Discover millions of ebooks, audiobooks, and so much more with a free trial

Only $11.99/month after trial. Cancel anytime.

Galeotto fu il bassotto
Galeotto fu il bassotto
Galeotto fu il bassotto
Ebook472 pages6 hours

Galeotto fu il bassotto

Rating: 0 out of 5 stars

()

Read preview

About this ebook

Connor non scherza in fatto di determinazione, sa quello che vuole e non si arrende alla prima difficoltà, mira al bersaglio e, costi quel costi, deve andare a segno.
È la smania di competizione il suo punto debole.
Trentenne caparbio e single convinto, si è impuntato a voler conquistare la bella barista della discoteca che frequenta con il suo socio e amico Gus che ha la stessa aspirazione. Così, tra i due nasce una sfida al primo che la farà capitolare.
L’impresa si rivela più difficile del previsto e l’ostinazione di Connor a non mollare si rafforza.
Kylie ha 24 anni, è una ragazza semplice, senza tanti grilli per la testa o sogni irrealizzabili. Ama la vita e, nonostante le batoste che le sono capitate tra capo e collo, non è una persona facile alla resa.
Anche lei possiede una buona dose di cocciutaggine quando si tratta di difendere le proprie idee.
È l’ottimismo il suo punto di forza.
Kylie e Connor, due personalità agli antipodi. Lei crede nelle seconde possibilità e anche nell’amore, sentimento che lui rifugge con determinazione, definendosi “allergico” a ogni tipo di relazione in tal senso.
Le loro strade sono destinate a incrociarsi più di quanto avessero immaginato, e per Connor la vicinanza di Kylie rischia seriamente di far crollare le radicate convinzioni che lo hanno portato a essere l’uomo cinico che è diventato.
Tra alti e bassi, e ognuno a modo suo, troveranno la forza per affrontare e sconfiggere i propri timori, abbassare le proprie difese, tornare ad avere fiducia nel prossimo.
Quando tutto sembra essersi stabilizzato, il ritorno inaspettato di una conoscenza del passato li costringerà, ancora una volta, a rimettere tutto in discussione e ad affrontare una prova difficile che rischia seriamente di compromettere tutto ciò in cui credevano.
E a giocare un ruolo non trascurabile in tutta la vicenda sarà una graziosa e ignara bassottina di nome Ginevra.
LanguageItaliano
PublisherRenée Conte
Release dateJul 4, 2023
ISBN9788835875406
Galeotto fu il bassotto

Read more from Renée Conte

Related to Galeotto fu il bassotto

Related ebooks

Romance For You

View More

Related articles

Related categories

Reviews for Galeotto fu il bassotto

Rating: 0 out of 5 stars
0 ratings

0 ratings0 reviews

What did you think?

Tap to rate

Review must be at least 10 words

    Book preview

    Galeotto fu il bassotto - Renée Conte

    Galeotto

    fu il bassotto

    Renée Conte

    Galeotto fu il bassotto

    di Renée Conte

    www.reneeconte.com

    Copyright © 2023

    Nuova edizione

    Tutti i diritti riservati

    Patamu registry n. 206720

    Questa è un'opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono frutto dell'immaginazione dell'autore o sono usati in maniera fittizia. Qualunque somiglianza con fatti, luoghi o persone, reali, viventi o defunte è del tutto casuale.

    Per il mondo sei qualcuno.

    Per qualcuno sei il mondo.

    (Erich Fried)

    RIFLESSIONI

    Può succedere tutto in un attimo e la tua vita cambia, a volte in peggio, altre in meglio.

    È il classico e inaspettato sasso in mezzo alla strada che ti fa deviare e imboccare un altro percorso che, altrimenti, non avresti preso neanche in considerazione.

    Tu parti con una decisione ben chiara in testa e speri che le cose vadano in un senso, invece ti ritrovi da tutt’altra parte.

    E non è detto che sia un male.

    Il risultato delle nostre scelte dipende da diverse variabili, quelle che non puoi prevedere, che cambiano le cose di punto in bianco, in un modo che non ti saresti mai aspettato.

    Così, capita che ti innamori di chi non avresti mai pensato fosse possibile o ti lasci con la persona che immaginavi al tuo fianco per tutta la vita. 

    È la legge del caos.

    "Nella vita è importante essere flessibili. Io non pianifico le cose, preferisco scoprirle."

    (James Yorke)

    PROLOGO

    Connor

    Non mi andava proprio di uscire stasera, non sono dell’umore adatto per stare tra la gente, men che meno se chi mi attornia si sta divertendo.

    Se non fosse stato per l’insistenza estenuante di Gus, che quando si impegna è un vero scassapalle, a quest’ora non mi troverei in una discoteca affollata.

    Non è l’ideale di locale che amo frequentare.

    Fino a qualche anno fa ci passavo le nottate in posti simili con l’unico intento di rimorchiare. Ora mi sento un pesce fuor d’acqua, intollerante a tutto questo caos di corpi esagitati e alla musica troppo alta per i miei gusti.

