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Duplice scandalo: Harmony Destiny
Duplice scandalo: Harmony Destiny
Duplice scandalo: Harmony Destiny
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Duplice scandalo: Harmony Destiny

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About this ebook

Solo una delle gemelle è pericolosa...
Nonostante i media abbiano creato molto scalpore intorno alla loro burrascosa relazione, il milionario Ben Sabin e l'ereditiera Sophie Messena non sembrano averne abbastanza l'uno dell'altra. Per ben due volte Ben ha abbandonato Sophie dopo una notte di passione, ma continua a desiderarla disperatamente.

... quella per cui lui rinuncerebbe a tutto!
Forse uscire con la sorella gemella lo aiuterebbe a placare la sete che lo consuma... Sophie però non ha alcuna intenzione di restare fuori dal gioco e vuole a tutti i costi impartire a Ben una lezione. Così prende il posto di Francesca innescando una serie di conseguenze che porteranno entrambi a perdere definitivamente il controllo.
LanguageItaliano
Release dateJul 20, 2020
ISBN9788830516878
Duplice scandalo: Harmony Destiny

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    Duplice scandalo - Fiona Brand

    successivo.

    1

    Ben Sabin lanciò le chiavi della sua jeep Cherokee all'addetto del parcheggio, fuori dal nuovo e lussuoso resort dei Messena a Miami Beach. Dopo aver ritirato la tessera elettronica riservata agli ospiti che avevano lasciato per lui alla reception, attraversò l'atrio ed entrò in un'ampia sala, dove gruppi di ospiti sorseggiavano champagne e gustavano tartine. Ce l'aveva quasi fatta quando una nota giornalista di gossip puntò dritta su di lui.

    «Ben Sabin.» Sally Parker non riuscì a nascondere la soddisfazione mentre posizionava il cellulare per riprenderlo. «Lo sapevi che le gemelle Messena sono qui? E come non potresti, dal momento che risiedono a Miami da tre mesi?»

    Ben strinse i denti. Benché avesse appreso in netto anticipo quell'informazione, la sua reazione fu brusca e viscerale, cosa che non gli piacque. Ormai avrebbe dovuto aver superato la disastrosa attrazione per Sophie Messena, viziata ereditiera.

    E non si poteva dire che non sapesse quale fosse la probabile conclusione di una relazione con una donna come Sophie. All'età di nove anni era stato testimone del disgregarsi del matrimonio dei suoi, che si era rotto definitivamente quando i pozzi petroliferi che suo padre possedeva in Texas si erano esauriti. Aveva ancora nelle orecchie il padre che commentava con amarezza come il mancato reperimento di altri pozzi di petrolio gli fosse costato il matrimonio. Tutto ciò che Ben era riuscito a pensare mentre osservava la nuvola di polvere sollevata dall'auto di Darcy Sabin che si allontanava era di aver perso sua madre.

    Sei anni prima si era trovato nella stessa situazione imbarazzante di suo padre, quando la sua bella e ricca fidanzata l'aveva lasciato ventiquattro ore dopo un crack finanziario che l'aveva quasi fatto fallire.

    Dopo anni di duro lavoro e di rischi calcolati, e dopo che un'eredità aveva fatto di lui un milionario da un giorno all'altro, era tornato in auge. Ameno per quanto riguardava Sophie Messena.

    Sophie Messena. Alta, snella e atletica, con il tipo di andatura lenta e sensuale che avrebbe fatto girare le teste, anche se non fosse stata stupenda.

    Preso di nuovo di mira da una donna che sembrava più interessata al suo portafoglio azionario che a lui come persona, per Ben era stata una questione di autoconservazione decidere di voltare le spalle all'unica notte che avevano passato insieme.

    La stampa, tuttavia, aveva interpretato la faccenda in un modo diverso, grazie a un'astuta montatura pubblicitaria che Sophie aveva escogitato alcuni giorni più tardi, secondo la quale sembrava che fosse stata lei a piantarlo.

    Fatto irritante, Sally Parker gli era ancora alle costole. Il suo netto no comment, mentre si dirigeva a una fila di ascensori, sembrava che fosse caduto nel vuoto.

