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Fantasie in otto millimetri (eLit): eLit
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Ebook150 pages2 hours

Fantasie in otto millimetri (eLit): eLit

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About this ebook

Meg: determinata a possederlo.

Meg Delancy, per ribaltare le sorti della trasmissione di cui fa parte, decide che è arrivato il momento di portare le telecamere in giro per il paese alla ricerca dell'uomo più caldo e sexy della costa Ovest. Quando nella sua prima tappa incontra il proprietario terriero Clint Walker, Meg arriva alla conclusione che il suo giro potrebbe già finire lì! Clint è l'uomo che ogni donna vorrebbe avere sotto le lenzuola e lei concorda. Anzi, perché non provarlo?



Clint: determinato a soddisfarla.

Clint non vuole fare parte di nessuna trasmissione televisiva, neanche se la protagonista è la conturbante Meg. Questo non vuol dire che non possa soddisfare le sue richieste. Dopotutto non sta bene dire di no a una signora.
LanguageItaliano
Release dateAug 31, 2016
ISBN9788858958834
Fantasie in otto millimetri (eLit): eLit
Author

Vicki Lewis Thompson

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Fantasie in otto millimetri (eLit) - Vicki Lewis Thompson

    successivo.

    1

    «Ed ecco a voi i conduttori de Il mattino di Meg e Mel, Meg Delancy e Mel Harrison!»

    Rivolgendo un sorriso smagliante al pubblico in studio che applaudiva, Meg entrò di slancio seguita da un garbato e sorridente Mel. Doveva comportarsi come se non avesse visto gli indici d'ascolto e non sapesse che il loro successo era in pericolo.

    Nessuno ne capiva il motivo, ma le voci giravano, compresa quella secondo cui non esisteva la giusta alchimia tra lei e Mel. Se un direttore di studio se la fosse bevuta soltanto per un minuto, sarebbe stata lei a dover raccogliere le sue carabattole. L'attempato Mel aveva ideato lo show otto anni prima e nessuno era disposto a rimpiazzarlo.

    No, non avrebbe perso quel lavoro. Desiderava fare parte del mondo dello spettacolo sin dai tempi del liceo, e aveva tenuto duro nonostante la famiglia e gli amici le avessero suggerito di ambire a un posto meno impegnativo, magari come infermiera, insegnante o impiegata di banca. Tuttavia i loro consigli avevano rafforzato ancora di più la sua determinazione.

    Dopo essersi assicurata il ruolo di tuttofare in quello che un tempo era stato Il mattino di Marnie e Mel, aveva sgobbato fino a entrare nello staff dei tecnici. La grande occasione era arrivata con l'appendicite di Marnie e la sua decisione di lasciare lo show per una parte in un lungometraggio. A quel punto Meg aveva convinto Mel a farla diventare co-conduttrice.

    La sua famiglia e i suoi amici ancora non ci credevano, e probabilmente si aspettavano che quella fama appena conquistata evaporasse da un momento all'altro. Meg non lo avrebbe permesso per niente al mondo.

    Mentre l'applauso dallo studio continuava, incitato dal produttore esecutivo Sharon Dempsey, Meg e Mel si accomodarono nelle loro confortevoli poltrone e presero le tazze che li aspettavano sopra il tavolinetto da caffè.

    Mel sorseggiò la sua tazza d'acqua colorata e cominciò: «Allora, com'è andato il fine settimana di Halloween?». Di regola la battuta d'apertura spettava a lui.

    «Venerdì sera sono uscita con le mie amiche, ma nessun pesce ha abboccato, non so se rendo.»

    «Che iella. E sabato?»

    «Ho guardato La mummia in DVD. Da sola.» Bevve un sorso di Coca-Cola annacquata, fingendo di assaporare un elisir. La sua mancanza di vita sociale era una gag ricorrente nello show, ma cominciava a esserne stufa. Comunque doveva incolpare se stessa e nessun altro: quel lavoro non le lasciava il tempo di coltivare relazioni di alcun genere.

    Mel schioccò la lingua e le rivolse un'occhiata paterna. «Non capisco che cosa gli prenda agli scapoli di questa città. Una splendida rossa come te, dovrebbero fare la fila fuori dalla tua porta di casa.»

