I Mozart, come erano - Volume 2: Una famiglia alla conquista dell'Europa
By Diego Minoia
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Il racconto della loro vita e dei loro viaggi (Austria, Germania, Paesi Bassi, Francia, Inghilterra, Svizzera e i tre viaggi in Italia), per conoscerli e capirli, seguendoli passo passo nelle tappe degli avventurosi viaggi compiuti. Vita e avventure della famiglia Mozart nell'Europa del '700: oltre il Mito per vedere la loro umanità.
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I Mozart, come erano - Volume 2 - Diego Minoia
italiano
I Mozart, come erano
Diego Minoia
I Mozart, come erano
Una famiglia alla conquista dell'Europa
I viaggi, la musica, gli incontri, le curiosità
Il contesto storico-sociale, la famiglia,
l’infanzia e l’adolescenza di Wolfgang Amadeus
Volume 2
(1763 - 1775)
www.diegominoia.it
Tutti i diritti riservati
Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta senza il consenso scritto dell’autore
Copyright © Diego Minoia 2020
www.diegominoia.it
info@diegominoia.it
ISBN 979-12-200-6605-1
Designer copertina: Marta Colosio
Diego Minoia
I Mozart, com’erano
Una famiglia alla conquista dell'Europa
I viaggi, la musica, gli incontri, le curiosità
Piano dell’opera
Volume 1
1^ parte: Salisburgo e la famiglia Mozart
Salisburgo - I Principi-Vescovi - Curiosità salisburghesi - La musica alla Corte dei Principi-Vescovi - I musicisti della Corte salisburghese - La famiglia Mozart (la madre, la sorella, il padre, Wolfgang) - Il posto di Wolfgang nella Storia della Musica - La vita dei Mozart a Salisburgo - I guadagni dei Mozart - Il catalogo delle composizioni mozartiane
2^ parte: Pensiero, cultura e società nel '700
La situazione geo-politica verso la metà del secolo XVIII - L'Illuminismo - La società ai tempi dei Mozart - Teatro, potere e società - Il teatro e gli impresari - Le dediche e i guadagni di compositori e librettisti - I castrati
- Musicisti protetti, prestati, rubati - La musica nel '700 - Il ruolo del musicista nella seconda metà del '700 - Il melodramma - La Chiesa e la musica - Evoluzione e perfezionamento degli strumenti musicali nel '700
3^ parte: La vita quotidiana ai tempi dei Mozart
La casa nell'Europa del '700 - Il paniere o guardinfante - Conservatori e Ospedali dei poveri - Il bucato - Il ghiaccio - Il cibo e l'evoluzione del gusto - Artisti e ruolo sociale - Altri vezzi e curiosità: animali domestici, Il Grand habit à la Française
- Parigi, il faro
delle mode - Il gossip e i salotti aristocratici - Il male oscuro
- I salotti di Parigi - Il sesso -
4^ parte: I Mozart prima dei viaggi europei
Dal 1755 al 1762: Leopold Mozart, la Scuola di violino e la formazione dei fanciulli prodigio - L'epistolario mozartiano - Le lettere del 1755/1756 - Leopold Mozart: un po' Autore, un po' commerciante - Le lettere all'editore Lotter di Augusta - La produzione della carta fino al '700 - Lo stratagemma di Leopold - La Fiera - L'editoria nel '700 e il Diritto d'Autore - Le copiature
di Leopold - Le tasse nel secolo XVIII - La formazione musicale di Nannerl e Wolfgang a Salisburgo - Le prime composizioni di Wolfgang
5^ parte: I primi viaggi
Viaggiare nel secolo XVIII: le strade, le Guide, le locande, i pericoli - Un po' di Storia del servizio postale fino all'epoca dei Mozart - I primi viaggi: Monaco e Vienna - Vienna, la Capitale dell'Impero - Curiosità - Epistolario da Vienna - Gli abiti nel secolo XVIII - Le Accademie e la musica a Corte - Il commercio e la diversificazione dei consumi - L'arredamento - Cosa facevano Wolfgang e Nannerl durante le esibizioni? - Le testimonianze di Leopold e di altri presenti - Il fenomeno dei fanciulli prodigio nel secolo XVIII
6^ parte: I Mozart e il Grand Tour europeo/1 - Germania e Paesi Bassi fino a Parigi Cos'era il Grand Tour? - Il Grand Tour al contrario dei Mozart - Le tappe del viaggio: Salisburgo, Monaco, Augusta, Ulm, Ludwigsburg, Bruchsal, Schwetzingen, Heidelberg, Mannheim, Worms, Magonza, Francoforte, Magonza, Coblenza, Bonn, Colonia, Aquisgrana, Liegi, Tirlemont, Lovanio, Bruxelles, Mons, Bonavis, Gournay, Parigi
Volume 2
7^ parte: I Mozart e il Grand Tour europeo/2
Parigi: incontri, speranze, regali, successi, curiosità. Le composizioni parigine
di Wolfgang.
