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All'altare con il milionario: Harmony Collezione
All'altare con il milionario: Harmony Collezione
All'altare con il milionario: Harmony Collezione
Ebook169 pages2 hours

All'altare con il milionario: Harmony Collezione

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About this ebook

Leo Conti è determinato a portare a termine un'importante acquisizione, finché non incontra Maddie Gallo. La chimica che subito si instaura tra loro si consuma in una bollente notte di peccato, ma già l'indomani la verità viene a galla: Maddie è l'erede della compagnia di cui lui vuole assicurarsi il possesso e la nipote dell'eterno rivale della sua famiglia. E, come se non bastasse, qualche tempo dopo scopre che è incinta!
Ora l'unica priorità di Leo è reclamare suo figlio e riportare al proprio fianco la donna che ama. E per farlo dovrà concludere l'affare più importante della sua vita: quello che porterà Maddie dritta all'altare.
LanguageItaliano
Release dateMay 20, 2019
ISBN9788858997970
All'altare con il milionario: Harmony Collezione
Author

Cathy Williams

Autrice originaria di Trinidad, ha poi studiato in Inghilterra, dove ha conosciuto il marito.

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    All'altare con il milionario - Cathy Williams

    successivo.

    1

    Dal sedile posteriore della sua macchina, che l'autista aveva parcheggiato a una certa distanza, Leo Conti si prese qualche minuto per valutare l'edificio che dominava il viale a tre corsie, in una ricca zona residenziale di Dublino. Splendida posizione, dimensioni perfette e tutti i segni visibili di usura, che indicavano un grande magazzino prossimo al tracollo.

    Francamente, le cose non potevano andare meglio.

    Quello era il grande magazzino che suo nonno stava cercando di comprare, da quasi cinquant'anni. Nonostante il vasto patrimonio immobiliare che Bruno Conti aveva costruito negli anni, e le tante catene di negozi che possedeva in tutto il mondo, quel grande magazzino aveva continuato a ossessionarlo.

    Leo, cresciuto dai nonni dall'età di otto anni, non era mai riuscito a capire perché suo nonno non potesse semplicemente lasciarlo perdere. Ma forse, essere stato raggirato da quello, che un tempo considerava il suo migliore amico, non gli era proprio andato giù.

    Quella storia la diceva lunga sul concetto stesso di fiducia e, nel corso degli anni, Leo aveva seguito con una certa curiosità i vari tentativi di Bruno Conti di acquistare il grande magazzino da Tommaso Gallo, finiti immancabilmente in niente.

    «Preferirebbe che si sgretolasse al suolo» aveva brontolato Bruno, «piuttosto che venderlo a me. Dannato orgoglio! Bene, ma quando si sgretolerà... e crollerà, visto che Tommaso ha sperperato un patrimonio bevendo e giocando... io sarò in prima fila a ridere! È un uomo senza onore!»

    L'onore, pensò Leo, inventariando con lo sguardo i segnali di decadimento, era un'emozione irrazionale che portava con sé inutili complicazioni.

    «Trovati qualcosa da fare, James» disse Leo, con gli occhi sempre fissi sul palazzo. «Vai a mangiare qualcosa di decente, anziché ingozzarti di cibo spazzatura, come al solito. Ti chiamo quando devi venire a prendermi.»

    «Pensa di comprare questo posto, capo?»

    Un'ombra di sorriso attraversò il viso di Leo. Incontrò lo sguardo del suo autista nello specchietto retrovisore. James Cure... autista, tuttofare e ladruncolo riabilitato, era una delle poche persone a cui avrebbe affidato la propria vita.

    «Credo di sì» rispose Leo, aprendo la portiera. «Voglio fare un giro in incognito per scoprire quanto posso scendere con l'offerta. Da quello che vedo, il vecchio è morto lasciando una bella gatta da pelare al nuovo proprietario. Sono convinto che vorrà liberarsene in fretta e vendere, prima che comincino a circolare le temute parole messa in liquidazione

    Leo non aveva idea di chi fosse il nuovo proprietario. In realtà non avrebbe nemmeno saputo che Tommaso Gallo era passato a miglior vita un mese prima, se suo nonno non gli avesse chiesto di tornare di corsa da Hong Kong, per comprare quel dannato grande magazzino, prima che finisse in altre mani.

    «Vai, adesso» tagliò corto Leo. «E già che ci sei trova un banco dei pegni e sbarazzati di quel mezzo quintale d'oro che insisti a portare addosso.» Sorrise. «Non te l'ha detto nessuno che medaglioni, anelli con i sigilli e pesanti catene d'oro sono cose del passato?»

    James sorrise e roteò gli occhi, prima di ripartire.

    Sorridendo divertito dalle consuete scaramucce con James, Leo si diresse verso il blocco di porte di vetro girevoli, unendosi allo sparuto gruppetto di clienti che entravano e uscivano. Era un sabato mattina d'estate e i quattro gatti che vagavano al primo piano, dicevano tutto sullo stato di salute di quell'attività commerciale.

