Sexy dalla testa ai piedi: Harmony Destiny
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Cathleen Galitz
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Sexy dalla testa ai piedi - Cathleen Galitz
successivo.
1
«Ma che razza di padre è lei?»
Al tuonare di quelle parole, William Hawk sollevò lentamente gli occhi dallo schermo del computer e cercò di mettere a fuoco la donna che si era di colpo materializzata di fronte al suo tavolo da lavoro.
Senza una parola, la squadrò da capo a piedi, ma non fu la sua espressione critica a colpirlo. Fu, piuttosto, la sinuosità del suo corpo di giovane donna e la massa dei suoi capelli del colore delle foglie infiammate dell'autunno.
Una smagliatura le scorreva lungo i collant e scompariva sotto il tessuto un po' sbiadito di una gonna, forse troppo corta se giudicata secondo parametri professionali, ma assolutamente gradevole perché svelava gambe da concorso.
Gli occhi verdi della giovane donna erano però scintillanti di collera, così come furiosa era stata la sua domanda.
Una domanda che era penetrata nella coscienza di Hawk e che ora esplodeva con la stessa forza disperata che aveva quando era lui stesso a porsela.
Se lo chiedeva ogni giorno, che razza di padre fosse. Prima che sua moglie morisse, lasciandolo con un bambino di cinque anni e una bambina di quattro da educare, non aveva la minima idea di quanto potesse essere difficile. Aveva acquistato un bellissimo ranch, il Feather Ranch, e si era trasferito in quell'angolo sperduto del Wyoming per riuscire a lavorare stando vicino ai figli, ma l'impresa si stava in ogni caso rivelando ardua.
Come tante altre, neppure quella giornata era iniziata nel migliore dei modi. Aveva bruciato i toast per la colazione, litigato con Sarah per pettinarle i capelli, urtato l'alluce contro una mazza da baseball parcheggiata in mezzo alla cucina e rovesciato del succo d'arancia su un documento di lavoro. Tutto questo, mentre cercava di gestire a distanza la sua società d'affari.
Non gli era difficile immaginare chi avesse fatto entrare in casa quella sconosciuta che teneva saldamente per mano Billy e Sarah.
«Mi scusi?» fece col tono di voce distratto e annoiato che era solito adottare quando si rivolgeva agli imbecilli.
«Dovrebbe scusarsi davvero» tuonò la donna. Evidentemente, l'atteggiamento freddo e altezzoso di Hawk, che riusciva a far tremare importanti uomini d'affari, non la scalfiva neppure. «Avrei proprio voglia di denunciarla ai servizi sociali.»
«Denunciarmi ai servizi sociali?» ripeté lui trasalendo. Una simile minaccia era segno evidente dello stato mentale alterato di quella donna. «Ma lei chi è?»
«Mi chiamo Ella McBride e sono la sua vicina di casa» gli spiegò scandendo adagio le parole, come se si stesse rivolgendo a una persona lenta di comprendonio. «So di ripetermi, ma vorrei davvero sapere da lei quale padre lascia andare a spasso da soli dei bambini così piccoli senza preoccuparsi di cosa possa accadere loro. Ha idea di quanto può essere pericoloso?»
Scuotendo confuso la testa, lui rivolse l'attenzione ai figli che immediatamente si nascosero dietro la loro improbabile protettrice.
L'idea che potesse accadere loro qualcosa di brutto gli tagliò il respiro e gli riempì gli occhi di terrore.
«Siete usciti di casa senza il mio permesso?» domandò. Un ruggito avrebbe intimorito meno di quella domanda proferita con calma minacciosa.
Ella percepì un brivido di paura attraversare i bambini e lei stessa ebbe l'impressione di essere colta da vertigine. Non le era mai capitato di essere tanto suggestionata da una voce, si disse fissandolo mentre si passava le dita tra i folti capelli scuri. Era un uomo molto affascinante, decise irritandosi con se stessa.
Che diritto avevano i suoi ormoni di tradirla e di distrarla dal sentimento di collera che provava per il comportamento di un padre irresponsabile?
Il fatto che non fosse il cafone che si era immaginata mentre marciava inviperita verso il suo ranch, o che in lui non ci fosse traccia dell'aspetto di un alcolizzato cronico, non cambiava la gravità della situazione.
Certo, doveva però riconoscere che quell'uomo era incondizionatamente bello, spudoratamente sicuro di sé e certamente molto impegnato, a giudicare dai plichi di documenti dai quali era circondato.
Quelle osservazioni, del tutto fuori posto in un momento simile, la fecero infuriare maggiormente. Per quanto la riguardava, la domanda con cui l'aveva aggredito, era del tutto retorica. Il fatto che quell'uomo fosse più interessato al computer che ai figli le bastava.
«Fatevi vedere, voi due» intimò severo Hawk alzandosi dalla sedia. «Voglio sapere perché siete usciti senza dirmi nulla.»
