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Ricatto greco: Harmony Collezione
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Ricatto greco: Harmony Collezione

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About this ebook

L'ereditiera Marnie Kenington non ha mai dimenticato l'uomo a cui ha dovuto rinunciare anni prima per volere della sua ricca famiglia. Adesso Nikos Kyriazis, che nel frattempo è diventato un potente e affermato milionario, l'ha contattata per proporle un affare: lui si impegnerà a salvare la famiglia di Marnie dalla bancarotta se in cambio lei accetterà di diventare la sua compagna di vita. E non solo...
LanguageItaliano
Release dateOct 18, 2018
ISBN9788858989142
Ricatto greco: Harmony Collezione

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    Book preview

    Ricatto greco - Clare Connelly

    successivo.

    Prologo

    La Ferrari divorava i chilometri, come se percepisse l'impazienza dell'uomo.

    Poi Nikos uscì dall'autostrada, la mente sempre concentrata sulla telefonata che aveva ricevuto quella mattina.

    «È al verde, Nik. Non solo lui, ma anche la sua attività. Non ha più beni da ipotecare, e comunque le banche sono troppo prudenti. L'intera fortuna della famiglia andrà in fumo. Sta per perdere tutto.»

    Nik avrebbe dovuto fare salti di gioia. Ma non era così. Non aveva mai voluto vedere Arthur Kenington soffrire. Usare le difficoltà dell'uomo per rivendicare il passato, però... Quell'idea era estremamente allettante.

    Per sei anni aveva portato il peso delle azioni dell'altro uomo. Oh, Arthur Kenington non era il primo snob con cui Nikos si era scontrato. Essere il ragazzo più povero in una scuola prestigiosa gli aveva instillato la costante sensazione di essere un outsider.

    Ma con Arthur era stato molto peggio. In fondo l'uomo lo aveva pagato per uscire dalla vita di Marnie, dichiarando che lui non sarebbe mai stato abbastanza per la sua preziosa figlia. In più, Marnie aveva dato ascolto al padre, mollandolo come una patata bollente.

    Marnie, Lady Ereditiera: la bella ed enigmatica principessa dell'alta società dalla voce dolce che molto tempo prima aveva tenuto il suo cuore tra le mani. Tenuto, premuto, pugnalato e alla fine, per volere del padre, rifiutato. Gettato via come un oggetto insignificante e privo di valore.

    A quel tempo tutto ciò era stato molto doloroso, ma aveva anche funzionato da carburante per la sua rapida ascesa nel mondo finanziario.

    Un sorriso cupo gli incurvò le labbra mentre con l'auto percorreva i sobborghi meridionali di Londra.

    La situazione si era rovesciata: il potere ora era nelle sue mani e lo avrebbe esercitato su Marnie finché non si fosse resa conto di che stupida era stata.

    Nikos aveva il potere di aiutare il padre di lei, di dimostrare il proprio valore, e alla fine di prendersi il cuore di Marnie tra le mani e decidere se essere gentile... o ripagarla con la stessa moneta.

    1

    Non doveva andarci.

    Per tutta la strada si era ripetuta di girarsi e tornare indietro. Non era troppo tardi.

    O forse sì. Nel momento in cui Marnie aveva avuto sue notizie il dado era stato tratto, trasformando la quiete in tempesta in pochi secondi.

    Nikos. Era tornato. E voleva vederla.

    L'ascensore risalì l'edificio di vetro, ma avrebbe anche potuto scagliarla nelle profondità dell'inferno. Ogni cellula del corpo era concentrata sulla successiva mezz'ora della sua vita e sul modo di superarla.

    Ho bisogno di vederti. È importante.

    La sua voce non era cambiata: il tono comunicava la sicurezza di sempre. Anche a ventun anni, senza avere niente, Nikos Kyriazis era sempre stato sicuro di sé, quasi arrogante: certo, ora aveva centinaia di milioni a supporto, ma anche senza tutto quel denaro in banca avrebbe mostrato quella abilità al comando.

    Per una frazione di secondo Marnie aveva pensato di rifiutare. Era passato molto tempo: che vantaggio poteva esserci nel rivangare una vecchia storia? Soprattutto quando sapeva, nel profondo del cuore, di essere ancora sensibile a lui. Esposta al suo fascino.

    Si tratta di tuo padre.

    E quella parte di Marnie che aveva desiderato fuggire al solo pensiero d'incontrare di nuovo quell'uomo si era zittita.

    Suo padre.

    Pensando ad Arthur Kenington, si accigliò: negli ultimi tempi si era dimostrato diverso. Aveva perso anche peso, e non per aver adottato uno stile di vita sano. E la telefonata di Nikos, del tutto imprevista, aveva acuito le sue preoccupazioni.

