Detective spezzacuori (eLit): eLit
By Cara Summers
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About this ebook
Quando Tyler Sheridan scopre da un annuncio personale che il suo fidanzato non si presenterà al loro matrimonio, pensa che peggio di così non potrebbe andare. Ma quando incontra Nick Romano, l'investigatore privato che ha ingaggiato per recuperare il fuggiasco, deve ricredersi. Primo, perché Nick è così disordinato che non riuscirebbe a trovare nemmeno la propria testa, figuriamoci una persona scomparsa. Secondo, perché è così sexy da indurla in tentazione...
Cara Summers
Residente nello stato di New York, è sposata e madre di tre figli maschi. Dopo aver pubblicato una dozzina di romanzi, può dirsi una veterana del rosa!
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Detective spezzacuori (eLit) - Cara Summers
successivo.
1
Messaggio per MS. Scusa, non ci sarò al matrimonio. Ti contatterò. Ricordati di Rossella e Annie. RJL
Un disastro. Nel momento in cui Tyler Sheridan lesse l'annuncio, cominciarono a pruderle le dita. Accadeva sempre quando qualcosa di brutto stava per succedere. E non poteva esserci nulla di peggio che essere piantata in asso dal fidanzato con un annuncio su una rivista.
La sua prima reazione era stata chiudere gli occhi e pizzicarsi. Ma quando infine si era ripromessa di guardare di nuovo, l'annuncio era ancora lì, sempre uguale. In quel memento, però, la parte razionale del suo cervello si mise in moto, doveva trattarsi di uno scherzo. Non poteva essere stato Richard. Lo avrebbe chiamato e lui le avrebbe spiegato.
Sedici ore più tardi si trovava a dover guardare in faccia alla realtà. Richard James Lawrence, un eminente economista di Manhattan, l'uomo che avrebbe dovuto sposare di lì a una settimana, non le aveva fornito alcun chiarimento, poiché era scomparso.
Doveva trovarlo! Il suo futuro come direttore generale della Sheridan Trust, una delle più prestigiose società di investimento, dipendeva da questo. Una sposa piantata in asso non avrebbe ispirato fiducia al consiglio d'amministrazione. Non quando era già sotto esame.
In preda al panico, prese la cartella che sua nonna le aveva spedito appena prima di morire. In essa vi erano un biglietto da visita e una lettera di presentazione che avrebbe dovuto usare in caso di emergenza. Le parole esatte di Isabelle Sheridan erano state: Se desideri che qualcosa venga compiuto con urgenza e in segretezza, vai a Manhattan e assumi Nick Romano.
Ma ora che si trovava lì, sul punto di entrare nell'ufficio Romano Investigazioni, le dita presero a pruderle di nuovo. Stava facendo la cosa giusta? La zona non era delle migliori, e l'edificio era vecchio. Malridotto e squallido per essere precisi, pensò, dopo avere raggiunto il quinto piano. Sebbene si sforzasse, non riusciva a figurarsi sua nonna, una donna grintosa e sempre impeccabile che per anni aveva guidato la Sheridan Trust con polso d'acciaio, recarsi in quel luogo.
Dopo avere percorso un lungo corridoio, scorse una porta con un pannello di vetro opaco, sul quale vi era scritto a lettere maiuscole, Romano Investigazioni. La porta era spalancata.
Grazie alla luce che filtrava dalle tapparelle rotte, Tyler intravide una scrivania di metallo con una lampada a braccio lungo. La scena le parve improvvisamente familiare. L'aveva vista precedentemente in vecchi film dove la disperata eroina cercava aiuto presso un investigatore privato. Certo, non aveva mai pensato che un giorno si sarebbe trovata lei stessa in quella situazione.
Ma ora doveva trovare Richard.
Respirò profondamente e varcò la soglia. Diede un'occhiata attorno e si accorse che la stanza era vuota...
Tranne che per un corpo abbandonato nella sua interezza sul divano. Curiosa, mosse alcuni passi in avanti, per vedere meglio. Si trattava di un uomo mezzo nudo. Incapace di distogliere lo sguardo, gli osservò il petto sollevarsi e abbassarsi. Era piatto e muscoloso, velato di peluria che si assottigliava per sparire sotto l'elastico dei pantaloncini da ciclista. Si accorse di avere allungato le mani, così vicino che quasi poteva accarezzare la pelle vellutata dell'uomo e sentirne il calore. Ritirò le mani, le chiuse a pugno e se le portò ai fianchi. Che cosa le succedeva? Lentamente sospirò, e cercò di raccogliere i pensieri.
Non poteva essere Nick Romano, oppure sì? Guardò il biglietto da visita, dove, sotto il nome, sua nonna aveva scritto molto discreto. Corrugò la fronte e, pensierosa, lo osservò di nuovo, scrutandone i lineamenti perfetti del viso, e poi il corpo abbronzato, disteso sul divano.