    «Forse quelli buoni sono già occupati. Invece immagino tu ti sia dato al divertimento sfrenato.» Alla faccia di Meg e della sua vita sociale inesistente, Mel e la moglie non erano mai a casa.

    «Evie e io siamo andati a una festa in maschera allo Starlight Room. Ti dirò, l'attrazione della serata è stato un ragazzo vestito da cowboy, tutto in ghingheri. Ha fatto persino dei numeri con il lazo. Le donne sono andate in deliquio.»

    Meg si portò una mano al cuore e sospirò. «Io adoro i cowboy, specialmente quando indossano quei jeans stretti che mettono in evidenza la loro incredibile... personalità.» Alzò le sopracciglia e il pubblico rise.

    Aveva davvero la passione per i cowboy. Suo padre si era guardato tutti i western possibili e immaginabili alla televisione, dalle repliche di Gunsmoke agli spaghetti western con Clint Eastwood, e dato che c'era un solo apparecchio in casa, lei gli aveva fatto compagnia. Quegli eroi le erano sembrati così esotici e lontani dalla sua vita da diventare una fantasia segreta.

    «Sfortunatamente è venuto fuori che questo cowboy era gay.»

    «Lo vedi? Occupati o gay. O almeno così sembra a New York. Mi toccherà andare nel West a cercarmi un esemplare con tutti i crismi.»

    «Mi sa che il cowboy perfetto è una leggenda» osservò Mel. «A proposito di leggende e cowboy, oggi abbiamo Viggo Mortensen, la star de Il signore degli anelli e Oceano di Fuoco, che ci parlerà del suo nuovo progetto. Restate con noi.»

    Nell'istante in cui partì la pubblicità Sharon si avvicinò di corsa tenendosi le cuffie strette alla testa, come se non riuscisse a credere all'informazione che le stavano inviando. «Ragazzi, i telefoni stanno scoppiando! Tutti vogliono vedere Meg andare nel West in cerca del suo cowboy!»

    Meg rise. «Come no. Era solo uno scherzo. Non sono mai stata nel West e non ho intenzione di...»

    «Ripensaci» la interruppe Sharon. «Abbiamo bisogno di un asso nella manica, e questo potrebbe essere quello giusto!»

    «Sai, non è una cattiva idea» convenne Mel.

    «È una grande idea!» cinguettò Sharon tutta eccitata. «Possiamo chiamarlo Alla ricerca del cowboy più sexy del West

    Mel annuì. «Mi piace.»

    A Meg invece non piaceva affatto. Lasciare lo studio, anche solo temporaneamente, era una pessima idea. «Non lo so, Sharon. Dovremmo studiare meglio la cosa.»

    «Definiremo i dettagli quando avremo più tempo. Per adesso ti vedo in viaggio con Jamie. Troverete i candidati, li porterete in studio e il pubblico voterà per il vincitore. In palio ci saranno un grosso premio in denaro e tonnellate di promo. Non è geniale?»

    «Ma non posso lasciare lo show per andare a caccia di cowboy!»

    «Sì che puoi» rispose Mel. «Per qualche giorno. Sharon ha ragione. Potrebbe essere quello che ci vuole per dare una spintarella agli indici di ascolto.»

    «Mona ti sostituirà» la informò Sharon. «Non le dispiacerà prendere il tuo posto per un po'.»

    Come no. Venderebbe suo nonno pur di fregarmelo una volta per tutte.

    «Costerà troppo» insistette lei.

    «Per niente. Faremo pubblicità ai ranch. Procederemo in ordine alfabetico, iniziando da quello di George in Arizona.»

    Meg fece un ultimo disperato tentativo, concentrandosi su Mel. «Scombussolerà la routine. Tu detesti i cambiamenti.»

    «Già, ma detesto ancora di più gli indici d'ascolto asfittici. Concordo in pieno con Sharon. Devi andarci, Meg.»

    A quel punto Meg capì che era inutile controbattere. Mel aveva detto la sua.

    Clint aveva sperato che sfiancarsi e poi mettersi sotto una doccia calda avrebbe migliorato il suo umore, ma era ancora nero di rabbia. Quella pagliacciata mediatica avrebbe fatto rivoltare suo padre nella tomba, e non osava neanche immaginare che cosa avrebbe detto suo nonno. Clemson Walker, un uomo che s'era fatto da sé, aveva costruito il ranch dal nulla trasformandolo in quella che un tempo era stata la fattoria più bella di Sonoita. Una voce continuava a sussurrargli che in palio c'erano dei soldi, e indubbiamente ne aveva bisogno per ricomprare il ranch, però non voleva certo finire sotto i riflettori.