8^ parte: I Mozart e il Grand Tour europeo/3 - Londra
Londra: un mondo nuovo
, incontri musicali formativi, strategie di marketing e crisi di governo. Le composizioni londinesi
di Wolfgang.
9^ parte: I Mozart e il Grand Tour europeo/4 - Il lungo ritorno
Calais, Dunkerque, Lille, Gand, Anversa, Rotterdam, L'Aja, Amsterdam, L'Aja, Haarlem, Amsterdam, Utrecht, Anversa, Bruxelles, Valenciennes, Cambrai, Parigi, Digione, Lione, Ginevra, Losanna, Berna, Zurigo, Winterthur, Sciaffusa, Donaueschingen, Dillingen, Augusta, Monaco, Salisburgo
10^ parte: Salisburgo / Vienna / Salisburgo
Il rientro nella quotidianità salisburghese, il periodo di sedimentazione e di accrescimento degli apprendimenti musicali di Wolfgang, il secondo viaggio a Vienna, l'ulteriore periodo di studi salisburghesi preparatorio ai viaggi in Italia.
Intermezzo
Il Grand Tour in Italia nel secolo XVIII, le opinioni e i diari di altri viaggiatori del Grand Tour, L'Europa e l’Italia nella seconda metà del secolo XVIII
11^ parte: Primo viaggio in Italia
Salisburgo, Innsbruck, Bolzano, Rovereto, Verona, Mantova, Milano, Lodi, Parma, Bologna, Firenze, Roma, Sessa Aurunca, Capua, Napoli, Roma, Civita Castellana, Terni, Spoleto, Foligno, Loreto, Senigallia, Pesaro, Rimini, Imola, Bologna, Parma, Piacenza, Milano, Torino, Milano, Brescia, Verona, Vicenza, Padova, Venezia, Padova,Vicenza, Verona, Rovereto, Bressanone, Innsbruck, Salisburgo
12^ parte: Secondo viaggio in Italia
A Milano per la composizione della Serenata teatrale Ascanio in Alba
, di nuovo a Salisburgo
13^ parte: Terzo viaggio in Italia
A Milano per la composizione dell’opera Lucio Silla
, a Salisburgo al servizio della Corte
14^ parte: Vienna e Monaco
Tentativi infruttuosi a Vienna - La finta giardiniera
a Monaco – Il mesto rientro a Salisburgo – Il licenziamento dei Mozart – La separazione tra Leopold e Wolfgang – Partenza di Wolfgang con la madre per cercare fortuna altrove
Avviso per il lettore: nel libro sono presenti parti con sfondo grigio. Si tratta d’informazioni e approfondimenti che completano la trattazione e ampliano la comprensione sugli argomenti immediatamente prima trattati. Pur essendo lecito saltarle per non interrompere la lettura delle vicende strettamente legate alla famiglia Mozart (ritornandoci magari in altro momento), mi auguro che vengano apprezzate come contributo a inserire ogni situazione narrata nel suo contesto storico e sociale.
Presentazione
Perché questo libro? Perché non c’era! Ho cercato per anni un libro sulla famiglia Mozart con queste caratteristiche. Non avendolo trovato, come ho sempre fatto con i miei libri, l’ho scritto io. Di pubblicazioni su Mozart se ne possono trovare a decine, alcune con la sola biografia di Amadeus, altre con dettagliate e tecniche analisi musicali delle sue composizioni, altre ancora con un misto di biografia e analisi musicale.