Non c'era nulla di discreto in quell'uomo. Aveva un corpo scultoreo, come quello di statue delle statue rinascimentali che aveva visto nei musei, scolpite da scultori italiani. Mai prima di allora, però, aveva provato il desiderio di toccarne una. Ed era certa che non avrebbe toccato neppure quell'uomo.
Doveva essere colpa del calore di Manhattan. Sì, certo, doveva trattarsi della temperatura, dedusse, sentendo scorrere lungo la propria schiena una goccia di sudore. Però non riusciva a liberarsi della sensazione che qualcosa di quell'uomo l'avesse colpita... Non sapeva se avvicinarsi o scappare.
Gli Sheridan non scappano mai. Inspirò profondamente, dopodiché ripeté le parole nella propria mente. Se quell'uomo era davvero Nick Romano, lei aveva bisogno del suo aiuto. Aveva risolto problemi ben più seri durante i consigli d'amministrazione della Sheridan, non era così? Rimase ancorata a quel pensiero mentre, immobile, affrontava lo sguardo dell'uomo.
«Non ha bussato» disse lui infine, aprendo gli occhi di colpo.
Tyler deglutì. Doveva rivestirlo, almeno con l'immaginazione. «La porta era spalancata. Sto cercando Nick Romano.»
«Bene, l'hai trovato, zuccherino...» Solo quando lui le tolse gli occhi di dosso, Tyler riuscì a respirare di nuovo. «E la ragione per cui la porta era aperta è perché spero che entri dell'aria fresca dal corridoio.»
«Perché non accende l'aria condizionata?»
«Non c'è più elettricità» rispose lui.
Per la prima volta Tyler notò i cassetti aperti e vuoti, e alcune scatole sistemate lungo la parete. «Sta traslocando?»
«Esatto.»
«Ciò spiega il modo in cui è vestito, suppongo, o almeno dovrebbe.»
Lui si guardò, e quando spostò di nuovo lo sguardo su di lei, aveva un'aria divertita. «C'è qualcosa che non va?»
Tyler sollevò le sopracciglia. «Deve ammettere di avere un abbigliamento piuttosto essenziale.»
Nick sorrise. «Molto divertente. La verità è che stavo pensando di andare a correre, ma faceva troppo caldo e il divano mi ha chiamato.»
Tyler si ritrovò a fissarlo nel momento in cui un caldo sorriso gli illuminò il viso, trasformandolo nell'antitesi del guerriero che si era alzato dal divano. Avrebbe voluto rispondere a quel sorriso. Ma nel momento in cui lui si diresse verso di lei, si ricompose. «Il caso che le vorrei presentare è di massima urgenza. Inoltre, per quanto riguarda la sua parcella, sono disposta a pagare qualsiasi cifra e coprirò anche le spese per fermare il trasloco.»
«No.»
Lui smise di sorridere, ma lei continuò ad avere la sensazione che la stesse prendendo in giro. Dirigendosi verso una scrivania, estrasse dalla borsa il libretto degli assegni e una penna. «Forse non sono stata chiara. Ho detto qualsiasi cifra.»
«No.» Lei sobbalzò quando lui la toccò. Le afferrò un braccio con gentilezza e fermezza allo stesso tempo. «Ascolti, signora, ricominciamo.» Aveva un tono paziente, controllato, che le ricordò quello delle sue babysitter ai tempi della scuola.
Avrebbe voluto prenderlo a sberle.
«Fingiamo che sia appena uscita dall'ascensore, e quando arriva qui, la porta è chiusa. Lei bussa, ma non riceve risposta poiché la Romano Investigazioni ha chiuso ieri sera. Non può più assumermi. Potrei consigliarle mio cugino Sam. Lavorava per me, e ha sempre lavorato nel campo della sicurezza. Ecco, tenga un suo biglietto da visita. Sarà felice di prendere i suoi soldi.»
Tyler lo guardò sbalordita, quando le chiuse la porta in faccia. Sentì la chiave girare nella serratura, e poi i passi allontanarsi. Avrebbe voluto dare un calcio alla porta, ma non ci riuscì. Gli Sheridan non davano mai calci alle porte. Avrebbe voluto urlare. Ma le avevano insegnato a non farlo. Desiderava piangere. Ma non piangeva da quando aveva undici anni. Non aveva pianto nemmeno al funerale di sua nonna, sei mesi prima. Respirò profondamente e sbatté le palpebre. Nick Romano non l'avrebbe fatta piangere. Non importava se aveva chiuso l'ufficio. Poteva riaprirlo. Doveva aiutarla. Nessun altro poteva farlo.
