La stella del football (eLit): eLit
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Michelle Celmer
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Book preview
La stella del football (eLit) - Michelle Celmer
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
The Seduction Request
Silhouette Desire
© 2004 Michelle Celmer
Traduzione di Laura Cinque
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
© 2006 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5897-360-8
1
«Datti pure una ripulita, ma per la gente di questa città resterai sempre il disgraziato che eri!»
La linea fu interrotta bruscamente e Matt Conway chiuse con rabbia il cellulare. Anche se sapeva che il suo ritorno a casa avrebbe arruffato alcune penne, che da certa gente non sarebbe stato accettato nemmeno ora, quella telefonata era stata una stilettata al cuore. Che, all’improvviso, lo aveva fatto sentire di nuovo un ragazzino vulnerabile.
Scrollandosi di dosso quella sensazione fin troppo familiare, agganciò il cellulare alla cintura e, aggiustandosi meglio sulla fronte la bandana sudata, si guardò intorno nel ristorante in costruzione senza il senso di soddisfazione che avrebbe dovuto provare. Quello era il ventesimo ristorante della sua catena dei Touchdown e, poiché si trovava a Chapel, Michigan, la sua cittadina d’origine, aveva un significato speciale. Perché era un simbolo.
Come mai, allora, si sentiva così insoddisfatto?
Il ragazzo che era cresciuto dalla parte sbagliata della città adesso possedeva tre case immense in tre Stati diversi. Al posto della carretta della sua gioventù adesso aveva una serie di macchine che avrebbero fatto l’invidia di un collezionista. E aveva raggiunto quasi tutti gli obiettivi finanziari che si era prefisso.
Perché allora dentro di sé, nel profondo, sentiva di essere il miserabile di una volta, come gli aveva ricordato solo poco prima il suo interlocutore misterioso?
Aveva lavorato come un matto, si era impegnato al limite delle forze, eppure non provava la gratificazione, il senso di essere arrivato, che si era aspettato.
Era sicuro che quel ristorante sarebbe stato la chiave di volta di tutto. Se mai avesse finito di costruirlo. Ogni giorno si presentava un nuovo problema che rallentava i lavori. Tutto sarebbe dovuto essere pronto per il Labor Day. Mancavano due mesi, ma la costruzione era già indietro di due settimane rispetto alla tabella di marcia e lui doveva darsi un gran da fare.
Anche se esisteva sempre la possibilità che un ristorante potesse fare fiasco, questa volta le condizioni iniziali di svantaggio erano davvero troppe. Chapel, Michigan, popolazione diecimila abitanti, non era esattamente conosciuta per i suoi locali alla moda: o quel Touchdown avrebbe attirato la gente della zona circostante e i ricchi della città o sarebbe fallito entro il primo anno.
Comunque era un rischio che si sentiva disposto a correre.
Quando una voce lo chiamò, Matt si girò verso la porta e sorrise.
Tyler Douglas lo raggiunse e lo abbracciò, dandogli delle pacche amichevoli sulla schiena. «Come sono contento di rivederti! Quanto tempo è passato da quando sono venuto in California? Sei mesi?»
«Più o meno.»
«Allora, com’è ritornare a casa dopo... quanto? Undici anni?»
«Sono cambiate parecchie cose.» Ma non abbastanza da impedirgli di provare lo stesso senso di inadeguatezza. Aveva l’impressione che, quando lo guardava, la gente di Chapel continuasse a vedere i suoi genitori. In California, invece, vedeva un uomo che aveva tutto quello che si poteva volere, ma, onestamente, lui non sapeva chi si sbagliasse di più.
«Ci avrei scommesso che non te ne saresti rimasto seduto a guardare senza sporcarti le mani!» Ty ridacchiò, facendo un giro completo su se stesso. «I lavori sono andati avanti parecchio, da quando sono iniziati» commentò compiaciuto.
«Ti ringrazio di aver dato un’occhiata per me. E non potrò mai ringraziare abbastanza i tuoi genitori per avermi venduto il terreno. So che apparteneva alla tua famiglia da parecchio tempo. E si trova proprio sulla via principale... Non avrei potuto sognare una collocazione migliore.»
«Stai scherzando? Tu fai parte della famiglia, Matt.» Tyler si appoggiò a un montante che alla fine avrebbe fatto da supporto al muro di separazione fra la sala da pranzo e la zona giochi. «Sono venuto qui proprio per questo. Devo chiederti un favore.»
«Tutto quello che vuoi.»
«Devi sedurre mia sorella.»
Fu come se il cuore gli si fosse fermato per un attimo. L’ultima donna al mondo che Matt voleva sedurre era Emily. «È uno scherzo, vero?» ribatté.
«Per niente. So che voi due avete avuto una specie di cottarella, prima che tu partissi per la California, ma non dire di no senza avermi ascoltato.»
Per descrivere quello che c’era stato tra lui ed Emily, una specie di cottarella era un eufemismo. Più che altro lui le aveva spezzato il cuore e l’aveva abbandonata. Comunque, non le aveva mai fatto credere che la loro sarebbe stata una relazione duratura. Nonostante quello che provava per lei, Emily meritava molto più di ciò che lui era disposto a darle e, anche se si erano ripromessi di rimanere per sempre amici, dopo la notte passata insieme le cose non erano più state le stesse.
Lui non era più stato lo stesso.
Incrociò le braccia sul petto e si appoggiò a un cavalletto. «Okay, ti ascolto.»
«C’è un problema con il suo ragazzo.»
Una sensazione molto simile alla gelosia gli strinse lo stomaco. Era naturale che Emily avesse un ragazzo. Era una donna, ormai. Pensava forse che in tutti quegli anni fosse rimasta in una specie di limbo pensando solo a lui?