Questo libro è diverso da tutti gli altri, il lettore se ne accorgerà fin dalle prime pagine. Per cominciare si occupa dell’intera famiglia Mozart, non solo di Wolfgang. Poi non contiene analisi musicali delle composizioni e la biografia è ricostruita in gran parte estraendo le informazioni dalla fonte più diretta e autorevole: l’epistolario mozartiano. Infine è ricchissimo di argomenti non presenti nelle altre pubblicazioni sui Mozart: informazioni sulla loro epoca, sul modo di pensare e di vivere, curiosità su eventi e situazioni che li videro protagonisti ecc.
Con questo lavoro vorrei fornire uno strumento nuovo, meno specialistico e di certo non musicologico, ma più ricco di informazioni e spunti che permettano di immergersi a tutto tondo nel modo di vivere e pensare del secondo ‘700.
Spero di essere riuscito a umanizzare i Mozart, senza svilire il soggetto ma esponendo in modo semplice e chiaro le argomentazioni tratte dal mio ultradecennale interesse per Amadeus, Leopold, Nannerl e i mille personaggi con cui entrarono in contatto.
Fin dall’inizio mi sono proposto di scrivere un libro che fosse interessante e leggibile con facilità e divertimento sia da parte dei musicisti (che non sempre trovano nelle pubblicazioni specialistiche informazioni di approfondimento per comprendere meglio il contesto in cui i Mozart vissero) sia da parte dei musicofili (i quali potranno avvicinarsi al Genio
salisburghese senza doverlo osservare dal basso verso l’alto del piedistallo su cui troppo spesso viene relegato).
Il tutto trattato senza inutili voli pindarici da critico
, ma con la vicinanza e l’affetto che i Mozart si meritano per ciò che hanno dato all’Umanità, ottenendo in cambio ben meno di ciò che ci hanno regalato.
Racconterò quindi di com’erano veramente i Mozart, di come si viveva e pensava nel secolo XVIII aggiungendo, ogni volta che mi è parso utile per il lettore, curiosità e brevi approfondimenti relativi a situazioni o argomenti legati strettamente a ciò che videro, fecero, pensarono i Mozart quando stavano a Salisburgo, quando viaggiavano nel tour europeo
, quando vennero per ben tre volte nell’amata Italia ecc.
In questo lavoro ci occuperemo del periodo che va dal 1747 al 1775, quasi un trentennio che comprende la formazione della famiglia Mozart, la nascita dei figli, le prime uscite da Salisburgo per farli conoscere come bambini prodigio, il Grand Tour europeo, i tre viaggi in Italia fino agli ultimi tentativi a Vienna e Monaco fatti da Wolfgang insieme al padre.
Dopo questo periodo Wolfgang viaggiò solo (con eccezione della breve parte iniziale del viaggio tra Monaco e Parigi, dove fu accompagnato dalla madre, che in quella città morirà), si trasferì definitivamente a Vienna, si sposò e concluse la sua parabola artistica e umana nel 1791. Il periodo successivo al 1777, quindi, rientra in una fase nuova della vita di Amadeus che esula dall’ambito di questo testo.
Il lettore interessato a questo lavoro potrà scegliere, in base alle sue preferenze e abitudini, tra l’acquisto della versione e-book o l’edizione tradizionale cartacea, entrambe in due Volumi.
Buona lettura!
7^ parte
I Mozart e il Grand Tour europeo/2
22^ tappa: Parigi
Parigi (da venerdì 18 novembre 1763 a martedì 10 aprile 1764)
Qualche notizia su Parigi
Origini: insediamento celtico già da secoli, all'arrivo dei Romani nel 53 A.C. era un villaggio della tribù dei Parisi. Assediato e conquistato fu rinominato Lutetia parisiorum. Divenuto città romana, con terme e anfiteatro, nel secolo IV appare per la prima volta il nome Parisia civita (città di Parigi) in un testo dello storico Ammiano Marcellino.
