Il dolce sapore della passione: Harmony Collezione
By Kate Hardy
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Kate Hardy
Autrice inglese, consulta spesso riviste scientifiche per verificare i dettagli tecnici dei suoi romanzi.
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Il dolce sapore della passione - Kate Hardy
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
A Moment on the Lips
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2011 Pamela Brooks
Traduzione di Chiara Fasoli
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3050-995-5
1
Erano le scarpe a tradirla.
Il tailleur era perfetto, professionale, così come la valigetta di pelle, il trucco quasi invisibile e il semplice ma elegante chignon con il quale aveva acconciato i suoi lunghi capelli biondi. Ma i tacchi delle scarpe che indossava erano troppo alti e sottili, erano pensati per sedurre, non per andare in ufficio. E Dante Romano aveva conosciuto abbastanza principesse da essere in grado di riconoscere un paio di scarpe costose, del tipo che solo una donna ricca e viziata poteva permettersi.
Chiudere quell’affare gli avrebbe portato via meno tempo del previsto, con buona pace dei suoi informatori che lo avevano avvertito dell’intenzione di Viola Tonelli di rilevare l’impresa di famiglia.
«Grazie per aver accettato di incontrarmi, signorina Tonelli» esordì alzandosi. «Posso offrirle del caffè? Acqua?» Indicò la bottiglia e i bicchieri sul tavolo.
«Un bicchiere d’acqua, grazie.»
«Si accomodi, prego.» Indicò una sedia e aspettò che lei si fosse seduta prima di versare a entrambi un bicchiere d’acqua e sedersi a sua volta.
Lei prese il bicchiere e bevve un piccolo sorso.
Belle mani, pensò lui e subito si rimproverò mentre cercava di bloccare l’immagine che si era formata nella sua mente. Oh, per amor del cielo. Sì, Viola Tonelli era bellissima. Probabilmente la donna più bella che avesse mai incontrato. Ma ne era fin troppo consapevole e lui era interessato a concludere solo affari con lei.
Bugiardo, lo corresse la sua libido, stavi pensando all’effetto che quelle mani farebbero sulla tua pelle. E alla sua bocca.
Quella bocca perfetta, come un bocciolo di rosa. Be’, poteva fantasticarci, ma certo non avrebbe dato seguito ai propri pensieri. Non ne aveva il tempo, non se voleva raggiungere i propri obiettivi.
«Allora, perché ha voluto vedermi?» chiese lei.
Davvero non sospettava niente? Povero Gino. Aveva commesso un grandissimo errore affidando l’azienda alla nipote. La ragazza che aveva lasciato Napoli per partecipare a ogni singola festa in giro per il mondo – e le ci erano voluti dieci anni per tornare a casa – avrebbe davvero rinunciato a quella dolce vita per dedicarsi al duro lavoro necessario a rimettere in sesto l’azienda di famiglia?
Stando a quanto gli avevano riferito le sue fonti a Londra, l’unica cosa che interessava Viola Tonelli era avere abbastanza soldi per comprare un nuovo abito da indossare a ogni festa, bere champagne della migliore qualità e guidare macchine sportive. Nessuna di queste cose le sarebbe stata possibile visto lo stato attuale dell’attività.
Non si sarebbe approfittato di lei. Le avrebbe offerto una cifra onesta, la stessa che aveva offerto al nonno. Lei avrebbe avuto il patrimonio necessario a mantenere il proprio stile di vita e lui un marchio che avrebbe aiutato molto i suoi affari. Era la classica situazione in cui tutti vincono, e sperava che lo capisse anche lei.
«Stavo negoziando un accordo con suo nonno. Per comprare la Tonelli» disse.
«Oh.»
«Quindi, visto che le ha lasciato le redini del comando, credo di dovermi rivolgere a lei, ora.»
«Credo ci sia un errore.»
La guardò senza capire.
«Non è lei a capo dell’azienda?»
«Oh, certo che lo sono» incrociò strettamente le braccia al petto, «ma la società non è in vendita.»
