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Innamorarsi in Africa: Harmony Jolly
Innamorarsi in Africa: Harmony Jolly
Innamorarsi in Africa: Harmony Jolly
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Innamorarsi in Africa: Harmony Jolly

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About this ebook

Destination Brides 4/4
Il migliore modo per essere donne felici? Spuntare tutte le caselle della propria lista dei desideri!

Eve Bliss ha appena perso sua madre, ma l'incontro inatteso con Kit Merchant le cambierà la vita. Affascinata dal giovane campione di vela, si abbandonerà a lui, trascorrendo una notte di fuoco, che nessuno dei due dimenticherà.
Si perderanno di vista la mattina successiva e s'incontreranno per caso in Africa, durante un viaggio, quattro anni dopo. Eve ha un segreto che si porta dietro dal loro primo incontro e capisce che a quel punto non può più tenerlo per sé. Hannah, la sua bambina, è la figlia di Kit!
LanguageItaliano
Release dateAug 20, 2020
ISBN9788830518179
Innamorarsi in Africa: Harmony Jolly
Author

Liz Fielding

Liz Fielding vive a Merlin's Fort, nel Galles, una terra leggendaria e disseminata di castelli. Sposata da quasi trent'anni con John, l'uomo che ha conosciuto quando lavorava in Africa, ha due figli e un gattone bianco e nero chiamato Rocky.

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    Book preview

    Innamorarsi in Africa - Liz Fielding

    successivo.

    Prologo

    «Sei infreddolita, Rossa?»

    Curva su se stessa, come se volesse difendersi dal freddo, Eve era seduta sulla sabbia, le gambe strette al petto, il mento appoggiato sulle ginocchia. Eppure l'aria era mite quella sera a Nantucket.

    Non potendo opporsi all'insistenza delle donne più anziane della sua famiglia, convinte che la compagnia di ragazzi giovani l'avrebbe rallegrata, era andata a una festa sulla spiaggia.

    Le sue cugine le avevano presentato i loro amici, ma erano tutti più giovani di lei e avevano degli interessi diversi. Il loro entusiasmo nel conoscere una compagna nuova si era raffreddato appena avevano saputo che lei, la cugina inglese, aveva da poco perso la madre.

    Il dolore faceva sempre paura.

    A ventun anni Eve si sentiva fuori luogo tra tutti quegli adolescenti. Frequentava l'ultimo anno di università e di solito usciva con ragazzi più grandi di lei.

    Dopo aver accusato un improvviso mal di testa, si era allontanata dal falò e dalla musica ad alto volume per cercare un posto tranquillo e solitario dove sedersi, in attesa che arrivasse l'ora di tornare a casa.

    Sbuffando, si voltò verso la voce che giungeva dalle sue spalle.

    «Se ti presto il mio maglione, posso unirmi alla tua festa privata?»

    Eve si affrettò a infilare nella borsa il piccolo elefante di peluche con cui stava giocherellando. Non fece in tempo a dirgli di andarsene perché lui le avvolse il golf intorno alle spalle, poi si lasciò cadere sulla sabbia accanto a lei.

    Il tessuto morbido del pullover di cashmere profumava di mare ed Eve se lo strinse intorno al collo.

    «Mi chiamo Kit» si presentò il ragazzo, porgendole la mano destra, grande e callosa.

    Lei lo fissò per qualche secondo di troppo. Sebbene si considerasse una turista occasionale, tornata in vacanza nel posto in cui sua madre era nata e cresciuta, era impossibile non aver sentito parlare almeno una volta di Kit Merchant.

    Quel ragazzo era considerato da tutti una leggenda.

    Aveva iniziato vela da piccolo e da adolescente aveva vinto una medaglia d'oro ai campionati mondiali. Crescendo, aveva confermato il suo talento, collezionando numerosissimi trofei.

    Eve si chiese che cosa ci facesse Kit Merchant a quella festa di sedicenni. Doveva avere circa venticinque anni e il fatto che fosse famoso e sempre in giro per il mondo lasciava supporre che frequentasse ambienti diversi da quello in cui si trovava in quel momento.

    «Questa non è una festa privata» replicò lei infine, irritata che l'avesse chiamata Rossa.

    Eve aveva ereditato il colore dei capelli dai parenti scozzesi della madre e a causa della sua capigliatura fulva le erano stati attribuiti una serie di soprannomi che detestava.

    «Stai scappando da qualcuno, o da qualcosa?» gli domandò.

