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Russkaja Pravda
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Russkaja Pravda

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La Russkaja Pravda è il primo codice di leggi dell’Antica Russia (Rus’) compilato alla corte del Gran Principe Jaroslav il Saggio presumibilmente nel 1016 a Novgorod. Successivamente ampliata ci è pervenuta in tre redazioni. Ampiamente utilizzata dai tribunali dei principi fino al XV secolo, quando fu sostituita dal Sudebnik di Ivan III, la Russkaja Pravda è fondamentale per capire i rapporti sociali nella Rus’ feudale. Le norme giuridiche in essa contenute tutelavano i principi, i bojari e i funzionari delle loro corti, cioè gli uomini liberi e non le due categorie di servi che erano i zakupy (servi per debito fino al riscatto) e i cholopy (servi coatti a tempo indeterminato) su cui i padroni avevano diritto di vita e di morte. D’altra parte non era prevista la pena di morte per tradimento o per delitti gravi, come nell’Editto di Rotari, e l’omicidio per vendetta era tollerato solo in caso di parentela stretta.

Alcuni storici sovietici hanno sottolineato con particolare attenzione proprio questo aspetto, indicando la Pravda come un codice “evoluto” da questo punto di vista, soprattutto se messo a confronto con la crudeltà delle mutilazioni previste dal diritto bizantino. Ma la pratica consuetudinaria (vendetta, omicidio, punizioni corporali, schiavitù) era certamente diffusa e poteva sfuggire al controllo dell’autorità.

Lo studio delle leggi di un popolo permette non solo di comprendere meglio i rapporti tra classi e le priorità sociali, ma anche di percepire qualche dettaglio della vita quotidiana di un mondo che conosciamo solo grazie allo studio degli eventi storici. Per esempio, gli alveari nella Russkaja Pravda (ma anche nell’Editto di Rotari) erano tutelati da norme esageratamente severe agli occhi di un lettore moderno (3 grivne per il danneggiamento di un favo contro le 5 grivne per l’omicidio di un servo), ma la cera e il miele erano prodotti così importanti per l’esportazione che questo spiegava la loro valutazione. Poi il danneggiamento di baffi e barba era punito con una multa di 12 grivne, che, se confrontata con le 40 grivne della vira, cioè l’ammenda per l’omicidio di un uomo libero, suscita un senso di meravigliata incredulità per la tutela dell’aspetto esteriore maschile, se pur nella sua valenza simbolica.

Il testo del codice si presenta in sostanza come una rassegna di reati, principalmente contro il patrimonio, con le relative ammende. La quantificazione del danno e la sua espressione come sanzione pecuniaria caratterizzano quasi tutti i capitoli delle tre versioni. È evidente, dunque, l’obiettivo primario, ovvero quello di aumentare le entrate nell’erario del principe.

Anche la regolamentazione dell’attività commerciale e dei tribunali occupa un posto rilevante, mentre i riferimenti alla religione sono veramente pochi e marginali, fatto piuttosto strano per un paese già cristianizzato in cui i funzionari dei tribunali del principe erano dei clerici. La chiesa ortodossa si atteneva alla legge bizantina che era sicuramente nota nella Rus’, ma non influenzava il diritto russo ordinario che aveva carattere prevalentemente pratico. Anche le norme che riguardavano la famiglia erano concrete prescrizioni di diritto ereditario volte a tutelare più il patrimonio che la morale.

Il volume presenta il testo antico russo e la traduzione delle tre versioni (Kratkaja, Sokraščennaja, Prostrannaja) del codice di leggi dell’antica Rus’ chiamato Russkaja Pravda, nonché la traduzione dei documenti giuridici antecedenti, ovvero il Zakon sudnyj ljudem e il Trattato di pace del 911 tra Rus’ e Costantinopoli, utili per il confronto dei contenuti giuridici.

La lettura del testo antico russo con la traduzione in italiano può essere un’esperienza interessante, anche per chi non ha una preparazione filologica, perché è facilitata dalle numerose note lessicali ed etimologiche che spiegano anche gli slittamenti semantici di parole tuttora in uso nel russo contemporaneo.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateAug 19, 2020
ISBN9788831688932
Russkaja Pravda

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