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Una rosa per il Graal
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Una rosa per il Graal

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In questa rilettura della leggenda del Sacro Graal e delle storie del ciclo arturiano, l'autrice parte dal ricordo dei racconti di sua nonna. Nelle sue memorie dell'infanzia, la nonna trovava rifugio dalle storture della vita in un mondo immaginario fatto di fate e di maghi, suscitando in lei l'amore per le storie raccontate intorno a un fuoco. E come per le tradizioni che si tramandano oralmente, il racconto è materia viva e assume nel tempo nuove forme, nuovi dettagli, frutto dell'inventiva personale più che di una memoria ingannevole. Vediamo quindi Parsifal allontanarsi dalla madre per inseguire il suo sogno, arrivare alla corte di Re Artù e distinguersi per il coraggio, nonostante l'età acerba e i lineamenti delicati. Lo vediamo prendersi cura nei boschi di un pettirosso che non sa volare, e scoprire che anche alla corte di Re Artù la vita è fatta di bugie, tradimenti, intrighi e sotterfugi. Ma questa rivelazione non frena la sua ostinata determinazione, che lo condurrà attraverso una serie di ostacoli nell'impervia ricerca del Graal. Parsifal vuole salvare la vita al Re, per garantire un futuro prospero a Camelot e alla Britannia. Il suo animo puro lo condurrà oltre ogni difficoltà. Ci sarà tempo, poi, per fare i conti con il suo segreto. *** Il Santo Graal, solo chi è puro di cuore poteva vederlo: e tu lo hai mai visto?
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateAug 7, 2020
ISBN9788831679398
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    Una rosa per il Graal - Elide Amendola

    1

    Un giovane ingenuo

    Sotto un salice piangente, in un giorno di primavera.

    L’aria inebriante delle foglie verdi e dei fiori appena sbocciati, e in lontananza un rumore familiare, quello degli zoccoli di un cavallo, mentre il sole vicino al tramonto illuminava con i suoi ultimi raggi le chiome dell’albero.

    Un cavaliere nella sua splendente armatura si avvicinava sempre più.

    Quando Parsifal se lo trovò davanti, rimase affascinato da tanta luminosità, scambiandolo per un angelo, e come incantato gli chiese: «Sei Dio?»

    «No, ragazzo, sono un cavaliere.»

    «Un cavaliere? Voglio anch'io diventare cavaliere…»

    L'uomo a cavallo ridendo replicò: «Hai i lineamenti troppo delicati per fare il cavaliere.»

    E gli illustrò che cos’è la cavalleria.

    Parsifal si emozionò a tal punto da decidere di diventare uno di loro.

    Tornato a casa, ne parlò con la madre, e lei: «Non ti permetterò di fare lo stesso errore di tuo padre e dei tuoi fratelli, ormai morti in battaglia. Per rincorrere che cosa? Quale ideale? Parsifal, non darmi anche tu questo dolore, non potrei sopportarlo. Non farlo.»

    Il viso della donna si faceva sempre più accigliato, si domandava perché questo figlio cresciuto nella foresta, lontano dagli intrighi di corte e dai campi di battaglia, sentisse il bisogno di andare all’avventura per servire un re e per poi morire seguendo un ideale chiamato Graal. Non stava vivendo in tranquillità con sua madre, in quell’angolo di paradiso?

    La donna era a conoscenza che un giorno il destino, per percorsi a lei ancora sconosciuti, lo avrebbe condotto alla cavalleria, anche se lei, tenendolo nei boschi, sperava di ritardare quest'incontro.

    Il fato volle che quel giorno Parsifal avesse incontrato uno dei cavalieri della Tavola Rotonda, Lancillotto, il quale nella sua armatura bianca scintillante sembrava un dio.

    Passarono i giorni, e dopo varie discussioni, dubbi ed esitazioni Parsifal decise di partire.

    Si congedò dalla madre con queste parole: «Ora il mio cammino è iniziato, sarà lungo e irto, il cuore mi dice che sarò uno di loro. Non vorrei farti soffrire, ma ascoltami. Perdonami se puoi, il dolore che porterò e nasconderò in me sarà più forte che mai.»