Sembrava scioccato, quello squalo vestito all’ultima moda che pianificava di rilevare l’impero del gelato fondato da suo nonno in cambio di una cifra irrisoria.
Era uno squalo affascinante, però. Questo Viola doveva riconoscerlo, con i folti capelli pettinati all’indietro perché non ricadessero sul viso, la bocca carnosa e gli occhi scuri e profondi. Uno squalo sexy, perfino, ma pur sempre uno squalo. E lei non aveva intenzione di vendere, né a lui né a nessun altro.
«Ha intenzione di dirigere la società?» le chiese.
Viola aveva già visto quell’espressione incredula prima di allora, sul viso del suo nuovo capo quando lei gli aveva suggerito di dirigere la galleria d’arte. Se n’era andata poco dopo, non avrebbe mai potuto lavorare con qualcuno che la trattava come una nullità capace solo di sorridere, rispondere al telefono e sistemarsi le unghie. La feriva però che quell’uomo, che non aveva mai visto, la considerasse in quel modo. Perché non la prendeva seriamente? Perché era bionda? O forse perché era una donna, e Dante Romano era un uomo italiano, maschilista e ancora legato alla mentalità degli anni cinquanta?
«La dirigerò» annunciò con tono glaciale.
«Come?»
Alzò la testa e strinse gli occhi. «Non sia offensivo.»
«Signorina Tonelli, lei non ha esperienza e l’azienda è in una situazione critica» le fece notare. «C’è bisogno di un rinnovamento, e io ho le conoscenze e il personale adatto a metterlo in atto.»
Stava bleffando, ne era certa. Le cose non andavano così male. Scrollò le spalle.
«In questo momento tutti soffrono degli effetti della crisi.»
«L’azienda è nei guai, non credo che sia solo per colpa della crisi, e lei non ha l’esperienza né lo staff necessario per sistemare le cose.»
«Signor Romano, lei non sa nulla di me, e ciò nonostante sta insinuando che io non sia in grado di gestire la ditta posseduta dalla mia famiglia per cinque generazioni.»
«Non solo gestirla. Portarla in attivo e rinnovarla perché si adatti a questo secolo.»
«Crede che sia troppo stupida per farcela?» domandò sempre più indispettita.
«Troppo inesperta» la corresse.
«E cosa le fa pensare che io sia inesperta?»
E in quel momento realizzò quello che aveva detto, e come avrebbe potuto essere interpretato. Soprattutto perché lo sguardo di lui stava vagando lungo il suo corpo molto, molto lentamente, dalla testa fino al bordo del tavolo e poi di nuovo in senso contrario, studiandolo, valutandolo, e chiaramente trovandolo di suo gradimento.
Con grande imbarazzo, si rese conto di essere arrossita. Si sarebbe detto che avesse sedici anni invece che ventotto, e che fosse la prima volta che un uomo la guardava con interesse. Il suo corpo reagì immediatamente a quello sguardo e fu felice di indossare un completo il cui tessuto rigido avrebbe nascosti i capezzoli già induriti.
Tutto ciò era davvero inappropriato, si trattava di affari. Non avrebbe dovuto pensare neanche lontanamente al sesso. Un anno prima avrebbe fatto ben altro che pensarci, ma stava cercando di lasciarsi alle spalle quella parte della sua vita, ora che aveva l’occasione di ricominciare da capo.
Poi lui parlò, e fu come se le avesse rovesciato addosso una secchiata d’acqua gelata. «Ha mai fatto una vera giornata di lavoro, nella sua vita?»
Cosa? Per un momento fu troppo sorpresa e arrabbiata per parlare. Pensava che fosse il tipo di donna incapace di fare qualsiasi cosa se non spendere i soldi del nonno? Okay, una decina di anni fa, forse, ma era cresciuta molto da allora, e finché Amy non si era ritirata per problemi di salute vendendo la galleria, aveva avuto un ottimo lavoro a Londra.
