La musica dei sensi: Harmony Destiny
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Catherine Mann
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Book preview
La musica dei sensi - Catherine Mann
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Playing for Keeps
Harlequin Desire
© 2013 Catherine Mann
Traduzione di Eleonora Motta
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3051-855-1
1
Tra una nota e l’altra di È un mondo piccolo del coro della scuola media, Celia Patel si ritrovò a considerare che il mondo era davvero un minuscolo punto nell’universo.
Rigirò come una trottola, travolta dalle ragazze che, sebbene la prova di canto non fosse terminata, si precipitarono giù dalle tribune metalliche della palestra, emettendo gridolini eccitati e riversandosi verso il fondo dell’ampio locale, verso di lui.
Malcolm Douglas.
Affascinante cantante rock, sette volte vincitore del Grammy Award e di innumerevoli dischi di platino.
L’uomo che le aveva spezzato il cuore quando erano entrambi adolescenti.
Celia sollevò al volo il leggio dello spartito prima che le ultime scalmanate studentesse lo gettassero a terra nel loro cieco assalto alla star.
Le due corpulente guardie del corpo faticarono ad arginare le ragazze, ma Malcolm fece loro cenno di non allarmarsi. I suoi occhi erano puntati come raggi laser verso Celia e aveva le labbra increspate in quell’irresistibile sorriso da un milione di watt che appariva sulle copertine dei suoi CD e negli spot pubblicitari. Alto e abbronzato, nonostante il successo e la ricchezza, non aveva perso l’aria del bravo ragazzo della porta accanto. Era solo maturato, acquisendo sicurezza e dei notevoli muscoli.
Tuttavia, lei desiderava solo che se ne andasse, sebbene non riuscisse a staccare lo sguardo dal suo.
Indossava calzoni color kaki e mocassini senza calze con elegante disinvoltura: le maniche arrotolate della camicia di jeans esponevano i suoi bicipiti abbronzati e le affusolate mani da musicista. Meglio non pensare a quelle dita dai mille talenti...
I capelli castano chiaro erano ancora luminosi e forti come li rammentava. Un ciuffo ribelle gli scivolava sulla fronte, e lui se lo scostò scrollando sensualmente la testa. I suoi occhi azzurri – oh, quegli occhi – le riportarono alla memoria come divenissero di un intenso blu quando era sul punto di baciarla con tutto l’ardore dell’adolescenza.
Che cosa diavolo era venuto a fare lì? Malcolm non metteva piede ad Azalea, nel Mississippi, da ben diciotto anni, da quando un giudice, amico del padre di lei, gli aveva offerto la possibilità di evitare il riformatorio, optando per la scuola di correzione militare. Da quando l’aveva lasciata spaventata, incinta e determinata a salvaguardare la propria esistenza.
Sebbene lui apparisse spesso sulle prime pagine delle riviste scandalistiche, vederlo di persona, dopo tutti quegli anni, le provocò un’emozione diversa. Strinse le labbra al pensiero di quante volte aveva cambiato stazione radiofonica nel momento in cui veniva trasmessa una sua canzone.
Dall’altra parte della palestra, lui stava elargendo autografi a tutte le adolescenti che lo attorniavano e le si strinse il cuore mentre pensava a come avrebbero potuto andare le cose, se solo fossero stati in grado di tenere la loro bambina e crescerla insieme. Ma il destino aveva scelto diversamente e i suoi sogni si erano infranti il giorno in cui aveva consegnato sua figlia a una famiglia adottiva.
Con un lungo sospiro, raddrizzò le spalle e, dopo un’ultima occhiata ai ragazzi del coro rimasti seduti sulle tribune con i loro videogiochi, si diresse verso l’assembramento urlante tutto al femminile, pronta ad affrontare con dignità quell’inaspettata visita.
«Ragazze, date un po’ di respiro al signor Douglas» le redarguì, resistendo all’urgenza di spianare con le mani il proprio abito giallo. «E non tentate di strappargli i capelli per poi venderli online!»
Sarah Lynn Thompson, colta sul fatto, abbassò subito la mano con il viso in fiamme.