Ai tempi dei Mozart: dopo il trasferimento della Corte francese a Versailles, deciso da Luigi XIV nel 1682, Parigi manterrà il ruolo di capitale della Francia e centro culturale ed economico primario. La presenza delle residenze di tutte le principali famiglie aristocratiche del regno e di una borghesia finanziaria e imprenditoriale in ascesa ne fecero una città ricca di teatri e il centro delle mode che poi si propagavano nel resto dell'Europa.
Giunti a Parigi i Mozart alloggiarono quindi all’Hôtel Beauvais, residenza del Conte Eyck, ambasciatore di Baviera. Descrivendo il suo arrivo nella Capitale francese, Leopold Mozart scrive che la periferia della città assomiglia a un villaggio ma, portandosi verso il centro, il paesaggio cambia, con palazzi ben costruiti e comodi dove, lo dice a proposito del palazzo che li ospita, la progettazione è così razionale che " anche i più piccoli angoli servono a qualche cosa". Ovviamente la prima lamentela riguarda gli alti costi: nulla è a buon mercato eccetto il vino. L'elenco delle spese comprende il vitto (che per dieci giorni, escluso pane e vino, costa 2 luigi d'oro, corrispondenti a 22 Fiorini salisburghesi) cui si deve aggiungere ogni giorno due bottiglie di vino (20 soldi) e il pane (4 soldi) portando il costo totale, in moneta salisburghese a 48 Kreutzer per il pranzo e 48 soldi per la cena, evidentemente più parca.
Un completo elenco delle monete di uso comune in Francia e del loro valore di conversione con quelle salisburghesi (che Leopold, come ancora oggi fanno i turisti, cerca di semplificare arrotondando le cifre) permetterà a Hagenauer di capire l'entità delle spese che la famiglia Mozart deve sostenere. Queste notizie avevano anche, come abbiamo già detto, lo scopo di non far pensare ai salisburghesi che i Mozart si stessero arricchendo troppo, scatenando invidie nella piccola Corte principesca che, da lontano, non sarebbe stato possibile depotenziare.
Molte notizie si riserva di comunicarle a voce, al suo rientro, ma alcune ritiene di inserirle nelle lettere, come per esempio quelle sull'acqua di Parigi: " La cosa più detestabile qui è l'acqua potabile che si ricava dalla Senna, che è ripugnante". In effetti, i Mozart erano in una situazione invidiabile in quanto, abitando in un palazzo nobiliare, godevano dei privilegi che la ricchezza procurava al padrone di casa, come per esempio avere l'acqua a domicilio mentre per i comuni cittadini non ricchi procurarsela era un impegno quotidiano e faticoso.
Leopold racconta che i portatori d'acqua di Parigi, avendo ricevuto un privilegio
dal Re dovevano pagare una tassa allo Stato per svolgere il loro lavoro, che consisteva nell'andare a prelevare acqua al fiume o alle fontane e trasportarla in secchi per le vie gridando " dell'acqua!", vendendola poi a chi ne aveva bisogno e poteva pagare. In ogni caso, pur essendo fortunati, anche i Mozart come gli aristocratici erano sottoposti alla routine per il trattamento dell'acqua, che doveva essere fatta bollire e poi riposare per consentire che i residui si depositassero sul fondo del recipiente.
La non osservanza scrupolosa di questa procedura portava a conseguenze poco piacevoli quali, nel migliore dei casi, la diarrea, se non peggio. Leopold dice che quasi tutti gli stranieri che giungono a Parigi, all'inizio, soffrono di questo disturbo e che anche l'intera famiglia l'ha dovuto sopportare, seppure in forma lieve.
L'acqua nel secolo XVIII in Europa
Per capire come siano cambiati nel corso dei secoli gli usi, e gli abusi, l'esempio dell'acqua è paradigmatico. Nelle nostre città moderne diamo per scontato questo prezioso bene: basta aprire un rubinetto ed eccolo apparire, freddo o caldo secondo le nostre necessità.