    Sbuffo infastidito, guardando in giro per capire dove sia il bar, ho bisogno di bere qualcosa di forte per stordirmi e non pensare.

    «Connor, vedi di toglierti quell’espressione lugubre dalla faccia, non siamo a una veglia funebre. Se ti pesa così tanto ospitare Gloria qualche giorno non dovevi invitarla a stare da te, e poi, che saranno mai un paio di notti nel tuo letto, non è una novità, mi sembra» commenta ironico il mio amico.

    «Quella è la parte che mi infastidisce meno, ma un conto è quando sono io che la invito a restare per divertirci un po’, un altro è iniziare questa specie di convivenza forzata. Non sono abituato ad avere gente per casa e l’idea di condividere il mio spazio personale con lei non mi lusinga affatto» chiarisco il punto.

    «Puoi sempre dirle che hai cambiato idea e non sei più disposto a ospitarla, oppure inventa qualche imprevisto. Quando vuoi sei bravo a liquidare la ragazza di turno, no?»

    «È anche un’amica, oltre che collega, e ormai ho dato la mia parola» ribatto seccato di aver avuto quella brillante idea.

    «Ah, già, tu sei il tipo di persona che non si rimangia la parola data, è una questione d’onore» mi sfotte. Preferisco non rispondere, mi limito a guardarlo di traverso. «Okay, a lei ci penserai domani, per questa sera sei ancora un uomo libero, perciò goditi la tua libertà e datti da fare a cercare la compagnia di qualche donna ben disposta a tirarti su il morale. E non solo quello» sghignazza divertito, il bastardo.

    Non replico, in fin dei conti non ha tutti i torti, nel locale circolano parecchie ragazze, una più bella dell’altra, c’è solo l’imbarazzo della scelta.

    Per questa sera posso benissimo dimenticare Gloria e i miei problemi.

    «Si può sapere dov’è il bar?» gli chiedo cercando di farmi spazio tra la folla.

    «Non ne ho idea, è la prima volta che vengo qui» precisa seguendomi.

    All’improvviso la musica si abbassa diventando un sottofondo che accompagna la voce del D.J.

    «Benvenuti al Top Hundred, e ora le nostre punte di diamante, le migliori flair bartender di tutta Londra: Kay e Chris!»

    Un’ovazione entusiastica accoglie l’annuncio, le luci in sala si attenuano, un faro puntato al soffitto illumina una piattaforma che scende lentamente mentre la musica cambia ritmo e il volume aumenta, e ciò che vedo è la visione più sensazionale che potessi immaginare.

    Ecco dov’era il bar!

    Dietro a un bancone, due splendide ragazze si esibiscono in abiti succinti, fanno roteare bottiglie e bicchieri con maestria e agilità, contemporaneamente ballano e sorridono verso il pubblico che rimane incantato a guardarle.

    «Gus?» lo chiamo.

    «Connor...» risponde senza aggiungere altro.

    Non serve, ci siamo capiti perfettamente.

    «La biondina o la rossa?» chiede alternando lo sguardo da una all’altra.

    Qualcuno urla: «Sei uno schianto, Fragolina!»

    Fragolina è senza dubbio la rossa e, altrettanto senza dubbio, è un vero schianto.

    «Ha sul serio i capelli di un rosso così acceso o è un effetto dovuto alle luci?» chiedo conferma al mio amico, osservando meglio la ragazza in questione.

    «Così sembrerebbe.»

    Non ci confidiamo la rispettiva scelta, sono più che convinto sia la stessa. Ci scambiamo un’occhiata di sfida stringendoci la mano.

    «Che vinca il migliore!» diciamo all’unisono.

    Fantastico ipotizzando diversi scenari che ho intenzione di rendere reali appena mi troverò tra le mani quella ragazza.

    Sogni che si infrangono appena il mio telefono inizia a vibrare e vedo il nome di Gloria lampeggiare sul display.

    Non vorrei risponderle ma se non lo faccio so che domani mi troverò ad affrontare una sgradita discussione.

    «Che vuoi?» le chiedo non proprio gentilmente.

    «Si può sapere dove sei? È da un’ora che ti aspetto sotto casa» si lamenta, come avesse il diritto di farlo.

    «Che ci fai lì, non dovevamo vederci domani?» sbotto alquanto contrariato che abbia cambiato gli accordi senza informarmi preventivamente.

    «Avevi detto che non saresti uscito stasera, così ho pensato che potevo anticipare di un giorno il trasferimento e regalarti una notte di fuoco...» spiega con tono suadente e provocante.

    Cazzo!

    Sa bene che quando gioca la carta del sesso non c’è storia, vince sempre!

    «Okay, quindici minuti e arrivo» mi arrendo, riponendo il telefono in tasca.

    «Che succede?» chiede il mio amico.

    «Devo andare, Gloria ha deciso di anticipare la trasferta a questa sera, quindi la sfida è rimandata, non provare nemmeno ad avvicinarla in mia assenza» gli intimo senza specificare a quale delle due ragazze mi riferisco.

