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I segreti di Florence House: Harmony History
I segreti di Florence House: Harmony History
I segreti di Florence House: Harmony History
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I segreti di Florence House: Harmony History

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About this ebook

Inghilterra, 1814
Jasper Coale, incorreggibile libertino, non si aspetta certo di trovare una donna capace di tentarlo nella tranquilla Bath. Ma quando conosce Susannah Prentess, rimane folgorato dal suo fascino. La gentildonna, però, non si rivela una facile preda e, anzi, ogni volta che lui pensa di aver suscitato il suo interesse, lei lo respinge. E questo, ovviamente, stuzzica la sua fantasia. Deciso a conquistarla, costi quel che costi, e convinto che lei nasconda qualcosa, un giorno Jasper la segue... e scopre che Susannah cela un segreto incredibile.
LanguageItaliano
Release dateJun 10, 2019
ISBN9788858998823
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    Book preview

    I segreti di Florence House - Sarah Mallory

    Immagine di copertina:

    Nicola Parrella

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Behind the Rake’s Wicked Wager

    Harlequin Mills & Boon Historical Romance

    © 2013 Sarah Mallory

    Traduzione di Laura Maggi

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5899-882-3

    1

    «Ebbene, Lord Markham, avete mai visto un bambino più grazioso?»

    Jasper Coale, Visconte di Markham, osservava il neonato nella culla senza riuscire a trovare le parole adeguate. Grazie al cielo, la cognata venne in suo soccorso.

    «Suvvia, Lady Andrews, quando mai un uomo ha mostrato interesse per un neonato? Ho il sospetto che il visconte provi solo sollievo per il fatto che il suo figlioccio non stia buttando giù la casa a furia di grida, come è accaduto durante la cerimonia.» Zelah contemplò il figlio con tenerezza. «Fortunatamente il viaggio di ritorno dalla chiesa l’ha cullato e adesso dorme.»

    Il battesimo del secondo figlio di Dominic e Zelah era stato un evento grandioso. Dominic aveva poi organizzato un banchetto al White Hart per i fittavoli e la gente del paese, mentre la famiglia e gli amici stretti erano stati invitati a Rooks Tower per un vero e proprio pranzo di gala. Zelah aveva provato la gioia di vedere le proprie stanze traboccanti di ospiti, nonostante la minaccia della neve, sempre in agguato durante i primi mesi dell’anno. Sospettava che un valido incentivo ad abbandonare i propri focolari da parte delle famiglie del posto fosse dovuto alla presenza di niente meno che il Visconte di Markham. Zelah e Dominic avevano chiesto a Jasper di fare da padrino al loro figlio.

    I camini di Rooks Tower erano accesi, la tavola quasi scricchiolava sotto il peso del banchetto che doveva sostenere e il vino scorreva a fiumi. La maggior parte degli ospiti era riunita nel salone giallo, ma Jasper si era allontanato per raggiungere Zelah nello studio dove il bambino dormiva, sorvegliato dalla devota balia. Sir Arthur e Lady Andrews lo avevano seguito, di ottimo umore grazie all’abbondanza di vino e di cibo.

    «Ammetto che, quando dorme, non posso far altro che elogiare il mio figlioccio» dichiarò Jasper guardando la culla.

    «Mi suscita un vivo desiderio di maternità» affermò Lady Andrews, inducendo il marito a ridere.

    «Suvvia, mia cara, i nostri giorni riproduttivi sono terminati da un pezzo, grazie a Dio!»

    «Ne sono ben consapevole, sir.» La signora rivolse uno sguardo luminoso a Jasper. «Ma voi, Lord Markham? Sono certa che dovrete invidiare la felicità di vostro fratello.»

    Il sorriso di Jasper si raggelò. Guardando da sopra la culla scorse un improvviso timore negli occhi scuri di Zelah. Doveva rispondere prontamente, altrimenti avrebbero notato quanto era impallidita. Mentre cercava le parole la cognata rimediò con una replica allegra.

    «Dopo aver trascorso due settimane qui con sua nipote e il suo figlioccio, è più probabile che Lord Markham apprezzi ancor di più la propria libertà!» Posò la mano sul braccio di lui. «Se volete scusarmi, Sir Arthur, Lady Andrews, adesso devo portare il visconte da mia sorella, prima che parta...»

    «Lodo la vostra prontezza di spirito» le mormorò Jasper mentre attraversavano l’atrio.

    «Dovevo fare qualcosa» replicò lei con calma. «Non volevo che trattaste con malagrazia la loro impertinenza. Sono brave persone e dotate di buone intenzioni.»

