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L angelo e il diavolo
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L angelo e il diavolo
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L angelo e il diavolo

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About this ebook

La giovane e bella Deborah Ann Stirlig sta per sposare un affascinante spagnolo, Miguel Cortes. Purtroppo, però, non è tutto oro quel che luccica e Deborah, durante una festa, apprende che il fidanzato nasconde degli orribili segreti. L’uomo che la mette in guardia è il misterioso marchese Nicholas de Vere, che ha un conto in sospeso con Cortes. Quindi, quale occasione migliore per lui di vendicarsi? Nicholas decide di rapire Deborah e di portarla…
LanguageItaliano
Release dateOct 10, 2016
ISBN9788858955642
L angelo e il diavolo
Author

Anne Herries

Autrice inglese vincitrice di numerosi riconoscimenti letterari, ha iniziato a scrivere nel 1976 e ha ottenuto il suo primo successo appena tre anni dopo. Attualmente vive nel Cambridgeshire con il marito.

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    L angelo e il diavolo - Anne Herries

    successivo.

    1

    «Oh, guarda! Non è un bell'uomo?» bisbigliò Sarah Palmer a sua cugina. Fece una risatina e, agitata, le strinse il braccio. «Se dovesse chiedere la mano di una di noi due, faremmo bene ad accettare senza pensarci due volte, non credi?»

    Deborah Ann, figlia di sir Edward Stirling, scrutò l'affollato salone del palazzo di Whitehall finché non trovò la persona a cui si riferiva Sarah e aggrottò le sopracciglia. Effettivamente il gentiluomo che sua cugina fissava con interesse era attraente, ma sembrava anche arrogante e presuntuoso. Sul suo viso, infatti, era dipinta una espressione altezzosa, mentre passava in rassegna i cortigiani riuniti.

    «Oh, Sarah!» sussurrò scuotendo la testa. «Ti confesso che non mi sentirei a mio agio se fossi sposata a un uomo del genere. Ha i lineamenti duri e l'aria sprezzante, non vedi? Potrebbe tranquillamente passare per un bandito, se lo incontrassimo per strada.»

    «Credo che sia un uomo di mare» mormorò Sarah, lanciando all'uomo uno sguardo pieno di ammirazione. «È leggermente abbronzato, quindi deve trascorrere molto tempo all'aria aperta. Pensa, Deborah, dev'essere bellissimo quando il vento gli scompiglia i capelli» sospirò con aria sognante.

    Deborah guardò meglio l'oggetto dei loro discorsi e si accorse che lui la stava fissando e nei suoi occhi scuri brillava un inequivocabile lampo d'ironia. Voltò la testa di scatto, indispettita, perché non voleva dargli l'impressione di essere interessata, visto che non lo era.

    Aprì il ventaglio e lo sventolò per rinfrescarsi le gote in fiamme. Le scarpine nuove di raso ricamato le facevano male e l'abito elaborato che indossava l'accaldava e pesava molto, nonostante le fosse sembrato bellissimo quando l'aveva scelto. Nel complesso, insomma, il piacere che aveva provato nel trovarsi alla corte di re Giacomo I era svanito rapidamente.

    Osservò la folla con finto interesse.

    Lì, nell'ala vecchia del palazzo, le pareti del salone erano formate di grossi blocchi di pietra, che lo isolavano dal freddo e dal caldo nelle afose giornate estive. Di notte venivano accese le torce, infilate nei supporti fissati al muro a intervalli regolari, ma di giorno l'unica luce proveniva dalle strette finestre a feritoia. La superficie irregolare delle pareti era coperta da arazzi di seta, che conferivano maggiore calore e un tocco di raffinatezza all'ambiente arredato in modo spartano. Il pavimento era fatto di grandi piastrelle di pietra bianche e nere, che avevano dato immediatamente a Deborah un'impressione di gelo.

    Per lei non c'era paragone tra il palazzo e la sua casa paterna. Nonostante la sontuosità, Whitehall era molto meno confortevole e piacevole di casa Stirling, che aveva pavimenti di legno e dove aleggiava sempre nell'aria il fresco sentore di erbe aromatiche, che venivano cambiate ogni giorno per mantenere un profumo gradevole nelle stanze.