Lottando per mantenere la voce ferma, non volendo mostrargli quanto desiderasse gettargli in faccia l’acqua contenuta nel suo bicchiere, disse lentamente: «In effetti sì».
«In una galleria d’arte.»
Lo sapeva? Be’ certamente, se voleva acquistare l’azienda doveva conoscere esattamente che cosa aspettarsi in cambio dei propri soldi. Di sicuro aveva fatto le sue ricerche sulla società, e su di lei. Solo che non si era documentato a sufficienza, altrimenti avrebbe saputo che era tornata piena di buone intenzioni e che non intendeva vendere.
Nell’istante prima che lui mascherasse la propria espressione, poté leggere sul suo viso il pensiero chiarissimo che il lavoro alla galleria fosse solo un passatempo per una ragazzina viziata di buona famiglia. Era esattamente ciò che aveva pensato anche il nuovo proprietario, e non era vero. «Tutte le imprese sono gestite allo stesso modo.»
«Lo sono, ora.» Non era una domanda.
Chiaramente non credeva che avrebbe diretto la Tonelli. Be’, avrebbe scoperto di essere in errore. L’avrebbe fatto, ma soprattutto l’avrebbe fatto bene.
«Non credo abbiamo altro da dirci, signor Romano.» Si alzò. «Grazie per l’acqua. Buongiorno.»
E uscì dall’ufficio a testa alta.
2
Era bello essere a casa. Di nuovo a Napoli dopo dieci anni, uno passato girando per il mondo, nove vissuti a Londra. Era bello tornare a vivere vicino al mare, vedere le case che si stendevano dalla riva fino alla sommità delle colline circostanti. E soprattutto il profilo affascinante e minaccioso del Vesuvio che dominava tutta la città.
Ora che era tornata, Viola si rendeva conto di quanto tutto ciò le fosse mancato – il profumo dell’aria di mare, la vista delle stradine addobbate con bandierine e festoni, il profumo della vera pizza.
Casa.
Solo che le cose erano cambiate rispetto a quando era un’adolescente senza controllo. Ora era a capo della Tonelli. La quinta generazione – la sesta, a voler essere pignoli – alla quale erano affidate molte responsabilità.
Esaminò i documenti per la quarta volta quel giorno, ma ancora non riusciva a far tornare i conti e la testa iniziava a dolerle. Iniziava a pensare che forse Dante Romano aveva ragione. Non aveva abbastanza esperienza.
Che alternative aveva? Certo, avrebbe potuto andare dal nonno e dirgli che non era in grado di gestire la situazione, ma sarebbe stato un comportamento da ingrata, vista la sua generosità. Il nonno credeva in lei tanto da affidarle il controllo della società. E poi aveva settantatré anni, era tempo che si godesse il pensionamento, che badasse al giardino e si incontrasse con gli amici al bar, invece di sopportare lo stress degli affari. L’avrebbe fatto anni prima, se i genitori di lei non fossero rimasti uccisi in un incidente automobilistico.
Sospirò. No, costringerlo a tornare al comando della Tonelli era impensabile.
Non poteva nemmeno chiedere aiuto ad Amy. Sapeva che il suo vecchio capo l’avrebbe aiutata, ma sapeva anche che si era appena sottoposta a un altro ciclo di chemioterapia. L’ultima cosa di cui aveva bisogno in quel momento era quel tipo di stress, quindi non poteva contare su di lei.
C’era Emilio Mancuso, che era stato l’effettivo dirigente dell’azienda per un po’, ma Viola non si sentiva a suo agio con lui. Non avrebbe saputo dire perché, si era sempre comportato bene con lei anche se forse con un pizzico di condiscendenza, ma c’era qualcosa che la metteva in allerta.
Non voleva chiedere aiuto proprio a lui.
Nessuno dei suoi amici aveva la benché minima idea su come gestire un’attività del genere, rimaneva solo... sospirò. Nessuno.
Non ha esperienza e l’azienda è in una