Discover millions of ebooks, audiobooks, and so much more with a free trial

Only $11.99/month after trial. Cancel anytime.

Passione ad alta velocità
Passione ad alta velocità
Passione ad alta velocità
Ebook222 pages3 hours

Passione ad alta velocità

Rating: 0 out of 5 stars

()

Read preview

About this ebook

La reputazione di cattivo ragazzo del pilota Brody Palmer l'ha costretto a lasciare il giro delle corse automobilistiche prima del tempo. In realtà il suo "ritiro" non è altro che una mossa pubblicitaria che consentirà a Brody di dare una ripulita alla propria immagine per poi tornare a gareggiare meglio di prima. Tutto quello che deve fare adesso è stare lontano dagli eccessi e da qualsiasi tipo di tentazione.

Hannah Morgan ha bisogno di dare una scossa alla sua vita e l'unico in grado di aiutarla è Brody Palmer. Insieme decidono di stringere un patto che potrebbe rivelarsi vantaggioso per entrambi: una finta relazione che migliorerà l'immagine pubblica di lui e renderà più eccitante la vita di lei. Giornate adrenaliniche e notti infuocate: sembra proprio il programma perfetto per Hannah. A meno che non commetta l'errore di innamorarsi di lui.
LanguageItaliano
Release dateJul 20, 2016
ISBN9788858952481
Passione ad alta velocità
Author

Samantha Hunter

Tra le autrici amate dal pubblico italiano.

Read more from Samantha Hunter

Related to Passione ad alta velocità

Related ebooks

Romance For You

View More

Related articles

Reviews for Passione ad alta velocità

Rating: 0 out of 5 stars
0 ratings

0 ratings0 reviews

What did you think?

Tap to rate

Review must be at least 10 words

    Book preview

    Passione ad alta velocità - Samantha Hunter

    inattività.

    1

    Hannah Morgan sedeva da sola a un tavolo di un bar scarsamente illuminato di Atlanta, un piatto di costolette intatto alla sua sinistra, una bottiglia di birra a destra e il computer portatile aperto di fronte. Con un brontolio di frustrazione all'indirizzo del laptop lo mise di lato per dedicarsi al cibo, che mandava un profumino davvero invitante.

    Due mesi prima lasciare il suo lavoro come ragioniere contabile le era sembrata la decisione giusta da prendere, ma al momento cominciava a nutrire qualche dubbio.

    Dopo essere stata scavalcata per l'ennesima volta in una promozione, aveva preso il coraggio a quattro mani ed era andata a parlare col suo capo. Gli aveva chiesto, senza peli sulla lingua, per quale motivo non era mai stata ritenuta in grado di salire di livello nella compagnia in cui aveva sempre lavorato con impegno e dato il meglio di sé.

    Sei troppo prudente, ti mantieni troppo sul sicuro per dedicarti ai nostri clienti più importanti, Hannah, le aveva detto il diretto superiore. Hanno bisogno di qualcuno con maggior inventiva, qualcuno che trovi soluzioni creative.

    Troppo prudente?

    Non si era mai resa conto che nel campo dell'amministrazione finanziaria avere buonsenso ed essere responsabile fosse un difetto, rifletté fumando di rabbia mentre addentava con vigore una costoletta.

    Be', aveva dimostrato che si sbagliavano di grosso. Si era licenziata. Il che non era certo andare sul sicuro. Come non lo era andarsene in giro per il paese a esplorare diverse possibilità e cercare di iniziare una nuova carriera. Adesso stava decisamente operando al di fuori degli schemi.

    Alla faccia vostra! Aggrottò la fronte, arrabbiata, mentre si leccava la salsa piccante dalle dita e prendeva un'altra costoletta. Aveva saltato il pranzo per lavorare alla creazione del proprio blog fotografico, La grande avventura di Hannah. Non che sino a quel momento la storia fosse stata molto avventurosa. In realtà non aveva fatto nulla che si potesse anche lontanamente avvicinare alla parola avventura.

