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Un capo indimenticabile: Harmony Collezione
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Un capo indimenticabile: Harmony Collezione

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About this ebook

Quando la fiera e indipendente Sienna Newman perde la memoria, l'unica cosa che ricorda sono le notti bollenti trascorse con il suo ex capo, il sensuale e potente Emiliano Castillo. Non rammenta nulla invece della loro dolorosa separazione e, dopo aver scoperto di aspettare un bambino, accetta di partire con lui per la sua lussuosa isola privata.



Rendendosi conto che Sienna non ha idea del motivo per cui la loro storia è naufragata, Emiliano ingaggia una lotta contro il tempo: prima che lei recuperi del tutto la memoria, intende cancellare gli errori del passato e assicurarsi di non perdere ciò che desidera di più. Il suo bambino, e la donna che ama.
LanguageItaliano
Release dateFeb 20, 2018
ISBN9788858977200
Un capo indimenticabile: Harmony Collezione

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    Un capo indimenticabile - Maya Blake

    successivo.

    Prologo

    Non era cambiato niente in sei anni.

    Emiliano Castillo si stupì di se stesso per avere pensato, anche se solo per un secondo, che le cose potessero essere differenti. Del resto uno dei principi fondamentali su cui si basava il credo della sua famiglia non era proprio O alla vecchia maniera, o in nessuna maniera?

    E non era forse proprio questo ossessivo legame con le tradizioni uno dei motivi per cui lui si era allontanato dalla famiglia?

    Tenne lo sguardo fisso davanti a sé, rifiutandosi di guardare le sterminate distese in cui di solito correvano i purosangue e i puledri della prestigiosa scuderia dei Castillo. Ciononostante, non poté fare a meno di notare, mentre il suo autista si avvicinava verso quella che era stata la casa in cui era cresciuto, in che modo ora i prati e i vari recinti erano insolitamente vuoti. Dov'erano finiti i gaucho e i cavalli?

    Poco importava. Non era una questione che lo riguardava, si disse imponendosi di mettere a fuoco la ragione per cui si trovava lì, senza lasciarsi distrarre da inutili nostalgie. Emiliano intendeva infatti fermarsi nella famosa tenuta dei Castillo, appena fuori Cordoba, in Argentina, il meno possibile. Aveva accettato di tornare a casa solo per rispetto nei confronti di Matias, suo fratello maggiore. Se Matias, infatti, non si fosse trovato in quelle condizioni, lui non si sarebbe nemmeno sognato di lasciare Londra per venire in Argentina.

    Invece, purtroppo...

    Emiliano provò un moto di rabbia misto a sconforto ripercorrendo quello che era successo. Fortunatamente, non ebbe molto tempo per pensare visto che dopo pochi attimi si trovò davanti alla lussuosa villa Castillo, e fu catapultato nel presente.

    Appena scese dall'auto e vide l'imponente porta doppia di quercia aprirsi, si irrigidì, dimenticando per un attimo che i suoi genitori non si sarebbero mai degnati di venire ad accoglierlo. Salendo gli scalini, si trovò infatti davanti il maggiordomo e lo salutò con un cenno della testa.

    Non si ricordava di lui e forse era meglio così, rifletté, poiché non aveva nessuna voglia di ricordare e rivivere ciò che aveva fatto di tutto per dimenticare.

    «Se il signore mi vuole seguire, la signora e il signor Castillo la stanno aspettando nel salone.»

    Emiliano diede una rapida occhiata intorno a sé, soffermandosi per un istante sul robusto corrimano su cui si divertiva a scivolare da bambino, e sull'antico armadio contro cui era finito una volta, procurandosi una frattura alla clavicola.

    A lui era concesso divertirsi, perché non era il primogenito, quindi aveva la facoltà di usare il proprio tempo come preferiva, dato che una sola persona contava in casa: Matias. Fino a una certa età non se n'era curato, e solo durante l'adolescenza aveva cominciato a capire che cosa questo significasse.

    Sistemandosi il bottone della giacca monopetto, fissò lo sguardo davanti a sé e seguì il maggiordomo nell'ampia e luminosa sala di ricevimento.

    I suoi genitori erano seduti su due grandi poltrone che sarebbero state eccessive persino nella reggia di Versailles. D'altra parte Benito e Valentina Castillo amavano fare sfoggio della loro ricchezza e ostentare un orgoglio quasi da re.

    Entrambi gli rivolsero uno sguardo di sufficienza, ma Emiliano non si scompose poiché era abituato a essere guardato in quel modo. Notò però anche qualcosa di diverso nei loro occhi.

    Nervosismo? Disperazione?