    L'ascensore si fermò e le porte si aprirono per far entrare due uomini elegantemente vestiti. Uno dei due la fissò per qualche momento, come erano solite fare le persone quando non sapevano dove avevano già visto chi stava accanto a loro. Marnie si schiarì la voce e guardò davanti a sé, gli occhi privi di emozione, cercando di nascondere l'imbarazzo che la coglieva sempre se capiva di essere stata riconosciuta.

    Quando le porte dell'ascensore si aprirono all'ultimo piano del monolite di vetro e acciaio, vide un'enorme insegna sulla parete di fronte: KYRIAZIS.

    Il cuore le martellò nel petto.

    Kyriazis.

    Nikos.

    «Oh, Dio...» sussurrò tra sé, fermandosi un attimo per calmare i nervi.

    «Signora? Serve aiuto?»

    Lei sbatté le palpebre, tradendo l'agitazione negli occhi dorati un attimo prima di riprendersi. Con un sorriso forzato Marnie attraversò l'atrio.

    «Lady Kenington» la salutò la receptionist, osservando con evidente interesse la visitatrice dai capelli castani con sfumature bionde e il fisico minuto.

    «Sì, salve. Ho un appuntamento con...» Esitò appena nel farsi forza per pronunciare il nome. «Nikos Kyriazis.»

    «Naturalmente.» La receptionist si sistemò i lunghi capelli rossi su una spalla poi indicò una fila di sedie in fondo alla stanza. «Non ci metterà molto. Prego, si accomodi.»

    In circostanze diverse quella situazione sarebbe stata anche divertente: si era preparata a quel momento per tutta la mattina, considerandolo una sorta di emotivo giorno X, e ora lui intendeva farla aspettare?

    Si avvicinò alle sedie, le labbra contratte per quella mancanza di puntualità. Alle sue spalle il panorama era spettacolare, incorniciato da una parete di vetro.

    Marnie aveva seguito la rapida ascesa di Nikos, leggendo di ogni successo sui giornali. Era diventato multimilionario con la stessa facilità con cui le altre persone si infilavano le scarpe la mattina. Tutto quello che aveva toccato si era trasformato in oro.

    Lei si era accontentata di congratularsi con lui nei suoi sogni. O di leggere di Nikos su Internet, tranne quando il cuore non riusciva più a tollerare le numerose immagini che lo mostravano insieme a una lei. L'anonima altra donna di turno: era sempre alta, con seni prosperosi, capelli biondi e il tipo di estroversa sicurezza di cui le Marnie del mondo potevano solo meravigliarsi.

    Come a sottolinearlo, sollevò le dita verso lo chignon elegante in cui aveva raccolto i capelli quella mattina. Qualche ciocca si era liberata: le risistemò con cura, poi riportò le mani in grembo.

    Quasi venti minuti dopo la receptionist attraversò la stanza. «Lady Kenington?»

    Marnie sussultò e sollevò la testa.

    «Il signor Kyriazis ora può riceverla.»

    Oh, davvero? Be', era ora, pensò alzandosi e seguendo l'altra donna.

    Una porta di vetro mostrava una figura indistinta, ma poteva essere solo lui.

    «Lady Kenington, signore» annunciò la receptionist.

    Marnie inspirò per farsi forza poi, con le gambe leggermente tremanti, entrò nel suo sfarzoso ufficio.

    Sarebbe stato lo stesso uomo?

    Ci sarebbe stata tra loro la stessa scintilla?

    O sei anni l'avevano spenta del tutto?

    «Nikos.»

    All'orecchio la propria voce suonò fredda e distaccata, nonostante il cuore le martellasse dolorosamente nel petto. L'uomo, in piedi davanti alla finestra, si voltò ad affrontarla mentre il sole ne incorniciava la figura.

    I sei anni dal loro ultimo incontro erano stati generosi con Nikos. Il volto che aveva amato era praticamente lo stesso, forse arricchito dalla saggezza: occhi scuri, orlati da folte ciglia nere, un naso con una piccola gobba per un incidente d'infanzia e una bocca ampia. Gli zigomi erano pronunciati come sempre, quasi che i tratti del volto fossero stati intagliati nella pietra. Era un volto che comunicava forza e potere, un volto che aveva conquistato il suo amore.

    Ora portava i capelli neri più corti, ma dietro arrivavano sempre al colletto. Gli occhi neri, così ammalianti, lampeggiavano di un'emozione che per Marnie era quasi beffarda.

