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La sposa perduta: Harmony Collezione
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La sposa perduta: Harmony Collezione
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La sposa perduta: Harmony Collezione

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About this ebook

Mi scusi, ci conosciamo?

Il matrimonio di Zara Falconer e del milionario Tomas Gallo è durato solo una notte, troppo poco per lasciare il segno. Ma Zara non avrebbe mai immaginato che lui dimenticasse anche il suo viso. In realtà Tomas è stato vittima di un incidente che ha cancellato i ricordi degli ultimi dieci anni... lei compresa. In attesa di mandare avanti le pratiche per l'annullamento, Zara si ferma nella residenza di Tomas per conoscere meglio l'uomo che solo un anno prima l'aveva salvata da una situazione difficile. La convivenza risveglia l'attrazione che da subito si era instaurata fra loro: possibile che possa anche ridestare in Tomas i ricordi del loro legame?
LanguageItaliano
Release dateFeb 20, 2018
ISBN9788858977224
La sposa perduta: Harmony Collezione
Author

Natalie Anderson

Tra le autrici più amate e lette dal publico italiano.

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    La sposa perduta - Natalie Anderson

    successivo.

    1

    Mi raccomando, digita in fretta il codice di sicurezza e oltrepassa il cancello prima che lui se ne accorga, altrimenti disabiliterà il sistema e ti chiuderà fuori. Non arrivarci con il buio o non avrai speranze.

    Sotto la pioggia torrenziale e con le dita semicongelate, Zara Falconer cercò di inserire la lunga combinazione sulla piccola tastiera incassata nel muro di cinta di Raxworthy House. Per via del temporale il cielo si era incupito anzitempo. E l'avvertimento di Jasper le risuonava ancora nelle orecchie.

    Compose l'ultimo numero e trattenne il respiro, ma la pesante recinzione di ferro battuto non si mosse di un millimetro. Zara fissò i tasti, chiedendosi se ribattere il codice da capo. Un improvviso rumore metallico le suggerì che non ce n'era bisogno.

    La cancellata si aprì cigolando, lentamente, segno che veniva azionata di rado. Zara si affrettò a risalire in auto, attenta a non scivolare sull'asfalto bagnato.

    Era appena entrata quando le ante cominciarono a richiudersi.

    Azionò i tergicristalli alla massima velocità e accese gli abbaglianti. La ghiaia scricchiolava sotto le ruote. Lungo il viale, grossi rami intrecciati oscuravano ancora di più la visuale.

    In fondo, dopo la curva, Zara scorse la villa a due piani di mattoni rossi, in stile georgiano, con il tetto piatto e un doppio camino. Era immersa nell'oscurità, a parte un chiarore soffuso dietro una delle finestre all'inglese del pianterreno.

    Il cuore le batteva forte mentre accostava davanti all'imponente portone d'ingresso, in pietra bianca. Aveva guidato per ore e non le sembrava vero di essere arrivata. Da un anno fantasticava su come sarebbe stato questo momento.

    Chissà, magari lo incontrerò per caso, in strada, a una festa, oppure lui tornerà a cercarmi e...

    Non era successo niente del genere. Era stato Jasper Danforth, il suo avvocato, a rintracciarla. E si era praticamente buttato in ginocchio ai suoi piedi, supplicandola di andare da Tomas.

    Non che Zara avesse bisogno di incoraggiamento per rivedere l'uomo che le aveva cambiato la vita. Non sognava altro.

    E adesso eccola lì, con le scarpe piene d'acqua, i jeans fradici e i capelli arruffati. E in ritardo.

    Afferrò il borsone e scese dalla macchina. Fece una corsa fino alla porta, ma fu inutile, perché si bagnò ancora di più. Non le importava. Era troppo preoccupata a chiedersi come avrebbe reagito lui, rivedendola.

    Con brividi di paura mista a eccitazione che le correvano lungo la schiena, Zara suonò il campanello. Si morse un labbro ma non riuscì a reprimere il sorriso timido che le apparve sul viso. Il loro incontro era stato breve, troppo, eppure era cambiata tutta la sua vita. La sua rinascita era cominciata da lì.

    Non sentì nemmeno il rumore dei passi. Sembrò che la porta si fosse aperta da sola.

    Se lo trovò davanti di colpo.

    Visibilmente contrariato.

    Tomas Gallo.

    Restò a fissarlo ammutolita.

