Al di là delle parole (eLit): eLit
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Un uragano ha appena travolto la sua casa, da poco acquistata in Florida, ma Allie ha un problema più grave da affrontare: come farsi sentire dai soccorsi, sotto quelle macerie. Purtroppo, a causa di una malattia, ha perso l'udito, quindi non è nemmeno sicura che dalle sue labbra stiano uscendo suoni, quando urla per esser salvata. Eppure qualcuno deve aver accolto almeno le sue preghiere perché un uomo la salva e le offre anche ospitalità nella sua casa.
Più i giorni passano e più Ricky rimane affascinato dagli occhi chiari e dai modi delicati di Allie; e Allie, a sua volta, non può non sentirsi completamente al sicuro insieme a un uomo che riesce a trasmettere tanta sicurezza.
Ma può l'amore superare anche la barriera del silenzio?
Sherryl Woods
With her roots firmly planted in the South, Sherryl Woods has written many of her more than 100 books in that distinctive setting, whether in her home state of Virginia, her adopted state, Florida, or her much-adored South Carolina. Sherryl is best known for her ability to creating endearing small town communities and families. She is the New York Times and USA Today bestselling author of over 75 romances for Silhouette Desire and Special Edition.
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Al di là delle parole (eLit) - Sherryl Woods
successivo.
1
Aiutatemi. Vi prego, aiutatemi!
Le parole riecheggiarono nella mente di Allison, ma lei stessa non avrebbe saputo dire se le avesse pronunciate a voce alta o meno.
Tutto intorno a lei era immerso nel silenzio, ma era così già da molto prima del violento impatto che l'uragano Gwen aveva avuto su Miami, poco dopo la mezzanotte. In effetti il suo mondo era silenzioso ormai da quindici anni, un periodo di tempo lunghissimo senza poter sentire la voce dei suoi genitori; oltre che un tormento per chi, come lei, aveva studiato musica. E comunque non ancora sufficiente per adattarsi a una vita di tranquillità.
Aveva acceso la televisione per guardare le previsioni del tempo e, leggendo le labbra dello speaker, aveva appreso della violenza dell'uragano diretto su Miami.
Poi la corrente elettrica era andata via e lei era rimasta nella totale oscurità, senza poter minimamente intuire che cosa stesse succedendo all'esterno. Aveva cercato di dirsi che non c'era nulla che avrebbe potuto fare, che sarebbe stato meglio andare a letto, ma invece era rimasta esattamente dov'era: raggomitolata sul divano del salone, e aveva atteso l'alba, pregando in silenzio affinché la furia degli elementi risparmiasse sia lei che e la sua casa.
Tutti quelli che vivevano nella zona meridionale della Florida sapevano che c'erano delle precauzioni da prendere. La stagione degli uragani era lunga, spesso iniziava in primavera e terminava alla fine di novembre. Lei si era trasferita lì solo pochi mesi prima, ma era una donna molto cauta. Fortunatamente era possibile essere informati dell'arrivo di un uragano con un discreto anticipo, e lei aveva preso sempre sul serio il potenziale rischio di simili eventi atmosferici.
In effetti, ancor prima di spendere un solo centesimo per arredare e abbellire la sua piccola casa in stile moresco, aveva acquistato persiane speciali per le finestre. Aveva fatto provvista di acqua minerale e di generi alimentari in scatola, comprato molte batterie per la torcia e molte candele. Aveva praticamente il doppio di quanto sarebbe stato necessario, in modo da poter condividere le sue cose con qualche vicino meno previdente di lei.
Fu sul punto di scoppiare in una risata isterica mentre si chiedeva che cosa poteva farne ormai del suo prezioso approvvigionamento, definitivamente inutilizzabile e seppellito fra i detriti come lei. La casa di cui era stata così orgogliosa era ormai ridotta a un cumulo di macerie. Evidentemente tutto quello che aveva fatto non era stato abbastanza.
Era buio pesto, tanto che era impossibile per lei rendersi conto se fosse notte o giorno. Ogni parte del corpo le doleva. Era coperta di tagli e di escoriazioni ma il fastidio peggiore veniva dalla gamba sinistra, piegata fino a formare un angolo innaturale. Non sapeva per quanto tempo fosse rimasta priva di sensi, né quanto fosse trascorso da quando il vento aveva strappato le persiane dalle finestre e le pareti della sua graziosa casetta si erano accartocciate su di lei quasi fossero state costruite in cartapesta.