Malcolm ripose la propria penna nel taschino della camicia. «Tutto a posto, Celia, ma grazie per avermi salvato da una precoce calvizie.»
«Celia?» esclamò Valeria. O era Valentina? Erano gemelle identiche. Impossibile distinguerle. «Signorina Patel, lei lo conosce? E non ce l’ha mai detto?»
«Frequentavamo lo stesso liceo» tagliò corto lei per placare gli entusiasmi. «Ora, per cortesia, tornate a prendere posto sulle tribune. Sono certa che il signor Douglas sarà felice di rispondere alle vostre domande, visto che ormai le nostre prove per il coro sono state interrotte.»
Sarah Lynn rimase incollata al fianco di Celia. «Voi due uscivate insieme?»
La campanella suonò segnalando il termine della lezione e delle domande imbarazzanti. «Mettevi in fila e andate nella vostra classe.»
Conducendo fuori i ragazzi, notò divertita che la preside e la segretaria erano immobili sulla porta ad ammirare con occhi sognanti la star della città. Nell’atrio s’imbatté in altre quattro guardie del corpo, mentre un’imponente limousine attendeva fuori dall’entrata principale della scuola. Davanti e dietro di essa, sostavano due altre vetture dai finestrini oscurati.
Dopo aver stretto la mano alla preside e alla segretaria, Malcolm scambiò con loro qualche parola di presentazione con l’ironica spavalderia di chi è consapevole della propria notorietà. «Lascerò alcune foto autografate per i vostri studenti.»
Quando l’ultimo dei ragazzi fu sparito lungo il corridoio e le due donne furono tornate nei loro uffici, lei rimase da sola a un passo da Malcolm, sempre con i due mastini alle calcagna. Sai che intimità...
«Immagino che tu sia qui per vedere me.»
«Esatto, mia cara.» Lui strascicò le parole con un seducente tono baritonale che fece vibrare ogni corda del suo intimo. «C’è un posto in cui possiamo parlare senza essere disturbati?»
«I tuoi uomini rendono irrilevante la questione, non credi?»
Malcolm fece un cenno del capo ai due pilastri dal volto inespressivo e questi si allontanarono senza battere ciglio. «Rimarranno fuori dalla porta, ma sono qui per la tua protezione, oltre che per la mia.»
«Per proteggere me?» Celia indietreggiò per frapporre una leggera distanza da lui e dalla fragranza avvolgente del suo dopobarba. «Dubito di poter diventare l’idolo dei tuoi fan solo perché ci conoscevamo secoli fa.»
«Non è quello che intendevo.» Si passò una mano sulla nuca, come se dovesse riflettere sulle parole appropriate da usare. «Mi sono giunte voci che ci sono state minacce contro di te. Quindi, credo che sia appropriato usare le dovute attenzioni. Non credi?»
L’unica protezione di cui lei aveva bisogno era contro l’improvviso agitarsi delle sue sensazioni, oltre che degli ormoni. «Grazie, ma va tutto bene. Qualche telefonata o sciocchi biglietti minatori non mi spaventano. Mi accade spesso quando mio padre ha a che fare con qualche caso scottante.»
Si domandò come mai Malcolm ne fosse a conoscenza. Un brivido freddo le attraversò la schiena mentre il panico le strinse la gola. Deglutì, rifiutandosi di permettergli di disturbare la sua quieta esistenza. La sua vita riguardava solo lei. Non era più la giovane devastata da una violenta depressione post partum. Dannazione. Era una donna ormai e, sebbene i nervi fossero tesi come corde di violino, decise di rimanere impassibile. Incrociò le braccia e attese.
Amare Celia Patel gli aveva stravolto l’esistenza per sempre. Per diciotto lunghi anni era riuscito a tenersi a distanza, ma la sua mente e il suo cuore erano rimasti aggrappati a lei. E il motivo per cui si trovava lì adesso era la conoscenza di ogni particolare della sua vita, delle minacce alla sua sicurezza. Non gli rimaneva che escogitare la maniera per convincerla a permettergli di starle vicino e proteggerla. Forse così avrebbe potuto espiare la distruzione che aveva portato nelle loro vite e proseguire per la sua strada senza il fardello di un sentimento che, a volte, dubitava fosse reale.