Non gli piaceva vedere Sarah e Billy ripararsi dietro a una sconosciuta come fosse stata l'arcangelo Gabriele venuto a soccorrerli e a salvarli dal diavolo. Si rendeva conto che col loro modo di fare davano alla donna l'impressione che, oltre a essere un padre negligente, fosse anche un orco.
Con passi timidi, i bambini si mossero davanti a lei, gli occhi bassi, pronti ad affrontare lo sfogo del padre.
Decisa a proteggerli, Ella mise le mani sulle loro spalle come per rassicurarli, anche se aveva la netta sensazione che quell'uomo non avrebbe mai alzato un dito su di loro. Non come era accaduto a lei che, in nome della disciplina, era stata sculacciata per molto meno.
«Forse sarebbe meglio se parlassi con la madre dei bambini» suggerì cauta.
«Sono della sua opinione» replicò lui con sincera semplicità. «Ma purtroppo la loro madre è mancata circa un anno fa.»
Ella non se l'aspettava e si sentì addolcire nei confronti di quell'uomo che non doveva trovarsi in una situazione facile.
«Mi spiace. Quando è accaduto?»
«Meno di un anno fa.»
Lei sapeva per esperienza cosa significasse perdere la madre a quell'età, ma cercò di non farsi prendere dalla commozione. Con un gesto istintivo, sollevò il braccio per guardare l'orologio e si accorse che stava facendo tardi per il suo colloquio di lavoro.
Anche per quel motivo, si era irritata tanto. Se fosse capitato in un altro giorno, avrebbe potuto persino trovare piacevole la camminata nel bosco per incontrare il suo nuovo vicino di casa. Ma non poteva permettersi di arrivare tardi per un emerito sconosciuto e perdere l'occasione di un lavoro di cui aveva disperatamente bisogno, anche se si trattava solo di un posto da cameriera.
Mancava mezz'ora all'appuntamento. Se il suo vecchio fuoristrada avesse deciso di collaborare, le sarebbero occorsi almeno venti minuti per arrivare in città, lasciandole a malapena il tempo per ricomporsi e presentarsi al colloquio. Tutto questo senza però calcolare il tempo necessario a ripercorrere il sentiero di caccia che separava casa sua da quella dei bambini.
Si erano presentati quella mattina alla sua porta, inzaccherati almeno quanto i due gattini che qualcuno aveva abbandonato nel suo giardino due settimane prima.
Vedendoli, lei aveva commesso lo stesso errore. Li aveva fatti entrare e li aveva riscaldati con una tazza di cioccolata calda fumante, così come aveva accolto e nutrito i gattini che da allora avevano stabilito la loro residenza a casa sua. Orfana lei stessa, Ella aveva un debole per le creature abbandonate.
«Pensavo fosse una buona idea trasferirci qui» spiegò Hawk detestando l'idea di poter essere con-siderato un padre dissennato. «Purtroppo ho sottovalutato la difficoltà di gestire il mio lavoro con mezzi elettronici. I cali di corrente e i frequenti blackout mi stanno convincendo a cambiare idea.»
L'espressione di rammarico sul suo volto lo fece sembrare molto meno inattaccabile di quanto fosse apparso poco prima ed Ella si trovò a lottare contro l'assurdo impulso di stringerlo a sé per consolarlo. Quel pensiero la fece arrossire.
«Come se non bastasse, la donna che avevo assunto come governante ci ha abbandonato tre giorni fa per seguire un camionista di cui si è innamorata» continuò lui, ansioso di condividere le sue vicissitudini con un'altra persona adulta. «Ero convinto che i bambini fossero nella stanza dei giochi a guardare un cartone animato, ma certo il mio comportamento è imperdonabile.»
Piegandosi sulle ginocchia per guardare negli occhi i suoi figli, Hawk fece qualcosa che la colse di sorpresa.
«Non fatelo mai più!» proruppe chiudendo gli occhi mentre li stringeva forte a sé. «Non so cosa farei se vi succedesse qualcosa.»
Con un nodo alla gola, Ella si chiese come sarebbe potuta essere la sua vita se suo padre avesse dimostrato per lei anche solo la metà dell'affetto e dell'apprensione che quell'uomo aveva nei confronti dei figli.
Poco dopo, Hawk si alzò in piedi e tornò ad assumere i suoi modi distaccati. «Mi spiace averle creato disturbo, signorina McBride.»
«Mi chiamo Ella» lo informò, refrattaria a qualsiasi tipo di formalità non necessaria. «Come vostra vicina di casa, sarò felice di accompagnarvi a fare qualche passeggiata quando papà è occupato con il lavoro» aggiunse rivolgendosi ai bambini. «Dovete solo avvertirmi e farvi portare da me. D'accordo?»
Lanciando di nuovo un'occhiata all'orologio, si rese conto che si stava facendo tremendamente tardi.
«Sarei felice di sdebitarmi con lei e pagarla per il disturbo» disse Hawk a cui la ricchezza aveva insegnato a sdebitarsi sempre con gli altri, prima che potessero avanzare richieste improprie.
Ella lo fissò attonita mentre metteva