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La sua ultima tentazione (eLit): eLit
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La sua ultima tentazione (eLit): eLit

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About this ebook

Sarà l'ultima tentazione...
Basta colpi di testa. Quando il bar di famiglia è improvvisamente costretto a chiudere e lei rimane senza lavoro, Cat Sheehan decide che è il momento di pensare al futuro: si iscriverà all'università e troverà un ragazzo con cui fare sul serio. Forse. I buoni propositi vacillano non appena i suoi occhi si posano su Dylan Spencer, bel tenebroso, esempio perfetto del tipo mordi e fuggi. Che sia il caso di togliersi l'ultimo sfizio prima di iniziare la dieta?

... perché sarà per sempre.
Dylan è abituato agli sguardi famelici delle donne, ma quella splendida bionda lo ammira come fosse un frutto proibito.
La ragazza ha capito male: lui non è proibito, anzi non vede l'ora di concederle un peccaminoso assaggio.
LanguageItaliano
Release dateSep 28, 2018
ISBN9788858989937
La sua ultima tentazione (eLit): eLit
Author

Leslie Kelly

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    La sua ultima tentazione (eLit) - Leslie Kelly

    ora.

    1

    Il peccato era appena entrato nel suo bar e indossava una maglietta dei Grateful Dead, la famosa rock band di San Francisco. Cat Sheehan si fermò a metà frase, dimenticando il cliente con il quale stava parlando. Dimenticando tutto. Perché, Santa Maria Vergine, un maschio da urlo si trovava in quell’istante a pochi metri da lei.

    Era molto alto, il classico tipo che attrae immediatamente gli sguardi femminili. I suoi capelli scurissimi erano legati in una corta coda di cavallo con un laccio in cuoio. Cat non avrebbe saputo dire se fosse a causa dei capelli trasandati e ribelli o dello sguardo acuto e penetrante, ma quell’uomo aveva tutta l’aria di essere un libertino impenitente.

    Era incantata. Lo sconosciuto sembrava uscito direttamente da un romanzo di avventura d’altri tempi, sembrava un... pirata. Tutto di lui, dalla coda di cavallo all’orecchino d’argento, fino all’aura di pericolo che emanava, faceva pensare a una specie di corsaro metropolitano.

    Aveva un volto magro, dai lineamenti regolari, con una lieve traccia di barba. Sorrise brevemente a qualcuno e a Cat parve che il terreno le tremasse sotto i piedi. Aveva una bocca fatta per baciare.

    Il corpo, poi, era la testimonianza vivente della bellezza della natura: spalle larghe, fianchi stretti, gambe lunghe fasciate da jeans sbiaditi. Avanzava tra i clienti con grazia felina, portando con sé la custodia di una grossa chitarra.

    «Wow» mormorò Cat, gustandosi lo spettacolo.

    Mentre l’uomo si avvicinava, non gli tolse mai gli occhi di dosso. D’un tratto si rese conto che si stava avvicinando proprio a lei, Cat Sheehan, la donna dietro il bancone con la bocca aperta e gli occhi spalancati.

    Si riprese in fretta e afferrò uno straccio, dedicandosi a ripulire con un po’ troppa foga una macchia di birra.

    «Ehi, che cavolo stai facendo?»

    Cat registrò appena le parole strillate da una voce vicina, perché lui era lì. Un braccio robusto e abbronzato atterrò sul bancone e lei non poté fare a meno di fissare le sue dita. Dita lunghe, perfette per un chitarrista. Per non parlare di un amante.

    «Che schianto» disse la stessa voce femminile, improvvisamente docile.

    Cat deglutì. Che schianto davvero.

    Quando i loro sguardi si incrociarono, per poco non si sentì svenire. Se il volto di Elena di Troia aveva spinto in mare mille barche, quell’uomo poteva far cadere sul pavimento diecimila paia di mutandine.

    Cat ordinò a se stessa di calmarsi e cercò di riprendere il controllo. Quel tipo era peccato puro, al cento per cento, ed era ormai di fronte a lei, al di là del bancone. Era così vicino...

    Ma il bar in mogano non era l’unica cosa che li separava, si ricordò Cat: tra loro si frapponeva, indiscutibile, la decisione presa qualche giorno prima: stare alla larga dai tipi sexy e rischiosi, insomma da quelli come lui.

    Sapeva fin dall’inizio che sarebbe stato difficile mantenere quella promessa. Però erano passati solo tre giorni da quando aveva ricevuto la lettera, si era illusa di resistere almeno una settimana! Tra tutti i cambiamenti sopravvenuti dal martedì precedente, quelli da operare su di sé le erano parsi i più semplici.

    Invece no. Lo sconosciuto sorrise appena e si chinò verso di lei, riflettendo negli occhi scuri la luce rossastra della lampada appesa sulle loro teste.