    Aveva ricevuto una lettera in cui si spiegava tutta la procedura. Meg Delancy e il suo cameraman avrebbero visitato i sette stati del West, iniziando dall'Arizona. Scelto un ranch come base, Meg avrebbe organizzato una competizione aperta a tutti i cowboy dello stato. Li avrebbe osservati nel tiro al lazo e nella corsa a cavallo, quindi li avrebbe intervistati personalmente. I tre finalisti di ciascuno stato sarebbero andati a New York per partecipare al programma e il pubblico avrebbe nominato il vincitore.

    Certo, il premio in denaro lo avrebbe aiutato, anche se non sarebbe bastato a ricomprare il ranch. Però alcuni ragazzi dicevano che il vincitore avrebbe potuto mettere a profitto l'apparizione in televisione realizzando spot pubblicitari.

    Quell'idea lo fece rabbrividire. Avrebbe cavalcato un toro assassino piuttosto che parlare davanti a una telecamera. E ancora peggio sarebbe stato portarsi addosso il titolo di Cowboy più sexy del West. Sarebbe morto di vergogna.

    No, doveva attenersi al suo programma attuale e sperare che Gabriel gli fruttasse abbastanza soldi da permettergli di ricomprare il Circle W. Avrebbe corso la sua prima gara di lì a tre mesi e quella storia della televisione rischiava di comprometterne l'addestramento. Ecco un altro motivo per cui era infastidito e voleva restarne fuori.

    Mentre quella mattina puliva le stalle, gli era venuta un'ispirazione. Avrebbe finto di non saperne nulla di ranch, dicendo che l'esperto era Tucker Benson, il suo caposquadra sessantenne.

    Non appena aveva scoperto che la selezione dei cowboy in Arizona avrebbe avuto luogo al Circle W, il che significava ospitare Meg per due notti, aveva dato un'occhiata allo show. Si era seduto scuotendo il capo nel vedere quell'ochetta starnazzante che presto avrebbe invaso il suo prezioso ranch. Non era decisamente il suo tipo, e prevedeva che si sarebbe sentita come un pesce fuor d'acqua. Ma allora perché si era lavato e profumato in vista del suo arrivo? Ah, già, per eliminare l'odore di concime, così da indurla a pensare di essere un novellino che non sapeva neanche montare in sella a un cavallo, figuriamoci pulire una stalla. Non proprio il massimo come cowboy.

    Mentre il piano prendeva forma nella sua mente, passò al setaccio l'armadio e riesumò un paio di calzoni con la piega che non aveva più indossato dai funerali del padre. Sembrava un ebete, ma facevano al caso suo, insieme con la stretta cintura di pelle e la camicia bianca. Come tocco finale optò per i mocassini che usava al college e i capelli scuri impomatati all'indietro.

    Gli invasori potevano arrivare da un momento all'altro, così uscì a cercare Tuck. Lo trovò nel recinto che metteva alla prova Gabriel. Era un eccellente addestratore, e ai suoi tempi era stato anche un ottimo cowboy, ma il Circle W non allevava più bestiame da parecchi anni ormai. Il padre di Clint era sommerso dai debiti fino al collo quando aveva venduto a George Forester, e il ricavato era servito a saldarli. Adesso il ranch sopravviveva ospitando e addestrando i cavalli di tutti quelli che si erano trasferiti in zona di recente. Il Circle W offriva anche gite a cavallo e pranzi al sacco per i turisti, che ogni anno giungevano sempre più numerosi a Sonoita.

    All'inizio del suo rapporto d'affari con George, Clint aveva cercato di spingerlo a partecipare alle gare di cavalli da corsa, ma a George premevano solo i valori fondiari, quindi aveva coltivato da solo quell'interesse. Per fortuna i prezzi della terra non erano saliti alle stelle, altrimenti il Circle W sarebbe già stato lottizzato e lui sarebbe finito per la strada.

    «Ehi, Tuck, devo parlarti di una faccenda.» Clint si appoggiò alla prima stecca del recinto.

    L'uomo lo squadrò da capo

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