    Deborah non avrebbe sprecato una bella giornata come quella restando in casa, ma ne avrebbe approfittato per passeggiare in giardino.

    Vide che suo padre stava conversando con un nobile alto e magro, vestito di un sofisticato abito nero bordato d'argento, il viso contratto e il corpo leggermente curvo, come se il freddo del palazzo gli fosse penetrato fin nelle ossa. Sir Edward colse lo sguardo della figlia e le fece un cenno. Lei si scusò con Sarah e si fece largo tra la folla per raggiungerlo, scambiando un saluto con i conoscenti che incontrava.

    Deborah era molto affezionata a suo padre ed era orgogliosa del suo aspetto distinto, che lo faceva spiccare tra i cortigiani. Come il suo interlocutore, anche lui era magro, però aveva un portamento fiero e nobile; era dotato di un irresistibile fascino maturo, con i capelli brizzolati alle tempie e gli occhi celesti, attraversati di tanto in tanto dall'ombra di un dolore antico.

    Quella settimana sir Edward aveva portato a corte sua figlia e la nipote, che per la seconda volta si trovavano al cospetto di Sua Maestà. La prima volta Deborah era rimasta alquanto delusa, perché il re aveva attraversato il salone a passo spedito tra due ali di folla, salutando qualche cortigiano e fermandosi a scambiare qualche parola solo con pochi tra i suoi beniamini.

    Deborah aveva sentito molto parlare del re prima di andare a corte, e non sempre in modo positivo; la gente, infatti, non aveva una grande opinione del sovrano per il suo carattere bizzoso, la sua ossessione per la stregoneria, il suo stile di vita e il suo amore sviscerato per la caccia. Tuttavia a Deborah non era sembrato altro che un uomo malinconico e bruttino.

    Sir Edward aveva condotto a corte la figlia e la nipote per trovare loro marito. Soprattutto intendeva sistemare il più presto possibile Sarah, che aveva perso entrambi i genitori nella terribile pestilenza che aveva funestato la città tre anni prima. Lei era stata fortunata a essere risparmiata dall'epidemia perché non era a casa in quel periodo.

    Appena era stato informato della tragedia della morte della sorella e del cognato, sir Edward aveva portato immediatamente Sarah a casa propria, con grande gioia di Deborah.

    Deborah Ann e Sarah erano ormai in età da marito, essendo prossime ai diciassette anni. I genitori di Sarah erano scomparsi senza avere il tempo di pensare a combinarle un matrimonio e il promesso sposo di Deborah era morto, anche lui per una febbre maligna, qualche tempo prima. Deborah e suo padre avevano nutrito per lo sfortunato giovane un affetto profondo e sir Edward non aveva alcuna fretta di trovare un altro pretendente adatto alla sua unica figlia. E non vole va neppure che sposasse un uomo di un'altra fede, giacché lui e la sua defunta moglie erano sempre stati entrambi dei devoti cattolici, anche se durante il regno dell'attuale monarca era poco saggio proclamare pubblicamente il proprio credo religioso.

    Non era difficile incontrare il favore di Giacomo I, se si era disposti ad adularlo in modo sfacciato; quasi tutti i cortigiani lo facevano più che volentieri, con la prospettiva delle ricchezze che tali privilegi comportavano.

    Sir Edward, tuttavia, non era tipo da adottare un atteggiamento servile verso il re, ma non nutriva neppure avversione nei suoi confronti; preferiva condurre una vita ritirata nella tenuta di famiglia e badare ai propri affari e alla proprietà. Non avrebbe deciso di recarsi a Londra se non avesse avuto a cuore il futuro della figlia e della pupilla Sarah.

    Si rendeva conto che avrebbe dovuto rassegnarsi a combinare un matrimonio per le due ragazze e magari cercare una vedova indulgente per sé, se avesse trovato troppo vuota la casa dopo la partenza delle fanciulle. Non riusciva proprio a immaginare la vita senza la figlia, a cui sorrise mentre gli si avvicinava.

    «Padre, devo confessarvi che mi sono stancata» mormorò Deborah quando l'ebbe raggiunto. «Possiamo andare a casa?»

