L isola del milionario: Harmony Collezione
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Per fare luce su quella faccenda, Luis decide di portare Cristina Shephard sulla sua isola privata, determinato a metterla con le spalle al muro e a scoprire tutta la verità su di lei. Ma molto presto il suo piano gli si ritorcerà contro, accendendo un desiderio dal quale non esiste via di fuga.
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L isola del milionario - Louise Fuller
successivo.
1
Scalando le marce, Luis Osorio rallentò la sua Ducati d'epoca, fino a spegnere il motore. Dando un'occhiata dalla collina verso la città illuminata dal sole del tardo pomeriggio, provò una stretta al cuore.
Segovia. Finalmente era a casa.
Venti minuti prima aveva deciso di abbandonare l'autostrada solo per poter godersi quell'attimo, un momento d'intima riconciliazione con la sua città natale. Una città che amava e che aveva evitato per cinque anni. Cinque anni che gli erano sembrati una vita intera, nonostante se la fosse cavata.
Rimase senza fiato, provando un bruciante senso di colpa, che gli fece stringere forte le mani attorno al manubrio. Era lo stesso senso di colpa che gli aveva quasi impedito di ritornare a casa. Eppure, non aveva avuto scelta. Il sessantesimo compleanno di sua madre era un giorno che non poteva perdere, quali che fossero le conseguenze cui andava incontro. Aveva quindi accettato con riluttanza di tornare in Spagna poco prima della festa e di prendere l'aereo di ritorno per la California subito dopo. Il compleanno sarebbe stato tra pochi giorni e sapeva bene che i genitori speravano che lui potesse rimanere con loro. Anche lui lo voleva, ma lo avrebbe fatto solo a una condizione ben precisa.
Ciò però avrebbe comportato lasciarsi il passato alle spalle per festeggiare un presente che nessuno di loro avrebbe mai potuto immaginare, ancor meno desiderare. Era molto difficile affrontare quella situazione e non credeva che sarebbe stato capace di soffocare le proprie emozioni per più di un paio di giorni. Sarebbe stato più semplice, e meno doloroso, andare al party come concor-dato con i suoi genitori. Serrò la mascella. Sapeva che erano rimasti delusi da lui, ma aveva accettato quella situazione perché sentiva di essersela meritata. Aveva però deciso di volare di punto in bianco ad Atene un mese prima del previsto, aveva comprato quella moto e percorso il viaggio on the road che aveva promesso di fare con Bas, suo fratello. Quello era l'unico e il miglior modo per onorare la sua memoria.
Venne colto dal solito senso di colpa e di desolazione che provava ogni volta che ripensava a suo fratello. Bas, Baltasar, era stato infatti il suo miglior amico, oltre che fratello. E ora non c'era più.
Durante il viaggio aveva detto a se stesso che era giunto il momento di tornare a casa e che cinque anni di auto-esilio fossero bastati. Tuttavia, capì solo in quel momento di essersi illuso. Infatti nulla, nessuna parola o gesto, avrebbe potuto mai fare ammenda per quello che aveva fatto. Molto presto avrebbe dovuto affrontare il proprio passato, ma quel momento non era ancora arrivato. Prima voleva godersi quell'ultima notte, per ingannare il tempo, per fantasticare e dimenticarsi chi fosse e cosa avesse commesso.
Trasse un respiro profondo, ascoltando il battito del proprio cuore e riaccese il motore. Si piegò in avanti, seguendo i movimenti della moto mentre accelerava lungo la strada.
In confronto all'ampiezza dell'autostrada, le vie della città sembravano strette e affollate. Rallentando per evitare una coppia di anziani che attraversava la strada, Luis sollevò lo sguardo verso l'hotel a cinque stelle Palacio Alfonso VI. Era tentato di prenotare una camera lì. Nonostante il suo aspetto dimesso, infatti, era sicuro che la quantità di banconote nel suo portafoglio gli avrebbe assicurato un caloroso benvenuto. In quel momento, però, aveva maggior bisogno di un comodo letto, di una doccia e di passare inosservato, cosa che non sarebbe potuta succedere in hotel come quello.
Trovò quello che stava cercando venti minuti più tardi. Quell'albergo aveva solo due stelle e non era in posizione centrale, ma era pulito e discreto. Il proprietario era anche lui un biker e non solo gli aveva offerto un garage, ma gli aveva promesso di ripulirgli la moto.
