Discover millions of ebooks, audiobooks, and so much more with a free trial

Only $11.99/month after trial. Cancel anytime.

Angeli all'inferno (eLit): eLit
Angeli all'inferno (eLit): eLit
Angeli all'inferno (eLit): eLit
Ebook182 pages2 hours

Angeli all'inferno (eLit): eLit

Rating: 0 out of 5 stars

()

Read preview

About this ebook

Los Angeles, Natale 1943 - Quando la polizia scopre un cadavere in un sobborgo di Los Angeles, si ritrova facilmente tra le mani anche il sospettato numero uno: Nathan Doyle, un giornalista che la sera del delitto era in compagnia della vittima e che sembra non raccontare tutto ciò che sa. In più sta svolgendo delle indagini in maniera privata e questo ingigantisce i sospetti che già pendono sulla sua testa. Il tenente Matthew Spain ha però un motivo in più per tenere sotto stretto controllo Nathan, un motivo che, se scoperto, potrebbe distruggere la sua carriera... Perché l'amore tra due uomini potrebbe rivelarsi un peccato maggiore di un omicidio!
LanguageItaliano
Release dateNov 30, 2016
ISBN9788858962299
Angeli all'inferno (eLit): eLit
Author

Josh Lanyon

Author of nearly ninety titles of classic Male/Male fiction featuring twisty mystery, kickass adventure, and unapologetic man-on-man romance, JOSH LANYON’S work has been translated into eleven languages. Her FBI thriller Fair Game was the first Male/Male title to be published by Harlequin Mondadori, then the largest romance publisher in Italy. Stranger on the Shore (Harper Collins Italia) was the first M/M title to be published in print. In 2016 Fatal Shadows placed #5 in Japan’s annual Boy Love novel list (the first and only title by a foreign author to place on the list). The Adrien English series was awarded the All-Time Favorite Couple by the Goodreads M/M Romance Group. In 2019, Fatal Shadows became the first LGBTQ mobile game created by Moments: Choose Your Story.She is an EPIC Award winner, a four-time Lambda Literary Award finalist (twice for Gay Mystery), an Edgar nominee, and the first ever recipient of the Goodreads All-Time Favorite M/M Author award.Find other Josh Lanyon titles at www.joshlanyon.comFollow Josh on Twitter, Facebook, and Goodreads.

Related to Angeli all'inferno (eLit)

Related ebooks

Gay Fiction For You

View More

Related articles

Related categories

Reviews for Angeli all'inferno (eLit)

Rating: 0 out of 5 stars
0 ratings

0 ratings0 reviews

What did you think?

Tap to rate

Review must be at least 10 words

    Book preview

    Angeli all'inferno (eLit) - Josh Lanyon

    1

    «Che cosa terribile» disse Jonesy per la terza volta.

    Matt annuì. Era una cosa terribile. Distolse lo sguardo dal gruppetto di giornalisti che fumavano e parlavano accanto a delle statue in pietra di tigri ringhianti dai denti a sciabola, e ritornò sul cadavere attaccaticcio e sporco di fango che in quel momento fissava il fotografo della polizia.

    Chiunque avesse abbandonato il morto aveva confidato nel fatto che il corpo sarebbe affondato nella melma nera dei Brea Pits, e quando in estate la canicola surriscaldava e ammorbidiva il bitume, poteva succedere. Ma era dicembre, mancava poco più di una settimana a Natale, e aveva piovuto senza sosta per due giorni. Non c'era speranza. Il corpo era rimasto in posizione prona nell'acqua piovana, che nascondeva lo strato infido di bitume sottostante, finché i paleontologi del museo che eseguivano degli scavi per la ricerca di fossili avevano fatto il macabro ritrovamento nelle prime ore del mattino.

    «Sembra piuttosto familiare» affermò Jonesy in tono cupo, mentre i capelli impiastricciati e gli occhi intrisi di acqua della vittima venivano illuminati dal chiarore dei flash per un istante.

    Matt represse una risata. «Ah, sì? Dev'essere perché è morto.»

    Jonesy gli lanciò un'occhiata di rimprovero: anche se dopo trentatré anni nella Squadra Omicidi aveva avuto la sua bella fetta di cadaveri, Matt aveva visto più morti violente e distruzione nel corso dei sette mesi trascorsi nel Pacifico di quanti ne avesse visti lui negli undici anni di servizio.

    «Non è stato ancora identificato?»

    «No. Hanno tagliato via persino l'etichetta della giacca. Non c'è traccia né del cappello, né delle scarpe.»