    Sir Edward guardò la ragazza con affetto e orgoglio. Era indubbiamente una vera bellezza, anche se forse era ancora un po' troppo magra. Sarah aveva curve più procaci, tuttavia il suo in carnato pallido e i suoi capelli biondi non erano suggestivi come la eccellente combinazione di morbidi ricci castani e splendenti occhi verdi di Deborah.

    «Oh, arrivi a proposito, figlia mia» esordì sir Edward in un tono bonario. «Vorrei presentarti a questo signore, che desidera parlarti di persona.»

    «Signorina Stirling, servo vostro.» L'uomo fece un profondo inchino. «Sono Juan Sanchez e rappresento don Manola Cortes, un gentiluomo spagnolo di alto rango, nonché proprietario di splendidi vigneti» si presentò con un forte accento straniero.

    «Ho rapporti d'affari con il señor Juan Sanchez da molto tempo» spiegò sir Edward alla figlia. «Circa venti anni fa ho avuto l'onore di diventare amico di don Manola e il signor Sanchez mi ha portato dell'ottimo vino delle sue vigne.»

    «Il mio padrone è un uomo ricchissimo» riprese Sanchez. «Ha un figlio di nome Miguel, un bel giovanotto di venticinque anni che don Manola vorrebbe vedere sposato con una fanciulla di nobili natali. Credo di aver trovato finalmente la sposa perfetta, bellissima e altolocata.»

    Sir Edward gli sorrise ma sollevò una mano per invitarlo a non affrettare le cose. «Un passo alla volta, señor» lo ammonì. «Io e mia figlia ascolteremo la vostra lusinghiera proposta e vi assicuro che vi presteremo l'attenzione che meritate, ma vorrei avere delle informazioni in più. Inoltre vi pregherei di procurarmi un ritratto del figlio di don Manola. Se mia figlia lo troverà di suo gradimento e lui la riterrà altrettanto interes sante, potremo discutere i termini dell'accordo matrimoniale.»

    Il signor Sanchez sembrò sorpreso e per niente contento nell'udire quelle parole. «Siete troppo indulgente con vostra figlia, sir Edward. Noi siamo più diretti. In Spagna il volere di un padre è l'unica cosa che conta.»

    «Molti uomini del mio paese sarebbero d'accordo con voi» fu la replica di sir Edward, che sostenne con fermezza lo sguardo dello spagnolo. «È usanza comune che una figlia debba sposare l'uomo scelto da suo padre, ma Deborah Ann mi è oltremodo cara e non intendo darla in sposa a un uomo che lei non approvi, per quanto ricco o nobile possa essere. La felicità di mia figlia è il mio interesse supremo.»

    La fanciulla sorrise. «Mio padre è davvero troppo indulgente con me, come avete detto voi, signor Sanchez» osservò guardando sir Edward con adorazione. «Tuttavia il rispetto che nutro per lui è ancora maggiore proprio per questo motivo. Sono certa che lui desidera solo il mio bene, perciò obbedisco ai suoi desideri più che volentieri.»

    «Non sempre, figliola» precisò sir Edward con un cipiglio scherzoso. «Nonostante tutto riesci spesso ad averla vinta tu.»

    Deborah fece una risata argentina. «Perché siete troppo buono con me, padre!»

    Sir Edward e sua figlia si sorrisero, in perfetta sintonia. Sapevano entrambi che lei avrebbe potuto fargli prendere qualsiasi decisione sul suo futuro rivolgendogli delle moine, ma erano anche sicuri del reciproco affetto e rispetto. Nessuno dei due avrebbe mai fatto soffrire l'altro di proposito solo per prevaricarne la volontà.

    «La vostra ubbidienza nei confronti del vostro genitore è ammirevole, signorina Stirling. Domani tornerò in Spagna e porterò vostre notizie al mio padrone. Siate certa che decanterò la vostra bellezza e il vostro carattere.» Sanchez s'inchinò di nuovo a Deborah e si rivolse a sir Edward: «Se volete, recapiterò a don Manola una vostra lettera. Con il favore dei venti tornerò fra tre settimane e vi porterò i saluti del figlio del mio padrone che, oltretutto, parla perfettamente la vostra lingua, proprio come suo padre».

