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Ufficiale e libertino: Harmony History
Ufficiale e libertino: Harmony History
Ufficiale e libertino: Harmony History
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Ufficiale e libertino: Harmony History

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About this ebook

Inghilterra, 1817
Sir Patrick, ex ufficiale dell'esercito, non riesce a rassegnarsi alla vita monotona che la gran parte dei nobili londinesi conduce. La sete d'avventura lo spinge ad allacciare pericolose liasons con annoiate signore perbene, ma quando una notte è costretto a fuggire dal balcone a causa dell'imprevisto ritorno del marito della sua ultima conquista, la sua vita cambia all'improvviso. La stanza nella quale si rifugia, infatti, è quella di Chloe, cugina povera della sua amante, che si rivela essere una divertente conversatrice e una donna audace, al di là dell'aspetto severo. Difficile, dopo averla conosciuta, rinunciare a lei, anche se questo può voler dire sfidare le convenzioni e mettere a repentaglio il proprio cuore.
LanguageItaliano
Release dateAug 10, 2020
ISBN9788830518667
Ufficiale e libertino: Harmony History
Author

Paula Marshall

Nata e cresciuta in Inghilterra, a dieci anni leggeva già Dickens e Tackeray. La passione per la storia e per l'epoca della Reggenza in particolare ha ispirato in seguito i suoi deliziosi romanzi, avventurosi e ricchi di umorismo.

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    Ufficiale e libertino - Paula Marshall

    Immagine di copertina:

    Graziella Reggio Sarno

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    An Improper Duenna

    Harlequin Mills & Boon Legacy of Love

    © 1992 Paula Marshall

    Traduzione di Silvia Zucca

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2005 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3051-866-7

    1

    «Devi pensarci, cara Serena» disse con tono di rimprovero lady Charlotte Standish all’indirizzo della nipote, lady Serena Marchingham. «È tempo che trovi un marito per la povera Chloe. Che ne sarà di lei quando Marianne si sarà sistemata, cosa che certamente succederà presto? Forse potrebbe trovare un altro posto come dama di compagnia, o come governante. È tua cugina, dopotutto, ed è tuo dovere interessarti al suo futuro.»

    Serena non trattenne una smorfia e voltò le spalle alla zia. «Davvero, mi state chiedendo l’impossibile. Chi volete che se la prenda quella specie di spilungona? Ora, poi, che ha passato i ventinove anni...»

    «Forse qualche vedovo attempato, un gentiluomo di campagna con figli che abbia bisogno di una seconda moglie in salute e di buona famiglia. O qualche ufficiale che abbia combattuto a Waterloo, magari senza una gamba, che abbia bisogno di una moglie forte che possa badare a lui...» ribatté lady Charlotte, severamente. «Falle incontrare qualcuno. Sono certa che il buon senso della ragazza riuscirà a conquistarsi il favore di almeno uno di loro.»

    «Ma certamente!» esclamò Serena, sarcastica. «Però, di solito, gli uomini vogliono qualcosa di più di quello. Cercate di immaginarvi Chloe in privato... se ci riuscite! Il suo sfortunato compagno si troverebbe a dover fronteggiare una sofisticata e arguta prosa piuttosto che godere dei suoi sospiri, e non dimenticatevi che è stata anche abbandonata all’altare! Credo che tutto ciò sia sufficiente a far scappare a gambe levate qualunque pretendente.»

    «Non essere così volgare, Serena, sai bene che la povera Chloe non ha colpe. E poi alcuni uomini potrebbero apprezzare una ragazza col suo aspetto.»

    «Donna, vorrete dire. Donna, zia. Chloe non può più essere definita una ragazza» ribatté Serena, acidamente. Era stufa di quella conversazione, ed era stufa di Chloe. «E poi, chi al mondo se lo sposerebbe un armadio come quella?»

    «Ha un bel portamento quando cavalca...» tornò a ribadire lady Charlotte.