Si calcola che il consumo pro capite di acqua (usi domestici, industriali, pubblici, agricoli) sia passato dai 200 litri giornalieri della metà del '900 agli oltre 2000 litri di oggi (e oltre, per le zone del mondo più sprecone). Per avere una percezione immediata della differenza basti pensare che nel 1700 un cittadino di Parigi poteva avere mediamente a disposizione 5 litri d'acqua al giorno, passati a 10 litri verso la fine del secolo.
E' evidente che, con quelle quantità a disposizione, la pulizia personale non era ai primi posti tra gli usi dell'acqua: il bagno si faceva nel fiume e d'estate (per i maschi, nonostante ci fosse un preconcetto riguardo alla nocività per il corpo di tale pratica, che si temeva facesse perdere forza al fisico) o nei rari bagni pubblici.
Circa 300 vasche erano disponibili a Parigi nel 1789 nei bagni pubblici cui si possono aggiungere un migliaio di vasche private nelle case dei nobili (ma solo un decimo dei palazzi aristocratici, nel 1750, erano dotati di un’apposita stanza da bagno, sebbene Luigi XVI a Versailles ne avesse fatte realizzare ben sei).
All'epoca dei Mozart, quindi, nelle città europee l'acqua non era un bene a disposizione di tutti comodamente, come ai nostri giorni.
Alla penuria d'acqua si sopperì, progredendo la diffusione delle norme di buona educazione
, aumentando il numero di capi di biancheria negli armadi: il corpo sporco veniva coperto
da biancheria pulita (e il bianco delle vesti inizia a essere associato alla virtù personale).
Non solo, si pensava che la biancheria, assorbendo sporco e sudore del corpo, lo lasciasse pulito.
Ecco quindi che si considera appropriato, anche seguendo i consigli dei medici, cambiarsi la camicia ogni 2/3 giorni, magari in estate o se si è ricchi più frequentemente.
Solo alle parti del corpo visibili si dedica una cauta attenzione lavandole con l'acqua: viso, mani e collo.
Pochi fortunati (nobili, funzionari di alto grado, istituzioni religiose, ospedali) avevano ricevuto particolari privilegi
che consentivano loro un accesso diretto agli acquedotti pubblici, che per altro servivano solo alcuni quartieri cittadini.
Per tutti gli altri ci si approvvigionava al pozzo comune, alla fontana di quartiere o da venditori ambulanti che si rifornivano direttamente da fiumi o canali e giravano di casa in casa offrendo l'acqua portata nei secchi.
Le acque dei fiumi e dei canali però, soprattutto quelli inerenti alle città, erano sempre più inquinate dalle attività che sversavano i reflui direttamente nei corsi d'acqua: concerie, macellerie, lavandaie ecc.
Già nel secolo XVII i principali fiumi europei, come il Tamigi e la Senna, erano definiti latrine (lo scrittore Beaumarchais, sarcasticamente, diceva che " i parigini bevono la sera ciò che hanno scaricato nel fiume la mattina") ma è ancora da loro che Londra e Parigi prendono le quantità d'acqua essenziali per dissetare la popolazione.
Dalle canalizzazioni che portano l'acqua dei fiumi cittadini ai quartieri limitrofi sono però escluse le zone della città più lontane, che dovranno rispondere alle esigenze scavando pozzi collettivi (nei cortili dei condomini o nelle piazze del quartiere) o, per i ricchi, privati.
Neppure i pozzi, però, davano acqua cristallina, inquinati com’erano nella falda freatica da infiltrazioni di ogni genere: dai pozzi neri ai reflui cimiteriali, da cui originavano epidemie di colera e tifo.
L'acqua, se non utilizzata per usi esterni, doveva in ogni caso essere bollita.
L'oro bianco diventa quindi in breve tempo un lusso necessario
tanto da spingere gli Stati a massicci investimenti in acquedotti che, come nel caso di Parigi (quasi per contrappasso) furono finanziati con una tassa sul vino consumato in città.
Ancora per molto tempo l'acqua corrente sarà un lusso per pochi e, per chi aveva la fortuna di vivere vicino a una fontana (altri dovevano fare lunghe camminate con il peso del rifornimento idrico sulle spalle), le code volevano dire tempi d'attesa anche lunghi.