    Ignorando questa riflessione, si avvicinò a sua madre e le baciò le guance. «Mamma, spero che tu stia bene.»

    Lei ebbe un attimo di esitazione, prima di tornare a guardarlo con la solita superiorità. «Certamente. Ma starei ancora meglio se tu ti fossi scomodato a rispondere la prima volta in cui ti abbiamo cercato. Come sempre, però, avevi qualcosa di più importante da fare.»

    Emiliano strinse i denti, resistendo alla tentazione di risponderle che il proprio atteggiamento era una diretta conseguenza della totale indifferenza con cui era sempre stato trattato, quindi annuì verso suo padre e si sedette su una delle altre poltrone. «Ora sono qui. Possiamo parlare dunque della ragione per cui avete voluto che tornassi?» domandò, e quando poi il maggiordomo gli chiese se poteva portargli qualcosa da bere, lui rispose di no.

    Suo padre strinse le labbra. «Sì. Come sempre, sei di fretta. Come sempre hai mille impegni, no?»

    Emiliano respirò a fondo. «In effetti è così.» Era nel bel mezzo di un'importante trattativa a Londra, per accaparrarsi un programma di social media rivoluzionario. I creatori del programma stavano ricevendo numerose proposte da parte di compagnie intenzionate a investire nel progetto e, anche se lui sapeva di non avere rivali, non poteva permettersi di mollare la presa.

    Inoltre doveva definire gli ultimi dettagli per la festa di compleanno che la sua event-planner stava organizzando per Sienna Newman: la sua vicepresidente, responsabile dell'area Acquisizioni, nonché sua amante.

    Il pensiero della donna che lo affascinava di giorno con il suo intelletto e lo seduceva di notte con il suo corpo, alleviò per un attimo l'amarezza suscitata dai ricordi della propria infanzia. A differenza delle altre donne che aveva frequentato, non era stata una conquista facile e forse proprio per questo si era sentito così attratto da lei.

    Sienna era unica. Era la prima donna che aveva avuto il potere di stravolgergli la vita e che non lo aveva stancato dopo mesi di frequentazione. C'erano tanti punti interrogativi nella loro relazione, bisognava ammetterlo. Lui stesso a volte veniva assalito dai dubbi. Non abbastanza, però, da decidere di cambiare le cose. Non ancora, perlomeno, nonostante si rendesse perfettamente conto che tutto nella vita aveva una data di scadenza.

    Ecco, anche per via di questa situazione non vedeva l'ora di scoprire per quale ragione i suoi genitori l'avessero cercato, in modo da poter tornare a Londra, da Sienna, il prima possibile.

    Guardò dunque Benito e Valentina alzando le sopracciglia, senza lasciarsi intimidire dal loro sguardo altero, anche perché aveva imparato da tempo che niente di ciò che lui avrebbe detto o fatto li avrebbe spinti a cambiare atteggiamento nei suoi confronti. Lui era la ruota di scorta, il figlio che avevano messo al mondo ma di cui avrebbero potuto tranquillamente fare a meno. Il suo posto perfetto sarebbe stato su una mensola, come una specie di soprammobile. Per questo, appena aveva potuto, se ne era andato e aveva smesso di cercare la loro approvazione.

    «Quando è stata l'ultima volta che hai fatto visita a tuo fratello?» gli chiese sua madre, addolcendosi per un istante nel nominare Matias.

    Pensando a dove si trovava ora suo fratello – in un letto d'ospedale in Svizzera, in coma, con pochissime speranze di svegliarsi – Emiliano avvertì un pugno allo stomaco, ma finse di ignorarlo, e chinò il capo per togliere un pelucco dal polsino. «Due settimane fa. E sono stato da lui ogni due settimane da quando ha avuto l'incidente, quattro mesi fa» rispose.

    I suoi genitori si scambiarono uno sguardo meravigliato e lui per poco non scoppiò a ridere. «Se era questo che avevate bisogno di sapere, potevate mandarmi un'e-mail.»

    «Non è così, ma troviamo rassicurante il fatto che la famiglia significhi ancora qualcosa per te, considerando che l'hai abbandonata anni fa senza mai voltarti indietro» affermò Benito.

    Emiliano sentì salire la pelle d'oca. «Rassicurante? Evviva. Direi che bisogna festeggiare il fatto che io abbia combinato qualcosa di giusto per una volta, no? Ma forse è meglio se ci concentriamo sul motivo per cui mi avete fatto venire qui.»