    «Peccato che, visto che non può permettersi nessuna cavalcatura, nessuno lo saprà mai. D’altra parte, non ho nessuna voglia di vederla bighellonare in giro per la campagna. Mi serve qui, per badare a Marianne. Ah, è un tale peso dovermi occupare anche di quella ragazzina! Che sconsiderati i suoi genitori a morire lasciando a Charles e a me l’incarico di crescerla e trovarle marito.» Non riuscì a ignorare lo sguardo di rimprovero della zia. «E va bene... inviterò tutti gli uomini della contea perché possano conoscere Chloe. Ma scommetto che saranno troppo ammaliati dalla fresca bellezza di Marianne per accorgersi della sua scialba dama di compagnia.»

    Correva l’anno 1817 e la Stagione londinese era quasi finita. I Marchingham si preparavano a lasciare la loro casa in Russel Square, a Londra, per spostarsi nei loro possedimenti di campagna nel Sussex.

    Lady Charlotte era passata a far loro visita quella mattina, e non trovando Chloe in casa, impegnata con miss Marianne Temple nelle ultime spese prima della partenza, non aveva perso tempo a ricordare a sua nipote Serena che doveva occuparsi anche del benessere della meno fortunata cugina.

    Chloe era stata assunta come dama di compagnia di Marianne, la nipote diciottenne di sir Charles, i cui genitori, cugini di quest’ultimo, erano stati così crudeli, almeno nell’opinione di Serena, da morire lasciando gravare Marianne e la sua educazione sulle spalle del marito. Visto che lei stessa aveva ormai raggiunto la veneranda età di trent’anni, l’ultima cosa che avrebbe voluto era quella di doversi confrontare, giorno dopo giorno, con la freschezza di una diciottenne che le avrebbe sempre ricordato le sue glorie passate, togliendole al contempo l’attenzione e l’ammirazione di tutti i suoi ospiti. Nel farsi gioco dell’età di Chloe, Serena dimenticava di essere sua coetanea. Ma lei era ben diversa, si disse osservando il proprio profilo riflesso nello specchio veneziano.

    Presa dalla propria immagine, quasi non sentì le parole di sua zia. «Temo che tu stia dimenticando i tuoi doveri, Serena. Fa’ attenzione, la vita non è un gioco! Sono già molto sorpresa del fatto che tu non sia ancora riuscita a trovare un buon partito per Marianne, che ha diciott’anni, è bella e ha pure una buona dote. Qualcuno le avrà pur fatto una proposta! Quelle come lei, solitamente, si sistemano alla prima Stagione. Che cos’è successo?»

    «Perché pensate che sia colpa mia? Vi assicuro che ho fatto del mio meglio, ma quella ragazzina pestifera ha rifiutato sia Trimington che Apsley, così come molti altri partiti vantaggiosi. Vuole un Pari del Regno, qualcuno dalla testa coronata, se mi spiego. Non si accontenta di un baronetto o di un semplice gentiluomo.»

    «Oh, assolutamente irragionevole e sconveniente da parte sua» sbuffò lady Charlotte. «Oltretutto, ci sono pochi Pari del Regno disponibili quest’anno. L’anno prossimo ce ne saranno ancora meno, e non può sperare d’essere l’attrazione della Stagione per due anni di seguito. Sono sorpresa che Leamington non si sia proposto.»

    «A Leamington non piacciono così giovani, come sai bene» spiegò Serena freddamente, «non mi stupirei se lo vedessi correre dietro a Chloe, invece che a Marianne. Ma, sfortunatamente, un altro requisito che trova interessante nelle sue prede è che siano già sposate. Dicono che se l’intenda ancora con Emily Brandcaster...»

    «Purtroppo ci sono molti uomini così» sospirò lady Charlotte abbattuta, lanciando uno sguardo obliquo alla nipote. Sguardo che Serena finse di non cogliere affatto. Lady Charlotte lasciò cadere l’argomento. «Hai invitato qualcuno a Marchingham? Dovresti.»

    Serena ne aveva fin sopra ai capelli di tutti quei consigli e sbuffò irritata. «La casa sarà piena di gente, non temete, zia. Non mancheranno dei gentiluomini di campagna che potrebbero volersi prendere a cuore il caso della povera Chloe, né dei possibili pretendenti per Marianne. Sarà una tale noia! Ho diritto anch’io di vivere la mia vita! Per Marianne ho invitato sir Patrick Ramsey... è bello e ricco... scommetto che Marianne gli si butterebbe tra le braccia, ma...»