Non aveva avuto la possibilità di fuggire. Forse, se fosse stata in grado di sentire il ruggito del vento e il rumore incessante della pioggia, le cose sarebbero andate diversamente. Invece aveva percepito il pericolo solo quando ormai era troppo tardi.
Quando la sua casa aveva iniziato a disintegrarsi aveva mosso qualche passo verso la porta d'ingresso ma era stata subito risucchiata dal vortice d'aria che si era formato al centro del salone. Quelle persiane così sofisticate, che le erano costate tutti i suoi risparmi, non avevano opposto alcuna resistenza allo scatenarsi degli elementi.
Ricordò di essere stata colpita sulla testa. Aveva perso i sensi e poi, quando era rinvenuta, si era ritrovata intrappolata nelle macerie. Aveva cercato di muoversi ma una fitta di dolore violento alla gamba l'aveva privata di nuovo della coscienza.
Adesso sarebbe rimasta perfettamente immobile, decise ricordando l'esperienza. Respirò a fondo nel tentativo di tenere sotto controllo il panico. Non aveva più provato tanta paura da quella mattina di quindici anni prima, quando si era risvegliata in una stanza di ospedale e aveva scoperto che tutto era diventato stranamente silenzioso. Per prima cosa aveva acceso il televisore, aveva alzato il volume. Probabilmente era guasto, aveva ipotizzato, perché non aveva sentito il minimo suono. Aveva urtato inavvertitamente un vaso di fiori e l'oggetto si era infranto al suolo senza produrre rumore. Allora aveva capito.
I suoi genitori erano accorsi sentendola urlare. La sentenza era stata terribile. Il violento attacco di parotite aveva danneggiato il suo udito.
Per qualche tempo avevano sperato che si trattasse di un effetto reversibile, ma infine i medici avevano confermato che quasi sicuramente, da allora in poi, avrebbe vissuto nel silenzio.
Non era stato facile accettare la sentenza ma lentamente aveva imparato a compensare la mancanza facendo affidamento sugli altri sensi. In quel preciso istante, dal momento che non poteva vedere, era come se ne avesse perso ancora uno, la vista.
Allie aprì la bocca per urlare ma non poteva sapere se lo avesse fatto davvero. Non poteva sentire un eventuale grido di risposta. Non poteva immaginare se i soccorsi fossero già arrivati. Non poteva capire se il suo viso fosse bagnato di lacrime, di pioggia o di sangue. «Stai calma» ordinò a se stessa. «Una crisi di nervi può solo peggiorare la tua situazione.»
Abbandonarsi al pianto non era comunque nel suo stile. Da quando aveva perso l'udito, aveva avuto mille possibilità per verificare e mettere alla prova la sua forza di carattere. Fino ai diciannove anni era stata una ragazza come tante altre, abbastanza carina e con tanti amici, che frequentava il conservatorio con grande passione. Poi tutto era cambiato in un solo istante. Era stata costretta ad accettare l'idea di vivere nel silenzio. Il suo amore per la musica era più forte di ogni altra cosa, ma mai più avrebbe potuto suonare il suo adorato violino.
La prima reazione era stata quella di isolarsi. Aveva abbandonato gli studi e si era rinchiusa in se stessa. I suoi genitori avevano fatto di tutto per aiutarla ma non avevano ottenuto alcun successo.
Poi, un giorno, Allie aveva capito di non voler continuare a vivere così perché, in realtà, non stava vivendo affatto. La sua fede le aveva insegnato che Dio non chiudeva mai una porta senza prima aprirne un'altra, dunque si mise alla ricerca di quella porta.
Aveva imparato a leggere le labbra e in seguito si era iscritta a un corso per diventare insegnante di sostegno per i bambini sordomuti. Lavorare con i bambini era stato un toccasana per lei, e la sua carriera era andata avanti senza intoppi.
Solo quella stessa forza di volontà avrebbe potuto ancora aiutarla a sopravvivere, ragionò. «Pensa, Allie!» mormorò a se stessa.