    Matt rifletté. Rimanere in ammollo in acqua e bitume non aveva giovato agli abiti di N.N., e si poteva sperare di ottenere qualcosa da una perizia solo quando fossero stati asciutti. Era difficile stimare quanto avrebbero ricavato, ma quel completo non sembrava vecchio, e neppure consunto, e aveva quel tipo di taglio che ne rendeva evidente il valore persino nelle peggiori condizioni, come quelle.

    Dal cerchio di statue dove i giornalisti e qualche fotografo attendevano con impazienza si levarono delle risate. Matt li conosceva quasi tutti: Williams del Daily News, Mackey del Times, Cohen del Mirror e Tara Renee dell'Examiner. Non riconobbe solo l'uomo di corporatura snella che stava accendendo a Tara una sigaretta. La mano scura e sottile proteggeva la fiamma dell'accendino dalla brezza umida, e il volto magro e abbronzato si aprì in un sorriso, mentre Tara flirtava con lui. Tara flirtava con tutti, ma era un ottimo segugio.

    «Chi è quello?» chiese Matt a Jonesy, che si distrasse dai disegni meticolosi della scena del crimine per seguire lo sguardo di Matt.

    «È Doyle dell'Herald. Ho sentito che era con l'Ottava Armata in Nordafrica finché non ha subito un avvelenamento da piombo.» Jonesy esibì il solito sorrisino sghembo: «Colpito da una mitragliatrice in Tunisia».

    «Sì, be', di quelli ne capitano tanti.» Ma Matt ne era suo malgrado attratto. «Quindi è inglese?»

    «Ma no, è di queste parti.»

    «Il medico è arrivato, tenente» avvertì uno degli agenti in uniforme, mentre l'ambulanza della polizia si fermava con un sobbalzo sul ciglio erboso.

    Matt rispose con un cenno e fece poi segno anche ai fotografi: «Di' loro che voglio vedere la signorina Renee e...». Si soffermò a pensare. «Doyle.»

    Si rivolse di nuovo a Jonesy, che lo guardava con disapprovazione.

    «E quello per cosa sarebbe?» Conosceva Jonesy da molto tempo: era stato il collega di suo padre, a quel tempo un uomo alto e ossuto, con una massa di capelli rossi e la faccia piena di lentiggini, mentre ora i capelli erano grigi, e le lentiggini erano sfumate in un colorito brunastro, anche se rimaneva uno dei migliori detective in attività. Talvolta Matt temeva che Jonesy fosse un detective fin troppo bravo.

    «Quella signora è un vulcano. Non capisco perché una donna vorrebbe andare in pattuglia.»

    «Magari è stufa delle feste in giardino e della moda femminile.»

    Osservò l'unità che si avvicinava ai giornalisti. Sentì le proteste degli uomini del Daily News, del Times e del Mirror. Vide l'espressione sorpresa di Doyle per la convocazione: questi colse dietro l'agente lo sguardo di Matt, che lo tenne fisso per un momento per poi tornare ad annotare altri dettagli della scena del crimine sul taccuino. Dalle tracce degli pneumatici sembrava che chi aveva abbandonato N.N. nel pantano avesse guidato il più vicino possibile al bordo dell'acqua, mantenendo un margine di sicurezza. Il che poteva avere un senso, oppure no.

    Con la coda dell'occhio Matt vide Tara e Doyle giungere verso di lui attraverso l'erba fradicia. I tacchi di Tara affondavano nel fango, e Doyle le appoggiò con cavalleria una mano sotto il gomito, mentre Matt sogghignava beffardo. O Tara aveva delle mire su Doyle, oppure credeva di poter ottenere qualcosa da lui. Chiunque altro si sarebbe ritrovato con il braccio azzannato.

    «Non sembra che sia annegato» stava dicendo Jonesy.

    «Non è annegato» rispose Matt.

    L'ambulanza della polizia si fermò e parcheggiò nelle erbacce e nel fango. Al di là del campo e in mezzo agli alberi Matt scorgeva le torri di trivellazione del petrolio che con lentezza si abbassavano e rialzavano verso il cielo plumbeo.

    Matt udì Tara esclamare: «Che puzza!» e l'altro giornalista, Doyle, replicare: «Bitume». Aveva la voce bassa, e Matt carpì la risposta solo perché era intento ad ascoltare.

    «Salve, tenente» disse Tara, e Matt si voltò a guardarla. «A cosa dobbiamo questo onore?» Tara era una ragazza molto carina, con i capelli neri, lucenti, e gli occhi scuri e luminosi, le guance rosee e la lingua un po' troppo lunga e mordace. Ma chissà perché a Matt non piaceva zittirla, forse gli ricordava vagamente Rachel.