    Eppure lei aveva tentato, si era sforzata ma rischio e avventura non le erano congeniali, né le erano mai venuti naturali.

    Diede un'occhiata ai commenti che aveva ricevuto sul blog.

    Simpatico.

    Carino.

    Bello.

    C'era anche uno che chiedeva di mettere qualche fotografia personale e quando sarebbe venuta nella sua città.

    Accidenti, quello non era certo il genere di avventura che stava cercando. Sfortunatamente anche se era piuttosto attiva sui social media e aggiornava sempre il blog, il traffico era scarso. Ma aveva appena incominciato. Non era ancora pratica. Ci sarebbe voluto del tempo per diventare qualcuno di veramente interessante e farsi un nome.

    Con un grosso sospiro spinse di lato il piatto e si rimise davanti al computer ben decisa a non mollare. Almeno poteva terminare un esercizio del corso online di scrittura a cui aveva aderito. Anni come ragioniere contabile l'avevano lasciata piuttosto arrugginita quanto a capacità di scrivere.

    Era appena riuscita a concentrarsi quando qualcuno si sedette di fronte a lei.

    «Non le piacciono le costolette?»

    Un gran bel ragazzo, fornito di un sorriso malandrino oltre che del tipico accento sexy del sud, la stava fissando con aria interrogativa. Hannah rimase per un attimo confusa, la mente vuota.

    «Oh, no! Sono squisite» si affrettò a rispondere, notando un secondo dopo che la T-shirt che indossava recava stampato il nome del locale sulla stoffa di cotone ben tesa sui muscoli pettorali.

    «Sono contento. Ho ritenuto di venire a controllare quando ho visto che ha spostato di lato il piatto. Devo assicurarmi che i clienti siano soddisfatti, specialmente quelli più carini» terminò con un sorriso, facendola scoppiare a ridere.

    Aveva un fisico magnifico e fascino da vendere e a quanto pareva stava decisamente flirtando. A quel punto il blog perse ogni importanza.

    «Grazie» mormorò, facendosi intimamente piccola piccola perché non era nemmeno brava a civettare con gli uomini.

    «Mi chiamo Jarvis» le disse tendendole la mano. «Lavori qui vicino o frequenti l'università?» aggiunse guardando con interesse il computer aperto.

    Hannah gli prese la mano, trovando la sua stretta piacevole e calda, forte ma non opprimente. Lasciò che gliela tenesse qualche secondo di più e le piacque come alla fine gliela premette con delicatezza.

    «Né l'uno né l'altro. Sono una fotogiornalista. Be', diciamo che vorrei esserlo. È qualcosa che ho sempre voluto fare sin dal college ma non sono riuscita a realizzarla. Così mi sono presa un anno sabbatico per viaggiare in lungo e in largo per il paese, per esplorare, cercare scene insolite e creare un mio blog. Tentare di sviluppare questa mia idea, questo sogno. E vedere che ne esce...» s'interruppe prima di fare la figura della sciocca rendendosi conto che stava parlando a vanvera. A quel tipo non interessava affatto la storia della sua vita.

    «Quindi sei soltanto di passaggio?» s'informò Jarvis in tono decisamente più partecipe. Era ovvio che non era alla ricerca di un rapporto impegnativo né tantomeno di un coinvolgimento reale. Il che a lei andava benissimo.

    Hannah stava per rispondere quando su uno dei televisori accesi nel locale mandarono in onda le notizie sportive e comparve una figura che ben conosceva.

    Brody.

    L'immagine del famoso pilota da corsa occupava l'intero schermo e come al solito la fece restare senza fiato. Per la miseria, sembrava che ci fosse sempre qualcosa che congiurasse per farglielo ricordare! La copertina di una rivista, un telegiornale, un fan, o meglio una fan, col suo viso o il suo numero di macchina sulla T-shirt, oppure uno sticker attaccato al finestrino di un'auto. Anche dopo il suo ritiro avvenuto sei mesi prima.