    «Altrimenti che fai?» mi punzecchia divertito per lo sguardo troppo serio che gli rivolgo.

    «Mi incazzo!» Detto questo esco dal locale senza aspettare la sua replica.

    Forse avrei avuto davvero una possibilità con la rossa se Gloria non avesse deciso di chiamarmi in questo preciso momento, scombinando totalmente i miei piani.

    Per il momento mi accontenterò sia lei a scaldarmi il letto, con la bella Fragolina è solo questione di aspettare qualche giorno.

    Vincerò la sfida e l’ambìto premio sarà mio!

    CAPITOLO 1

    Connor

    Nove giorni dopo...

    Cosa c’è di più deprimente di un caffè erogato da un distributore automatico malfunzionante per iniziare male la giornata? Un caffè che tutto sembra fuorché un caffè.

    Eccomi qui, di domenica mattina, seduto alla scrivania del mio ufficio desolatamente vuoto e silenzioso. Mi stropiccio gli occhi e sbuffo di frustrazione.

    Non posso andare avanti così, devo assolutamente trovare una soluzione, e in fretta, o rischio seriamente di dare di matto.

    Le palle mi girano, non sono rasato, ho bisogno di una doccia e di un cambio d’abiti, dato che indosso lo stesso di ieri, ho i muscoli rattrappiti e un fastidioso mal di schiena.

    Non dovrei lamentarmi più di tanto, mi è andata anche bene per aver dormito qui stanotte.

    Che poi dormito non è esatto, come avrei potuto riuscirci su un divano di dimensioni talmente ridotte per la mia statura da essere costretto a far penzolare le gambe dal bracciolo? Decisamente un’esperienza da non ripetere.

    Continuo ad aggiungere zucchero al caffè con la speranza che possa risultare meno nauseabondo. I miei impiegati non fanno che ripetermi che il caffè del distributore fa schifo, forse esagerano, perché so per certo che qualcuno di loro continua a berlo. Ho promesso più di una volta di provvedere alla sostituzione del vecchio distributore con uno più moderno.

    Il fatto è che, preso da altre priorità, tendo a dimenticarmene, ho troppi problemi per la testa, troppe cose a cui pensare che richiedono la mia attenzione, e poi io non lo bevo mai, preferisco di gran lunga scendere al bar. Ma oggi è chiuso, in questa zona di soli uffici non c’è neanche un esercizio aperto nei giorni festivi.

    Mi faccio coraggio e mando giù un sorso di questo intruglio che anche nell’aspetto è poco invitante.

    «Cristo, che schifezza!» esclamo con disgusto dopo averlo sputato nel bicchierino.

    Mi dirigo in bagno e lo getto nel lavandino, sciacquo ripetutamente la bocca continuando a imprecare e sputare.

    Okay, domani devo assolutamente provvedere a far sostituire quella maledetta macchinetta o corro seriamente il rischio di beccarmi una denuncia per tentato avvelenamento del personale.

    «Connor?! Che ci fai in ufficio di domenica mattina? Cazzo, amico, hai un aspetto di merda...» Gus non si risparmia mai in fatto di apprezzamenti.

    «Grazie per il complimento, tu piuttosto, come mai sei qui?» gli chiedo tamponando la faccia con alcune salviette di carta per asciugarla dopo essermi rinfrescato.

    «Volevo dare un’ultima occhiata al gestionale per la Richardson, lunedì devo andare in azienda a Limerick per installare il programma, perciò devo essere sicuro al cento percento che non ci siano bachi e che funzioni perfettamente» spiega con una leggera alzata di spalle.

    Gus è come me, non ci facciamo problemi a lavorare anche di domenica, perché ci piace quello che facciamo.

    Siamo soci nell’azienda che abbiamo avviato insieme ed è anche un grande amico, anzi, il migliore e forse l’unico tra tutti quelli che mi girano intorno e si definiscono tali.

    Rimane immobile sulla porta del bagno a osservarmi dalla testa ai piedi con un certo disappunto e non fa nulla per nasconderlo. Con un gesto infastidito della mano gli faccio segno di spostarsi per poter tornare in ufficio.

    «Hai dormito qui?» Con lo sguardo incredulo indica il plaid ammucchiato malamente sul divano.

    «Già» ammetto malvolentieri, sprofondando sulla poltrona.

    «Ancora problemi con Gloria, suppongo.»

    «Supponi bene.» Sospiro passandomi una mano sul collo. «Non ne posso più, Gus, devo togliermela di torno o giuro che rischio di strozzarla.»

    «Ti sei offerto tu di accoglierla in casa, di che ti lamenti ora?» commenta.

    «L’ho fatto solo come gesto di cortesia, per non farla andare in albergo fino a quando non saranno terminati i lavori di manutenzione nel suo appartamento, e poi aveva parlato di un paio di giorni, tre al massimo, invece, con oggi  sono nove. Nove, capisci? Un inferno...