    Off limits. Non avvicinarsi, cercò di ripetersi Cat. Tutto inutile, però; a meno che l’uomo non avesse una voce terribile, era perfetto. E comunque la conversazione non era nella top ten delle attività che avrebbe desiderato svolgere con lui, quindi anche nel caso in cui avesse parlato come Roger Rabbit... avrebbe chiuso un occhio.

    «Credo che sia la sua borsetta, quella che stai usando per pulire la birra» le disse.

    Una voce vellutata. Dolce e roca, liscia e calda come il whisky migliore che teneva nascosto per i clienti speciali.

    Oddio, era spacciata.

    Solo allora Cat realizzò ciò che lui le aveva detto e guardò la propria mano. «Oh, mi spiace!» esclamò, imbarazzata.

    Aveva appena finito di pulire il bancone con una borsettina di stoffa, appartenente a una cliente abituale, una cassiera di banca di nome Julie.

    Fortunatamente, quest’ultima era troppo intenta a divorare lo sconosciuto con gli occhi per preoccuparsi delle sorti della propria borsetta.

    «Non importa, la laverò» mugugnò.

    L’uomo prese la borsa bagnata dalle dita di Cat e la porse alla legittima proprietaria con un sorriso. «Mi sa che ci sta un drink offerto dalla casa.»

    Julie annuì, affascinata. Cat provò la tentazione di prenderle la mano sinistra e piazzarle davanti agli occhi il diamante enorme che le brillava all’anulare. Del resto, come biasimarla? Qualsiasi donna, fidanzata o no, sarebbe stata incantata da un uomo del genere.

    Lui tornò a guardare Cat. «Salve, sono il tuo intrattenimento» dichiarò, con voce bassa e intima.

    «Mmh... devi essere molto bravo» replicò lei.

    «Non hai ancora visto cosa so fare» disse lui, sorridendo.

    «Difficile indovinare» mormorò. Quell’uomo doveva eccellere in un sacco di campi, ma lei non riusciva a immaginarlo che in attività vietate ai minori.

    «Non dovrai attendere molto per scoprirlo» replicò lui in tono allusivo. Posò i gomiti sul bancone. «Sei sicura di riuscire a gestire la cosa?»

    «Credi di essere così bravo da non poter essere gestito?» lo sfidò lei.

    «Quando inizio, faccio tremare i muri, sai.»

    Cat si aggrappò alla superficie liscia del bar e inspirò. Doveva andarsene, ignorare il commento e fingere di avere frainteso.

    Non fece nessuna delle tre cose. Decise invece di stare al gioco. «Anch’io ho fatto tremare qualche muro, sai.»

    L’uomo smise di ridere e si irrigidì. Uno pari. «Allora piace anche a te dare spettacolo, eh?»

    «Ultimamente non tanto» ammise lei. No, era un po’ che non dava spettacolo con un uomo. Dall’anno prima, quando era uscita per un po’ con un tizio che faceva sesso in maniera davvero memorabile. Nel senso che non avrebbe mai potuto dimenticare rapporti così brevi: al massimo tre minuti e mezzo. Tempi duri.

    «Che strumento?» inquisì lui.

    Fu tentata di rispondergli: Uno bello grosso e di venti centimetri almeno, ma si morse la lingua. Il gioco si stava facendo troppo rischioso per una che aveva deciso di evitare il pericolo. «Mmh...»

    «Io ti vedo come una da sax, o al limite da clarinetto.»

    Non andava certo per il sottile, il tipo! O... «Ma stavi parlando di strumenti musicali?»

    «Certo.» L’uomo esibì un’aria del tutto innocente. «Di che altro, sennò?»

    Cat si sentì avvampare, imbarazzata. Poi lo vide ridacchiare tra sé e sé. «Bastardo» mormorò. Doveva ammettere che l’aveva giocata per bene.

    «Cat» replicò lui.

    «Sì, Cat Sheeehan.»

    «Lo so.»

    Interessante, sapeva chi era. Il che la lasciava in svantaggio. «E tu sei...?»

    «Chiamami Spence.»

    Avrebbe preferito chiamarlo Uomo Destinato A Finire Nudo Nel Suo Letto Entro Mezzanotte.

    Basta. Sei la nuova Cat, si ricordò. La nuova Cat, assolutamente padrona del suo cervello. Peccato che alla vecchia Cat fosse rimasto il controllo di altre parti anatomiche, altrettanto importanti.

    Eppure, malgrado ciò che pensava sua sorella, in realtà nemmeno la Cat di una settimana prima era mai stata favorevole alle storie di solo sesso. Magari non amava impegnarsi, ma non si era mai lasciata andare a tal punto. Solo che il tipo che aveva di fronte scatenava in lei sensazioni che prescindevano la sua concezione di bene e male. E le facevano venire voglia di provare, per una volta, un vero e proprio rimorchio da bar.