    «Comunque, non è alle gemelle, al plurale, che sei interessato, vero? Ho sentito dire che un tempo tu e Sophie Messena facevate faville insieme, anche se ieri ti hanno sentito dire... non vorrei sbagliarmi.» Sally si accigliò e sorrise al tempo stesso, come se stesse cercando di ricordare l'articolo che aveva pubblicato solo poche ore prima su diverse riviste di cronaca mondana. «Mmh... che le gemelle sono sciocche e viziate e che qualsiasi uomo dovrebbe essere un deficiente per frequentare l'una o l'altra.»

    Ben si bloccò. Tenendo a bada la pazienza – una pazienza forgiata dal periodo nelle Forze Speciali, quindi affinata dagli anni passati nella competitiva industria edile – premette il pulsante dell'ascensore privato che conduceva direttamente all'attico dove Nick Messena aveva il suo ufficio. Non staccò lo sguardo dai numeri che lampeggiavano in alto e indicavano che l'ascensore stava arrivando.

    Non aveva pronunciato quelle parole.

    Se l'avesse fatto, avrebbe significato che un anno prima il deficiente era stato lui, e lo era tuttora perché, pur essendosi lasciato con Sophie, non era cambiato niente: non aveva smesso di desiderarla.

    Non aveva detto quelle parole, anche se aveva un'idea chiara di chi fosse stato. La breve conversazione che aveva avuto, andando all'aeroporto, con la sua brillante ma saccente responsabile commerciale, Hannah Cole, era l'unica fonte probabile di quel commento. Era evidente che non si era trattato di una conversazione privata.

    La giornalista, infischiandosene di essere ignorata, si appoggiò alla parete. Un sorriso sornione le aleggiava sulla bocca. «Strano allora, per usare un eufemismo, che tu abbia frequentato Sophie Messena. Adesso, un anno dopo che lei ti ha piantato, sei coinvolto in un affare con suo fratello Nick, e anche la favolosa Sophie è in città. Dunque, cosa sta succedendo in realtà, Ben? A me sembra che voi due non possiate stare lontani.»

    Finalmente le porte si aprirono con un fruscio. Impassibile, Ben entrò nella cabina, fece scorrere la tessera elettronica e premette il bottone dell'ufficio di Nick. Pochi secondi dopo fu catapultato per diversi piani fino all'attico. Mentre usciva nell'atrio silenzioso, Hannah, che un tempo aveva lavorato come assistente personale per il suo defunto zio Wallace, e che Ben aveva ereditato insieme con la multimilionaria impresa edile e immobiliare di Wallace, gli andò incontro controllando l'orologio. «Sei quasi in ritardo.»

    Ben inarcò un sopracciglio. Di mezza età, Hannah era grassottella, ricca di suo e possedeva un senso dell'umorismo caustico. A volte si chiedeva se non avesse commesso un errore ad assumere una persona che non aveva bisogno di quel lavoro e sapeva un po' troppo di lui e della storia controversa della sua famiglia. Tuttavia, dopo anni passati a trattare con dirigenti più giovani e ambiziosi, la franchezza di Hannah gli era gradita. «Sono incappato in un'interferenza.»

    «Lasciami indovinare» borbottò Hannah, dirigendosi all'ufficio di Nick. «Quella Messena?»

    Ben scostò il polsino della giacca e controllò il suo orologio. «Quella che dovevo essere deficiente se l'ho frequentata?»

    Hannah gli rivolse uno sguardo contrito, anche se fu così fugace che a Ben quasi sfuggì. «Mi dispiace. Avrei dovuto aspettare di essere scesa dal taxi prima di fare quel commento.»

    Perché era evidente che il tassista l'aveva passato subito alla stampa, senza dubbio in cambio di una notevole somma in contanti.

    «Non avresti dovuto farlo, punto e basta. È da un anno che non vedo Sophie.»

    Anche se l'ultima volta che l'aveva vista era ancora impressa in modo indelebile nella sua mente. Le sue ciglia di una lunghezza assurda, che si incurvavano contro la linea delicata degli zigomi. I capelli neri, che scendevano lungo la curva elegante della schiena nuda. Quel braccio snello allungato sul cuscino mentre dormiva.

    Sophie Messena non aveva per niente l'aspetto della ragazza frivola come dicevano fosse, ed era stato quello a ingannarlo. Nel suo sguardo c'era schiettezza, intelligenza e una propensione al comando che avrebbe dovuto infastidirlo e che, invece, aveva trovato affascinante...

