Know How- Rivalutazione e Patrimonializzazione del segreto commerciale - Un valore che non può andare perso
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Know How- Rivalutazione e Patrimonializzazione del segreto commerciale - Un valore che non può andare perso - Eugenio Salvatore
Salvatore
PARTE PRIMA
Il NUOVO SEGRETO COMMERCIALE
UN NUOVO MODO DI FARE IMPRESA: I SEGRETI COMMERCIALI ENTRANO A FAR PARTE DEL NOVERO DEI BENI INTANGIBILI TUTELATI
LA PATRIMONIALIZZAZIONE DEL VALORE DEI BENI INTANGIBILI
1. LA CRISI ECONOMICA – UNA SFIDA PER OGNI IMPRENDITORE DI TALENTO
Le vicende economiche che affliggono, oggi, l’impresa nel nostro Paese assumono, sempre più dimensioni di rilievo; le statistiche nefaste evidenziano che dal 2007, anno di inizio della crisi, ad oggi, sono oltre 150.000 le attività che hanno chiuso definitivamente ed il fenomeno non accenna a fermarsi e, nel mentre scrivo, il Corona virus sta facendo il resto, le imprese sono chiuse e si sta generando una crisi senza precedenti, crisi che rende ancora più attuale e amplificate le argomentazioni che mi accingo a trattare, con la consapevolezza che l'arte del vivere somiglia più all'arte della lotta che a quella della danza, per il doversi sempre tenere in guardia e ben saldi contro i colpi che cadono su di noi all'improvviso.
¹
Lo spirito di imprenditorialità e la voglia di fare impresa che caratterizza il modello economico e l’italianità, oggi più che mai, deve orientare la nostra voglia di fare, verso la ricerca e l’individuazione di ogni strumento utile e nuovo, che sia in grado di favorire il processo di ripresa delle nostre illustri aziende e consenta di superare le difficoltà contingenti.
In questi giorni di grave difficoltà continuo ad ascoltare su ogni mezzo di comunicazione di come l’impresa, già tormentata dalla crisi economica, deve affrontare anche l’ulteriore effetto, non certo di modesto rilievo, generato dal COVID -19.
Tutti sono concordi sul fatto che è giunta l’ora di strutturare risposte che siano in grado di gestire il business ed essere pronti a modificare ogni possibile assetto attraverso pronte soluzioni ai rapidi cambiamenti in corso, continuiamo a sentire la frase innovare per superare la crisi
, e ancora che, è necessario trovare rapidamente nuovi modelli per superare le attuali sfide a cui siamo esposti.
Ma, non sarebbe il caso, in questi giorni di reclusione forzata, di utilizzare il tempo di cui disponiamo, per pensare su come articolare e riprogettare la vita delle nostre imprese, per rispondere alla crisi che ci troveremo ad affrontare, di qui a pochi giorni.
Non c’è opinionista che non abbia individuato la soluzione, di quello che stiamo vivendo e ci apprestiamo a vivere, nel concetto di fare innovazione.
Ma non può essere successo che la ricerca ostinata della soluzione riparatrice
, del prodotto perfetto
in grado di conquistare il mercato, ci abbia resi ciechi sull’analisi del vero problema da affrontare, specie in un momento di smarrimento, in cui tutte le nostre certezze e le nostre abitudini sono state stravolte.
Viene da chiedersi se questa ricerca di sfrenata innovazione, non dovrebbe venire dopo l’innovazione del concetto di fare impresa.
Non possiamo fingere di ignorare che è l’impresa che crea e genera valore e non il contrario.
Ci siamo mai posti il problema di innovare e perfezionare gli strumenti a servizio dell’impresa, abbiamo mai pensato, attraverso un processo di innovazione, di ottimizzare le possibilità aziendali attraverso il miglioramento delle potenzialità e del valore dei beni di cui l’azienda già dispone attraverso un percorso di valorizzazione del sapere aziendale
.
Ritengo che questo momento di pausa forzata debba essere reso produttivo attraverso l’acquisizione di informazioni che possano migliorare il modo di fare impresa e consentire la migliore allocazione delle risorse già disponibili.