    Quattro piani di vetro e cemento, destinati ad andare in rovina. Mentalmente, Leo ridusse di un bel po' il prezzo che aveva pensato di offrire.

    Suo nonno, pensò, sarebbe stato contento come una Pasqua di comprare per quattro soldi, qualcosa che sarebbe stato suo da decenni, se Tommaso Gallo fosse stato un uomo d'onore.

    Allontanandosi dalle porte girevoli, Leo si diresse verso le scale mobili, pensando ai racconti di suo nonno su quella faida ormai leggendaria, che aveva sentito e risentito, fin da piccolo.

    Due giovanissimi amici italiani, entrambi di talento, arrivati insieme in Irlanda, in cerca di fortuna. Un piccolo negozio in rovina, in vendita a un prezzo stracciato, ma affacciato su una strada che, come entrambi avevano intuito, sarebbe cresciuta in fretta, mandando alle stelle il prezzo degli immobili. Lo sviluppo commerciale non aveva ancora raggiunto quella zona, ma sarebbe arrivato in breve tempo.

    Avrebbero potuto fare una cosa sensata ed entrare in affari insieme, invece avevano gettato in aria una moneta, forse dopo qualche bicchiere di troppo. Il vincitore si sarebbe aggiudicato il negozio. Una stretta di mano tra ubriachi, aveva suggellato la scommessa che avrebbe segnato la fine della loro amicizia.

    Bruno aveva vinto, ma prima che potesse fare una mossa, Tommaso, agendo rapidamente alle sue spalle, si era assicurato un prestito in banca e aveva concluso la compravendita. Amareggiato, Bruno si era trasferito a Londra dove, col tempo, aveva fatto una grande fortuna, ma non aveva mai perdonato Tommaso per il suo tradimento. Né aveva mai smesso di volere quel grande magazzino, di cui non aveva assolutamente bisogno.

    Leo sapeva che avrebbe potuto impegnarsi maggiormente, per farlo desistere dal rincorrere qualcosa che ormai non contava più, ma gli era troppo affezionato per farlo. Per quanto non credesse che le emozioni dovessero prevalere sul buonsenso, una parte di lui capiva la necessità di infliggere una punizione, dopo un tale atto di tradimento.

    Ma a Leo, quel posto interessava anche da un punto di vista pratico, visto che ancora non aveva una sede a Dublino. Aveva già concordato con suo nonno che, una volta che il negozio fosse passato in mano loro, lui avrebbe potuto disporne come voleva. Per Bruno la cosa importante era che il nome Gallo venisse sostituito da quello dei Conti.

    Leo non aveva nessuna intenzione di conservare il grande magazzino com'era, per quanto iconico fosse stato, un tempo.

    Quel tipo di sentimentalismo non faceva per lui. No, Leo lo voleva perché aveva sempre desiderato aprire una sede prestigiosa a Dublino e non aveva mai trovato il posto adatto.

    Insieme alle sue startup, Leo aveva acquisito una serie di società di software e IT, che continuavano a crescere mentre, contemporaneamente, supervisionava l'impero di Bruno, per procura. Aveva aperto dovunque dei punti vendita per i suoi prodotti e strumenti altamente tecnologici, dove la consulenza di esperti era a disposizione di medici, architetti e ingegneri all'avanguardia.

    Quel posto sarebbe stato perfetto per affacciarsi sul nuovo mercato.

    I suoi pensieri correvano già verso la pianificazione di come utilizzare al meglio gli spazi.

    Naturalmente lo stabile doveva essere sventrato. Forse gli arredi in legno, moquette e tappezzeria avevano funzionato, un tempo, anche se Leo non riusciva proprio a ricordare quando. Non appena avesse messo le mani sul magazzino, tutto quel ciarpame sarebbe sparito. Quel posto doveva essere pieno di umidità, marciume e termiti. Una volta cancellato il marchio Gallo, le cose sarebbero cambiate.

    Si guardò intorno per decidere quale decrepito reparto fare sparire per primo e...

    E lei era lì.

    Dietro al banco della profumeria, sembrava un pesce fuor d'acqua. Nonostante fosse circondata da una miriade di vasetti dall'aria costosa e lucide trousse multicolori, il suo viso non mostrava traccia di trucco. Stava cercando di comporre una piramide con dei barattolini di crema, sul bancone di vetro. Era l'immagine della freschezza. Mentre la fissava Leo trattenne il fiato per qualche istante.

    La sua libido, un po' frustrata da quando tre settimane prima, aveva rotto con la sua ultima conquista, colpevole di aver iniziato a fare discorsi inquietanti su impegno e futuro, sembrò risvegliarsi a nuova vita.

    Leo era così sorpreso dalla propria reazione che non si rese conto di continuare a fissarla come un adolescente in calore. Non era freddo e controllato come al solito. Non era lui. Incredibile...