    Hannah si arrestò e lo inchiodò con lo sguardo. «Vuoi la mia opinione? Avresti dovuto scegliere un altro momento per firmare questo contratto. Quando Sophie non fosse stata nei paraggi. Il fatto che tu abbia scelto un periodo in cui lo sarebbe stata la dice lunga. Ci si aspetta che tu vada a letto con The Messena Construction, non con Sophie Messena.»

    Ben soffocò l'impulso di sbuffare. Ricordava un tempo, prima di Sophie Messena, in cui le conversazioni che aveva con i soci in affari riguardavano rischi gestionali, obblighi contrattuali, la conclusione di trattative e la caccia alle persone giuste. Adesso si sarebbe detto che tutti avessero un'opinione sulla sua problematica vita sentimentale.

    «C'è un nuovo accordo da firmare, e questo resort è l'ultimo progetto che ho gestito per Nick prima di lasciare la Messena Construction. Non posso mancare.»

    A Hannah sfuggì un verso poco signorile. «E questa è un'altra faccenda. Se rimani di nuovo invischiato con Sophie Messena, Nick reagirà. È scontato. Potrai dire addio a qualsiasi affare futuro.»

    Passò davanti al banco della receptionist e si avviò verso una porta aperta all'estremità di un ampio corridoio. Mentre si dirigeva all'ufficio di Nick, Ben notò la serie di dipinti a olio che decoravano le pareti. I dipinti, tutti dell'isola mediterranea di Medinos, erano antichi, di grande valore e molto familiari, perché Ben li aveva visti tutti i giorni quando avevano arredato l'ufficio del Dolphin Bay Resort di Nick, in Nuova Zelanda.

    Benché la famiglia Messena avesse lasciato Medinos e la maggior parte di loro si fosse stabilita in Nuova Zelanda, conservavano tuttora un forte legame con l'isola. Era difficile lasciarsi sfuggire il soggetto ricorrente di antenati guerrieri, il cui messaggio era lampante: non provocate Nick Messena o le sue sorelline.

    Hannah aveva ragione, pensò con aria cupa. Un anno prima, Nick aveva sorvolato sul fatto che fosse andato a letto con Sophie perché, come chiunque altro, pensava che fosse stata lei a lasciarlo, e che tra loro fosse tutto finto. Ben era abbastanza sicuro che Nick si era dispiaciuto per lui. Tuttavia, se fosse rimasto di nuovo coinvolto con Sophie, il gioco si sarebbe fatto duro. Avrebbe dovuto o tagliare ogni legame con la Messena Construction oppure sposare Sophie Messena.

    Dal momento che era più facile che nevicasse all'inferno prima che lui commettesse lo stesso errore di suo padre – un errore che l'aveva condotto al suicidio – sposando una donna calcolatrice e ossessionata dalla carriera come Sophie Messena, sarebbe stato pazzo a correre quel rischio.

    Ben entrò nell'elegante ufficio di Nick e salutò con un gesto della mano lui e Atraeus, che era una specie di parente lontano e, adesso, il nuovo socio in affari di Nick. Mentre li raggiungeva sulla terrazza, notò il caldo tropicale e l'imponente veduta di Miami che baluginava nella notte. Pensieroso, ammise che avrebbe potuto scegliere un altro momento. Per esempio, l'indomani mattina, quando quei due, che si trovavano lì per la festa dell'inaugurazione, sarebbero stati ancora presenti.

    La verità però era che, a un anno di distanza, non era più vicino a dimenticare Sophie di quanto lo fosse stato quando era uscito dalla propria suite all'hotel di Dolphin Bay, lasciandola addormentata nel proprio letto.

    La desiderava ancora, e la frustrazione successiva a quell'unica notte era riuscita a bloccare del tutto la sua vita sentimentale.

    Il semplice fatto di ammetterlo irritava Ben. Significava che era ancora succube del genere di desiderio ossessivo dal quale aveva deciso di non lasciarsi dominare mai più.

    Il problema era che aveva tentato con l'astinenza. Non aveva funzionato, così aveva frequentato altre donne, donne che non assomigliassero a Sophie. Un altro fallimento, perché nessuna delle belle bionde con cui era uscito avevano risvegliato il suo interesse.