La reazione del proprio corpo sin dal primo istante in cui l’aveva rivista, però, testimoniava che la loro attrazione era autentica al cento per cento. Non l’aveva mai dimenticata nemmeno viaggiando in ogni angolo del mondo e cantando in stadi traboccanti di pubblico entusiasta e osannante. Anche adesso non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. Contemplò i suoi capelli castani, ondulati e morbidi che le ricoprivano le spalle e che ondeggiavano a ogni suo passo. L’abito giallo che le accarezzava il corpo come un tempo gli era concesso fare con le proprie mani.
La seguì nella palestra, la stessa che avevano frequentato ai tempi della scuola. Aveva cantato nel coro solo per stare insieme a lei, insensibile alle battute sarcastiche dei compagni. Finché uno sciocco si era rivolto a Celia con qualche appellativo colorito. Malcolm lo aveva steso con un pugno ed era stato sospeso per tre giorni.
A quanto pareva, la situazione non era affatto cambiata. Uno dei suoi contatti lo aveva informato di un caso scottante nella lista delle cause del padre di lei, una grave questione di droga e sembrava che Celia fosse stata designata come obiettivo per ottenere vendetta. Benché ne avesse informato la polizia e avesse elargito loro prove che dimostravano la veridicità di quanto affermava, nessuno si era disturbato ad analizzarle. Gli outsider non erano ben visti e le autorità erano troppo orgogliose e testarde per riconoscere la loro incapacità.
Qualcuno, quindi, doveva prendere le redini della situazione. E quel qualcuno era Malcolm. Niente gli avrebbe impedito di proteggere Celia.
Lei aprì la porta del proprio ufficio, la schiena eretta, ed entrarono in un locale angusto, il cui unico arredamento era rappresentato da una piccola scrivania e qualche mensola sui cui erano riposti spartiti e ogni tipo di strumento musicale, dal triangolo allo xilofono e persino dei bonghi.
Celia si volse verso di lui agitando l’ariosa chioma castana che gli sfiorò il polso. «È una specie di ripostiglio in cui tengo ciò che mi serve per le lezioni. Di norma, mi sposto da una classe all’altra, o ci raduniamo in palestra.»
Lui finse di aggiustare l’orologio per allontanare la piacevole sensazione dei suoi capelli sulla pelle. «Tutto è come allora. Non mi pare sia cambiato niente.»
«C’è qualcosa di diverso, Malcolm. Io sono diversa» affermò lei con un tono gelido.
«Non intenderai sgridarmi per aver interrotto la tua lezione?»
«Non potrei mai.» Celia prese a giocherellare nervosamente con un ukulele sulla sua scrivania, che risuonò languido nell’aria. «Poterti conoscere è stato un avvenimento importante per le ragazze.»
«Non per te, però.» Malcolm affondò le mani nelle tasche dei pantaloni per evitare di carezzarle le dita affusolate. Fu assalito dai ricordi di quando suonavano insieme, dell’amore per la musica che condividevano e si trasformava in un istante in amore per i loro corpi. Possibile che, nonostante fosse trascorso così tanto tempo, quelle sensazioni, quelle immagini fossero ancora fresche nella sua mente?
«Perché sei qui? Non c’è in programma alcun tuo concerto nella zona.»
Gli occhi gli scintillarono. «Sei informata sulle tappe del mio tour?»
«Tutta la città segue ogni tuo singolo respiro. Sanno cosa preferisci per colazione, con quale ragazza esci. Uno dovrebbe essere cieco e sordo per non essere aggiornato sul ragazzo d’oro. Personalmente, è da molto tempo che non faccio più parte del Malcolm Douglas fan club.»
«Questa è la Celia che ricordo» sorrise.
Lei no. Anzi, i suoi occhi dardeggiavano. «Non hai ancora risposto alla mia