    «Signorina Renee» esordì in tono solenne. Dette un'occhiata al suo collega. «Lei è Doyle dell'Herald Tribune

    «Esatto.» Doyle era smilzo, di altezza media, e indossava un impermeabile color kaki. Da quello che Matt riusciva a vedere sotto il berretto di lana, i capelli erano biondissimi, schiariti dal sole. Aveva quel residuo di abbronzatura tipico di chi trascorre molto tempo sotto il sole cocente, ma la carnagione era olivastra; gli occhi erano di un colore chiaro indefinito tra l'azzurro e il grigio, e brillavano in maniera incredibile. Studiava Matt con curiosità.

    «Abbiamo un piccolo problema» annunciò Matt a Tara. «Pensavo che potessi essere di aiuto.» Lei lo guardò con aria impertinente e interrogativa, e Matt si scansò in modo che riuscissero a vedere N.N. «Uno di voi lo riconosce?»

    Stava osservando Doyle. Non perché si aspettasse che questi riconoscesse il morto – riteneva che fosse tornato in città da troppo poco tempo per essere utile in questo frangente – era solo curioso. Doyle guardò il cadavere con la stanca indifferenza di un uomo che ha visto troppe morti, e improvvisamente si irrigidì. Restò immobile, con gli occhi sbarrati, all'apparenza dimentico di respirare.

    Accanto a lui, Tara sussultò, e Matt si voltò d'istinto a guardarla, colto dal pensiero che la vista di un uomo annegato subito dopo colazione fosse troppo anche per lei. «Phil Arlen» mormorò la donna. Alzò gli occhi scuri. «Quello è Philip Arlen.»

    Jonesy fischiò sottovoce.

    Matt chiese: «Il figlio di Benedict Arlen?».

    «Ne sono certa.»

    Matt udì l'eco di quelle parole diffondersi nel mormorio dei presenti. Benedict Arlen apparteneva a una dinastia di petrolieri.

    Si voltò a guardare Doyle, che nel frattempo si era ripreso. Rispose al suo sguardo e concordò in tono piatto: «È Arlen».

    «Lo conosceva?»

    «Andavo a scuola con Bob, suo fratello. Robert Arlen.»

    «Vecchi compagni di scuola» replicò Matt, asciutto. «Alle superiori o al college?»

    «Loyola High School e Loyola University.»

    Cattolico, pensò Matt. Formato dai gesuiti. Non che la cosa gli importasse. Si era sempre disinteressato della religione, anche prima della guerra, ed era fermamente convinto che a quel punto il mondo dovesse avere imparato qualcosa sull'odio.

    Il medico legale si unì al quartetto. Doc Mason era uno spilungone avvolto in un impermeabile nero. Come al solito, fumava la pipa, il profumo piacevole e familiare che veniva trasportato dalla brezza carica di pioggia e che mascherava altri odori, meno gradevoli. «Va bene se mi metto al lavoro, tenente?»

    «È tutto suo» disse Matt. «La scena del crimine è stata contaminata nel momento in cui i professori lo hanno tirato fuori dalla brodaglia.»

    Doyle lo stava osservando con quel suo sguardo luminoso e vigile.

    «Che colpo!» gridò Tara. «E io che credevo che fosse una settimana scarsa, per le notizie.»

    «Quando ha visto Phil Arlen per l'ultima volta?» domandò Matt a Doyle.

    Quest'ultimo scrollò le spalle. «È passato un po' di tempo.»

    «Nathan è a casa solo da un paio di settimane» gli venne in aiuto Tara. «Era corrispondente di guerra in Nordafrica ed è rimasto ferito a Médenine.» Pronunciò la frase come se Doyle fosse una specie di eroe. Sì, le interessava proprio.

    Al tempo stesso Matt percepiva l'imbarazzo del giornalista e la sua volontà di zittirla. Poteva avvisarlo di risparmiarsi la fatica.

    «Deve averne viste parecchie, laggiù» gli chiese con empatia.

    «Così sembra» rispose lui laconico.

    «Il tenente Spain era a Guadalcanal» aggiunse Tara con ostinazione. «Si è preso due pallottole nella gamba.»