Be’, un uomo poteva sempre sperare...
No, non doveva sperare cose come quella. Voleva che Emily fosse felice. «Che genere di problema?» volle sapere.
«So che lei vuole sposarsi e formare una famiglia, ma quel tipo sembra non avere nessuna fretta. La loro è una relazione destinata a morire. Penso che mia sorella sia profondamente infelice, ma che non voglia ammetterlo nemmeno con se stessa. Però non credo che sia difficile aiutarla a scoprire l’errore che sta commettendo, ed è qui che entreresti in scena tu.»
«Cosa dovrei fare?»
«Passare del tempo con lei. Mostrarle quanto può stare bene senza di lui. Io e i miei abbiamo cercato di parlarle, ma sai quanto può essere testarda. È capace di continuare a stare con quel tipo solo per dimostrare che abbiamo torto.»
«Ty, io non sto cercando una moglie e una famiglia. Se è questo che Emily vuole, non può certo trovarlo in me e io non ho nessuna intenzione di mentirle.»
«Non ti sto chiedendo di mentirle.»
«Scusa, ma sono un po’ confuso. Quanto pensi che debba spingermi, con lei?»
«Quanto è necessario.»
Matt non credeva alle proprie orecchie. «Stiamo parlando della stessa Emily? Della tua gemella? Della ragazza alla quale, ai tempi della scuola, i suoi compagni non si azzardavano a chiedere di uscire per paura che tu spezzassi loro le gambe?»
«Be’, puoi sempre provare come suo vecchio amico.»
E supporre che una semplice amicizia bastasse? In passato non era stato così. Anche se tanti anni prima ferire Emily era stato inevitabile, non voleva farlo di nuovo. Detestava l’idea che potesse essere infelice, ma non era lui l’uomo che poteva porvi rimedio.
Il tono di Tyler si fece cupo. «C’è dell’altro. Io e i miei genitori abbiamo ragione di credere che quel tipo sia coinvolto in qualcosa di losco. Lui ed Emily lavorano insieme e, se lui dovesse essere colto in fallo, lei potrebbe essere ritenuta sua complice.»
«Losco in che senso?»
«Lui possiede un vivaio. Riceve di continuo la merce da tutto il mondo e spesso va all’estero per affari.»
«Sospetti che abbia a che fare con un traffico di droga?»
«È stato il nostro primo pensiero.»
«Allora dillo a tua sorella.»
«Già, certo! E pensi che mi crederebbe? Stiamo parlando di Emily, Matt! Quella che ha sempre ragione e gli altri torto. Mi riderebbe in faccia.»
Matt imprecò tra i denti. «Parla con quel farabutto, minaccialo, costringilo a rompere con lei.»
«Sai bene come reagirebbe Emily.»
Già. Era così testarda da continuare a stare con il fidanzato solo per fare dispetto a loro.
«Mia sorella non fa mai niente a metà. Se rompesse quella relazione, non tornerebbe mai sui suoi passi e il problema sarebbe risolto. Se non vuoi farlo per me, fallo per i miei.»
Messa così era difficile tirarsi indietro. I Douglas erano stati la sua vera famiglia. Aveva pranzato e cenato da loro di continuo, mentre cresceva. Aveva dormito da loro centinaia di volte, era andato con loro in vacanza d’estate. Quando i suoi genitori non riuscivano a emergere dal loro stato di disorientamento abbastanza a lungo per comprargli qualcosa di necessario come un nuovo paio di scarpe, i genitori di Ty ed Emily riuscivano a trovarne miracolosamente in casa uno, nuovissimo e, guarda caso, della sua misura.
Doveva loro molto. E lo doveva anche a Emily. Se Tyler aveva ragione sul suo ragazzo, valeva la pena di fare quel tentativo. Nessuno poteva mettere Emily Douglas nei guai e poi vivere abbastanza a lungo, se lui era nei paraggi.
«D’accordo» disse all’amico. «Tu dimmi soltanto dove e quando.»
Emily posteggiò il camioncino della ditta, spense il motore e guardò, oltre il parabrezza, l’edificio in costruzione. Sembrava che negli ultimi tempi in città non si parlasse che del Touchdown. Onestamente, non riusciva a capire tutta quell’agitazione e, nonostante si fosse ripromessa di non metterci mai piede, adesso si trovava proprio lì.
Fantastico.
Se ci fosse stato un modo per passare quel lavoro a qualcun altro, non avrebbe esitato. Ma come direttrice del vivaio e con Alex fuori città, era sua responsabilità fare il preventivo sulla realizzazione del giardino di sua altezza reale, il miliardario. Oltretutto, data la situazione della ditta, quello poteva essere un primo passo per salvarla dai suoi recenti guai finanziari, e lei non si sarebbe mai perdonata di aver perso quell’occasione. Senza contare che Alex, il suo imprevedibile principale, non le avrebbe mai perdonato un errore che avrebbe contribuito a portare alla bancarotta la ditta di famiglia.
Nonostante le migliori intenzioni, Alex, purtroppo, non era portato per gli affari e, francamente, lei era stanca di coprire le sue mancanze. Nel giro di sei mesi, infatti, ne sarebbe stata fuori. Avrebbe avuto i soldi per comprare da suo padre il terreno che le serviva, si sarebbe fatta fare un prestito dalla banca per costruirci sopra e avrebbe realizzato il sogno di avere un negozio di fiori tutto suo.
Solo che senza un lavoro non avrebbe mai avuto i soldi necessari all’acquisto del terreno. Il denaro ricavato dall’abbellimento del ristorante di Matt l’avrebbe portata più vicina al suo obiettivo. Avrebbe sacrificato qualsiasi cosa, compreso il suo orgoglio,