L’UOMO che suonava L’ARIA
Èla “voce” degli UFO, un segnale ultra-dimensionale, il pianto dell’universo: il theremin. E da Ultimatum alla terra in poi – la celebre pellicola americana di fantascienza del 1951 –, quando un disco volante entra nell’inquadratura cinematografica, è sempre un eterofono con il suo canto post-umano a sottolinearne le evoluzioni acrobatiche, col suo dolce suono appena malinconico. Da La cosa da un altro mondo (1951) e Il pianeta proibito (1956), fino a Mars Attacks! (1996), passando per la filmografia di Alfred Hitchcock, gli sceneggiati italiani degli anni Sessanta e Settanta e le hit mondiali Whola lotta love (1969) dei Led Zeppelin e Thriller (1984) di Michael Jackson, un pubblico via via maggiore si è lasciato sedurre dalla sonorità liquida di questo strumento capace di dilatare le porte dell’esperienza sensoriale, il primo della musica elettronica.
Dunque, il theremin – eterofono o thereminvox nelle prime circonlocuzioni semantiche –, la musica del vuoto o il suono dell’etere; o meglio, l’effetto acustico prodotto nel campo d’onda dall’interazione di due oscillatori-antenna con le mani del musicista senza contatto con lo strumento, come fu presentato per la prima volta dallo scienziato russo Lev Sergeevi? Termen a una platea di ingegneri mec-canici e fisici, suoi colleghi dell’Istituto fisico-tecnico di Leningrado. Era il novembre 1921, Lev era un giovane elegante e di bell’aspetto, e parlava il linguaggio dell’elettricità.
Da lì, gli eventi si succederanno prepotenti: il soggiorno americano, gli accordi commerciali con la RCA, il Theremin Studio, il successo internazionale e i fiumi di denaro. E mentre sembrerà prendere piede l’idea rivoluzionaria dello scienziato – un theremin in ogni
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