Sfortunatamente il solo pensare non poteva risolvere la situazione. Cercò di rimuovere qualche detrito solo per scoprire che così facendo avrebbe potuto causare un ulteriore crollo. «Non morirò così» disse mentre lacrime copiose le rigavano il viso. «Non morirò. Devo solo essere paziente. Qualcuno mi troverà.»
Ovviamente la pazienza non era fra le sue virtù. Dopo aver perso l'udito e superato il primo momento di apatia, si era mossa con un ritmo quasi frenetico per restituire un senso alla sua vita. Ora, proprio come aveva pensato quando i medici le avevano comunicato il verdetto, le sembrava che la sua vita fosse affidata ad altre mani. Poteva solo pregare e sperare che quelle mani arrivassero in fretta.
«Coraggio, Enrique» disse Tom Harris. «Fammi vedere che cos'hai in mano. Forse potrò comprarmi finalmente un'auto nuova, con i soldi che dovrai darmi.»
«Puoi scordartelo!» replicò Ricky, appoggiando il suo full sul tavolo che li separava.
Gli altri vigili del fuoco si erano raggruppati intorno ai loro due compagni, che erano famosi per sfidarsi in tutto, dai giochi di carte alle conquiste femminili, ma che erano partner affiatati e invincibili nel lavoro.
«Su, che cosa mi dici adesso?» incalzò Ricky, un ampio sorriso che gli illuminava il volto. «Metti giù le carte e vediamo chi avrà un'auto nuova!»
Tom sospirò. Appoggiò tre assi sul tavolo ma quando Ricky stava per prendere il piatto, scosse la testa e lo fermò. «Non così velocemente, amico. Avevo dimenticato questo diavoletto» aggiunse mostrando un quarto asso.
«Hai vinto» ammise Ricky, «ma la prossima volta...»
Perché c'era sempre una prossima volta con Tom. L'unica cosa che gli piaceva più che giocare a carte era corteggiare le donne. In effetti si considerava un dongiovanni al quale nessuna rappresentante del sesso femminile, dagli otto agli ottant'anni, poteva resistere.
«Forse sei fortunato con le carte, ma io sono fortunato con le donne» gli ricordò Ricky.
«Per forza! Con quegli occhi neri e il sangue latino hai gioco facile» commentò Tom senza rancore. «Come potrei competere?»
«Non puoi, infatti» affermò Ricky. «Non puoi competere neanche con le mie fossette. Le mie sorelle giurano che sono irresistibili.»
«Le sorelle non sono esattamente dei giudici imparziali. Inoltre le tue ti hanno viziato in modo vergognoso! È ovvio che tu non ti sia mai sposato. A che cosa ti serve una moglie, quando hai quattro donne pronte a servirti e a coccolarti? Mi sorprende che i loro mariti non abbiano nulla da ridire.»
«I loro mariti sapevano che io ero parte dell'affare già da quando ho permesso loro di frequentare le mie sorelle» replicò Ricky con un tono ironicamente solenne. «E poi non sono quattro donne, sono cinque. Hai dimenticato mia madre.»
«Certo, mamma Wilder, che è fedele alla vecchia tradizione di Cuba dove il marito è il re e il figlio maschio il principe ereditario. Forse è stata proprio lei a farti diventare una tale canaglia.»
«Non dire mai queste cose in sua presenza.»
«L'ho fatto una volta e lei mi ha inseguito armata di una mannaia da macellaio.»
«Era un coltellino da burro» lo corresse Ricky scuotendo la testa. Sua madre amava Tom quasi fosse figlio suo, e lo viziava con allegria proprio come faceva con lui e le sue sorelle. Continuava a rimproverarlo per il suo divorzio anche se ormai erano già trascorsi tre anni.
«Ragazzi, basta con le chiacchiere» urlò il tenente. «Dobbiamo andare subito. L'uragano ha spazzato via un intero quartiere.»
«Ci sono feriti?» chiese Ricky scattando prontamente in piedi.
«Non lo so, ma siamo nel cuore della notte. È probabile che qualcuno sia riuscito ad arrivare ai rifugi, ma è anche possibile che i proprietari delle case siano rimasti per controllare le loro cose. Forse dozzine di famiglie sono state sorprese nel sonno dall'uragano.»
Pochi minuti dopo gli uomini erano già a bordo degli automezzi. La strada era resa impraticabile