Mosse due passi verso la porta chiusa, alzò una mano per bussare, e in quel momento le squillò il cellulare. Solo due persone avevano il suo numero: Naomi Prescott, la sua segretaria, e Richard. Per favore, Dio, fa' che sia Richard. Prese il cellulare e rispose. «Pronto?»
«Tyler, Naomi mi ha dato il tuo numero. Mi ha detto che ti trovi a New York. È vero? Va tutto bene?»
Howard. «Tutto bene, Howard.»
Howard Tremaine era il quarto marito di sua madre, dopo la morte di suo padre. Era l'unico che aveva manifestato interesse a lavorare per la Sheridan. Le era stato vicino, consigliandola dal momento in cui aveva preso il posto di sua nonna.
«Se ci fosse qualcosa che non va con l'affare Bradshaw, me lo diresti vero? Potrei prendere il prossimo volo.»
«Va tutto secondo programma.»Tyler era riuscita dopo mesi a convincere le Imprese Bradshaw a lavorare con la Sheridan. Rimaneva solo da firmare il contratto, e tutto ciò sarebbe avvenuto la domenica successiva, nel suo appartamento di Manhattan. Richard l'avrebbe assistita. Howard e sua madre sarebbero stati presenti, poiché Hamilton Bradshaw aveva un debole per le compagnie gestite in famiglia.
«Va tutto bene tra te e Richard?»
«Va tutto benissimo, Howard. Abbiamo solo deciso di giocare un po' a nascondino prima del matrimonio.»
«Mi fa piacere che tu abbia deciso di rilassarti un po'. Temevo aveste litigato, o peggio, che avessi deciso di scappare con un amante.»
Tyler si sforzò di sorridere. «Non temere, Howard, non rovinerei mai l'immagine che mi hai aiutato a costruire. Devo fare attenzione, soprattutto in questo anno di prova. Inoltre, domenica a cena dobbiamo fare bella impressione. Il signor Bradshaw verrà al matrimonio.»
Mentre parlava, un'immagine completamente differente prendeva forma nella sua mente. Una scena che aveva visto centinaia di volte nei film. I quotidiani che uscivano dai rulli di stampa, e lei là, in prima pagina, sul Boston Globe con indosso l'abito da sposa e il velo, ad aspettare sola all'altare. Sopra la foto il titolo urlava: Tyler Sheridan, direttore generale della Sheridan Trust, abbandonata all'altare!
«Sei ancora lì?»
Tyler deglutì, per scacciare il panico. «Sì?»
«Credevo di averti persa per un momento. Di' a Richard di chiamarmi più tardi. Devo organizzargli la serata di addio al celibato.»
«Va bene, Howard. Ci sentiamo.»
Per un momento, Tyler rimase appoggiata con le spalle al muro. Howard era una delle poche persone alla Sheridan Trust che l'aveva sempre appoggiata, sin dalla morte di sua nonna.
Nonostante ciò, non poteva dire nemmeno a lui che Richard era scomparso. L'unica persona con la quale poteva confidarsi era Nick Romano. Se sua nonna le aveva detto che poteva fidarsi di lui, lo poteva fare. Doveva crederci. Di lì a un minuto, avrebbe ripreso il controllo di sé, e l'avrebbe convinto ad aiutarla.
Con un movimento del braccio, Nick spostò tutto ciò che c'era sulla sua scrivania in una scatola. Aveva fatto la cosa giusta. Ma allora perché si sentiva in colpa, come se avesse preso a calci un cucciolo indifeso?
Quella donna non era indifesa. Conosceva il tipo... la ragazza ricca e viziata, abituata a ottenere tutto ciò che desidera. Sua madre e le sue sorelle avrebbero apprezzato lo stile elegante e ordinato che quella donna aveva. Lui personalmente aveva notato le gambe. Erano di prima classe, come tutto il resto di lei. Nonostante il caldo, era perfetta, non aveva nemmeno una ciocca dei suoi capelli castani fuori posto, né una piega nei vestiti. Niente di sbottonato o arrotolato. Nick avrebbe voluto scompigliarla un po'. Al solo pensiero si morse un labbro.
Guardò di nuovo verso la porta. Ed era giovane, non doveva avere più di ventiquattro o venticinque anni. E poi c'era quell'accenno di paura che le aveva scorto negli occhi, quando si era alzato dal divano. Nonostante ciò, non era scappata via e nemmeno aveva urlato.
Coraggio. Lui lo aveva sempre ammirato. Guardò il telefono. Sicuramente era ancora nell'edificio. Forse poteva... No. Si arrestò prima di raggiungere la porta. No, assolutamente no. La signorina Perfezione era l'ultima cosa di cui ora aveva bisogno.
Era fuori dalle investigazioni per sempre. Dopo dieci anni,