Sappiamo tutti che prima di costruire un palazzo è necessario un progetto, pur tuttavia, l’impresa spesso nasce senza un’accurata fase di progettazione e/o pianificazione, e che, per usare la stessa analogia, il medesimo palazzo con il passare del tempo avrà necessità di terapia conservativa
e il proprietario svolgerà le manutenzioni necessarie, ma le "manutenzioni del modo di fare impresa, sono forse state considerate irrilevanti tanto da poterle dimenticare senza la paura di dover, poi, pagare il conto.
Per non parlare poi, delle migliorie, che ai muri aziendali non verranno di certo fatte mancare, ma, che dire invece, di quelle relative alla parte strategica aziendale, necessarie a migliorare le performance, per le quali, l’imprenditore non trova mai un po’ di tempo da dedicare, e mille ragioni saranno la degna giustificazione per rimandare a domani.
Ci siamo mai chiesti, che rapporto abbiamo con il bilancio della nostra azienda, come valutiamo quest’importante strumento.
Siamo certi che il bilancio non è per niente un semplice esercizio contabile di rendicontazione all’Agenzia delle Entrate, una cosa che al pari delle altre, deve essere fatta con lo scopo di evitare sanzioni e ogni genere di problema che dallo stesso potrebbe scaturire.
Sempre più trascuriamo il fatto che la contabilità, oggi, occupa una posizione sempre più rilevante nel funzionamento delle moderne società industriali e per questo non deve essere relegata ad un puro e semplice metodo di calcolo delle fatture e delle detrazioni ma, è necessario, che venga opportunamente considerata quale meccanismo autorevole e valido per la migliore gestione economica dell’azienda.
Ma come pensiamo di poter controllare quello che non conosciamo e non abbiamo mai imparato a coordinare, eppure, verificare i risultati della gestione prima ancora di essere un dovere è una responsabilità per continuare ad esistere e a fare meglio.
Oggi, l’economia si è ormai distaccata da una visione della contabilità quale rendicontazione al fisco, la gestione si è unita alla finanza secondo gli indici dettati dai mercati internazionali, la circolazione dei capitali si estende, sempre più, oltre i tradizionali confini dell’azienda costruendo così, un mondo globalizzato
, in cui, è sempre più necessario ricorrere a nuovi strumenti metodologici che consentano all’impresa, che vuol definirsi moderna, di esistere e resistere sull’attuale mercato.
Ad esempio, quanti imprenditori hanno preso atto dell’introduzione dei principi contabili europei e della loro valenza agevolativa dell’operare nel mercato globalizzato, principi che hanno il merito di aver abbattuto quelle differenze che scaturivano dall’adozione dei principi contabili nazionali relativi a ciascuno Stato membro dell’Unione.
Quanti si sono posti il problema che il criterio del costo, che uniforma l’intero sistema contabile nazionale, fa ormai parte del passato, e che è giunta l’ora di adottare quei principi europei che vedono nel bilancio un linguaggio contabile che attesta anche le prospettive future dell’impresa.
Abbiamo, forse, preso atto della diversa concezione europea, espressa nei principi contabili internazionali, che si propone quale obiettivo principe quello di fornire informazioni in merito alla situazione patrimoniale, ai risultati economici ed ai flussi finanziari dell’impresa dove sono compresi anche ricavi e proventi non effettivamente realizzati ma, che con molta probabilità, si realizzeranno in futuro, in una visione dinamica e non più statica delle cose.
Solo, prendendo atto delle più moderne metodologie di redazione del bilancio, il patrimonio potrà essere arricchito del valore reale dei beni di proprietà aziendale quali brevetti e segreti industriali che oggi, per chi redige il bilancio secondo i principi contabili nazionali, rientrano nelle poste di bilancio al solo valore del costo di produzione, fatte salve eccezioni che si avrà modo di approfondire, e che ben potrebbero, laddove rivalutati al loro giusto valore, costituire parte del patrimonio aziendale, aumentando e/o incrementando ogni possibilità strategica e ogni tipo di performance aziendale.