    Era più alto di come ricordava. E più magro, con i jeans neri délavé e il maglioncino dello stesso colore. I capelli neri non erano più corti e ordinati, da serio uomo d'affari, ma spettinati, appena ondulati, lunghi sul collo. Era pallido, nonostante la carnagione olivastra. Niente abbronzatura caraibica, stavolta. Non si radeva da un paio di giorni e l'ombra scura della barba accentuava la linea squadrata della mascella. Sembrava incattivito, infelice. I suoi occhi invece erano gli stessi, scuri, profondi e impossibili da decifrare. Indimenticabili, come lui.

    «Che cosa vuoi?» le domandò brusco.

    Il timido sorriso di Zara appassì.

    «E come sei entrata?»

    Incapace di parlare, Zara attese invano di scorgere un lampo di riconoscimento nel suo sguardo ostile. Ma vide solo diffidenza. E fastidio.

    «Non so come sei riuscita a superare il cancello, ma ti informo che i giardini non sono più aperti al pubblico da quasi un anno.»

    «Non... non sono qui per visitare il parco» riuscì a balbettare lei, alla fine.

    «E allora che ci fai qui?» Continuava a scrutarla con distacco. Non c'era un briciolo di gentilezza in lui. Tanto meno affetto.

    Jasper le aveva consigliato di presentarsi senza preavviso. Ma davvero Tomas non si ricordava di lei? Sì, certo, Zara aveva un altro stile nel vestirsi e i capelli erano più lunghi, però non credeva che dettagli così superficiali potessero fare la differenza.

    «Qualunque cosa tu venda, sappi che non mi interessa» chiarì lui e fece per chiudere la porta.

    Questo la spinse ad agire. Non aveva guidato per tutte quelle ore e con quel tempaccio per farsi dare il benservito in due secondi.

    In quel senso sì, era cambiata.

    «Non sono qui per venderti proprio niente» disse, mettendo un piede avanti per impedirgli di sbatterle la porta sul naso. «Sono venuta per aiutarti.»

    Per una frazione di secondo Tomas sembrò impreparato.

    «Non ho bisogno di nessun aiuto» sibilò poi.

    Zara non si mosse, incurante della pioggia che la inzuppava sempre di più. «Sì invece» ribatté avanzando di un altro passo. «Mi ha mandato Jasper.»

    Da quanto le aveva spiegato, Tomas non si era ancora ripreso del tutto dall'incidente. Lei gli doveva molto. E intendeva sdebitarsi.

    «Non mi serve niente, non sono interessato alle tue prestazioni» ribadì lui con tono sferzante, allusivo.

    Era dura, ma Zara cercò di non offendersi. «Non sai nemmeno che cosa posso fare per te.»

    «Risparmia le tue lusinghe, tesoro, con me non attacca.» Un sorriso amaro gli incurvò le labbra mentre la squadrava da capo a piedi, come se la pioggia l'avesse spogliata e lui potesse vederla nuda.

    Un desiderio misto a imbarazzo la travolse mentre lo sguardo di lui indugiava sul suo seno pieno.

    «Pr... prego?»

    «Cosa volevi offrirmi? Un massaggio speciale?»

    «Tu credi che io sia qui per farti un massaggio?» gli domandò Zara, sbigottita.

    «Quello e... poi tutto il resto.» Le stava fissando la bocca con un lampo pericoloso negli occhi.

    Lei arrossì, come se potesse leggergli nel pensiero. Sapeva esattamente dove Tomas stava immaginando di sentire le sue labbra. E la cosa incredibile era che una volta aveva sognato proprio quella scena. Ma sarebbe morta, prima di ammetterlo, persino con se stessa.

    «Perché, di solito Jasper ti manda delle ragazze per assolvere a questi... ehm... compiti?»

    «No.» Tomas si rabbuiò. «In effetti è inconsueto persino per lui.»

    Zara raddrizzò testa e spalle, guadagnando al massimo due centimetri. Ma adesso non aveva più paura di farsi valere. Non sarebbe scappata. «Non sono qui per fornirti un intrattenimento sessuale.»

    «Insomma, che cosa ti ha detto Jasper, si può sapere?» la interrogò lui, ancora più stizzito.

    «Che questo fine settimana saresti stato solo.»

    «E ritiene che sia un problema? Crede che non sappia cavarmela senza aiuti?»