Le donne, perché erano loro prevalentemente a occuparsi del reperimento dell'acqua, potevano portare a casa mediamente 15 litri per volta e magari, dopo la fatica del trasporto dalla fontana fino alla casa, dovevano portarla per quattro, cinque o sei piani fino all'appartamento.
Nel 1782 furono inaugurate le pompe idrauliche realizzate dai fratelli Perrier, che prelevavano acqua dalla Senna e la distribuivano nelle canalizzazioni disponibili, consentendo anche una seppur parziale operazione di lavaggio delle strade principali con conseguente miglioramento della salubrità dell'aria.
Nonostante ciò gran parte dei cittadini dovettero continuare a servirsi dei pozzi e delle fontane pubbliche, a meno che non si potessero permettere di acquistare dai circa 20000 portatori/venditori che percorrevano incessantemente le vie con i loro secchi carichi d'acqua.
Un'altra notizia interessante fornita da Leopold riguarda la posta a Parigi. Da una parte si lamenta del costo per l'invio/ricezione della posta per/da fuori dalla città: le lettere vengono pesate e tassate in modo sorprendentemente caro, quindi chiede a Hagenauer di usare fogli di carta sottile e al figlio di Hagenauer, Johann (che aveva il compito di scrivergli notizie e fatti avvenuti a Salisburgo o che comunque potessero essere d’interesse) di scrivere in piccolo. D'altra parte invece, loda la comodità della cosiddetta piccola posta
che permette di comunicare all'interno di Parigi in modo veloce (la città era suddivisa in zone e la posta partiva quattro volte al giorno per essere distribuita nei diversi settori). Le dimensioni della città, infatti, fanno ’sì che gli spostamenti siano a volte lunghi e costosi, dovendo pagare i mezzi di trasporto pubblici (Leopold ci teneva a presentarsi in modo decoroso ed evitava di andare a piedi presso gli aristocratici per non arrivare sudato e inzaccherato dalla sporcizia delle strade).
Una conferma di questa sua riluttanza a spostarsi a piedi la troviamo in una lettera del 9 gennaio 1764 quando, appena rientrato a Parigi da Versailles, scrive al notaio Le Noir informandolo di essere passato da casa sua senza trovarlo e sottolineando che " Sono venuto a casa vostra perfino a piedi; è davvero notevole!". Per valutare quanto notevole fosse la distanza si sappia che la residenza van Eyck, dove erano ospiti i Mozart, si trovava nei pressi di Place de Vosges mentre la casa del notaio Le Noir era in rue d'Echelle, dietro il Louvre e i giardini delle Tuileries, a circa 2.5 chilometri, tutti in piano e percorribili in meno di 30 minuti.
Questa lettera al notaio ci mostra un'altra curiosità: chi non aveva domestici ad accogliere gli ospiti in assenza del padrone di casa metteva una lavagnetta all'ingresso, dove i visitatori scrivevano il proprio nome, in modo che si sapesse chi era passato … e così fece anche Leopold. Quando può Leopold usa i fiacre
, carrozze pubbliche numerate (come gli odierni taxi) che il nostro definisce miserabili, mentre nelle occasioni più importanti è costretto a noleggiare delle carrozze di rimessa
, molto care anche perché noleggiate per l'intera giornata ma che consentono di entrare direttamente in carrozza nei cortili dei palazzi nobiliari (mentre i fiacre
devono fermarsi sulla strada e gli ospiti quindi entrare a piedi, abbassando la percezione del loro status sociale ed economico).
I Mozart, come abbiamo visto, giunsero a Parigi il 18 novembre 1763 e Leopold avrebbe voluto subito mettersi all'opera per organizzare esibizioni e ottenere gloria e denaro ma un evento luttuoso che coinvolse la Corte francese (la morte per vaiolo dell'Infanta di Spagna Maria Isabella di Borbone-Parma, nipote di Luigi XV) impose un periodo di lutto durante il quale svaghi e intrattenimenti furono sospesi. I Mozart dovettero quindi attendere fino a dicembre inoltrato prima di presentarsi ai principali personaggi della città ma, grazie ai buoni uffici del Barone Friedrich Melchior von Grimm, scrittore e incaricato d'affari a Parigi del Principato di Francoforte, vennero invitati a Versailles, sede della Corte di Luigi XV, dove furono ospitati per sedici giorni presso la locanda Au Cormier.