    Non poteva sentire cosa diceva il giornalista ma l'immagine risaliva almeno a un anno prima, poco dopo che si erano lasciati. I titoli dicevano che ben cinque piloti ultimamente avevano abbandonato il circuito.

    «Ti piacciono le corse?» La voce di Jarvis la fece sobbalzare.

    Hannah distolse lo sguardo dal video.

    «No... non proprio. Lui è... ecco... un amico. Ma è tanto che non ci vediamo.»

    «Frequenti compagnie interessanti.»

    Una volta. Una volta aveva fatto coppia fissa con Brody Palmer. Un mese fantastico. Una delle esperienze più belle che avesse mai avuto. La sua unica, vera avventura.

    Sorrise al bel ragazzo che aveva di fronte, sforzandosi di togliersi Brody dalla testa.

    Non aveva l'abitudine di rimorchiare uomini nei bar o permettere che la rimorchiassero. Ma le cose erano diverse adesso. O almeno lei desiderava che lo diventassero.

    Per cui si concentrò su Jarvis. Era vero, in carne e ossa e le stava davanti. Non una figura apparsa alla televisione o un ricordo del passato. Chissà, forse il barista sexy era esattamente quello di cui aveva bisogno per collezionare nuove, eccitanti avventure.

    «Avevo in programma di partire domani ma sono flessibile» aggiunse, sentendosi molto orgogliosa di quella battuta maliziosa. Bevve lentamente un sorso di birra e lo guardò al di sopra del bordo del bicchiere.

    Un quarto d'ora dopo si stavano baciando in quello che si rivelò l'ufficio di Jarvis.

    A quanto pareva lui era il proprietario del locale, il che era un dato positivo dato che la stanza era davvero accogliente, con un delizioso divano in pelle e una grande scrivania. Al momento la teneva stretta a sé mentre cercava di arrivare al reggiseno.

    Bisognava dire che si muoveva alla svelta e con esperienza e lei lo lasciò fare, cercando di godere delle sue carezze e di cacciare via dalla mente l'immagine di Brody sullo schermo insieme al ricordo dei suoi baci e del suo tocco ipnotizzante.

    Ma era troppo tardi.

    Non riusciva a fare altro che pensare a lui. Cosa combinava da quando si era ritirato? Aveva preso in considerazione l'ipotesi di chiamarlo, ma alla fine non le era sembrato saggio.

    Mentre le labbra di Jarvis scivolavano suadenti e sensuali lungo il collo, lei continuò a perdersi nei suoi pensieri.

    Chissà, forse a Brody avrebbe fatto piacere rivedere una vecchia amica. Forse avrebbe anche potuto aiutarla a buttarsi nella mischia. Diventare la prima storia reale ed eccitante per il suo blog.

    Perché no? Si stava impegnando a scrivere qualcosa di stimolante e avventuroso e la persona più eccitante che aveva conosciuto viveva a sole otto ore di distanza.

    Avrebbe accettato di incontrarla? Di parlarle?

    E se si fosse rifiutato?

    «Hannah?» la voce profonda di Jarvis irruppe nelle sue folli elucubrazioni.

    Si tirò indietro e la guardò con espressione interrogativa. Si era accorto che lei si era trasferita altrove, almeno con la testa.

    «Scusa... mi dispiace. Non avrei dovuto... Dobbiamo smettere.»

    «Come?» Lui appariva più sconcertato che arrabbiato, ma Hannah non se la sentiva di continuare. «Ho fatto qualcosa...?»

    «No, no. Tu non c'entri. Te lo giuro, è tutta colpa mia. Sono troppo distratta. Troppe cose per la mente. È che... devo proprio andar via.»

    La lasciò subito libera dall'abbraccio e lei si scusò ancora una volta, a mala pena consapevole dello sguardo stupito di Jarvis mentre già immaginava l'incontro con Brody. Se avesse potuto fargli qualche foto per il blog, sarebbe stato fantastico. Allora sì che le cose si sarebbero sviluppate. Si era ritirato però. Cosa faceva? Come occupava il suo tempo? Quelle erano notizie che sicuramente avrebbero attratto l'attenzione.