    «Ora prevedo pioggia.» Matt protese una mano, mentre un gocciolone gli cadeva sul naso, e Doyle rise. Aveva una risata serena e piuttosto virile. Matt si ritrovò a sorridergli, anche se non aveva dimenticato la violenta emozione che il corpo di Phil Arlen gli aveva provocato. Poteva ovviamente essere stato il colpo dovuto al fatto che un N.N. si fosse rivelato una persona a lui nota. Ma se lo aveva riconosciuto all'istante, impregnato di acqua e macchiato di fango e bitume, doveva averlo visto abbastanza di recente.

    «Ha trovato dei bossoli?» chiese Doyle, mentre osservava il medico legale. Anche Tara si avvicinò al corpo.

    «Lei ha un'ottima vista» commentò Matt. E ora Doyle aveva attirato anche l'attenzione di Jonesy.

    «Gli hanno sparato?» domandò Tara.

    «Gli hanno sparato eccome» affermò Doc Mason, alzandosi in piedi. «Forse una calibro ventidue, piuttosto da vicino. Deve avergli colpito lo sterno per poi rimbalzare all'interno. Non c'è un foro di uscita.» Masticando la pipa, aggiunse: «C'è qualcosa di strano, qui».

    Consapevole della presenza di due giornalisti molto discreti ma attenti, Matt replicò: «Mi aggiorni più tardi».

    Doc annuì. «Sarà meglio portarlo dentro.»

    La pioggia si fece battente, mentre un paio di uomini sollevavano il corpo di Arlen per metterlo su una barella e trasportarlo in tutta fretta verso l'ambulanza in attesa.

    L'aria mattutina odorava di pioggia, asfalto e tabacco di pipa.

    A qualche metro di distanza, gli altri giornalisti erano passati dal brontolio all'aperta rivolta.

    «Okay, grazie per l'aiuto» concluse sbrigativo Matt, accomiatandosi da Nathan Doyle e Tara.

    «Non farà una dichiarazione?» chiese Doyle.

    «Il tenente Spain non si concede mai mosse affrettate» lo informò la donna, mentre Matt replicava con un lieve cenno di dissenso.

    Incontrò nuovamente lo sguardo di Doyle, che aveva le labbra increspate in un sorriso. «Benvenuto nella compagnia, signor Doyle» disse Matt.

    «Grazie.» Nonostante il sorriso, aveva lo sguardo annebbiato, per quel tipo di stanchezza che non ha niente a che fare con la carenza di sonno o con i mesi trascorsi in un ospedale.

    «Forza» intervenne Tara, prendendo il giornalista sottobraccio. «L'udienza reale è terminata.»

    Matt li osservava sprezzante. Si incamminarono entrambi verso l'uscita principale, oltrepassando i capannelli dei colleghi che li coprivano di grida di scherno e insulti ben poco amichevoli.

    A lampeggianti accesi, l'ambulanza del medico legale li superò con un rumore sordo, facendo schizzare le pozzanghere di acqua e fango mentre svoltava nella direzione opposta, dirigendosi verso l'uscita posteriore del parco.

    «Quel Doyle è un tipo interessante» fece notare Jonesy.

    Matt non disse nulla, e si rivolse a guardare la pozza nerastra.

    Per un momento lui e Jonesy rimasero fermi. Matt pensava al compito ingrato che lo attendeva: informare Benedict Arlen della morte del figlio minore. Per una sorta di ironia tutti sapevano che Arlen aveva speso un piccolo patrimonio per tenere il ragazzo fuori dai guai. E ora era morto. Assassinato. Avrebbe potuto avere un destino migliore schivando pallottole oltreoceano.

    Mentre guardava, sulla superficie del pozzo si formò una gigantesca bolla di gas metano, che si espanse fino a scoppiare senza fare rumore.

    «Un atto senza rispetto, gettare il giovane Arlen in quel sudiciume» mormorò Jonesy in tono riflessivo.

    «L'omicidio non ha niente a che fare col rispetto» rispose Matt.

    Benedict Arlen viveva in una villa dipinta di bianco in stile coloniale spagnolo a Mandeville Canyon. La casa era circondata da circa quaranta ettari di palmeti, siepi e piante mediterranee in fiore. Due bisonti, palesemente considerati animali domestici, camminavano a passo tranquillo tra le ampie fontane piastrellate.

    Un maggiordomo, che doveva essere stato richiamato dalla pensione, o dall'eternità, quando il ragazzo in servizio era andato sotto le armi, andò loro incontro al portone di legno intagliato e fece del suo meglio per essere d'aiuto.

    Matt lo lasciò a Jonesy, e proseguì lungo il corridoio fiancheggiato da

    Enjoying the preview?
    Page 1 of 1