Un marito in cambio di...: Harmony Collezione
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Jacqueline Baird
Inglese, coltiva da sempre due grandi passioni: la pittura a olio e la navigazione in barca a vela.
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Un marito in cambio di... - Jacqueline Baird
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Bought By the Greek Tycoon
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2005 Jacqueline Baird
Traduzione di Velia De Magistris
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2007 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3051-833-9
1
Jemma Barnes, penna in mano, guardò il taccuino per gli appunti che aveva davanti, quasi completamente inconsapevole della conversazione che si stava svolgendo nella sala. Suo padre, il direttore amministrativo della Vanity Flair, aveva insistito affinché anche lei fosse presente alla riunione del consiglio visto che, essendo l’unica erede della compianta zia Mary, era ormai una delle principali azioniste dell’azienda. Una insistenza che onestamente non sapeva spiegarsi, le quotazioni in borsa e roba simile non avevano alcun significato per lei. In realtà trovava già abbastanza difficile occuparsi della gestione del Flower Power, il negozio di fiori che possedeva a Chelsea, una cosa che Liz, sua migliore amica e socia in affari, sarebbe stata pronta a testimoniare.
«Jemma?» La voce di suo padre la strappò al filo dei suoi pensieri. «Sei d’accordo?»
Jemma alzò finalmente la testa e così si rese conto che tutte le persone sedute intorno al grande tavolo da conferenza la stavano guardando. I suoi occhi color ambra incontrarono quelli scuri dell’uomo che le era di fronte, un certo Devetzi, un greco. Quando suo padre glielo aveva presentato, aveva provato un’istintiva simpatia per l’anziano signore che nel passato aveva frequentato la bella villa sull’isola di Zante della zia Mary. Anche lei aveva trascorso una vacanza in quella villa, una vacanza che non amava ricordare per svariati motivi, e soprattutto perché sua zia era morta solo pochi mesi dopo.
L’ombra di un sorriso incurvava le labbra dell’uomo, segno che aveva correttamente interpretato la sua esitazione. Le rivolse un’occhiata di complicità, poi annuì impercettibilmente, fornendole così la risposta esatta.
«Sì, certo, papà, sono d’accordo» dichiarò dunque Jemma e la riunione terminò.
«Perché non mi hai chiamato?» domandò in greco Luke Devetzi al nonno, che era seduto sul divano, una caviglia fasciata appoggiata su uno sgabello. «Sai che sarei venuto subito» aggiunse, passandosi una mano fra i folti capelli scuri. «E comunque, cosa ci fai a Londra? Mi sembra di ricordare che il medico ti abbia proibito di viaggiare dopo gli ultimi problemi cardiaci che hai avuto.»
«Affari» affermò Theo Devetzi.
«Ma ti sei ritirato dagli affari anni fa» puntualizzò Luke.
«Non quegli affari. Inoltre... ti ho chiamato, ma la segretaria del tuo ufficio di New York mi ha detto che eri partito per una breve vacanza negli Hamptons e che non volevi essere assolutamente disturbato, tranne che in caso di emergenza» replicò l’anziano uomo inarcando un sopracciglio. «E poiché io desideravo solo comunicarti che avrei usato il tuo appartamento di Londra per qualche giorno, non mi è sembrato opportuno insistere.»
Onestamente Luke non aveva nulla da dire per difendersi, il che acuiva i suoi sensi di colpa. I suoi nonni avevano completamente rivoluzionato le loro vite quando, trentotto anni prima, Anna, la loro unica figlia, era rimasta incinta dopo una fugace avventura con il ricco proprietario di uno yacht incontrato nell’isola greca dove loro abitavano a quel tempo. Pur di non sottoporre Anna alle critiche della piccola comunità, si erano trasferiti ad Atene, dove nessuno li conosceva. Purtroppo Anna era morta durante il parto, ed erano stati loro a occuparsi di lui, allevandolo con cura e amore.
Aveva scoperto chi era suo padre solo all’età di ventuno anni, dopo aver conseguito la laurea in Direzione Aziendale. Aveva rifiutato l’offerta del nonno di entrare a far parte della grande ditta di commercio del pesce di famiglia, e aveva preferito un ingaggio su una nave da crociera. Allora Theo, in un momento di rabbia, lo aveva accusato di essere come quello smidollato di suo padre, un aristocratico francese che aveva trascorso la sua vita a bordo del suo yacht, il suo unico scopo quello di sedurre ragazze giovani e innocenti. Così Theo si era tradito e aveva rivelato il nome dell’uomo.