    Sempre che lui fosse stato d'accordo. E perché non avrebbe dovuto? Si erano lasciati senza scenate, civilmente, da buoni amici. Dunque non doveva aver paura. Se voleva davvero sfondare, era necessario tirare fuori coraggio e grinta.

    Si sistemò i vestiti prima di attraversare la cucina e tornare al bar convincendosi che era la decisione giusta da prendere. Che Brody sarebbe stato felice di rivederla. Che desiderava rivederla quanto lo voleva lei.

    Brody si tirò su di scatto dal letto, immediatamente all'erta mentre si guardava intorno nella stanza. La luce del sole filtrava calda attraverso le tende tirate costringendolo a socchiudere gli occhi per controllare che ora fosse sulla radiosveglia. Erano appena passate le nove. Non ricordava nemmeno quando era andato a dormire. Ma doveva essere stato comunque molto tardi. Ultimamente le giornate passavano lente, si srotolavano una dopo l'altra anonime e opprimenti. Scrutò la bottiglia di scotch sul cassettone e il bicchiere sul comodino.

    Allora si ricordò che la spalla gli aveva fatto un male cane la sera prima e che l'alcol aveva avuto un effetto più potente degli antidolorifici prescrittigli dal dottore. Be', più potente ma non risolutivo purtroppo.

    Il suo cavallo lo aveva disarcionato e cadendo aveva battuto la schiena e si era provocato una lussazione alla spalla. Niente di rotto per fortuna.

    Che fortuna!

    Se fosse stato alla guida della sua macchina invece che in sella a Zip non gli sarebbe successo niente del genere. Zip era un bellissimo, giovane Thorouhgbred che aveva adottato, prendendolo dalla scuderia che trattava cavalli di razza destinati alle corse ma problematici.

    Correre su pista sarà stato anche pericoloso, ma quella vita tranquilla e noiosa lo stava uccidendo. Non era fatto per la quiete e la monotonia.

    Almeno era tornato dove poteva fare qualche attività con i cavalli e guidare. Per diverse settimane dopo essere stato costretto a mettersi da parte, aveva pensato che sarebbe diventato pazzo per la noia. Continuava a contare i giorni che mancavano per la fine di quell'esilio forzato dalle piste ufficiali. Una cosa era certa, non sarebbe finito mai troppo presto.

    Fu a quel punto che si rese conto di cosa l'aveva svegliato mentre il profumo di caffè s'insinuava nella camera attraverso la porta aperta.

    C'era qualcuno al pianterreno.

    Era stato con una donna quella notte? Non credeva di aver bevuto tanto da arrivare a dimenticare un simile particolare. Sebbene lo sponsor si fosse raccomandato di comportarsi bene, Brody non era stato così bravo. Aveva avuto diverse avventure senza importanza da quando si era ritirato. Non si poteva pretendere che diventasse casto e puro all'improvviso. Non che esistesse una minima possibilità che potesse avverarsi un tale miracolo, comunque. E poi doveva fare qualcosa, per la miseria!

    Aveva avuto gli operai per parecchi mesi mentre ristrutturava di sana pianta la vecchia fattoria di famiglia e si era dedicato di nuovo ai cavalli ma, a parte tutto, il sesso costituiva l'unica reale tregua, una sorta di sospensione temporanea a quell'esistenza piatta. L'unico guaio, piuttosto serio tra l'altro, era che dopo l'annuncio fatto dagli sponsor che lui stava pensando di sistemarsi, non poteva portare in casa una ragazza senza che quest'ultima non tentasse di mettervi le radici.

    Adesso evitava persino di uscire. Aveva la sensazione di essere dietro le sbarre di una prigione. Si alzò con un sospiro di frustrazione e andò a sbirciare dalla finestra.

    «Porca miseria!» imprecò vedendo parcheggiata di fronte alla casa una macchina sin troppo familiare.

