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Diario di una giovane maestra
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Diario di una giovane maestra

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No, che non è lieve cosa l’occupare per le prime volte il posto di maestra comunale, in un paesello ove si arriva nuovi!… Ci sono mille doveri da compiere, mille convenienze da osservare! Poi c’è da soddisfare alla curiosità di parecchi, quasi di tutti, che ti guardano, ti osservano, ti squadrano, cercano di leggerti l’anima in faccia, d’indovinare la tua vita passata, magari di pronosticarti l’avvenire!… E si è sole a fare tutto, ad affrontare tutto; sole, in due camerette annesse alla scuola. Io mi posso dire fortunata però; la mia scuola, quindi la mia casa, è sita a un cento passi del villaggio, su la strada maestra dai lunghi e folti filari d’ippocastani, che danno ombra e frescura. Le mie camerette guardano dalla parte opposta, in piena campagna, a poca distanza d’un castellaccio scuro, che sorge sopra una specie di poggio, e pare messo là apposta per immelanconire e quasi per minacciare. Il villaggio è ridente e ci sono parecchie famiglie signorili. Sono stata a far visita al sindaco, che, mi fu assicurato, in consiglio comunale, si accalorò per mio conto, scegliendomi fra le altre concorrenti per via della raccomandazione d’un suo amico di città, lo stesso amico mio che s’interessò tanto di me. Sono dunque stata a fargli visita e dopo una buona, cordiale accoglienza, in poche parole fui messa a parte dei pettegolezzi del paese.

Tratto da "Diario di una giovane maestra".

Anna Vertua Gentile, nata a Dongo il 30 maggio 1845, incominciò a scrivere nel 1868. Il suo primo lavoro conosciuto, firmato come Annetta Vertua, è Letture educative per fanciulle. Sposò Iginio Gentile, docente di Storia antica dell'Università di Pavia; dopo la nascita del figlio Marco Tullio, tra il 1874 e il 1893 (anno della morte del marito), scrisse una serie di racconti e opere teatrali brevi per bambini che venivano recitate nei salotti di casa o interpretate con burattini.
Divenuta scrittrice di professione dopo la morte del marito (seguita, nel 1912, da quella del figlio) ebbe una produzione feconda: fino al 1901 pubblicò oltre 150 titoli tra romanzi, soprattutto d'amore, novelle, scritti educativi e manuali di condotta quali Come devo comportarmi, L'arte di farsi amare dal marito, Per la mamma educatrice. Una delle sue opere, il Romanzo d'una signorina per bene è dedicato alla sorella Antonietta Vertua.
Morì presso l'Istituto Santa Savina a Lodi, dove si ritirò nel 1923.
Sulla facciata esterna dell'edificio, in via De Lemene, è stata affissa una targa:
«In questa casa trovò negli ultimi suoi anni asilo - conforto - pace Anna Vertua Gentile, scrittrice insigne che volle fine supremo dell'arte sua il trionfo della bontà, il trionfo della gioventù. Nata a Dongo 1846 morta a Lodi addì 23 11 1926»
LanguageItaliano
PublisherPasserino
Release dateAug 14, 2020
ISBN9788835879060
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    Diario di una giovane maestra - Anna Vertua Gentile

    maestra

    Diario di una giovane maestra

    No, che non è lieve cosa l’occupare per le prime volte il posto di maestra comunale, in un paesello ove si arriva nuovi!… Ci sono mille doveri da compiere, mille convenienze da osservare! Poi c’è da soddisfare alla curiosità di parecchi, quasi di tutti, che ti guardano, ti osservano, ti squadrano, cercano di leggerti l’anima in faccia, d’indovinare la tua vita passata, magari di pronosticarti l’avvenire!… E si è sole a fare tutto, ad affrontare tutto; sole, in due camerette annesse alla scuola. Io mi posso dire fortunata però; la mia scuola, quindi la mia casa, è sita a un cento passi del villaggio, su la strada maestra dai lunghi e folti filari d’ippocastani, che danno ombra e frescura. Le mie camerette guardano dalla parte opposta, in piena campagna, a poca distanza d’un castellaccio scuro, che sorge sopra una specie di poggio, e pare messo là apposta per immelanconire e quasi per minacciare.

    Il villaggio è ridente e ci sono parecchie famiglie signorili. Sono stata a far visita al sindaco, che, mi fu assicurato, in consiglio comunale, si accalorò per mio conto, scegliendomi fra le altre concorrenti per via della raccomandazione d’un suo amico di città, lo stesso amico mio che s’interessò tanto di me. Sono dunque stata a fargli visita e dopo una buona, cordiale accoglienza, in poche parole fui messa a parte dei pettegolezzi del paese.

    Pare che questo sia diviso in due partiti; il partito liberale, che è quello del sindaco, ed un altro che è quello di Don Gaspare, un nobile, ricco e piuttosto avaro, che da anni è venuto ad abitare quì dove possiede vasti terreni. Don Gaspare (l’ho incontrato in Chiesa) è uno spilungone, dalla faccia emaciata e piuttosto arcigna, che va attorno stretto in un vecchio soprabito nero e lungo, e a Chiesa, durante le funzioni, sta attento e raccolto. Non capisco perchè molti non lo possano soffrire; a me pare una persona triste, che non abbia nulla nella vita e si conforti nella religione!… Difatti egli vive solo, soletto, ed usa

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