Friedrich Melchior von Grimm (1723-1807) scrittore e diplomatico
Giunto a Parigi nel 1749 come segretario del Conte di Friese, divenne incaricato d'affari per conto del Principato di Francoforte.
Personaggio di vasta cultura, fu amico degli enciclopedisti Rousseau, Diderot e Voltaire nonché redattore per un biennio del bollettino Correspondance littéraire, philosophique et critique
destinato a informare le Corti europee (da quelle tedesche fino a quella dello Zar di Russia) delle nuove mode e tendenze culturali parigine, destinate in quell'epoca a essere imitate dal resto dell'Europa.
Nella disputa tra i sostenitori dell'opera italiana e coloro che apprezzavano lo stile di Gluck si schierò, apertamente e con tutto il peso delle sue relazioni con l'aristocrazia parigina, a favore dello stile italiano.
Le ottime frequentazioni e l'essere l'amante di Louise d'Epinay, scrittrice e animatrice di uno dei più famosi salotti
parigini gli permisero l'ascesa sociale che lo condurrà a ricevere incarichi diplomatici fino a essere nominato barone, nel 1774, dall'Imperatrice d'Austria Maria Teresa. In qualità di critico letterario e musicale scrisse anche per la famosa rivista Mercure de France.
Nel primo viaggio a Parigi dei Mozart ebbe un ruolo essenziale per il loro successo mentre in seguito, quando Wolfgang andò a Parigi solo con la madre, lo trattò con freddezza e non lo supportò come in passato. Nella sua ultima lettera da Parigi all'amico Hagenauer Leopold Mozart così parla di Grimm: … quest'uomo, questo mio buon amico, questo signor Grimm, grazie al quale qui ottengo tutto
.
Pur essendosi premunito di molte lettere di raccomandazione (tra le quali quella del Conte de Chatelet ambasciatore francese a Vienna, quella del Conte Starhemberg inviato imperiale austriaco a Parigi, quella del Conte von Cobenzl Ministro di Bruxelles, quella del Principe di Conti ecc.) nessuna di esse, a dire di Leopold servì a nulla.
Solo il Conte Grimm " ha fatto tutto" … e pensare che quest’appoggio gli venne grazie alla lettera scritta dalla moglie di un commerciante di Francoforte conosciuta per caso in quella città dove avevano sostato prima di giungere a Parigi!
Ebbene, intanto diede a Leopold Mozart 80 fiorini d'oro per le esecuzioni a casa sua dei ragazzi, poi si diede da fare distribuendo 320 biglietti per il primo concerto al Teatro del signor Felix e pagando la cera per l'illuminazione della sala, per cui servirono più di sessanta candele da tavolo.
Le prime informazioni su Versailles inviate a Salisburgo da Leopold Mozart fanno un po' sorridere in quanto, parlando della Marchesa di Pompadour (ex l'amante del Re Luigi XV) la paragona alla defunta signora Stainer, una conoscente salisburghese. Quanto al carattere però, egli dice, è estremamente superba e dirige tutto ancora adesso (nonostante che da una dozzina d'anni non fosse più l'amante ufficiale del Re NdA). La descrive come una donna di spirito poco comune, grande, ben in carne ma molto ben proporzionata, bionda, ancora graziosa e sicuramente molto bella in passato, visto che aveva eccitato un Re. Gli appartamenti della Pompadour a Versailles, che si affacciano sul giardino, sono definiti da Leopold Mozart " un paradiso mentre il palazzo nel Faubourg St. Honoré usato come residenza parigina è descritto come magnifico. Il palazzo, oggi residenza ufficiale del Presidente della Repubblica francese, era stato costruito pochi decenni prima per il Conte d'Evreux; acquisito nel 1753 dal Re Luigi XV per 730.000 livres e donato da quest'ultimo alla Pompadour, all'epoca la sua favorita. I Mozart evidentemente vi erano stati ammessi giacché Leopold ne descrive la stanza della musica, nella quale è presente un clavicembalo dorato e dipinto
con grande arte" e sulle pareti troneggiano due dipinti a grandezza naturale della Pompadour e del Re Luigi XV. Anche a Versailles la vita costa molto, e per fortuna che in quei giorni faceva molto caldo scrive Leopold (a dicembre?) altrimenti avrebbe dovuto acquistare la legna al prezzo di 5 soldi al ceppo per scaldare la camera alla locanda dove alloggiava. I Mozart a Versailles abitarono per due settimane in una via che, tenuto conto dei due fanciulli presenti in famiglia e delle loro doti, portava un nome perfettamente appropriato: Rue des Bon Enfants (Via dei bambini buoni).