Di lì a poco, dopo aver fatto una doccia e aver indossato uno dei suoi jeans più puliti e una semplice maglietta nera, Luis uscì in strada. Il proprietario aveva mantenuto la sua promessa. Infatti, a parte un paio di graffi sulla fiancata, la sua moto sembrava nuova. Montando in sella, si diresse verso il centro. Faceva abbastanza caldo da non aver bisogno della sua giacca di pelle vissuta che aveva indossato negli ultimi giorni, in particolar modo perché sembrava scoraggiare tutti dal tentare di fare conversazione con lui. In ogni caso non ne avrebbe avuto bisogno. La barba scura e incolta che ricopriva il suo mento e la freddezza dei suoi occhi grigi avrebbero dissuaso anche la più insistente e sfrontata delle persone dall'attaccare bottone.
Il sole stava per tramontare mentre si faceva strada tra la gente che affollava i marciapiedi dopo aver parcheggiato la moto. Non aveva idea di dove stesse andando, ma non gli interessava. Era felice di percorrere tutte quelle stradine perché gli erano familiari e la serata calda, il brusio delle voci e delle risate, il profumo di arance e di fumo lo facevano sentire a casa. Sembrava che non fosse accaduto nulla negli ultimi cinque anni.
Se chiudeva gli occhi riusciva a vedere Bas vicino a lui, che lo stringeva in un abbraccio poi gli intimava di tirarsi su con il morale perché quella notte avrebbe incontrato la donna dei suoi sogni.
Perso nei propri pensieri, osservò con sguardo perso la piazza. Da bambino, i quattro anni che separavano lui e il fratello gli erano sembrati moltissimi. Bas, suo fratello maggiore, era molto più alto di lui, bello e sportivo. La persona più cool del pianeta. Con il tempo era cresciuto a sua volta, raggiungendolo in altezza, ma nella sua mente nulla era cambiato. Bas sarebbe rimasto il suo fratellone, il centro del suo mondo, con la sua anima da latin lover che cercava sempre con lo sguardo qualsiasi bella ragazza che potesse attirare la sua attenzione.
Qualsiasi bella ragazza che potesse attirare la sua attenzione...
Quelle parole stavano ancora echeggiando nella sua testa quando, facendosi largo tra la folla che camminava sui marciapiedi, il suo sguardo incrociò un paio di occhi nocciola. Fu percorso da un fremito. Osservò quei capelli rossi, quelle lunghe gambe dorate e udì una risata fragorosa. Subito dopo scomparve, inghiottita da un gruppetto di persone che entrava in un locale notturno. La seguì con lo sguardo, immobile, accaldato, e non a causa della temperatura esterna. Quindi, muovendosi velocemente, fece una cosa che non aveva mai fatto prima d'ora. La se-guì.
All'interno, il locale era caldo, affollato e chiassoso, con una selezione all'ingresso e un'area vip. Gli uomini erano eleganti e ben pettinati e le donne ancor di più. La intercettò subito. Anche senza quei capelli rossi la folla di uomini che sbavavano radunati attorno a lei era impossibile da non notare. Strinse i denti. L'attrazione che provava era facilmente comprensibile. Le sue curve fem-minili promettevano il tipo di piacere per cui i maschi sarebbero arrivati alle mani. Lei era bella e così sicura di se stessa da fargli ricordare, con dolore, suo fratello. Tuttavia, Bas non aveva mai cercato le attenzioni che riceveva, mentre quella donna stava deliberatamente usando il proprio fascino e il proprio corpo per sedurre. Provò un nuovo fremito di desiderio nell'osservarla.
D'accordo, forse non era stato del tutto onesto. Dopotutto, la maglietta color giallo acceso le copriva le braccia e il petto e i pantaloncini erano modesti, se paragonati a quelli indossati dalla maggior parte delle donne presenti nel locale. Eppure riuscivano lo stesso a mostrare le gambe dorate in tutta la loro lunghezza, che terminavano nelle scarpe dai tacchi più alti che avesse mai visto.
A uno sguardo più attento, pero, notò che la maglietta in realtà era trasparente. La sua espressione si indurì. Era sexy e lo sapeva.
Nonostante non fosse per nulla il suo tipo, continuò a tenerla d'occhio. Non essendo certo della ragione per cui lo stava facendo eppure riluttante ad andarsene, Luis si diresse verso il bar.
«Una birra analcolica.»
Nei cinque anni in cui era stato lontano da casa, una cosa era cambiata in meglio: le birre analcoliche erano ampiamente disponibili e abbastanza accettabili. Non che avrebbe fatto alcuna differenza se non fosse stato così. Avrebbe bevuto acqua sporca piuttosto che infrangere il proprio voto. Non avrebbe mai più rischiato di perdere il proprio autocontrollo, distruggendo così la propria vita.