    Mi sta sempre tra i piedi e si comporta come una moglie asfissiante e gelosa, controlla in continuazione quello che faccio, chi chiamo o mi chiama e si incazza di brutto se pretendo di uscire con i miei amici senza dover per forza scarozzarmela dietro. Se volevo una moglie tra le palle mi sarei già sposato e, indubbiamente, non con lei. Sono arrivato a trent’anni single e ho tutta l’intenzione di rimanerci ancora a lungo» affermo con decisione.

    «Mi sembrava che tra voi ci fosse una buona intesa...»

    «Intesa puramente sessuale, meglio chiarire. Non voglio legami e lei lo sa bene, l’ha sempre saputo, solo che ora ha delle pretese che non ho alcuna intenzione di assecondare. Ha confuso la mia concessione per qualcosa di più e non vuole arrendersi all’evidenza.»

    «Cos’ha che non va? È un po’ rompiscatole ma è una bella donna, e nel lavoro è molto brava» prova a difenderla.

    «Sulla bellezza e il suo operato non ho nulla da dire, ma quando vorrò qualcuna al mio fianco, se la vorrò, non sarà certo Gloria quella donna» tengo a precisare.

    «Allora diglielo, chiarisci il malinteso o rischi seriamente di compromettere anche il rapporto lavorativo. Lavora per te e non è un bene che tra datore di lavoro e dipendente ci siano incomprensioni di qualsiasi tipo, non sta a me ricordartelo.»

    «Credi non ci abbia provato? Secondo te, perché ho passato la notte su quel minuscolo e scomodo divano invece di starmene nel mio confortevole letto? Ha fatto una scenata che non ti dico, e per non perdere del tutto la ragione ho preferito allontanarmi. Le ho dato tempo fino a mezzogiorno per andarsene e quando torno a casa non voglio trovarla o la trascinerò fuori di peso con tutto quello che nel frattempo ha infilato nel mio armadio e sparpagliato nel mio bagno.»

    «Saresti davvero così brutale se non lo facesse?» Mi guarda perplesso.

    «Oh, sì, lo sarei eccome!» confermo con un ghigno ferino.

    Gus non è affatto d’accordo con il mio modo di pensare, del resto, tra i due, è lui il più riflessivo e meno impulsivo ma, adesso come adesso, non può fregarmene di meno delle nostre differenze caratteriali, sono esasperato e quando un uomo è esasperato, come lo sono io adesso, potrebbe fare questo e molto altro.

    «Così la perderai e non mi riferisco al vostro rapporto personale, del quale me ne sbatto totalmente, è il lavoro che mi preoccupa, non è facile trovare una persona preparata, capace e in gamba come lei. Sta seguendo un progetto non indifferente e il termine di consegna è a breve. È impensabile poterla sostituire adesso!» esclama  gesticolando per enfatizzare la sua affermazione. «Perciò, vedi di tirare tutti i freni che puoi, ingoia il rospo e cerca di non commettere stupidaggini» mi ammonisce con troppa severità per i miei gusti.

    «Cazzo...» sbuffo come un treno a vapore passandomi le mani tra i capelli. «Okay, per qualche giorno ancora ci proverò. Quando deve consegnare il lavoro?»

    «Tra un mese, più o meno.»

    «Ah, no! No, cazzo, no! Io non ci resisto un mese in queste condizioni, mi serve un piano almeno per allontanarla da casa e non posso di certo traslocare io per rendere la vita facile a lei.» Mi alzo in piedi e cammino su e giù per la stanza come un esagitato.

    Gus mi osserva e non dice nulla per un bel po’ prima di decidersi a proseguire.

    «Connor, forse Gloria si comporta così perché è innamorata di te e…» ipotizza, ma non lascio che prosegua nel suo sproloquio.

    «Innamorata di me?!» Mi giro a guardarlo con una risata di scherno. «No, Gus, lei non ama me ma i miei soldi e i benefit che ne ricava frequentandomi.» Faccio una pausa osservando il panorama sulla città oltre l’ampia vetrata. «Le conosco bene quelle come lei, mirano in alto per un loro tornaconto, non sanno neanche cosa sia l’amore. Amore… Una parola inventata per gli stolti come mio padre, che a sessant’anni si è fatto abbindolare da una ragazza di trenta, che potrebbe essere sua figlia. Credi lei lo abbia sposato per amore?» gli chiedo con sarcasmo.

    «Perché no? Non c’è un limite di età per innamorarsi» replica convinto.

    «Cazzate! Lui l’ha voluta al suo fianco per esibire come trofeo la bella e giovane moglie che tutti gli invidiano, lei per spillargli i soldi e godere dello status sociale che il matrimonio con il noto industriale Freeman le permette di ottenere. Se lo amasse veramente non cercherebbe di farsi portare a letto ogni volta che mi trovo nei paraggi.»

    «Ah, quindi hai reso cornuto tuo padre?» domanda contrariato che mi sia abbassato a tanto.

