I Baci di Matteo Salvini: I 37 Segreti di una Propaganda
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Non si sofferma sui contenuti, che sarebbero mutevoli e non significativi, ma ne sviscera la pura tecnica, in modo ordinato e chiaro, con una prosa scorrevolissima. È un saggio breve, che si legge d’un fiato, essenziale per avere un bagaglio esperienziale di linguaggio politico, per non farsi sorprendere dalle strategie retoriche, per decifrare la politica indipendentemente dalla messinscena.
Per l’attivista è d’obbligo addentrarsi nelle strategie oratorie, essere consapevole di come il linguaggio riesca a persuadere, possa fare la differenza. Decostruisce il linguaggio dominante, anche per immaginare una possibile alternativa per il linguaggio della sinistra.
Costituisce una occasione imperdibile per:
- riflettere su una propria possibile comunicazione,
- trovare un modo passionale e carismatico per esprimere l’attivismo politico e sociale,
- creare una comunicazione brillante adeguata ai propri fini.
Non rinviare e restare nel dubbio. Aggiungi al carrello.
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I Baci di Matteo Salvini - Francesca Vian
Moro
INTRODUZIONE
Matteo Salvini ha una propaganda potente, continua, martellante, incalzante, insinuante, suadente, e tutta da studiare. Se molti ne parlano, ad oggi essa non è stata analizzata, scomposta, disarticolata nelle sue componenti e nei suoi meccanismi di funzionamento. È l’ambizione di questo saggio, cioè di proporre una analisi tecnica dei discorsi e dei testi scritti sui social, uno studio del tutto inedito, una strada affinché il lettore possa decidere della politica di Salvini, con maggiore consapevolezza dei mattoni propagandistici di cui si compone la sua epica.
Salvini comunica essenzialmente attraverso i social e i discorsi. Le due forme hanno degli aspetti comuni, ma sono molto diverse.
I messaggi che appaiono nei social, ogni giorno, con una media di undici al giorno soltanto su Facebook, non sono scritti direttamente da Salvini, ma da un’équipe guidata dal filosofo informatico Luca Morisi, che si avvale di un software collaborativo denominato ‘La Bestia’ [1], in cui nulla è lasciato al caso. C’è tanta scuola, tanta attenzione e tanta tenacia nell’immergerci in quello che dice la rete
dichiara Morisi in una intervista [2]. I post sono letti da chi è già pro-Salvini oppure da chi è radicalmente contrario; essi mantengono il consenso dei fedelissimi. Però rimbalzano nella stampa e nei media, e le persone possono dunque avvicinarsi al pensiero di Salvini, leggendo il giornale o ascoltando il telegiornale.
Sono i discorsi la vera miniera di nuovi consensi: il comizio è in genere seguito dai fan, ma l’intervista, la conferenza stampa, la dichiarazione finiscono in televisione e vengono sentite da tutti, aprendo la possibilità di simpatizzanti. In particolare, nel periodo oggetto di studio, la fase della Lega al governo, Salvini domina la scena mediatica.
Nei discorsi, egli improvvisa senza difficoltà. Nei comizi, parla quaranta minuti senza fogli, in un susseguirsi di argomenti, collegati – e quasi serrati - l’uno all’altro. Poiché la caratteristica più importante dei discorsi di Salvini è l’uso del ritmo, essi rendono meglio se ascoltati dalla sua voce.
Il team è abile a cesellare prodotti ideologici, uno sopra l’altro, sotto forma di post; Salvini è ancora più abile a maneggiare le parole nelle dichiarazioni a voce. Le due facce della medaglia della sua comunicazione, in parte con disegni uguali, in parte diversi, sono entrambe determinanti per il suo consenso, ma la lingua parlata è certamente meno studiata dai critici.
La mia descrizione si limita al periodo in cui Salvini è ministro dell’Interno e vicepresidente del Consiglio della XVIII legislatura, carica alla quale è salito il primo giugno 2018, forte di un’investitura popolare del 17%, e che si è conclusa il 5 settembre 2019.