    Benito prese il proprio bicchiere e ne osservò il contenuto per un attimo, prima di berlo tutto d'un fiato. Un gesto del tutto inusuale per lui, che era una persona, almeno in apparenza, sempre perfettamente equilibrata. Dopo avere appoggiato il bicchiere, rivolse a Emiliano il suo solito sguardo severo. «Siamo rovinati. Completamente rovinati. Sul lastrico, come si usa dire.»

    «Come, scusa?» Emiliano rimase frastornato da quelle parole.

    «Vuoi che lo ripeta? Per quale ragione? Così potrai gongolare?» sbottò suo padre. «Come vuoi. Non abbiamo più nulla. La scuola di polo, l'allevamento di cavalli. È finito tutto. La nostra attività ha cominciato a scivolare nel baratro tre anni fa, quando Rodrigo Cabrera ha messo in piedi la sua scuderia proprio qui a Cordoba, facendoci concorrenza. Abbiamo trattato e lui c'è venuto incontro. Ora però è venuto a riscuotere il debito che abbiamo nei suoi confronti e se non lo ripagheremo entro la fine del prossimo mese, perderemo la tenuta.»

    Emiliano si rese conto di essersi talmente irrigidito da fare fatica a parlare. «Com'è successo? Cabrera non sa nulla su come si allevano i cavalli. L'ultima volta che ho sentito parlare di lui era nel mercato immobiliare. Inoltre la Castillo Estate è stata la prima scuola di polo e il primo allevamento di cavalli del Sud America. Com'è possibile che siate sull'orlo della bancarotta?»

    Sua madre impallidì, mentre stringeva tra le mani il tovagliolo bianco. «Cambia tono, ragazzino.»

    Emiliano respirò a fondo per controllarsi e scelse ogni singola parola con molta attenzione. «Spiegatemi che cosa è accaduto.»

    Suo padre si strinse nelle spalle. «Sei un uomo d'affari. Sai come vanno certe cose. Qualche cattivo investimento e...»

    Emiliano scosse la testa. «Matias era... è... un abile uomo d'affari. Non avrebbe mai permesso che la situazione precipitasse in questo modo. Avrebbe trovato il modo di compensare le perdite e, quantomeno, me ne avrebbe parlato...» Si bloccò quando vide i suoi genitori scambiarsi un altro sguardo. «Credo che dovreste spiegarmi che cosa sta succedendo veramente. Immagino che mi abbiate fatto venire qui perché avete bisogno del mio aiuto.»

    Per un istante passò nello sguardo di suo padre un'espressione fiera, prima che abbassasse il capo per annuire. «Sì» ammise, pronunciando probabilmente l'unica parola che non avrebbe mai voluto dire.

    «Bene. Sentiamo allora.»

    I suoi genitori rimasero stoicamente in silenzio per alcuni istanti, poi suo padre si alzò, si avvicinò a un mobiletto dall'altra parte della stanza, si versò da bere, quindi tornò a sedersi. Prese un tablet, che Emiliano fino a quel momento non aveva nemmeno visto, e lo accese.

    «Tuo fratello ha lasciato un messaggio per te. Forse ti spiegherà meglio la situazione.»

    Emiliano aggrottò la fronte. «Un messaggio? Com'è possibile? Matias è in coma.»

    Sua madre strinse le labbra in una smorfia di dolore. «Non è necessario che ce lo ricordi. Lo ha registrato prima dell'intervento al cervello, dopo che i dottori gli avevano spiegato che esisteva il rischio di coma e di non svegliarsi più.»

    Emiliano percepì la disperazione che vibrava nella voce di sua madre, la tristezza che offuscava il suo sguardo e, com'era già accaduto spesso in passato, non poté evitare di chiedersi per quale ragione lei non avesse mai provato un legame così profondo anche verso di lui.

    Ignorò tuttavia questa inutile domanda, e si concentrò sul presente. Su ciò che poteva controllare.

    «Questo è successo due mesi fa. Per quale ragione me lo dite solo adesso?»

    «Perché non pensavamo che fosse necessario farlo, prima d'ora.»

    «Ovvio, avete sperato fino alla fine di non dover avere a che fare con me, no?»

    Sua madre si strinse nelle spalle ed Emiliano, non volendo lasciare esplodere il rancore che provava verso i suoi genitori, si alzò in piedi e si avvicinò a suo padre per prendere il tablet.

    Benito glielo passò.

    Vedendo suo fratello con il volto pallido, la testa fasciata, circondato dai macchinari dell'ospedale, Emiliano sentì il respiro fermarsi. Matias era l'unica persona che non lo aveva mai trattato come un essere inferiore. In effetti, era stato proprio grazie al suo sostegno che Emiliano aveva trovato la forza di andarsene da quella asettica gabbia dorata in

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