    Con indolente arroganza la scrutò in viso, poi più in basso, lasciando scivolare lo sguardo sulla scollatura. Lei sentì una fitta di calore all'addome, mentre i sentimenti a lungo soffocati le esplodevano dentro.

    La pelle reagiva in ogni punto sfiorato dal suo sguardo. Si sentiva calda come se lui l'avesse toccata, come se le avesse passato le dita sul corpo, promettendole piacere e soddisfazione.

    «Marnie.»

    Sentì lo stomaco stringersi. Aveva sempre amato il modo in cui Nikos pronunciava il suo nome, con l'accento sulla seconda sillaba, come una nota di una canzone.

    La porta si chiuse alle sue spalle e Marnie dovette soffocare l'istinto di sussultare. Solo con un grande sforzo riuscì a rimanere impassibile.

    In circostanze normali avrebbe fatto ciò che ci si aspettava da lei. Anche negli incontri più imbarazzanti riusciva in genere a esercitare l'arte della conversazione. Ma Nikos era diverso. Questo era diverso.

    «Allora, Nikos?» disse, abbozzando un sorriso. «Non mi avrai fatto venire qui solo per fissarmi, immagino.»

    Lui aggrottò un sopracciglio, facendole sussultare lo stomaco. Aveva dimenticato quanto fosse letale il suo fascino. Quando si accigliava era come se il corpo intero riflettesse quel sentimento. Lo stesso si poteva dire quando sorrideva o rideva. Era un uomo passionale che non celava nulla. Ora lei avvertiva la sua impazienza, e le infiammava quell'angolo di cuore sopravvissuto alla fine della loro relazione.

    «Gradisci qualcosa da bere?» Il suo accento sapeva di cannella e pepe. Il polso le accelerò.

    «Da bere?» Contrasse le labbra in una simulata disapprovazione. «A quest'ora? No, grazie» aggiunse.

    Lui scrollò le spalle, poi le si avvicinò, fermandosi a un passo, un'espressione indecifrabile dipinta in volto. La sua fragranza le aggredì i sensi, e la sua intensa mascolinità le incendiò il corpo. Sentì le ginocchia cedere, ma anche se le dita le si agitarono, fu l'unico gesto traditore del suo disagio.

    «Hai detto che dovevi parlarmi. Che era importante.»

    «Sì...» mormorò lui scrutandole il volto, come se i giorni, i mesi e gli anni che avevano passato separati fossero una storia che poteva leggere nei suoi tratti.

    Marnie cercò di individuare i cambiamenti che il proprio fisico aveva subito in sei anni, da quando lui era uscito da Kenington Hall per l'ultima volta. I capelli, una volta lunghi e chiari, ora le arrivavano alle spalle ed erano molto più scuri. A quel tempo non aveva usato molto trucco, ma ora non usciva di casa senza qualche aiuto cosmetico. Una misura che aveva dovuto adottare a causa dei paparazzi sempre pronti a catturare l'ultimo scatto impietoso.

    «Allora?» chiese con voce roca.

    «Che fretta hai, agape mou?»

    Quell'appellativo, amore mio, la fece sussultare poi desiderare di schiaffeggiarlo. Era come un coltello piantato nel petto. Soffocò però il desiderio di correggerlo: doveva concentrarsi e superare indenne quell'incontro. «Ho atteso per venti minuti. Dopo questo appuntamento devo andare in un altro posto» mentì. «Non mi è rimasto molto tempo, quindi qualunque cosa volessi dirmi, ti suggerisco di farlo.»

    Lui aggrottò di nuovo il sopracciglio. «Dovunque tu debba andare dopo, io ti suggerisco di annullarlo» ribatté scrollando le spalle.

    «Autoritario come sempre.»

    La sua risata volò per la stanza. «Questo ti piaceva, mi sembra di ricordare.»

    Il cuore le batteva all'impazzata. Sollevò le braccia, incrociandole sul petto, sperando di celare i tradimenti del corpo. «Non sono qui per un viaggio nei ricordi» replicò rigida.

    «Tu non hai idea del perché sei qui.»

    Lo guardò negli occhi. «No, hai ragione.»

    Rimpiangendo la decisione di vederlo, si avviò verso la porta. Stando nella stessa stanza con lui, sentendo la forza della sua ostilità, sapeva solo che non poteva esserci qualcosa di così importante da giustificare quell'inferno.

    «Non so perché ti ho prestato ascolto.» Scosse la testa, e i capelli si sciolsero un po'. «Non sarei dovuta venire.»

    A quelle parole Nikos rise di nuovo, subito dopo la raggiunse e premette il palmo

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