    Kit fece un piccolo cenno con la testa in direzione della musica e del falò. «È il compleanno della mia sorellina e sono qui per controllare che tutto fili liscio. Sono l'adulto della situazione» spiegò.

    «Che sfortuna!»

    «Non più, adesso che ho incontrato te.»

    Sta scherzando, pensò Eve. Kit era un tipo irraggiungibile, troppo bello perché s'interessasse a una ragazza come lei, timida e insicura.

    Osservando il sorriso scanzonato sulle sue labbra, provò un'immediata attrazione verso di lui.

    «Se è vero quello che dici, non avresti dovuto lasciare la festa. Non mi sembra un comportamento responsabile» fece notare lei.

    «Prima di concedermi una pausa, ho redarguito i ragazzi e le ragazze sui pericoli del sesso e dell'alcool. Li lascio divertire un po' da soli» precisò lui malizioso, mentre le fiamme della fiaccola che aveva portato con sé si riflettevano nei suoi occhi e danzavano sul suo viso, aggiungendo riflessi dorati ai suoi capelli già schiariti dal sole.

    «Pensi che ti abbiano ascoltato?»

    «Lo spero. Comunque sono responsabile di tutti gli invitati, te compresa, visto che sei stata invitata alla festa. Posso sapere chi sei e perché sei seduta qui tutta sola invece di mangiare i marshmallow alla brace insieme agli altri?»

    A dispetto del suo sorriso, Eve intuì che anche per lui non doveva essere una bella serata.

    «Detesto i marshmallow. Mi cadono sempre nel fuoco» rispose lei. «Detesto anche i soprannomi, ma puoi chiamarmi Rossa, sei vuoi. Non sei il primo a usare questo appellativo. Se desideri sapere perché sono venuta a sedermi quaggiù, te lo spiego: sono troppo vecchia per questa festa.»

    Se gli avesse detto il suo nome, Kit l'avrebbe subito collegata a sua madre e l'atmosfera tra loro sarebbe cambiata. La notizia della celebrazione del funerale era comparsa su tutti i giornali e i notiziari locali.

    Da sempre considerata fragile, Eve non voleva essere trattata con condiscendenza, o pietà solo perché aveva perso la madre da poco, deceduta a causa di una violenta febbre contratta in Centro-America.

    Desiderava godersi quella piccola schermaglia verbale in compagnia di uno sconosciuto alquanto attraente e dimenticare per un po' il dolore che la stava divorando.

    Lui la soppesò con lo sguardo. «In questo caso, Rossa, posso tentarti con una bottiglia di vino? Sono sicuro di poterti offrire anche qualcosa di appetitoso. Ho rifornito il frigorifero proprio oggi.»

    «Il frigorifero?» domandò lei, stupita.

    «Sì. Ho un capanno in fondo alla spiaggia. Anche se piccolo, è dotato di ogni comodità.»

    «Non devi tornare alla festa?»

    Lui lanciò un'occhiata ai ragazzi radunati intorno al falò. Alcuni di loro si erano alzati per ballare a piedi nudi sulla sabbia e sembrava che nessuno si fosse accorto della sua assenza.

    «Se avranno bisogno di me, sanno dove trovarmi. Non corrono alcun pericolo.»

    Eve corrugò la fronte. Non poteva essere vero che Kit, un velista di fama mondiale, bello come il sole, che era apparso sulla copertina di numerose riviste, la stesse invitando per uno spuntino e un bicchiere di vino nel suo capanno sulla spiaggia.

    «Non ci sto provando. Parola di scout» aggiunse lui, notando la sua esitazione.

    Sembrava così serio che lei volle credergli, ma aveva una luce negli occhi che lasciava presagire tutt'altro.

    La bocca di lui era così vicina alla sua, che Eve riusciva a sentire il suo alito caldo sul viso. Sarebbe bastato un lieve movimento perché le loro labbra si sfiorassero.

    «Peccato» dichiarò, mentre il maglione le scivolava dalle spalle. Poi, agendo d'impulso, gli mise un braccio intorno al collo e lo guardò con intensità.

    Rimasero immobili per un istante, poi lei chiuse gli occhi, invitandolo a baciarla.

    1

    Circa quattro anni dopo

    «Hai freddo, tesoro?»

    Genevieve Bliss stava tremando, ma non per colpa del freddo. L'agitazione non l'aveva abbandonata un istante da quando era arrivata a Nantucket.

    Quella sera avrebbe accompagnato la sua madrina, reduce da un intervento all'anca, a una cena di beneficenza e alla successiva asta indetta per la raccolta di fondi in favore di una clinica per il recupero di tossico-dipendenti.