    «Ma non ha nessun titolo nobiliare» finì per lei lady Charlotte, per poi aggiungere bruscamente: «E l’hai invitato per Marianne o per te?».

    Serena si mise a ridere in modo piuttosto innaturale. «E così stai a sentire i pettegolezzi, eh, zia?»

    «Solo quando riguardano la mia famiglia» rispose lady Charlotte. «Sta’ attenta, Serena, Charles potrebbe non essere sempre così paziente.»

    «Charles si accorge appena che esisto, in questi ultimi tempi, figurarsi di quello che faccio...» replicò Serena in tono di sfida. «Ha il suo erede e una moglie che siede a tavola di fianco a lui, e questo gli basta. Se avessi saputo che sarebbe diventato così noioso ci avrei pensato due volte prima di sposarlo.»

    «Charles è un uomo gentile e di buon cuore, Serena, ma potrebbe stancarsi della situazione, specie se i pettegolezzi dovessero farsi più insistenti. Stai attenta...»

    Fortunatamente per Serena, il ritorno di Chloe e Marianne ebbe l’effetto di distogliere l’attenzione di quell’invadente di sua zia.

    Lady Charlotte non poté non notare che l’opinione di Serena riguardo all’aspetto di Chloe era fondata, e quando salutò entrambe le nuove arrivate riservò un: «Sei sempre bellissima, piccola mia» alla giovane Marianne, senza fare alcun complimento a Chloe. Il suo aspetto era veramente deplorevole: dimostrava per lo meno quarant’anni, e il viso fresco e la vivacità della giovane Marianne sortivano l’effetto di far sembrare il riserbo di Chloe ancora più glaciale e severo.

    In effetti, anche se il suo portamento era eccezionale, Chloe era un tantino troppo alta. Camminava con la schiena perfettamente dritta e si muoveva in modo ammirevole, ma la sua bellezza classica e i suoi capelli biondo cenere, lunghissimi e raccolti in un alto chignon, erano del tutto fuori moda. Dovette ammettere, però, che se anche li avesse tagliati secondo il gusto dell’epoca sarebbe sembrata ridicola.

    Ciò che lady Charlotte non poteva immaginare era che la scarsa cura e la povera toilette di Chloe erano maggiormente dovute alla mancanza di denaro, piuttosto che al cattivo gusto della ragazza. Voltare e rivoltare, era il motto che si ripeteva Chloe quando si rammendava i vestiti, ma niente di ciò che poteva fare con ago e filo avrebbe potuto farli tornare di moda.

    Marianne fece qualche moina alla zia: «Non sono affatto contenta, zietta. Chloe è sempre così inopportuna... Non mi permette mai di comprare ciò che voglio, e insiste che acquisti, invece, proprio quello che non voglio».

    «Be’, le vostre scelte erano più adatte a una ballerina da circo equestre... e visto che non avete in programma di esibirvi, penso che il bianco sia il colore che vi si addica di più» spiegò Chloe, giudiziosamente. Alle volte avrebbe voluto prendere a sberle la giovane Marianne, ma una parente povera che ha intenzione di mantenere il proprio posto di dama di compagnia, per mangiare e avere un tetto sopra la testa, deve accettare gli stravaganti capricci delle ragazze che vengono loro affidate.

    Nessuno poteva immaginare il suo tumulto interiore, la paura che l’attanagliava al pensiero che, una volta che Marianne si fosse sposata, si sarebbe dovuta trovare in fretta un altro incarico.

    La necessità di dimostrarsi paziente, di tenere a freno la lingua e di accettare di essere trattata come una sottoposta dai suoi familiari, era una virtù che Chloe aveva sviluppato negli ultimi dieci anni ed era molto diversa dall’esuberante spontaneità che l’aveva contraddistinta quando aveva l’età di Marianne. Aggiunta ai suoi lineamenti classici, quella calma la faceva sembrare ancora più severa, ma aveva l’effetto di far scappare gli uomini e rendere piuttosto deferenti e gentili le donne. La stessa Serena, non osava essere troppo crudele con lei in pubblico, anche se non perdeva l’occasione di deriderla in privato.

    «La campagna sarà una vera noia dopo la Stagione» aveva ripreso a lamentarsi Marianne.

    «Non ne sarei così sicura» ribatté Chloe. «Lady Marchingham ha invitato molta gente interessante appositamente per voi.»