    «Non l’ho fatto ma meriterebbe di esserlo a causa mia, così capirebbe come si sentiva mia madre quando la tradiva con l’amante di turno, finalmente si renderebbe conto che ha fatto un errore madornale a sposare un’arrivista senza scrupoli. E anche un po’ puttana.»

    «Connor, parli così perché hai ancora il dente avvelenato per il divorzio dei tuoi, e l’affronto subìto anni fa da Abigail non ha fatto che peggiorare la situazione, ti ha scosso ulteriormente e reso cinico.»

    «Sono solo realista, vedo le cose come sono e non come gli altri vogliono farmi credere, ho già sbagliato una volta, non si ripeterà.» Sospiro tornando a sedermi dietro la mia scrivania, prendo una penna e scarabocchio qualcosa su un blocco per allentare la tensione. «Veniamo al mio problema, devo liberarmi di Gloria. Se non fosse per la questione del lavoro metterei in pratica la mia minaccia di sbatterla fuori casa oggi stesso, quindi aiutami a trovare una soluzione. Deve pur esserci un modo per togliermela di torno salvando capra e cavoli, no?»

    «Un modo ci sarebbe, se le mie informazioni sul suo conto sono esatte. Non è un comportamento molto corretto ma potrebbe funzionare...» Scuote la testa su è giù come a confermare la sua tesi mentre ci sta pensando.

    «Cioè?» mi blocco all’istante e lo osservo in attesa che mi riveli la sua idea.

    «Lei odia i cani» dichiara con un sorrisetto diabolico.

    «A me non l’ha mai detto e comunque non vedo come possa essermi utile questa informazione» chiedo dubbioso.

    «Forse non te l’ha detto perché quando siete insieme avete altre cose di cui parlare, ovviamente se parlate oltre a fare quello che fate.» Mi guarda sollevando le sopracciglia come ad avere conferma della sua teoria.

    Un sorriso involontario mi incurva le labbra e lascio che proceda.

    «E a darmi la soffiata sull’avversione che lei ha per i cani è stato Larry, il suo ex, lo ha lasciato proprio per questo motivo.»

    «Vorrei ricordarti che io non ho un cane» sottolineo anche se non servirebbe, sa benissimo che non ce l’ho.

    «Prendine uno! Ti sono sempre piaciuti, se non ricordo male» dice con estrema naturalezza.

    «Certo che mi piacciono! E dato che sei così informato, sai anche quale razza in particolare non apprezza?»

    Non so quanto sia valido prendere in considerazione il suggerimento di Gus, ma a questo punto un tentativo potrei farlo. Cos’ho da perdere?

    «Tutti, non fa distinzioni. Dice che sporcano, puzzano e non sopporta sentirli abbaiare. Quindi, ora la chiami, ti scusi per esserti arrabbiato ieri sera e la informi che tra un po’ rientrerai a casa con una bella sorpresa per lei. Entro questa sera farà le valigie, garantito» spiega più che soddisfatto.

    «Se lo dici tu» esprimo il mio dubbio in merito.

    «Lo dico e lo confermo, e quando ti chiederà di scegliere tra lei e il cane, come ha fatto con Larry, tu dovrai insistere che non puoi assolutamente rinunciare al cucciolo perché... Boh, inventati qualcosa ma fingiti molto dispiaciuto e insisti per accompagnarla in hotel a tue spese, per dimostrarle che tieni molto a lei. Almeno recuperiamo un po’ di tempo mentre cerchiamo un valido informatico che la sostituisca qui in azienda, qualora le cose tra voi non tornassero come erano prima o non riusciste più a sopportarvi. Dammi retta, Connor, la prossima volta cercati un’amica fuori da questo ufficio, se vuoi evitare complicazioni.»

    Sempre molto chiaro e pragmatico il mio amico.

    «Stanne pur certo che lo farò, mai più commistioni tra lavoro e vita privata, con le donne almeno, perché con gli amici questo problema non esiste» confermo poggiando una mano sulla sua spalla, stringendola leggermente. «E poi ho già adocchiato una barista niente male al Top Hundred…» Gli rivolgo un sorrisetto sornione.

    «Se è la biondina lascia perdere, è la fidanzata di uno dei nostri impiegati» si affretta a informarmi per bloccare ogni mia possibile iniziativa.

    «Lei non è male, ma a me interessa quella con i capelli di quel bel rosso acceso, Fragolina. Un nome che è tutto un programma» sorrido divertito.

    «Si chiama Kay e non esce con i clienti» puntualizza piccato. Lo guardo aggrottando la fronte.

    «E tu come lo sai, ci hai provato con lei? Non erano questi gli accordi, Gus.» Lo guardo accigliandomi.

    «Sono tornato più volte al locale nei giorni scorsi, tu eri occupato con Gloria» chiarisce con una lieve alzata di spalle.

    «Quindi, lei ti ha risposto picche, altrimenti saresti qui a gongolare per la vittoria, è così?» Sbuffa evitando di rispondere. «Stai perdendo il tuo fascino, amico mio. Buon per me» lo provoco, gongolando per il suo fallimento.