Luke era partito immediatamente alla ricerca del padre. Lo aveva scovato in una grande villa nei dintorni di Parigi dove viveva con sua moglie e due figli. Il confronto era stato breve e sgradevole.
Ho avuto dozzine di donne nella mia vita, e anche se a quel tempo fossi stato ancora scapolo, non avrei mai sposato quella contadinotta greca che era tua madre...
Quelle erano state le parole che il francese gli aveva rivolto prima di buttarlo fuori di casa, spalleggiato dai suoi odiosi figli.
Determinato a non cambiare i propri piani, Luke si era così imbarcato, e durante la prima crociera aveva stretto amicizia con un importante banchiere newyorchese. L’anziano uomo, conquistato dalla sua intelligenza e dal suo naturale fiuto per gli affari, non aveva esitato a offrirgli un posto dirigenziale nella sua banca. Dopo solo quattro anni Luke aveva già fondato la sua agenzia di investimenti finanziari, la Devetzi International.
Le circostanze della sua nascita ormai non erano più che un brutto ricordo per lui e non gli avevano impedito di fare fortuna, ragionò mentre guardava l’uomo che in tutto e per tutto era suo padre. «Sai che per te non sono mai troppo impegnato, Theo» lo rimproverò gentilmente. «Ti basta chiedere, e io ti darò tutto ciò che vuoi.»
Theo stava invecchiando rapidamente, il viso solcato dalle profonde rughe mostrava tutti i suoi settantasette anni, ciò nondimeno il suo sguardo era ancora penetrante e acuto, animato da quella determinazione che lo aveva aiutato a diventare ricco partendo praticamente dal nulla, in collaborazione con l’amico di sempre Milo.
«Belle parole» borbottò l’anziano uomo, «ma non sono impressionato, Lycurgus.»
Luke si preparò per quanto doveva seguire, perché solo quando era in collera o alle prese con qualcosa, Theo lo chiamava con il suo vero nome, cacciatore di lupi, scelto da sua nonna a causa dei suoi occhi grigio argento simili a quelli di un lupo.
«Quello che volevo era vederti sposato, con dei figli per dare una continuità alla nostra famiglia. Ma considerata la tua avversione al matrimonio e i tuoi gusti in fatto di donne, ormai ho del tutto rinunciato a sperare.» Theo prese una rivista dal tavolino e la porse al nipote. «Ma guarda la tua ultima conquista, probabilmente quella con cui hai trascorso il tuo riservato fine settimana...» aggiunse, aprendo il giornale. «Una mosca ha più possibilità di essere una buona moglie e una perfetta madre di quante ne abbia questa Davina Lovejoy.»
Era giusto, frequentava Davina da qualche settimana, e con lei era andato negli Hamptons. Avrebbe anche potuto rivelare a suo nonno di non avere alcuna intenzione di sposarla, ragionò Luke, ma, d’altra parte, sarebbe stata una precisazione irrilevante. Non apprezzava le interferenze di Theo nella sua vita sentimentale e, per quello che riguardava il matrimonio, non si fidava delle donne. Tutte le donne sposate che aveva conosciuto si erano dimostrate ancora più disponibili a condividere il suo letto di quelle in cerca di marito. L’unica eccezione a quella regola ancora turbava i suoi sogni...
Abbandonò i suoi pensieri per prestare attenzione al discorso concitato di suo nonno.
«... Pensavo che tu avessi maggiore buon gusto, ma ovviamente mi sbagliavo! Tu lo hai letto questo?» Theo gli sventolò la rivista davanti agli occhi. «A diciannove anni si è sottoposta a un intervento di chirurgia estetica al naso! Questo però potrei anche tollerarlo, come la storia del seno rifatto, ma l’ultima cosa... Bene, non ho mai sentito nulla di simile in tutta la mia vita. Un falso fondoschiena. A questo punto potevi anche portarti a letto una bambola di plastica, non credi?»
«Cosa? Fammi vedere.» Un rapido sguardo alla pagina del giornale confermò a Luke che suo nonno non stava mentendo. Una fotografia ritraeva lui e Davina all’uscita di un ristorante, e l’articolo che la corredava spiegava nei dettagli tutte le migliorie che il fisico della donna aveva subito durante gli anni. Scosse la testa e gettò la rivista sul tavolo.