    Soprattutto perché la stangona che stava fissando, non era certo una maggiorata da foto in terza pagina e sicuramente non era il tipo di donna da cui di solito era attratto.

    Era alta e flessuosa, dal poco che si poteva distinguere sotto l'uniforme a buon mercato del grande magazzino. Con quegli occhioni spalancati, aveva l'aria innocente, che di solito faceva suonare tutti i campanelli d'allarme nella testa di Leo. La sua pelle era liscia e satinata e l'incarnato color caramello chiaro le conferiva un'aria vagamente esotica. Portava i lunghi capelli legati, ma le ciocche ribelli che le sfioravano il viso, erano di una tonalità più scura della sua pelle. Caramello intenso, con fili d'oro puro.

    E i suoi occhi...

    La donna smise di colpo di fare ciò che stava facendo e sollevò il viso, incontrando il suo sguardo.

    I suoi occhi erano verdi... limpidi come il vetro di una bottiglia, lavata dalle onde del mare.

    La vampata di lussuria lo attraversò come un proiettile. L'erezione fu così repentina e potente, che fu costretto a cambiare posizione per allentare la pressione dei pantaloni. Mentre i loro occhi restavano incatenati, Leo pensò che se avesse continuato a guardarlo così, lasciandogli immaginare quella bocca rossa e voluttuosa su di lui, si sarebbe trovato a vivere un momento di grave imbarazzo.

    Nessuna donna al mondo l'aveva attratto tanto e quasi senza pensarci, le si avvicinò. Quando si trattava di sesso, otteneva sempre ciò che voleva e ora voleva lei, con ogni fibra del suo essere.

    Più si avvicinava, più si rendeva conto di quanto fosse bella. I suoi occhi enormi erano a mandorla, con folte ciglia scure, in contrasto col biondo dei capelli. Le sue labbra socchiuse erano piene e sensuali, anche se restavano atteggiate alla più candida innocenza. E il suo corpo...

    Quell'orribile camice bianco, avrebbe raffreddato un uomo anche dopo sei mesi di deserto, ma Leo era dotato di una straordinaria immaginazione e si trovò a chiedersi come fosse il suo seno... come sarebbe stato baciarlo...

    «Posso aiutarla?» Il cuore di Maddie batteva come un martello pneumatico, ma la sua espressione era educatamente controllata, quando incontrò lo sguardo d'apprezzamento dello sconosciuto.

    L'uomo la guardava. L'uomo era attratto da lei. L'uomo puntava dritto su di lei, con una sola cosa in mente: portarsela a letto... Maddie era abituata a quella reazione da parte del sesso opposto e la odiava.

    Ma, cosa ancora più strana, quel tipo aveva risvegliato in lei qualcosa che istintivamente reprimeva, ogni volta che qualcuno le si avvicinava.

    Infatti, per una frazione di secondo aveva sentito tra le cosce una strana tensione che l'aveva inorridita.

    «Domanda interessante» mormorò l'uomo fermandosi proprio davanti a lei.

    Lo sguardo nei suoi occhi sembrava divertirlo.

    «Cerca dei cosmetici?» gli chiese, atona. «Perché, in questo caso, è nel reparto sbagliato. Posso indicarle quello giusto.»

    In risposta, l'uomo prese un barattolino dalla precaria piramide che lei aveva appena sistemato e lo rigirò tra le mani. «Perché, questi non sono cosmetici?»

    Maddie prese il barattolino e lo girò in modo che lui potesse leggere l'etichetta. «Crema rigenerante da notte, per donne over sessanta» disse, un po' acida. «Le interessa?»

    «Oh, mi interessa eccome» rispose con un tono carico di allusioni.

    «Bene, questo è tutto quello che vendo quindi, se non le interessa, farebbe bene a muoversi.»

    Maddie incrociò le braccia. Sapeva di essere arrossita. Sapeva anche che il suo corpo era un abominevole traditore. Aveva sbagliato una volta e si stava ancora leccando le ferite. Una ricaduta non era nei suoi programmi, soprattutto non con un ragazzo arrogante e troppo bello per essere credibile.

    «Andiamo dritto al sodo qui, eh?» disse Leo, cogliendo la palla al balzo, divertito. «Chi le dice che non sia interessato a questa... costosissima crema, per mia madre?»

    «Oh!» Maddie arrossì. Aveva frainteso tutto.

    Certo che andando avanti così non sarebbe arrivata da nessuna parte! Stava cercando di scoprire come funzionavano le cose, ma non aveva la più pallida idea di cosa significassero efficacia e capacità di vendita. In fondo, non aveva mai lavorato dietro a un bancone in tutta la sua vita.

    Si chiese di nuovo se stesse facendo la cosa giusta. Tre settimane e mezzo prima, aveva ricevuto la sorprendente notizia di avere ereditato un grande magazzino, una casa e vari oggetti, tra cui alcuni quadri di un certo valore, da un nonno

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