Il comfort: il riscaldamento
Passando da una società abituata a stare al freddo o, al meglio, a proteggersi con abiti pesanti e sopportare, vediamo il relativamente rapido passaggio alle comodità del riscaldamento: prima nei luoghi pubblici (ospedali, caserme, uffici) e poi nelle abitazioni private.
Il caminetto a parete sembra sia stata un'invenzione italiana (ne abbiamo le prime notizie a Venezia intorno al secolo XIII) e, rispetto al fuoco aperto centrale, consentiva di avere stanze meno invase dal fumo, ma era energeticamente poco efficiente e dispersivo. In più arrostiva
viso e parte anteriore del corpo lasciando la parte posteriore gelata.
Il nuovo ritrovato fu la stufa (in ferro, ghisa o ceramica), che risparmia il combustibile e offre un riscaldamento più omogeneo e gradevole. Il camino aveva bisogno di operazioni ripetute per il suo funzionamento e manutenzione: rifornimenti di legna (da acquistare, accatastare, portare in casa, buttare sotto forma di cenere o usare per il bucato grande mensile).
Troviamo un riferimento al peso delle incombenze legate alla legna in una lettera di Leopold Mozart a Hagenauer, da Monaco, del 10 novembre 1766: " Chiedo a voi, o piuttosto alla vostra signora moglie, di trovarci una buona domestica, soprattutto in questo periodo in cui bisogna riempire continuamente le stufe di legna. Sono cose indispensabili, o piuttosto un malum necessarium".
Le braci andavano ricoperte la sera, per evitare i frequenti incendi e per riattizzare il fuoco la mattina seguente; il fumo era il compagno inevitabile della maggior parte delle case, dove il camino era il centro dell'attività domestica in cucina.
Le stanze, se ve ne erano, rimanevano all'addiaccio e per ripararsi dal freddo si dormiva con indumenti pesanti, al massimo pre-riscaldando i giacigli con scaldaletti e bracieri.
La stufa era certamente più comoda e i ricchi, naturalmente, furono i primi ad adottarla, anche in più stanze degli appartamenti pur mantenendo, nelle sale di rappresentanza, gli antichi e imponenti camini, simboli di un potere sulla via del tramonto.
La soddisfazione del nuovo bisogno di massa legato al calore in casa provocò un aumento della richiesta di legna (prima che si arrivasse ad altri combustibili, come il carbone, verso l'ultimo quarto del secolo) che indussero aumenti dei prezzi nell'ordine del 60/70%.
I poveri, negli inverni più rigidi, saccheggiavano i boschi nonostante i rischi di essere pizzicati
dalle Guardie del Re o dai guardaboschi dei nobili proprietari.
Ma legno, torba e carbone non erano gli unici combustibili usati: i poveri, in mancanza di meglio e non potendo fare troppo gli schizzinosi riguardo al fetore, usavano anche il letame che, debitamente essiccato, aveva potere calorico pari alla torba e addirittura superiore a quello della legna (4.0 rispetto a un valore medio di 3.5 del legname).
Se in campagna procurarsi il letame era abbastanza agevole, in città i poveri si davano da fare raccogliendo ciò che i cavalli regalavano
.
Anche i vetri alle finestre (pure questa innovazione è certificata in città italiane come Genova e Firenze fin dal secolo XIV) che, sostituendo gradualmente le imposte di legno o le tele impregnate di trementina (per rendere il tessuto semitrasparente), contribuirono a combattere la battaglia contro il freddo.
Con le finestre a vetri le necessità di