Quattro cuori in gioco (eLit): eLit
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Heather MacAllister
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Quattro cuori in gioco (eLit) - Heather MacAllister
va?»
1
Il traffico in centro era più congestionato del solito, perciò Brooke Weathers arrivò in ritardo davanti all'auditorium della scuola superiore West Houston. Gruppi di ragazzi ciondolavano davanti all'ingresso, la prova teatrale era terminata. Cercò con gli occhi sua sorella e la individuò un po' più in là, china su una Porsche color argento, intenta a chiacchierare con i suoi occupanti.
Qualche padre in preda alla crisi di mezza età, si disse Brooke, poiché la costosa macchina sportiva era decisamente fuori dalla portata degli studenti che frequentavano la scuola. Abbassò il finestrino e chiamò: «Courtney!», proprio mentre la sorellina si accorgeva della sua presenza. Questa le fece segno di avvicinarsi. La solita pigrona, brontolò Brooke.
Se Courtney si fosse degnata di compiere quattro passi in più, le avrebbe evitato di fare il giro del parcheggio, districandosi tra le macchine che sostavano davanti alla scuola. Scosse la testa in segno di diniego, ma Courtney insistette.
Era stata una giornata di lavoro pesante e Brooke avrebbe dovuto fermarsi in ufficio se non ci fosse stata sua sorella da prelevare, perciò scosse di nuovo la testa e le fece segno di sbrigarsi. Courtney si precipitò verso la macchina, spalancò la portiera e si sedette accanto alla sorella, poi le si rivolse con la faccia immusonita: «Perché non sei venuta fin lì?».
«Non mi sembrava il caso di fare il giro del parcheggio solo per risparmiarti due passi.»
Courtney si aggiustò la cintura di sicurezza. «Volevo presentarti il fratello di Jeff.»
«E chi è Jeff?»
«Il ragazzo che dà una mano sul palcoscenico. La Porsche argento è la macchina di suo fratello.» Courtney lanciò un'occhiata alla sorella. «Suo fratello è single. Gli ho detto che avevo una sorella maggiore, mi è sembrato interessato.»
«Sì, interessato a una sola cosa...»
«Dai, Brooke, vedi di darti una mossa, potresti uscire con lui.»
«Uscire con lui?» Brooke fece gli scongiuri. «Un vecchio scapolo incallito con la Porsche? Non ti ho insegnato nulla, io?»
«Sì, a passare il sabato e la domenica a pulire la casa per poi stravaccarsi sul divano davanti alla televisione con del popcorn in mano. Bell'insegnamento!»
A lei piacevano quelle serate con la sorellina, pensò Brooke. «Sei di rado in casa il sabato sera» osservò.
«Tu sì, al contrario di me.»
«Sono troppo stanca per uscire» si difese Brooke con una risatina.
Courtney non aveva voglia di ridere. «Ci tengo che tu conosca il fratello di Jeff.»
«No, grazie.»
Brooke non aveva nessuna voglia di imbarcarsi in una storia proprio in quel periodo, né di stressarsi in attesa delle telefonate e delle uscite con un uomo. Senza contare che la presenza di Courtney avrebbe contribuito a innervosirla ancora di più. Inoltre, la maggior parte degli uomini non riusciva a capire perché una donna giovane come lei imponesse a se stessa di essere di ritorno a casa prima di mezzanotte. Solo che Brooke non se la sentiva di avere una regola per sé e una per Courtney, anche se la sorella era ancora una studentessa di appena diciott'anni. E poi non aveva voglia di aprire un contenzioso sugli orari con la sorella e tantomeno con l'eventuale accompagnatore.
L'unica cosa che le premeva era di iscrivere Courtney a una buona università, solo dopo si sarebbe dedicata alla ricerca di un uomo. Nel frattempo, era meglio evitare ogni stress inutile.
«Devi assolutamente conoscerla, fratellone» insistette Jeff. «Se assomiglia a Courtney, è di sicuro uno schianto di donna.»
Chase Davenport lanciò uno sguardo sospettoso al fratello.