    Nonostante le preghiere della donna, il giovane iniziò il viaggio alla ricerca di re Artù, per ricevere l’investitura come cavaliere. La madre, prima di partire, lo consigliò sul comportamento da tenere con le dame e lo preparò brevemente in materia di religione, perché già negli anni passati l'aveva ben istruito sulla materia.

    Dopo alcuni giorni dalla sua partenza, il giovane non avvertì alcun rimorso per aver abbandonato la madre, aveva deciso di andare alla ricerca dell’eremita della foresta per incontrare una guida spirituale.

    Da lontano vide un uomo anziano, appoggiato sul suo bastone, che malamente camminava.

    «Sei l’eremita del bosco?»

    «Sì, sono io, dimmi pure in cosa posso esserti utile.»

    «Ho abbandonato mia madre in preda al dolore per la scelta di vita, deciso a iniziare il mio viaggio. Sto vagando da ore sotto la pioggia, niente mai mi farà cambiare idea. Il maltempo non mi fermerà, perché il sole alla fine tornerà a risplendere e il mio sogno piano piano, con i dovuti sacrifici, diventerà realtà. Voglio diventare cavaliere e devo raggiungere Camelot. Là si trova la corte di re Artù e dei suoi valorosi cavalieri.»

    «Questo tuo impeto e orgoglio esprimono la tua vera natura: trova il palazzo e diventa cavaliere. Hai la mia benedizione. Ricordati i buoni consigli di tua madre. Spero di rivederti presto, caro Parsifal.»

    Le parole del saggio cancellarono ogni suo tentennamento e Parsifal si sentì pronto a raggiungere la corte di Artù.

    Quando Parsifal arrivò a Camelot, era la prima volta, e l'emozione era tanto forte da togliergli il respiro.

    Il castello era già in piena attività, le sentinelle del turno di mattina avevano ceduto il posto ai compagni della ronda notturna. I mercanti entravano dal ponte levatoio portando le loro merci, mentre i cavalieri si disponevano a prepararsi per un torneo indetto dal sovrano.

    Artù osservava dall'alto della torre, dalla finestra vedeva il suo popolo in pace e sereno, e questo per lui era la migliore ricompensa per i lunghi anni trascorsi in battaglia.

    Oggi si sarebbe deciso del destino della regina, accusata di tradimento.

    Il re si rabbuiò, pensava che fosse un complotto, esistevano ancora alcuni moti di ribellione all'interno del regno.

    Entrato nel castello, Parsifal avvertì una tensione intorno, cercavano un cavaliere a difesa della regina.

    Ingenuamente pensò: Potrebbe essere l’occasione giusta. E decise di proporsi. Gli rimaneva un unico dubbio: Da chi o da che cosa si deve difendere la consorte del re?

    A un tratto sentì due paggi che parlavano sottovoce.

    «Credo proprio che queste voci siano state messe in giro da Morgana. Sì, non può essere stata che quella strega.»

    E l’altro: «Attento a chiamarla strega, lei è una discepola di Merlino, ha imparato da lui l’arte della stregoneria. È una sorta di fata buona.»

    «Sì, proprio una fata buona, se pensi che ha sedotto Gawaine, uno dei cavalieri della Tavola Rotonda, e poi l’ha manipolato a tal punto che ha accusato pubblicamente la regina di tradimento. Sì, di tradimento con sir Lancillotto, il primo cavaliere della Tavola Rotonda di re Artù.»

    A tali parole Parsifal si sentì mancare. Chi è Morgana, la fata, la strega?

    Di Lancillotto aveva sentito le prodezze in guerra, cavaliere perfetto nel coraggio, nella gentilezza, nella cortesia e per la sua esemplare condotta, ma tradire il re con la propria consorte… proprio non poteva crederci.

    Nonostante questi suoi turbamenti, decise lo stesso di partecipare e combattere contro Gawaine, per difendere l’onore della

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