Bisogna ridefinire il patrimonio aziendale attraverso la rivalutazione e la conseguente patrimonializzazione, al giusto valore, dei beni che l’azienda possiede, brevetti, segreti commerciali e ogni altro tipo di intangibile, e solo, potendo contare su un patrimonio aziendale comprensivo del valore dell’intangibile che l’azienda potrà rispondere alla crisi.
Un innovativo metodo di accrescere il proprio patrimonio aziendale semplicemente investendo su ciò che già si possiede.
Un proverbio cinese riferisce che l’universo non sente i lamenti degli uomini ed è per questo che noi dobbiamo alzare la voce.
È impensabile trascurare il valore del sapere aziendale e la relativa connotazione economica nel bilancio, in un momento come questo.
Oggi più che mai bisogna poter contare su ogni mezzo a disposizione dell’azienda, senza che nulla venga tralasciato o rimesso al caso, ed è per questo, che valutare e patrimonializzare gli intangibili e le metodologie operative interne all’azienda, che costituiscono informazioni commerciali riservate, deve essere considerato un momento essenziale da cui ripartire e, al contempo, una parte importante della soluzione.
___________________
¹ (Tratto da I Pensieri
di Marco Aurelio, imperatore, filosofo e scrittore romano)
2. L’APPROCCIO IMPRENDITORIALE E L’EVOLUZIONE CULTURALE
Il 27/04/2019 IL GIORNALE
riportava: Il 2019 non inizia sotto i migliori auspici. Nei primi tre mesi dell'anno il bilancio tra aperture e chiusure di imprese ha segnato un calo dello 0,4% rispetto al 2018 che corrispondente, in termini assoluti, a un saldo negativo di 21.659 imprese. Le cessazioni sono aumentante di molto passando a 136.069 contro le 128.628 del 2018, mentre le iscrizioni sono aumentate di poco: 114.410 contro le precedenti 113.227. Sintetizzando, ogni giorno circa l'Italia ha perso 240 aziende. Ogni 24 ore 1.511 imprese si sono cancellate dal registro, contro le 1.271 che si sono iscritte
.
Ma siamo sicuri che questo dipenda dalla crisi e non ad un cambio di passo che l’impresa negli ultimi anni ha omesso di fare. Non può essere che qualcosa sia cambiato nel modo di fare impresa e noi inconsapevoli non ce ne siamo minimamente accorti.
Albert Einstein, nella lettera sulla crisi del 1929 riferisce che:
"La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall'angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura .
È nella crisi che sorge l'inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere superato. Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose.
Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e da più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi è la crisi dell’incompetenza. L’inconveniente delle persone e delle Nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie d’uscita. Senza la crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia.
Senza crisi non c‘è merito. È nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lieve brezze. Parlare di crisi significa incrementarla e tacere nella crisi è esaltare il conformismo, invece, lavoriamo duro. Finiamola una volta per tutte con l’unica crisi pericolosa, che è la tragedia di non voler lottare per superarla.".
Ma quella che oggi stiamo vivendo è realmente una crisi o il tutto è da attribuire ad una modificazione del business model che non abbiamo inteso e, a cui, non ci siamo opportunamente adeguati quando il mutamento del mercato l’ha richiesto. Una sorta di nuovo paradigma da adottare e mai adottato, sperando che quello vecchio potesse ancora funzionare e che, comunque, il mercato avrebbe perdonato ogni eventuale errore.
Ma se è vero che il processo tecnologico è in continua evoluzione, anche il modo di fare impresa deve continuamente evolversi secondo le esigenze che il mercato richiede altrimenti si è, per forza di cose, fuori.
Non riesco a capire se ci siamo arresi e, quindi, ben venga la giustificazione individuata nella colpa degli altri, oppure, ci è sfuggito un anello importante della catena.
Ma siamo certi che il fenomeno disoccupazione
, sia da attribuire ad un calo della domanda e non alla mancanza di competenze qualificate
.
In altre parole, chi cerca lavoro e/o vuole conservare il suo posto di lavoro ha, forse, acquisito quelle conoscenze, attraverso un