«Intendo nel senso buono» precisò il ragazzo. «Una tipa di classe.» Rovistò nello zainetto e tirò fuori un pezzo di carta. «Ecco il suo numero.»
«Senti, le donne me le cerco da solo» osservò Chase.
Jeff tirò fuori il cellulare dalla tasca del fratello.
«Che diavolo fai?»
«Inserisco il numero di Courtney, caso mai dovessi cambiare parere.»
Chase non protestò nemmeno, tanto dopo l'avrebbe cancellato. «Sicché eri dietro il palcoscenico; non sapevo che ti interessasse il teatro.» Doveva rallegrarsi che Jeff dimostrasse finalmente un qualche interesse, solo che non si aspettava che lo provasse per il musical della scuola. «È lì che hai conosciuto questa famosa Courtney?»
«Tutti conoscono Courtney» puntualizzò il ragazzo.
Chase cominciava a farsi un'idea della situazione: a Jeff interessava Courtney, non certo il teatro. Ripensò alla ragazzina che aveva appena visto, era carina anche se un po' vistosa con il suo maglione rosso fuoco come le labbra, e quegli orecchini pendenti alle orecchie.
Sorrise ascoltando i progetti mirabolanti di quest'ultimo che si dilungava sulla sua capacità di costruire scenari e allestimenti teatrali. Quella Courtney era sicuramente una ragazza impegnativa. Tutto sommato conveniva che Jeff la conoscesse ora che si trovava ancora a scuola, perché in autunno, quando avesse cominciato l'università, non avrebbe più avuto tempo da perdere. Quanto alle donne impegnative in genere, Chase l'aveva sperimentato in prima persona: non restavano molte energie da dedicare loro quando si iniziava una carriera lavorativa. Lui stesso non aveva tempo nemmeno per quelle che si accontentavano. D'altra parte aveva scoperto che non esistevano fanciulle disposte a cedere il passo al lavoro del proprio fidanzato.
Chase rallentò mentre si avvicinava al semaforo rosso. I problemi cominciavano quando da una relazione casuale si passava a una più regolare, era a quel punto che iniziavano le aspettative. Per ben due volte lui aveva dovuto chiudere una storia che minacciava di farsi troppo seria e si era sentito in colpa. In effetti aveva un suo piano: fare un sacco di soldi in fretta, poi diminuire drasticamente l'attività per dedicarsi alla relazione più impegnativa che ci fosse, e cioè a una moglie e dei figli.
Lanciò uno sguardo al fratellino. Avevano molte cose in comune, entrambi erano figli di genitori separati e ben poco inclini ai sacrifici. La madre di Jeff non era ancora matura per occuparsi del figlio che aveva messo al mondo e proprio per questa ragione Chase si era fatto carico dell'adolescente. Il fratello era un bravo ragazzo e tutto sommato a Chase faceva piacere che si fosse preoccupato di fargli conoscere la sorella di Courtney. Ma siccome sospettava che fosse una donna troppo impegnativa, era meglio soprassedere.
«Jeff, così non funziona, sono passati giorni e giorni e non si sono nemmeno sentiti.»
«Lo so, Chase mi ha detto che non aveva intenzione di telefonare a tua sorella.»
«Peccato, sono convinta che sarebbero andati d'amore e d'accordo. Sai dove abbiamo sbagliato? Nell'annunciare che dovevano conoscersi, doveva succedere per caso.»
«Sì, solo che ora non li freghiamo più.»
«A meno di dare loro un motivo serio per cercarsi. Dobbiamo inventarci qualcosa, e subito, perché devo iscrivermi alla scuola di cinema e pagare la tassa d'iscrizione proprio il giorno dopo San Valentino.»
«Che cosa c'entra?»
«Ho bisogno dei soldi, ma Brooke non condivide il mio progetto, e se lei non è d'accordo i miei genitori non sganciano nemmeno un soldo.»
«Continuo a non...»
«Sei scemo? Se li mettiamo insieme, mia sorella avrà altro a cui pensare e tuo fratello sarà felice di lasciarti fare ciò che vuoi.»
«Io non so ancora cosa voglio fare.»
«Vedi di deciderti in fretta, allora!»