    «Questo dovresti domandarlo a lui. Io sto solo facendo quello che mi ha chiesto.»

    «Bene, Jasper si è sbagliato. Mi scuso per la mia supposizione inopportuna. Ora puoi pure andare.»

    Come scuse non erano molto sentite. Zara si sentì ribollire di rabbia. Possibile che fosse così villano? E davvero l'aveva dimenticata? Comunque Tomas stava benone. Jasper si era preoccupato senza motivo. E lei non vedeva l'ora di andarsene.

    Però non riusciva ad accettare che non la riconoscesse. «Sul serio non sai chi...»

    Ma fu in quell'istante che il cielo si aprì come se fosse arrivata la fine del mondo. E la pioggia torrenziale divenne grandine. I chicchi scendevano giù con tale violenza, rimbalzando sulla ghiaia e sulla carrozzeria dell'auto, che Zara non sentiva più nulla. Lo vide borbottare qualcosa, di certo una frase sgarbata, e poi tirarsi indietro.

    La stava forse invitando a entrare?

    Furiosa, non si mosse. Tomas allora l'afferrò per un braccio, trascinandola dentro e sbattendo la porta. Ma in casa c'era quasi più freddo che fuori.

    Il cuore di Zara accelerò i battiti quando si ritrovò faccia a faccia con lui. Sentiva il suo respiro caldo sul viso. Nella penombra non riusciva a vedere bene la sua espressione, intuiva solo che era astiosa.

    Di colpo lui la lasciò andare. Per sbaglio le sfiorò una mano e Zara avvertì una scossa elettrica. «Puoi aspettare qui, finché non smette di grandinare» le concesse rigido, allontanandosi di un altro passo, per poi accendere la luce.

    Lei sbatté le palpebre. Ancora scossa per la propria reazione, decise che era meglio restare in silenzio.

    Tomas non l'aveva invitata a sedersi, non le aveva offerto qualcosa di caldo da bere. Le aveva solo dato riparo dal temporale. Era evidente che non aveva nessuna voglia di trattenersi lì con lei, ma non voleva lasciarla sola nella sua dimora tanto grande quanto inospitale.

    Anche un anno prima Tomas era altero e sicuro di sé, ma almeno sorrideva. Adesso invece ogni centimetro del suo corpo irradiava fredda disapprovazione. Chiaro: non gradiva l'intrusione. Non la voleva.

    Be', se è per questo non l'aveva mai voluta e Zara se n'era fatta una ragione. C'era stato solo un momento in cui le si era avvicinato e... le sue guance avvamparono al ricordo.

    «Come hai detto che ti chiami?»

    Interruppe i suoi pensieri, riportandola al presente.

    «Non mi hai dato il tempo di dirtelo.»

    «Te lo do ora.»

    «Falconer.» Gli diede il suo nuovo nome. «Zara Falconer.»

    Non notò alcun segno di reazione. Ma Tomas sembrava perfettamente in grado di badare a se stesso. Eppure Jasper aveva insistito sino allo sfinimento. Sostenendo che aveva bisogno di lei. E Zara non era riuscita a resistere.

    «Jasper mi ha chiesto di venire a occuparmi della tua casa per qualche giorno» disse infine.

    «Sei un po' troppo piccola per certe responsabilità, o sbaglio?»

    Quante volte se l'era sentito dire nella vita? Sì, in effetti dimostrava meno della sua età, ma non era mica stupida e sapeva il fatto suo. «Sembro più giovane di quello che sono.»

    Tomas la fissò con aria scettica. Jasper forse era riuscito ad abbindolare quella ragazza, ma lui sapeva benissimo quali erano le sue vere intenzioni. Da mesi quel vecchio intrigante insisteva perché si distraesse un po' con qualche bella figliola.

    Rilassati e vedrai che tutto tornerà a posto.

    Si sbagliava. Niente sarebbe mai tornato com'era. Il tempo di liberarsi di lei e gli avrebbe telefonato per chiarire il concetto una volta per tutte.

    Strano però che Jasper avesse mandato una ragazza così diversa dal genere bambolona sexy con cui si accompagnava. Questa Zara era fin troppo acqua e sapone, con quelle scarpe da ginnastica, i jeans bagnati e la giacchetta leggera inadatta alla stagione.

    Le gocce di pioggia sembravano rugiada sulla sua pelle luminosa. I capelli di un bel castano caldo, legati dietro la

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