    Ciò che gli lasciava solo un'altra strategia per scacciare Sophie dalla mente. Un'opzione folle e rischiosa, l'equivalente militare del raccogliere una bomba inesplosa.

    Riavere nel suo letto l'affascinante Sophie Messena... solo per un'ultima volta.

    Sarebbe nevicato all'inferno prima che Sophie permettesse a Ben Sabin di avvicinarsi di nuovo a lei.

    Sophie Messena prese l'ascensore che conduceva al pianterreno del nuovo resort del fratello. L'unico motivo per cui si trovava lì quella sera era il preciso scopo di affrontare Ben per essersi comportato in modo detestabile andando a letto con lei un anno prima, per poi scaricarla senza neanche una parola.

    Sophie si irrigidì al pensiero di rivedere Ben.

    Un maschio di un metro e ottantotto, muscoli possenti e capelli scuri tagliati corti. Una mascella volitiva e il tipo di sguardo di un azzurro gelido che faceva regolarmente sdilinquire tutte le donne completavano la descrizione.

    Non lei, però. Non più.

    Quella sera era decisa a esorcizzare i residui dell'attrazione fatale per Ben che aveva dominato la sua vita per due anni e mezzo. Sarebbe finalmente riuscita a voltare pagina.

    Sarebbe finita.

    Costringendosi a rilassarsi, uscì dall'ascensore e avanzò nell'atrio, con appena un'esitazione impercettibile nell'andatura corretta, per raggiungere la quale c'erano volute settimane di fisioterapia e di esercizi estenuanti. Si notava ancora una lieve rigidità nella zona lombare, grazie alla lussazione subita quando, undici mesi prima, il suo SUV era sbandato uscendo fuori da una delle strette strade di campagna di Dolphin Bay.

    Era successo tre settimane dopo che Ben aveva abbandonato il proprio letto, dove avevano passato insieme la loro unica e sfrenata notte di sesso. Aveva gettato via il laconico biglietto con cui la ringraziava per i piacevoli momenti passati insieme.

    Piacevoli.

    Come se a precedere quella notte non ci fossero stati diciotto mesi di attrazione torrida ed eccitante, per cui aveva avuto difficoltà a pensare ad altro che non fosse Ben Sabin. Per non parlare delle frustranti occasioni che si erano risolte in un nulla di fatto, prima che lei, l'ultima notte di Ben a Dolphin Bay, non avesse preso la decisione di correre il rischio e di sedurlo.

    Si fermò sul lato opposto del banco della reception, vicino a una nicchia ornata con palme, dove aveva appuntamento con il tipo con cui doveva uscire quella sera. Controllò l'orologio. Era in ritardo, una seccatura perché era di importanza fondamentale non essere vista da sola quella sera.

    Per un attimo inquietante, ebbe difficoltà a ricordare il suo nome. Le tornò alla mente solo quando lo vide dirigersi verso di lei. Forse non c'era da sorprendersi, dal momento che aveva incontrato Tobias, un broker che lavorava con Gabriel, il suo fratello banchiere, solo un paio di volte ed entrambe le volte solo di sfuggita, quando lui era uscito con Francesca, la sua gemella.

    Mentre salutava Tobias, strinse i denti al pensiero che, entro pochi minuti, avrebbe rivisto Ben.

    Un anno prima, Ben l'aveva lasciata. Tre settimane dopo, aveva avuto l'incidente. Il suo corpo era guarito fisicamente. Quella sera, avrebbe messo alla prova la guarigione mentale ed emotiva che sperava di aver raggiunto dopo innumerevoli ore di costosissima terapia. A giudicare dalle rassicurazioni del suo terapista, sarebbe dovuta essergli completamente immune.

    Aggrottando la fronte, Sophie perlustrò la sala, che era affollata da una brillante varietà di ospiti, uomini d'affari del posto e, naturalmente, inviati della stampa. Provò una leggera stretta allo stomaco quando scorse la nuca di una testa di capelli neri. Nel momento in cui l'uomo si voltò, l'aveva già scartato; era abbastanza alto da essere Ben, ma il taglio dei capelli non era corto e netto, e le spalle erano troppo strette. Non larghe e muscolose grazie al tempo che Ben aveva passato nell'esercito, seguito da anni di lavoro effettivo in campo edile e di lunghe ore a esercitarsi nella sua

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