    L'idea di mettere piede al Merchant Seafarer Resort, la struttura alberghiera di proprietà della famiglia di Kit, la rendeva particolarmente inquieta. Era l'ultimo posto in cui sarebbe voluta andare, ma non si era potuta sottrarre alla richiesta della sua madrina.

    «Sono solo emozionata» mentì, mentre varcavano l'ingresso.

    Secondo le ultime notizie pubblicate sul blog del suo team, Kit Merchant si trovava dall'altra parte dell'emisfero, pronto a varare un costosissimo yacht da regata. Probabilmente, se avesse dovuto incontrarlo, lui non l'avrebbe riconosciuta. Erano stati insieme solo una notte, ma da allora l'esistenza di Eve era cambiata drasticamente.

    Circondato da bellissime ragazze ovunque approdasse, Kit finiva sempre sui giornali di gossip. L'ultima cosa di cui lei aveva bisogno era attirare l'attenzione della stampa.

    «Devo confessarti che questo posto mi mette a disagio» precisò.

    «Non ne hai motivo, mia cara. Sii orgogliosa di quello che sei e di quello che hai.»

    Eve si morsicò le labbra. Martha aveva ragione. Tendeva sempre a mortificarsi, a non esporsi, a cercare di passare inosservata, ragione per la quale si era tinta i capelli, con un pessimo risultato. Adesso la sua capigliatura rossa era di una tonalità castana che non assomigliava per niente a quella dei capelli della modella ritratta sulla confezione.

    Inorridita di fronte alla sua immagine allo specchio, Eve si era pentita della sua scelta. Inoltre l'abito che indossava non le rendeva giustizia, facendola sembrare più grande della sua età.

    Leggermente sovrappeso e con quei capelli orribili, nessuno l'avrebbe riconosciuta, nemmeno Kit Merchant se si fossero scontrati.

    Ma se fosse stata in compagnia di Hannah...

    «Posso chiederti dove hai preso quel vestito?» le domandò Martha, distraendola dai suoi pensieri.

    «È davvero tanto brutto? È un abito classico, non sei d'accordo?» replicò lei, mettendosi in posa. «Sarò sincera» aggiunse, notando che Martha aveva sollevato le sopracciglia. «L'ho trovato nell'armadio della nonna, con l'etichetta ancora attaccata. È nuovo. Non l'ha mai indossato.»

    «L'ultima volta che tua nonna ha comprato un vestito, Reagan era ancora Presidente degli Stati Uniti» precisò la sua madrina.

    «Non ho portato nessun capo elegante da Londra e mi sono accontentata di quello che ho trovato. Devi ammettere però che il tessuto è molto bello.»

    «Sì» sospirò la donna. «Ma alla tua età avrei osato di più. Innanzitutto avrei mostrato quei bei riccioli rossi di cui Madre Natura ti ha dotato e avrei indossato qualcosa di più scollato, per mettere in evidenza il décolleté e quel tatuaggio tanto carino che cerchi di nascondere.»

    «Il tatuaggio? L'ho fatto in un momento di follia, subito dopo essermi laureata» spiegò lei. «Adesso me ne pento» sospirò, lisciandosi il vestito. «Inoltre... sono ancora sovrappeso per via della gravidanza. Non riesco più a indossare i capi di una volta.»

    «Hai una bellissima figura e quei pochi chili in più ti donano. Hai sbagliato a metterti questo sacco informe. Non ti rende giustizia» brontolò Martha.

    A settantuno anni era la donna più elegante della serata, mente lei sembrava la sua governante, uscita da un romando degli inizi del Novecento.

    «Sei sempre stata una bella ragazza, Eve. E adesso, nonostante il terribile colore dei tuoi capelli e quel vecchio abito informe, sei una bellissima giovane donna. Perché ti mortifichi in questo modo?»

    «Ti riferisci ai capelli, o all'abito?»

    «A entrambi.»

    «I miei capelli al naturale sono troppo vistosi» si giustificò lei, sistemando un ricciolo ribelle dietro l'orecchio, che la lacca non era riuscita a disciplinare. «Mi sono stancata di essere chiamata Rossa, Pel di Carota, Fiammifero, Pippi Calzelunghe... per quanto riguarda il vestito, questo non mi era sembrato male. È un po' castigato e forse troppo formale, ma adatto a un'insegnante di scienze come me.»

    «Si può essere eleganti e formali al tempo

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