«Fortunatamente condividiamo la stessa opinione» commentò Theo soddisfatto.
«Non me ne ero accorto» borbottò Luke a sua discolpa. «Davina è un architetto di interni» spiegò, accomodandosi sul divano accanto al nonno. «Il mio assistente l’ha assunta per progettare il mio nuovo appartamento di New York. L’ho conosciuta così, e poi il resto è venuto da solo» aggiunse, evitando di precisare che al tempo la sua astinenza sessuale durava già da quasi un anno, e che quindi gli era sembrato il momento adatto per ovviare al problema. «Ma se può esserti di qualche conforto, nonno, non ho mai avuto intenzione di sposarla.»
In effetti i lavori nell’appartamento sarebbero terminati al massimo in un paio di settimane, e così anche la sua relazione con Davina. Anche se era bella e intelligente, un’amante molto esperta, per qualche motivo lui non traeva dalla sua compagnia alcuna soddisfazione.
«Perfetto. In questo caso puoi farmi un favore» replicò Theo. «Dopo la morte di tua nonna, ho fatto qualche indagine per verificare se era possibile ricomprare la mia casa di Zante. Sai, la vendetti al macellaio dell’isola quando ci trasferimmo ad Atene, ma la villa e la baia appartenevano alla mia famiglia da generazioni. Io sono stato concepito su quella spiaggia, lì ho corteggiato tua nonna, e tua madre fu concepita nello stesso luogo. Ci sono così tanti bei ricordi per me... e alla mia età i bei ricordi, spesso, sono la sola cosa che resta a un uomo.» Fece una pausa e sospirò. «Comunque, ho scoperto che il macellaio è morto otto anni fa e che la villa è stata venduta a un uomo d’affari di Atene, del quale però non conosco il nome. L’uomo, a sua volta, l’ha regalata alla sua amante, Mary Jane, una donna inglese. Io la conobbi sull’isola, una persona molto simpatica, nota botanica e proprietaria con la sorella della Vanity Flair, un’azienda che produce cosmetici naturali. In seguito la sorella sposò il direttore amministrativo, un certo David Sutherland, che con il suo lavoro riuscì ad aumentare di molto il volume degli affari della ditta. Le chiesi di vendermi la villa, lei rifiutò con decisione. Così, quando ho saputo che la Vanity Flair era stata quotata sulla borsa londinese, acquistai delle azioni, nella speranza di avere migliori possibilità di convincere Mary Jane a restituirmi la casa della mia famiglia.»
Una ruga solcò la fronte di Luke. Sapeva per esperienza che un investimento come quello che aveva fatto suo nonno comportava alti rischi. «Accetta il mio consiglio, liberati di quelle azioni. Per quello che riguarda la villa sull’isola, dimenticala. Pensavo che ti piacesse vivere nella casa che ho fatto costruire per noi. Almeno, non ti sei mai lamentato.»
«Infatti, è una casa bellissima, ma da quando è morta tua nonna mi sento un po’ solo. Tu, d’altra parte, non ci sei mai.»
«È giusto. Cercherò di essere più presente, e tu devi tener presente che Zante ormai non è più come la ricordi. È una meta turistica famosa, è sempre molto affollata, non staresti più bene lì» commentò Luke. Parlava a ragion veduta perché, l’estate precedente aveva ancorato il suo yacht al largo dell’isola e, per quanto ne avesse apprezzato le bellezze naturali, si era affrettato a levare l’ancora dopo appena una notte di permanenza.
«No, ti sbagli. Per me è un modo di riappropriarmi di ciò che era mio. Mary Jane è morta qualche mese fa, dunque mi sono affrettato ad acquisire altre azioni.» Theo alzò una mano per sedare sul nascere le proteste del nipote. «Prima che tu lo dica, lo so che le quotazioni sono crollate, ma io non ho perso nulla perché ho comprato a un prezzo molto basso. La settimana scorsa ho ricevuto una convocazione per il consiglio dei maggiori azionisti» aggiunse. «La riunione si è tenuta venerdì, poi ho bevuto qualcosa con Sutherland. Sono rimasto a Londra perché mi ha invitato a cena a casa sua questa sera, e anche alla festa per il compleanno della figlia.»
«Molto interessante» commentò Luke, «questo però non spiega come hai fatto a slogarti