    «La mia lettera sarà pronta domattina. Vi auguro buon viaggio, señor. Ricordate di farmi avere un ritratto di don Miguel.»

    Sir Edward salutò lo spagnolo, che si accomiatò con un altro inchino e scomparve in mezzo ai cortigiani.

    «È stato sempre molto corretto con me nei nostri rapporti d'affari» disse sir Edward a sua figlia. «Vorrei che fosse chiaro che non ho preso alcun accordo riguardo a una tua possibile unione con il figlio di don Manola. Se tu dovessi conoscere un pretendente rispettabile e di tuo gradimento prima del ritorno di Sanchez, non ti costringerò a sposare don Miguel e non lo farò neanche se tu manifesterai il tuo disaccordo. Vorrei che fossi contenta della scelta di un marito come di tutto il resto, Deborah.»

    «Sarò più che lieta di seguire la vostra guida, padre. Il mio unico desiderio è di trovare con il mio futuro marito la stessa felicità che avete avuto voi con mia madre.»

    Gli occhi di sir Edward si velarono di mestizia. «Come vorrei che la mia cara Beth fosse qui ora! Sarebbe molto orgogliosa di te. Purtroppo non è possibile» sospirò. «Scusa, avevi detto che volevi tornare a casa?»

    «Sì, padre, per favore. Abbiamo visto passare Sua Maestà e non c'è motivo d'indugiare oltre. Inoltre ho un dolore ai piedi a causa delle scarpe nuove» ammise Deborah.

    Il padre rise. «Ti fanno male i piedi? È un ottimo motivo per andarsene! Dov'è tua cugina?»

    «L'ho lasciata che chiacchierava con la signora Goodleigh.» Si guardò intorno in cerca di Sarah. «Ah, eccola là! Sta parlando con un signore.»

    «Signore? Non direi proprio!» commentò sir Edward accigliandosi. «Secondo ciò che si sussurra di lui, non è certamente quello che si definirebbe un gentiluomo. È il marchese de Vere, un corsaro francese di nascita anche se sua madre era inglese. Depreda le navi spagnole e Sanchez si è lamentato più volte con il re delle sue scorribande, a quanto pare con scarsi risultati. Re Giacomo ha solo promesso che avrebbe preso in considerazione la questione. Quando gli si parla male di de Vere, Sua Maestà fa orecchie da mercante.»

    «Sicuramente dovrà tenere conto delle lamentele di don Manola» considerò Deborah. «Non siamo in guerra con la Spagna. Il principe e lord Buckingham stanno negoziando il matrimonio tra l'infanta di Spagna e il principe Carlo, no?»

    Sir Edward assentì. «È vero.» Era stato incoraggiato a tornare a corte proprio dalla notizia che le trattative per il matrimonio del principe con una principessa cattolica stavano procedendo bene. «Sua Maestà dovrebbe far impiccare de Vere e invece quel corsaro gode del suo favore.»

    «Chissà qual è il motivo... Il marchese non è diverso dai pirati che depredano le nostre navi.»

    «Un tempo uomini come lui godevano dell'appoggio della regina Elisabetta» commentò il padre aggrottando la fronte. «Non si può biasimare un simile atteggiamento, comunque, perché i potenti di Spagna le avrebbero strappato la corona se la nostra flotta non avesse sconfitto coraggiosamente l'Armata spagnola. Però il nostro attuale sovrano non dovrebbe temere un attacco del genere.»

    «Allora si suppone che Sua Maestà abbia altri motivi per essere così indulgente con de Vere.»

    «Quando si parla degli affari di un sovrano, non bisogna mai dare niente per scontato. Guarda, tua cugina si è liberata. Vai a dirle che stiamo per andarcene. Prima, però, devo parlare con una persona.»

    «Sì, padre.»

    Deborah si diresse verso il punto in cui aveva visto la cugina, ma si accorse che nel frattempo Sarah si era allontanata. Facendo una brusca deviazione per raggiungerla, s'imbatté in un uomo che le intralciava il cammino.

    «Dove andate così di fretta?» le chiese una voce profonda.

    Lei alzò lo sguardo e si trovò

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