La costruzione che Salvini compie della propria epopea è fatta di note: la nota ridicola; quella un po’ più rabbiosa; quella del robe da matti
, cioè legata allo scarto dalla realtà; è una propaganda – come vedremo - serrata nella sua brevitas, devota al ‘vago’. È rilevante l’impegno scenico in tutte le direzioni: l’abito, la scelta del colore blu, i baci, l’autoscatto con i telefonini. Per ogni variabile esaminata, si studieranno sia i post, sia i discorsi, delimitando nettamente gli aspetti formali da quelli di contenuto, che non verranno esaminati, se non per i Leitmotiv della propaganda. Alcune opposizioni politiche fanno confusione tra i modi di Salvini e i contenuti, aggrediscono senza analizzare, e soprattutto sono preda della rabbia, ma con la rabbia, diceva Pasolini, non si va da nessuna parte.
[1] La Bestia è il nome della macchina propagandistica di Matteo Salvini, cosiddetto software collaborativo, che regola la pubblicazione dei contenuti. Lo staff se ne avvale per diverse attività. Morisi minimizza sempre il ruolo del software, ad esempio in questa intervista a Lorenzo Pregliasco: Questi strumenti non esistono per fare delle sentiment analysis o aggregare commenti in base ai temi: quella è un’attività che facciamo manualmente, non c’è alcun listening automatico. Dopo tanti anni che viviamo sui social - e Salvini in primis che ha il
fiuto del comunicatore - sappiamo capire le dinamiche. Quando passi le tue giornate a leggere, confrontare, a vedere cosa pensano le persone, quali sono i risultati che i post sui vari temi ottengono, riesci
manualmente a capire dove devi andare a parare. Quindi nessun algoritmo, nessun automatismo: è tutto basato sul fiuto di Salvini e in parte sulla nostra analisi successiva sul rendimento delle pubblicazioni
. Nel ridimensionare il ruolo della Bestia, ci spiega però che lo studio sui contenuti da comunicare è notevole (in AA. VV., Fenomeno Salvini. Chi è, come comunica, perché lo votano?, a cura di Giovanni Diamanti e Lorenzo Pregliasco, Roma, Castelvecchi editore, 2019).
[2] La fonte è l’intervista di Lorenzo Pregliasco, citata nella nota precedente.
9 PASSI DELLA COMUNICAZIONE
Lessico quotidiano
Come la pubblicità insegnava da tempo
Giuseppe Antonelli [3]
Il lessico non è mai ricercato. Cioè… è ri- ‘cercato’, ma fra le parole comuni, della vita di tutti i giorni. È una ‘ricercata’ lingua non ricercata.
[3] Giuseppe Antonelli, Volgare eloquenza. Come le parole hanno paralizzato la politica, Bari, Laterza, 2017.
Brevitas
Più la frase è breve, più l’emozione che suscita è lunga
[4]
Questa lingua immediatamente comprensibile sta all’interno di frasi impostate sulla brevitas, una forza-chiave della comunicazione di Salvini: egli spiega i suoi concetti molto brevemente e molto chiaramente. Risponde alle domande con dei flash. La brevitas si compone anche di frasi brevi, ma non coincide soltanto con esse.
[4] La frase è mia. Tuttavia, mi conforta l’opinione di George Klaus: Le frasi brevi permettono di scivolare rapidamente sulle informazioni sgradite; consentono di suscitare emozioni maggiori e più forti che non le frasi lunghe
. George Klaus, Il linguaggio dei politici. Tecnica della propaganda e della manipolazione, Milano, Feltrinelli, 1976.
Argomentazione evanescente
"L’affermazione pura e semplice, svincolata da ogni ragionamento
e da ogni prova, costituisce un sicuro mezzo per far penetrare un’idea
nello spirito delle folle. Più l’affermazione è concisa, sprovvista
di prove e di dimostrazione, più essa ha autorità."
Gustave Le Bon [5]
Salvini ha indubbiamente pregevoli capacità di sintesi, ma non si cimenta in argomentazioni approfondite. Enuncia. Non sviscera gli argomenti. Adotta procedure semplificative, anche se tutt’altro che inefficaci. Se esamina le opinioni degli oppositori, di solito ironizza, oppure sposta l’attenzione.
[5] Gustave Le Bon, Psicologia delle folle, 1895 (il testo è in rete). La frase è citata, a proposito di Salvini, da Matteo Pucciarelli, in Anatomia di un populista, Milano, Feltrinelli, 2016.
Indefinito
"Non si definisce chi siamo noi e chi siete