 3a Esteri e 4a Difesa - Causa assenza governo la seduta odierna delle Commissioni congiunte Camera e Senato è cancellata. Pres. Lolli Canepa."
SMS Segreteria Gruppo - Ore 8 riunione gruppi Camera e Senato Comm. 3a e 4a in aula Comm. Difesa. Zunini Baretti Tacconi Bella.
Aula della Commissione Difesa del Senato della Repubblica.
Zunini - Buongiorno a tutti, d’accordo coi colleghi Baretti, Tacconi e Bella abbiamo deciso di convocare questa riunione dei gruppi nelle Commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato perché questo decreto di rifinanziamento delle missioni internazionali presenta una serie di criticità che necessitano di essere affrontare con la più ampia collegialità e condivisione di intenti finali. Come avrete letto sui giornali, c’è infatti una grande attenzione e aspettativa per una serie di misure anti-pirateria che il governo ha preparato per rispondere agli ultimi eventi nel Corno d’Africa e in particolare nel Golfo di Aden. Sappiamo che c’è qualcuno che ha problemi con quanto detto dal ministro in tv ieri sera, occorre quindi coordinarci per i tempi di intervento e per gli emendamenti.
Baretti - Non occorre che vi ricordi che il rinnovo del finanziamento delle missioni all’estero rientra negli accordi tra tutti i gruppi di maggioranza che hanno deciso di sostenere questo governo fino alla fine della legislatura. Mi appello quindi al vostro senso di responsabilità e contenimento anche per evitare di dar il la ai soliti attacchi demagogici dell’opposizione. Ho già letto un paio di agenzie dove si alza una polemica sui costi e sull’inutilità di mandare i militari italiani in giro per il mondo quando qui a casa nostra siamo invasi da potenziali terroristi che si mimetizzano tra i migranti che arrivano dal nord Africa. Vi sarei particolarmente grata se evitassimo di dover ricorrere all’ennesimo voto di fiducia anche su questioni ampiamente condivise…
Io - M’iscrivo a parlare.
Z - Altri? Abbiamo un’ora buona, quindi vi invito a utilizzarla per capire come pianificare il lavoro di Commissione e poi d’Aula. Il governo sa che i numeri son risicati quindi prima si finisce e meglio è…
Io – Grazie Presidente. Per quanto mi riguarda, come ho già anticipato a qualcuno, ritengo imprescindibili degli emendamenti soppressivi di quegli articoli o commi che rispecchieranno quanto annunciato dal ministro alla stampa in queste ore. Non vi voglio rovinare la mattinata col perché e percome, ma temo che mi ci vorrà tutto il tempo disponibile che posso ottenere per illustrarli sia in Commissione che in Aula. Se ho ben capito cosa s’intende proporre contro la
pirateria" occorre che, a parte la norma di legge che ci verrà proposta dal governo, le regole d’ingaggio – i caveat come li chiama il nostro senatore generale Del Brutto – siano tanto chiare quanto stringenti. Le sorprese potrebbero essere pessime. È possibile chiedere all’ufficio legislativo, o direttamente agli uffici della Commissione, una scheda su come si stanno orientando i partner europei in merito? Ah, anche un apprezzamento delle reali dimensioni della pirateria nel Golfo di Aden potrebbe esser utile..."
B - Sicuramente. Altri? Nessuno? Bene, buona giornata a tutti e a domani.
In Aula.
Presidente - Buongiorno a tutti, se non ci sono obiezioni il processo verbale della seduta scorsa s’intende adottato.
Io - Presidente, prima di passare all’adozione del processo verbale chiedo a 12 colleghi il sostegno per la verifica del numero legale.
Presidente