    «Salve, Spence, benvenuto al Temptation

    «Mi piace questo nome, bello.»

    Sì, quello era decisamente un tipo da rimorchio.

    «Mi piace anche l’insegna sulla porta.»

    Capì subito che si riferiva all’invito a Entrare nella Tentazione, dipinto a mano. Lo aveva ideato lei, non appena aveva rilevato il bar dalla madre. Prima si chiamava più semplicemente Sheehan’s Pub. «Grazie, mi sembrava appropriato.»

    «Non pensavo fosse così profetico, però.»

    Dunque anche lui era tentato. A Cat sfuggì un sospiro. Rimase a fissarlo negli occhi impenetrabili.

    Lui ricambiò lo sguardo; nessuno dei due rideva più, né flirtava. Senza dire nulla, si stavano scambiando mille informazioni. In venti secondi si erano già confessati di trovarsi interessati l’uno all’altro, ma non solo. Sapevano che era inevitabile che succedesse qualcosa. Attrazione fatale. Si dissero tutto, salvo il tempo e il luogo.

    Poi le labbra di lui, lussuriose, si aprirono per inspirare a fondo. Abbassò le palpebre, evidenziando le ciglia lunghe, e parve estasiato. Cat capì.

    Stava inalando il suo profumo, lo assaporava in modo sensuale, per trarne piacere.

    Era pericolosissimo. Un uomo che apprezzava il profumo di una donna avrebbe senza dubbio saputo gradire altre cose: sapori, gusti, sensazioni.

    Le pulsazioni di Cat accelerarono. Notò appena Julie che si alzava e si allontanava. Ora erano rimasti soli, in quell’angolo del bancone.

    Circondati dagli altri, ma del tutto isolati. Cat esitò, travolta da una sensazione di déjà vu. Molte volte si era sentita sola, in quella sala colma di gente, ed era giunta alla conclusione che il mondo si muoveva a un passo del tutto diverso dal suo. Stavolta, però, non era proprio sola. Lui era lì con lei.

    «Cat?» le chiese, intuendo la sua confusione.

    Si riscosse in fretta da quella strana sensazione e dall’intensità del momento. Si fece forza e si diresse al lato opposto del banco, verso un cliente appena arrivato. Doveva tornare al lavoro, soprattutto per riguadagnare un po’ di sanità mentale.

    «Il solito?» chiese all’uomo in giacca sportiva, cliente abituale del venerdì, amante delle donne facili e dei Martini con ghiaccio.

    Lui annuì. «Se mi puoi dedicare un minuto» ammiccò, avendo intuito il suo stato d’animo.

    Dietro di sé, Cat sentì la risata bassa e sensuale di Spence. Si era meritata quella reazione, aveva distolto lo sguardo per prima, perdendo al gioco del silenzio. E non le era mai successo prima.

    Sentirsi sconcertata da un uomo era un’esperienza nuova per lei.

    Cat Sheehan sapeva come trattare con il sesso forte fin da quando, a quindici anni, si era messa a servire ai tavoli nel bar di famiglia. Aveva risposto a tono agli apprezzamenti azzardati, era sfuggita ad avances non gradite e aveva saputo giocare le sue carte con i clienti che le interessavano.

    Mai prima d’ora un uomo l’aveva avuta vinta, a meno che non lo avesse deciso lei. Quel tipo con il sorriso diabolico e la chitarra l’aveva stesa con uno sguardo.

    Era per questo che, dopo avere servito il Martini a Mister Giacca Sportiva, era ancora lì a pensare a qualcosa di sensato da dire al musicista, sempre intento a fissarla. Sapevano entrambi dannatamente bene il significato di quel silenzio.

    Un invito. Una sfida. Una promessa. In nessun caso intendeva accettare. Anche se la tentava, eccome!

    Cat non aveva nessuna risposta arguta da dargli. Era senza parole. Continuare a flirtare avrebbe implicato accettare la resa a quegli occhi impudenti. Ma non riusciva a smettere.

    Alla fine, fu lui a risparmiarla, spostando il discorso in territorio neutro. «È il posto giusto questo, vero? Non stai forse aspettando i Four G’s

    I Four G’s... ricordò subito la band di Tremont, la città vicina, che lei stessa aveva ingaggiato qualche giorno prima, per l’intrattenimento dal vivo. Che idiota, non vedi che ha uno strumento? Si schiarì la voce. «Sì, è il posto giusto. Sono... lieta di avervi qui.»

    Sicuro che sarebbe stata lieta di averlo. Su, nel suo appartamento. Sull’altalena nel giardino sul retro. Be’, anche sul bancone poteva andare.

    Cat cancellò dalla mente l’immagine e si ripromise

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