    «Sì» intervenne Serena, «sir Patrick Ramsey ha promesso di raggiungerci non appena ci saremo sistemati, quindi non ti mancherà il divertimento.»

    Chloe e Marianne avevano incontrato sir Patrick verso la fine della Stagione. In città si diceva che avesse appena ereditato il suo titolo e tutte le sue ricchezze in circostanze che avrebbero potuto essere definite poetiche da alcuni, semplicemente dolorose dai più.

    Chloe, di solito, non dava particolare importanza agli ammiratori di Marianne, ma si limitava a catalogarli. Eppure, per qualche strano motivo, ricordava bene sir Patrick.

    Se ne sorprese: dopotutto, lui non l’aveva quasi vista, così come tutti gli altri, dato che era solo la dama di compagnia della fanciulla. Ormai Chloe era abituata a essere considerata una sorta di scomodo peso che i pretendenti dovevano sopportare per passare un po’ di tempo con la loro innamorata. Eppure, si stupiva di ricordare quell’uomo alto, dal portamento elegante, con spalle larghe e un paio d’occhi grigi e furbi.

    Occhi che, non aveva mancato di notare, si erano posati su Serena, piuttosto che su Marianne, anche se era su quest’ultima che si supponeva dovesse ricadere la sua attenzione.

    I pettegolezzi dicevano che stava cercando moglie, e dicevano anche che non era stato altro che un povero soldato, il figlio più giovane di un ricco possidente, che aveva ricevuto un’inaspettata eredità. Gli occhi grigi e furbi si erano soffermati per un attimo sull’insignificante dama di compagnia, col suo cappellino da serva e i capelli biondo pallido, ed erano poi volati su Marianne, che aveva considerato come possibile moglie, anche se lui ormai aveva passato la trentina e lei aveva solo diciotto anni.

    Eppure, qualcosa le diceva che l’interesse dell’uomo era tutto per Serena e non per la sua pupilla. I gesti, così come gli sguardi verso Marianne erano compiti e deferenti, ma meccanici. Se davvero pensava di sposarla, non lasciava trapelare i suoi sentimenti. Dal canto suo, la ragazzina lo trovava affascinante, ma del resto tutti lo trovavano affascinante, anche se non aveva mancato di confidare a Chloe: «Ma è così vecchio! Ha più di trent’anni. Ed è solo sir Patrick».

    «Ma è ricchissimo» le aveva risposto Chloe, anche se il commento non era troppo elegante.

    «È vero, ma molti dei suoi possedimenti sono in Scozia e io non ho nessuna voglia di vivere tra i selvaggi...»

    «Possiede anche molte case, alcune nel sud dell’Inghilterra, una appena fuori città» aveva ribattuto Chloe domandandosi perché si desse tanta pena per sir Patrick e perché continuasse a pensare a lui raccomandandolo a Marianne. Era uno scavezzacollo, e Marianne aveva bisogno di qualcuno che le mettesse dei freni. Chloe pensò, invece, che la ragazza stesse iniziando a somigliare sempre più a Serena, che era fedele a tutti meno che a suo marito. Forse era proprio quello che sir Patrick si meritava: una moglie che l’avrebbe tradito con tanti altri e il cui comportamento sarebbe stato una nemesi per il modo in cui lui stesso si faceva gioco dei mariti delle sue amanti. Perché la cosa la faceva stare così male?

    Dovrei smetterla di pensare a queste cose, sono una vecchia zitella e finirò per avere in eterno l’aria di una che ha appena succhiato un limone! Si domandò se era così che sir Patrick l’aveva vista, il che era assurdo, si disse, perché probabilmente non l’aveva notata affatto.

    Non le aveva mai parlato, se si esclude quella volta al ballo di lady Leominster quando le aveva chiesto il permesso di ballare con Marianne e poi le aveva detto: «Mi permettete di portare miss Marianne a passeggiare sulla terrazza? Non saremo soli, molti della compagnia di stasera si trovano già lì».

    «Oh, certo sir Patrick» non era riuscita a trattenersi dall’acconsentire lei, «sono sicura che miss Marianne è al sicuro con voi» aveva detto ponendo un particolare accento sul nome della ragazza.