Guardando dritto davanti a sé, si portò il bicchiere alle labbra. Aveva deciso di proposito di sedersi dietro la donna dai capelli rossi, in modo da non poterla osservare e così dimenticare. Eppure, nonostante non la vedesse, poteva percepirne lo stesso ogni movimento. Poteva immaginarla mentre si sistemava una ciocca di capelli dietro l'orecchio e sentire la sua risata roca e sexy che lasciava presagire divertimento e seduzione. Una fantasia in carne e ossa.
Turbato dalla piega che avevano preso i suoi pensieri ma incapace di fermarli, osservò lo specchio sopra il bar, fissando il riflesso di lei. Si pentì subito per quella debolezza. La donna stava ridendo alle battute di un uomo e gli stava accarezzando il braccio mentre gli si avvicinava. Fece spallucce. Doveva essere il suo ragazzo del momento. Il resto degli uomini poteva solo osservare e aspettare. Oppure era lei che stava osservando e aspettando, per vedere quale degli uomini del locale fosse pronto a fare la prima mossa. La sua rabbia si mescolò al desiderio non appena si rese conto di essere incluso in quel gioco. Perché la trovava così desiderabile? Non c'era alcun motivo per cui un uomo come lui fosse attratto da una ragazza come quella, specialmente dato il momento. Quella notte doveva starsene da solo. Eppure, come un toro ipnotizzato da un drappo rosso, era attratto da lei. Si passò una mano sul viso.
Doveva essere la stanchezza... o il caldo. Come no, pensò, prendendosi in giro. Oppure, come del resto tutti gli uomini attorno, desiderava semplicemente quello che lei stava offrendo. Gettando uno sguardo oltre la propria spalla verso il gruppo di uomini, provò una stretta allo stomaco. Riusciva a percepire il loro desiderio e sebbene controvoglia lui non era da meno. Si rilassò. No, lui era diverso. Aveva avuto delle ragazze in passato, nessuna delle quali speciale. Non ce ne sarebbe stata un'altra nel breve termine, dato che doveva sentirsi sicuro prima di potersi fidare di nuovo. Inseguire ragazze non faceva per lui. Era Bas quello che amava il brivido della caccia. Strinse involontariamente il bicchiere. Il brivido della caccia. Quelle semplici parole gli davano la nausea.
Facendo ondeggiare il bicchiere, ne osservò il fondo e cercò di distrarsi dal senso di colpa nel cuore. Non funzionò. Doveva andarsene. Quella sua piccola avventura doveva finire.
Abbassando lo sguardo, fece un respiro profondo. Poi, tenendo ancora stretto il bicchiere, si voltò e... si rovesciò il boccale addosso. Udì un debole grido di sorpresa e i suoi riflessi, allenati da anni come biker, si accesero subito. Allungandosi afferrò il braccio davanti a sé nell'attimo stesso in cui la sua mente si rese conto che apparteneva proprio a lei, alla donna dai capelli rossi.
Cristina Shephard sobbalzò. Un attimo prima stava facendo un selfie con il cellulare e quello dopo si era ritrovata a terra. Non avrei dovuto indossare questi tacchi, pensò il suo lato razionale. Poi, all'improvviso, venne sollevata da un paio di mani forti che l'afferrarono ai polsi. Fece un respiro profondo e si rimise in piedi.
«Scusami...»
Perché si stava scusando?, pensò confusa, quasi incapace di respirare. Lui l'aveva fatta cadere. Sapeva bene però il motivo di quella sua reazione e mentre le sue dita cingevano quei muscoli torniti, sollevò lo sguardo verso l'uomo. Per tutta la serata l'aveva osservato. Come poteva non farlo? Catalizzava l'attenzione di tutto il locale, perché era talmente bello da impedirle di togliergli gli occhi di dosso. La prima volta pensava di aver avuto un abbaglio, poi si era immersa in quella perfezione e si era goduta quella bellezza mascolina. Era troppo cool. Aveva un'aura di calma sicurezza che dava l'impressione di non poter essere scalfito da nessun problema. D'altro canto, sapeva bene che i propri problemi erano troppo complessi per poter essere gestiti dalla maggior parte delle persone. Oppure, più semplicemente, era lei stessa il problema. Il suo ultimo fidanzato glielo aveva detto, subito dopo averlo scoperto a letto con la sua coinquilina.
Provò una stretta allo stomaco. Scacciando quel ricordo, borbottò: «Grazie per avermi aiutata. Mi dispiace per la birra».
Luis la fissò. Da