    Doveva essere più ubriaco del solito per essere finito a letto con Jackie. Che pasticcio!

    «Ehi, bel pupo sexy. Hai fame?»

    Jackie era in piedi sulla soglia, un sorriso smagliante dipinto sul viso mentre gli si avvicinava e gli metteva le braccia al collo, baciandolo prima che lui potesse dire una parola.

    Brody girò la testa di lato interrompendo il bacio e togliendosi le sue braccia di dosso. «Che ci fai qui?»

    Lei scrollò le spalle, facendo il broncio.

    «Ero nei paraggi, così ho pensato di venire a farti una sorpresa e prepararti la colazione.»

    Lui si sentì subito meglio. «Quindi sei appena arrivata?»

    «Be', veramente un'ora fa. Ho comprato i muffin nella panetteria che ti piace tanto, ho preparato il caffè e potrei anche cuocere un paio di uova. Conoscendoti ho dato per scontato che avresti gradito toglierti prima un tipo di appetito e poi...»

    Brody si allontanò con un grosso sospiro. Aveva tentato di mettere parecchia distanza tra lui e Jackie. Glielo aveva spiegato una marea di volte ma la ragazza era molto più ostinata di quanto si era aspettato. Era stata la sua ragazza durante il liceo e quando era tornato... Okay, era stato un impulso. E un errore madornale.

    Per fortuna quella notte non aveva peggiorato la situazione. Lei sapeva dove teneva la chiave di emergenza e chiaramente l'aveva adoperata.

    Afferrò i jeans abbandonati sulla sedia e se li infilò in fretta.

    «Per quanto mi riguarda puoi anche non vestirti.»

    Brody si limitò a fulminarla con lo sguardo mentre usciva dalla stanza. Sentì alle sue spalle il rumore dei tacchi lungo la scala di legno che portava al piano inferiore e direttamente davanti alla porta di casa.

    «Jackie, ti sono grato per la colazione...»

    «Allora dimostralo» tubò lei, accostandosi di nuovo e mettendogli un braccio intorno alla vita.

    Con un sospiro di pura irritazione la allontanò da sé facendo anche un passo indietro. Possibile non capisse che non era interessato? La sua pazienza era agli sgoccioli.

    «Devi andar via» dichiarò secco. «Lo sai bene. Ne abbiamo già parlato a sufficienza.»

    Gli occhi grigi lampeggiarono combattivi mentre si metteva le mani sui fianchi preparandosi a dargli del filo da torcere, ma qualcuno bussò proprio in quel momento facendo trasalire entrambi.

    Lui emise un brontolio esasperato. Chi altri aveva avuto la brillante idea di venire a rompergli le scatole così presto? Il ranch era piuttosto isolato ma fan e reporter riuscivano a trovarlo più spesso di quanto gli facesse piacere.

    «Aspetta» disse a Jackie, girandosi per aprire.

    Quando spalancò la porta rimase di sasso. Tutto si sarebbe aspettato tranne di vedere un paio di bellissimi occhi blu molto familiari che lo fissavano.

    2

    Hannah continuò a fissare Brody come in trance. Questa volta non era alla televisione ma a solo mezzo metro di distanza da lei.

    Rimase immobile come una statua di sale, incerta su cosa dire mentre tutta la spavalderia evaporava come la nebbia del mattino al calore del sole. Forse quella non era stata affatto una buona idea.

    Aveva guidato tutta la notte desiderosa di incontrarlo prima che le venisse a mancare il coraggio. Ma a quanto pareva l'aveva perso comunque. Aveva avuto l'indirizzo della fattoria di famiglia da Abby, però non era stato per niente facile arrivarci. Aveva finito per trovarsi ad attraversare strade di campagna isolate e non segnalate sulle carte con il GPS che aveva perso completamente il segnale.

    Era stanca morta e affamata ma aveva raggiunto la meta. Il posto era bellissimo. L'antica residenza coloniale con le persiane di legno

    Enjoying the preview?
    Page 1 of 1