«Sposarvi? Ma non farmi ridere!» In realtà, Brooke non aveva nessuna voglia di ridere, anzi quasi si sentiva male. Abbassò gli occhi sulla scodella di cereali vitaminizzati che si gonfiavano nel latte.
«Preferisci che viviamo insieme senza sposarci?» domandò perfida Courtney. «Chissà che cosa ne penseranno mamma e papà.»
«Ma è troppo presto» obiettò Brooke, provocata dallo sguardo di sfida della sorellina.
«Ho diciott'anni, non puoi impedirmi di sposarmi.»
Era l'orribile verità. Ma Brooke avrebbe provato lo stesso a dissuaderla.
Per la terza volta, durante la settimana, Courtney aveva trascorso la serata con Jeff Ryan, un ragazzino in tutti i sensi, senza un pelo di barba.
In effetti, quando sua sorella gliel'aveva presentato, Brooke era rimasta sorpresa dalla sua scelta: non era certo il tipo di Courtney. Non che fosse antipatico, ma doveva crescere e stagionarsi per una decina d'anni ancora. Solo allora sarebbe potuto essere il marito ideale per la sua Courtney. Ora era solo un ragazzino con gli ormoni impazziti e la passione per le macchine. Certamente, gli ormoni c'erano, nonostante le guance imberbi, per lo meno da come divorava Courtney con gli occhi, da come le toccava il braccio o le ravviava i capelli.
Conscia di essersi comportata in modo troppo duro, Brooke osservò la sorella. Si era già messa sulla difensiva. Anche lei, a quell'età si sarebbe ribellata. Non ricordava più come ci si sente a diciott'anni, quando si ha tutta la vita davanti?
Forse perché lei a diciott'anni non vedeva nessun brillante avvenire per sé, dopo che aveva sprecato le sue possibilità a diciassette. Nessuno meglio di Brooke sapeva come una decisione sbagliata comporti delle conseguenze che pesano nel tempo. Era grata ai suoi genitori per la fiducia dimostratale quando le avevano affidato la sorella più giovane al momento di partire per El Bahar. E questa volta non li avrebbe delusi.
«È così dolce, dovresti vederla quando socchiude gli occhi e ride, il suo nasino si arriccia tutto!»
Chase Davenport buttò via la cravatta di seta perfettamente intonata alla camicia e ne scelse una dai motivi in rilievo. Quella almeno avrebbe potuto annodarla con le dita tremanti dalla rabbia. Sapeva che quella Courtney avrebbe creato dei danni. «Una moglie deve avere qualche cosa in più degli occhi socchiusi e del naso che si arriccia» disse con falsa dolcezza, così falsa che il suo giovane fratellastro continuò a elencare le qualità della sua bella.
Aveva appena compiuto diciott'anni e già una donna a caccia di un marito con i soldi gli aveva messo gli occhi addosso, pensò Chase che aveva sperato di porre Jeff al riparo da femmine del genere. Tanto per essere chiari, del genere di sua madre. Perché sorprendersi se Jeff si sentiva a suo agio con quelle donne avide? Evidentemente era una cosa ereditaria. Ironia della sorte! Il figlio di una madre di quel genere si innamorava di una ragazza di quel genere, interessata ai suoi soldi. Di più, voleva farne sua moglie!
Da un pezzo Chase non nutriva più sentimenti di vendetta nei confronti di Zoe Colquitt, poi Ryan, poi Zukerman, poi Davenport, e ancora El Haibik. Suo padre ci era cascato, erano affari suoi, e Chase, durante quel breve, disastroso matrimonio viveva già per conto suo. Si era tuttavia goduto quel fratellino inaspettato, che ora però non era più tanto piccolo visto che parlava di matrimonio. Lo interruppe: «Le hai proposto di sposarla?».
«Be', più o meno... Abbiamo deciso insieme.»
«E l'anello?»
«Quale anello?»
«L'anello di fidanzamento. Di solito le si dà un brillante che le infili all'anulare della mano sinistra. Lei cinguetta felice, spreme due lacrimucce poi si precipita dalle amiche per far ammirare l'anello mentre ne valuta mentalmente il prezzo.»
«Courtney non è quel