    Al che lui, che le aveva già girato le spalle, era tornato a voltarsi e le aveva scoccato un’occhiata carica di malizia, per poi rispondere: «La vostra fiducia è disarmante, madame. Spero di meritarmela».

    «Quanto a questo, sir Patrick,» aveva ribattuto lei, «spero che abbiate sempre ciò che meritate.»

    Lui era scoppiato in una genuina risata. «Oh, spero anche qualcosa di più. Come sostiene il Bardo, se ogni uomo dovesse avere solo ciò che si merita, a ognuno non spetterebbero altro che delle frustate.»

    Quell’affermazione dotta l’aveva stupita, ma non poteva certo crogiolarsi nell’idea di avergli fatto una qualche impressione. Sir Patrick aveva distrattamente usato il suo fascino anche su di lei, così come faceva con tutti, ma era l’amante di Serena e, forse, sarebbe stato il pretendente di Marianne. Il che lo rendeva assolutamente inavvicinabile.

    Chloe non sapeva neppure se desiderasse effettivamente destare il suo interesse. Quello non era certo il tipo d’uomo che lei trovava attraente, nonostante il suo bell’aspetto. Sospettava infatti che fosse uno stupido, visto che era un ex soldato...

    E chi mai avrebbe potuto essere, pensò sarcastica, quell’uomo colto e brillante che poteva arrivare per lei e salvarla dal suo stato di nubilato e indigenza?

    Non fare la bambina, Chloe. Il tuo destino è quello di cucire, portar fuori i cani per la loro passeggiata, controllare il comportamento delle signorine dabbene e tener compagnia alle anziane signore. Quelli come sir Patrick non erano per lei.

    «Ascoltami, per favore, Patrick» disse Lady Hetta Lochinver che gli sedeva di fronte mentre sorseggiava il suo tè. Lui la guardò, annoiato. «Ora che hai preso possesso dei tuoi averi, è tuo dovere generare un erede. Ti devi sposare, Patrick caro, non sei più tanto giovane e presto le ragazze da marito non ti troveranno così appetibile.»

    Lui la guardò fingendo d’essere offeso. «Vi assicuro, zia, che rappresento ancora un buon partito.»

    «Lo so, caro. Per ora. Ho dato uno sguardo alle debuttanti di questa Stagione. Di sicuro una di loro potrebbe essere di tuo gradimento. Marianne Temple, per esempio. Non solo ha una dote piuttosto cospicua, anche se penso che non sia un requisito determinante per la tua scelta, ma è anche molto bella.»

    «Ah, quella con la dama di compagnia?» fu tutto quello che riuscì a risponderle lui.

    «Tutte hanno una dama di compagnia, Patrick» ribatté la zia chiedendosi come mai ne ricordasse una in particolare. «Si tratta di Chloe Transome, la nipote del generale. Senza il becco d’un quattrino, poveretta, come tutti i Transome, d’altronde.»

    «Ha combattuto in America» ricordò lui con una certa professionalità. Serbava in memoria il viso della donna, dall’espressione dura e i lineamenti classici, e rammentava bene alcune battute sarcastiche della conversazione che avevano intrattenuto, durante la quale miss Transome gli aveva fatto sapere d’essere al corrente della sua relazione con Serena Marchingham e di non approvarla.

    «Quindi è veramente una fortuna che sia stato invitato a Marchingham Place, ora che la Stagione è finita, così potrò dare un’occhiata più da vicino a questa Marianne Temple, sempre che la sua ringhiosa dama di compagnia mi lasci avvicinare. È un vero esempio di virtù, e il suo portamento è uguale a quello dei soldati di suo nonno.»

    Era proprio da Patrick, pensò lady Hetta, notare la dama di compagnia e non la possibile fidanzata.

    «Devi darti da fare, caro nipote...»

    «Devo proprio?» Lui assunse un’espressione comica, ma estremamente attraente. Le donne andavano pazze per lui ed era diventato subito lo scapolo più ambito della Stagione, ma aveva scoperto, con una certa sorpresa, che i divertimenti mondani gli erano già venuti a noia. Non era felice.

    Parte di questa infelicità la doveva al fatto che la sua attuale fortuna era la conseguenza della morte dell’adorato fratello, Hugh, e del

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