    «Tu e le tue solite stronzate. Possiamo tornare a Gloria, per favore?» ribatte con una nota di irritazione ben evidente.

    Oh, sì, è più che infastidito dalla mia affermazione, la bella Fragolina lo ha preso più di quanto sia disposto ad ammettere.

    Potrei rinunciare alla sfida lasciando a Gus la possibilità di vincere, ammesso che riesca a conquistarla, ma perché dovrei arrendermi ancora prima di averci provato? Non è da me rinunciare così facilmente e se esiste anche una piccola probabilità con quel bocconcino, perché non dovrei coglierla?

    «Hai ragione.» Accantono le mie considerazioni e prendo un profondo respiro. «Tornando al mio problema, se il tuo piano funziona, cosa dovrei farne poi del cane? Non ho tempo per occuparmene, portarlo qui in azienda non è il massimo per lui e non posso di certo lasciarlo solo a casa tutto il giorno» chiedo preoccupato.

    «Ti aiuterò a cercare qualcuno che possa tenerlo, però, prima dobbiamo trovare il cane, e forse ho la persona giusta che può aiutarci. Ti piacciono i bassotti?» chiede prendendo il telefono pronto a chiamare qualcuno.

    «Sì, da piccolo ne ho avuto uno, si chiamava Artù, eravamo inseparabili e mia madre lo adorava.»

    «Perfetto, fammi chiamare un’amica e avrai un nuovo Artù.» Il suo sorriso mi contagia.

    Dopo esserci accordati per recarci a prendere il cane devo fare la mia parte: chiamare Gloria e iniziare la recita, cospargendomi il capo di cenere.

    Se il piano di Gus avrà successo riuscirò a salvare almeno il rapporto di lavoro, evitando complicazioni che non è proprio il caso di affrontare adesso e, cosa assolutamente non trascurabile, finalmente potrò tornare alla mia tanto amata vita da single.

    E prima di impelagarmi fino a questo punto con un’altra donna, ci penserò non una ma cento volte!

    Sono un fottuto opportunista ed egoista?

    Sì, lo sono. Sempre!

    CAPITOLO 2

    Kylie

    Cosa c’è di più appagante di un buon caffè per iniziare bene la giornata? Un caffè accompagnato da una grande ciambella ricca di crema!

    Ed è quello che ho disposto sul tavolo della cucina e che mi appresto a divorare, quindi mi siedo comoda pronta a gustarmi in santa pace la mia colazione, immersa nel silenzio che regna in casa.

    «Mmh... Che delizia!» esclamo più che soddisfatta con la bocca piena.

    «Buongiorno, Kylie, c’è del caffè anche per me?» chiede Zac con un bel sorriso stampato in faccia, entrando in cucina.

    Ero così impegnata ad assecondare le mie papille gustative che non l’avevo sentito arrivare.

    «Buongiorno a te. Sì, ce n’è fin che vuoi, l’ho appena fatto. Sei andato a correre con questo caldo?» gli chiedo notando che indossa la tuta da jogging.

    «Non fa troppo caldo, si sta bene. Chrissy non si è ancora svegliata?» domanda sedendosi al suo posto, dopo aver dato un’occhiata veloce all’orologio appeso alla parete.

    «Non ancora, abbiamo fatto le ore piccole» rispondo facendogli l’occhiolino, addentando l’ultimo pezzo di ciambella rimasto.

    «Come sempre» sorride.

    «Già» confermo sorridendo anch’io.

    Zac e Chrissy abitano con me, anche se, a voler essere precisa, sono io che abito con loro. Condividiamo questa casa da tre anni, cioè da quando io e la mia amica ci siamo trasferite da Folkestone a Londra per poter lavorare e, per quanto mi riguarda, anche studiare.

    Cercavamo una sistemazione dignitosa, soprattutto che fosse adatta alle nostre magre finanze;è così che abbiamo conosciuto Zac. A casa sua aveva due stanze con bagno disponibili e per venirci incontro ha accettato di abbassare il prezzo del canone mensile. Una coincidenza perfetta, un vero colpo di fortuna.

    Zac è un bel ragazzo e ha un carattere solare. Chrissy è una ragazza di una bellezza spettacolare e dal carattere deciso. Non ci è voluto molto perché tra loro scattasse la scintilla e divampasse il fuoco della passione.

    Così, dopo pochi mesi che eravamo qui, la loro amicizia si è trasformata in una relazione a tutti gli effetti.

    Ovviamente mi sono offerta di cercare un altro posto per levarmi dai piedi e non essere il terzo incomodo, ma non c’è stato verso di convincerli.

    «Non essere sciocca, Kylie, questa casa è tua quanto nostra e finché non terminerai gli studi e otterrai un impiego che ti permetta di trovare una sistemazione alternativa, rimarrai qui. Discorso chiuso!» ha dichiarato Chrissy decisa, supportata da Zac che la pensava allo stesso modo.

    E così sono ancora qui ma, se tutto va bene, a breve potrò levare le tende e lasciare che i due piccioncini possano vivere la loro storia d’amore senza avermi tra i piedi.

    Io al momento un ragazzo non ce l’ho, ce l’avevo però, anzi ne ho avuti tre, ma quello che ricordo ancora con molto affetto è Karl. Siamo stati insieme poco più di due anni, poi mi ha lasciata per una ragazza conosciuta su una nave da crociera sulla quale si era imbarcato per svolgere il suo lavoro di flair bartender, ovvero il barista acrobatico.

    Nonostante le sue insistenze perché lo seguissi, mi ero rifiutata categoricamente di intraprendere quell’avventura, avrei dovuto interrompere gli studi e non volevo assolutamente farlo. Mi ero prefissata un obiettivo, non potevo permettermi di saltare neanche una lezione per mantenere il mio proposito di laurearmi nei tempi previsti.

    Abbiamo litigato di brutto quella volta, forse l’unica vera lite che abbiamo mai avuto.

    «Karl, tu non capisci, io non sarò mai come te, non voglio fare questo lavoro per tutta la vita, spostandomi in continuazione di città in città e sgobbando fino alle quattro di mattina, non è questo che voglio per il mio futuro» gli avevo detto sperando comprendesse la mia decisione.

    «Sei tu a non capire, Kylie, è questa la mia vita e se vuoi che la nostra relazione funzioni è con me che dovresti venire, ovunque mi porti questo lavoro ti voglio con me. Come potremmo far funzionare il nostro rapporto altrimenti?» aveva replicato accalorandosi.

    Non ho ceduto ai suoi accorati appelli e alla fine è partito da solo, così è bastata una lontananza di pochi mesi per perderlo definitivamente.

    «Perdonami se puoi per quello che ti sto facendo, Kylie, tu avrai sempre un posto speciale nel mio cuore ma è lei che amo, è lei la donna giusta per me» è stata la sua spiegazione per dirmi che tra noi era finita.

    Le sue parole mi hanno ferita a morte, in tutta la mia giovane vita non mi sono mai sentita così sola e smarrita come in quel momento.

    È stato un duro colpo da accettare, non mi sarei mai aspettata un epilogo del genere. Anche se non ci eravamo mai dichiarati innamorati uno dell’altra, lo davo per scontato. Avevo la certezza che niente e nessuno ci avrebbe divisi, che lui avrebbe sempre fatto parte della mia vita, come io della sua.

    Ritrovarmi improvvisamente sola ad affrontare i miei problemi familiari, di studio e lavoro senza il suo supporto non è stato facile, ma con il tempo, e anche grazie alla vicinanza di Chrissy, mi sono fatta coraggio e sono andata avanti.

    Per un po’ credo di averlo odiato, o almeno ci ho provato, poi, man mano che i mesi passavano, mi sono rassegnata, portargli rancore non serviva a cambiare la situazione e ancora meno mi rendeva felice.

    Avevo compreso che, nel bene o nel male, le cose vanno come devono andare, così come non si può impedire al proprio cuore di fare delle scelte, e il cuore di Karl aveva scelto un’altra al posto mio. Fine della questione.

    Quando l’ho conosciuto ero a pezzi e senza un punto di riferimento a causa della separazione dei miei genitori e il conseguente divorzio, un cataclisma che mi aveva sconvolto la vita, e lui è stato tutto ciò di cui avevo bisogno, un sostegno forte e sicuro, una spalla su cui piangere per avere conforto, una boa di salvataggio alla quale mi ero disperatamente aggrappata per non affogare, il mio punto fermo in mezzo al mare di caos che mi circondava.

    Mi è stato vicino, mi ha aiutata a uscire dal tunnel di apatia nel quale mi ero infilata nell’ultimo anno, ad avere stima di me stessa, a comprendere le mie potenzialità, a convincermi a lasciare Folkestone e trasferirmi stabilmente a Londra per proseguire gli studi e poter prendere in mano la mia vita. 

    Mi ha convinta che potevo essere più di una semplice barista, spronandomi a intraprendere la sua stessa professione, e di questo gliene sarò per sempre grata.

    A differenza di Karl, che vive per questo lavoro, per me è stato solo un mezzo per guadagnare bene, per rendermi indipendente e, non ultimo, per raggiungere il mio obiettivo: studiare per diventare un ingegnere informatico.

    E la scorsa settimana finalmente mi sono laureata! 

    «Hai sentito quello che ho detto?» La voce di Zac mi riporta al presente.

    «Scusa, stavo pensando a... Niente di importante» mi giustifico agitando una mano per minimizzare. «Cosa stavi dicendo?» Lo guardo prestandogli la massima attenzione.

    «Prendi con le pinze quello che sto per dirti, perché non posso ancora confermare nulla. Alla One Free Power assumono due stagisti e io sarò uno degli ingegneri che ha il compito di selezionarli. Perciò, se anche i miei colleghi saranno dello stesso parere, c’è una buona probabilità che uno dei due...» Si ferma rivolgendomi un largo sorriso che lascia intendere dove voglia andare a parare.

    «Oh mio Dio!» esclamo scattando in piedi come una molla. «Vuoi dire che potrei essere io?» Annuisce. «Non mi stai prendendo in giro, vero?» chiedo titubante.

    «Direi proprio di no» afferma sempre con il sorriso sulle labbra.

    «Oh mio Dio!» ripeto. In un secondo faccio il giro del tavolo e lo abbraccio. «Ti adoro Zac, sei l’amico migliore che ho!» esclamo euforica.

    «Sono l’unico, più che altro. Hai l’abitudine di allontanare tutti quelli che ti si avvicinano» dice con tono scherzoso.

    «Quelli che mi si avvicinano vogliono ben altro che la mia amicizia» affermo e lui scoppia a ridere.

    «Che sta succedendo?» La voce assonnata di Chrissy alle mie spalle non riesce a zittire i miei gridolini di euforia.

    Zac riassume brevemente la notizia, mentre io continuo a saltellare in preda a un’incontenibile felicità.

    «Così non lavoreremo più insieme» si lamenta la mia amica sospirando.

    «Non ci contare, non ti libererai di me tanto facilmente, è solo uno stage, non è detto che poi mi assumano a tempo indeterminato. Comunque vada, per me sarà un’esperienza molto importante, e poi in discoteca lavoriamo insieme solo nei fine settimana, quindi il duo Kay e Chris, le migliori bartender di Londra, continueranno a fare furore» le dico abbracciandola.

    «Ti converrebbe in ogni caso continuare a lavorare in discoteca, almeno per il momento, lo stipendio per una stagista non è il massimo» interviene Zac.

    «Non importa quanto sia, mi va benissimo così, è la possibilità di mettere a frutto i miei studi e iniziare a fare quello che amo a entusiasmarmi. Grazie infinite, Zac.» Lo abbraccio ancora una volta, stampandogli un bacio con lo schiocco sulla guancia.

    «Ho detto che è solo una possibilità, Kylie, saprò qualcosa di più nei prossimi giorni e ti terrò informata, okay?» mette le mani avanti per evitare che possa crearmi false illusioni.

    «Okay, ma ci spero lo stesso, lo sai che sono un’ottimista nata. Bene, vado a farmi una doccia e a preparare la valigia, ho promesso a mamma che per qualche giorno sarei tornata a casa, rientrerò giovedì pomeriggio. Divertitevi in mia assenza e fate i bravi» li ammonisco scherzando.

    Chrissy fa una smorfia divertita mentre siede sulle ginocchia del suo ragazzo cingendogli il collo, lui stringe la sua donna in un abbraccio e la guarda come fosse una dea, la sua dea. E lo è.

    Sono felice per loro, è una bella coppia affiatata e poi sono i miei migliori amici, la mia seconda famiglia. Posso ammettere, senza indugio, di essere stata molto fortunata ad averli incontrati nella mia vita, una vita che sta cambiando, lo so, lo sento a pelle e soprattutto lo spero.

    Finalmente i miei sacrifici saranno ricompensati.

    Non potrei essere più felice di così.

    CAPITOLO 3

    Connor

    Non è stato facile fingere di provare dispiacere per la litigata della sera precedente con Gloria e rimangiarmi le offese che le ho rivolto, dimostrando un pentimento che non provo assolutamente ma, per il bene dell’azienda e per non contraddire Gus, posso fare questo e altro.

    Chiudo la telefonata e sospiro. Il mio amico sorride e scuote la testa come a voler sottolineare quanto io possa essere bastardo quando mi ci metto d’impegno.

    «Ti ha creduto?» chiede guardandomi di sbieco.

    «Secondo te?» Faccio il sostenuto e lui ride. «Andiamo a prendere questo cane e spera che il tuo piano funzioni, altrimenti terrò fede alla mia promessa di cacciarla oggi stesso, e per quanto riguarda il lavoro troveremo una soluzione» dico fin troppo serio prendendo le chiavi dell’auto dalla tasca della giacca, procedendo poi a passo spedito verso l’ascensore.

    Dopo quasi un’ora arriviamo dalla sua amica, mi guardo intorno e noto che non si tratta di un canile o un allevamento, ma di una fattoria in aperta campagna.

    «Sei sicuro che sia il posto giusto?» chiedo a Gus, non del tutto convinto.

    «Lo è, fidati» replica con la sua solita flemma mentre si dirige all’ingresso e suona il campanello.

    Ad aprirci è un ragazzino che sorride mettendo bene in evidenza il vuoto lasciato da un incisivo mancante.

    «Ciao, Gus» lo saluta allegro il piccolo.

    «Ciao, Mark. Dov’è la mamma?» gli chiede il mio amico passandogli una mano tra i capelli in un gesto affettuoso, spettinandoli più di quanto lo siano già.

    «Sta

    Enjoying the preview?
    Page 1 of 1