    «Buone intenzioni!» Lui soffocò un’esclamazione e poi proseguì. «Vi chiedo venia, ma sembra che in questi giorni l’intero creato sia impaziente di vedermi accasato. Non posso guardare una donna senza che la sua famiglia senta già le campane a nozze.»

    Lei ridacchiò. «Di sicuro è sempre stato così. Solo che adesso siete più sensibile alla faccenda.»

    «Forse avete ragione. Pensavo che l’aver lasciato Londra mi avrebbe concesso una tregua dagli incessanti pettegolezzi e congetture.»

    Zelah rise piano e gli strinse il braccio. «Siete prossimo ai trent’anni, milord. La società reputa che sia giunto il tempo di sistemarvi e di generare un erede.»

    «La società può andare in malora! Non mi sposerò senza amore e voi sapete che siete l’unica donna...»

    Lei lo interruppe. «Zitto, Jasper, qualcuno potrebbe udirvi.»

    «E con ciò?» Le sorrise. «Dominic sa che mi avete rifiutato, non mi importa di ciò che pensano gli altri.»

    Lei scosse la testa, cercando di sdrammatizzare quell’insolita serietà. «Vergogna, milord, che ne sarebbe della vostra reputazione di esimio corteggiatore al quale nessuna donna può resistere? Risulterebbe tristemente intaccata se trapelasse voce che siete stato rifiutato.»

    La guardò, pensando a come fosse potuto accadere che di tutte le donne che aveva incontrato, l’unica che avesse mai desiderato sposare gli avesse preferito il gemello.

    «Proprio così» ammise lui portandosi la mano di lei alle labbra. «Questo dunque sarà il nostro segreto: siete voi la donna che mi ha spezzato il cuore.»

    Lei arrossì e scosse il capo. «Suvvia, Jasper, potrò averlo ammaccato lievemente, ma di certo non è spezzato. Non sono la donna giusta per voi. Dev’essercene un’altra da qualche parte, molto più adatta a voi.»

    «In tal caso, non l’ho ancora trovata e non è perché mi sia risparmiato nelle ricerche» scherzò lui.

    «Forse l’amore giungerà quando meno ve l’aspettate» ribatté Zelah. «Com’è accaduto per me e Dominic.»

    A Jasper si strinse il cuore vedendole brillare gli occhi mentre parlava di suo fratello. Si strinse ancor più quando osservò il sorriso felice all’udire la voce del marito.

    «Cosa sta succedendo, Jasper? Stai amoreggiando di nuovo con mia moglie?»

    Lei si voltò, niente affatto turbata all’idea di essere stata sorpresa in un tête-à-tête con l’irresistibile visconte. Non aveva mai subito il suo fascino, pensò Jasper con un mesto sorriso, il che era parte dell’attrazione che provava. Lei porse la mano al marito.

    Il matrimonio si addiceva a Dominic. Il soldato sfigurato che aveva fatto ritorno dalla penisola, vivo per miracolo, adesso era un soddisfatto padre di famiglia e un proprietario terriero rispettato, mentre le orrende cicatrici sul viso e sul corpo erano attenuate dalle pomate che Zelah preparava per lui.

    «Lady Andrews stava dicendo a Jasper che è tempo di sposarsi» spiegò Zelah, lo sguardo sorridente che guizzava tra i due.

    «È proprio così» brontolò Dominic, l’espressione lieta celata dietro il tono burbero. «Non far penare la popolazione femminile. I miei amici in città mi dicono che almeno altre tre sciocchine si sono abbandonate alla consunzione da quando sei partito da Londra.»

    Jasper allargò le braccia. «Se desiderano amoreggiare con me, Dom, chi sono io per negarglielo? Riguardo al matrimonio, non ho in programma di sistemarmi, per il momento.»

    «Ebbene, dovresti» ribatté il fratello in tono brusco. «Devi avere un erede. Io non voglio il titolo. Sono felice a sufficienza qui a Rooks Tower.» Lasciò scivolare il braccio attorno alla vita di Zelah e l’attirò a sé. «Andiamo, tesoro. Tua sorella sta per fare ritorno a West Barton e desidera congedarsi da te.»

    «Ah, certo, stavamo andando a salutare Maria e Reginald e anche il piccolo Nicky. Dubito che rivedremo mio nipote prima che vada a scuola a Exeter.» Sospirò. «Ci mancherà terribilmente, vero, Dom?»

    «Il piccolo Nicky adesso è un robusto ragazzo di undici anni e talmente discolo che corre seriamente il pericolo di essere strozzato dal mio guardiacaccia» replicò il marito affettuosamente.

    «Pronto per la baldoria, dunque.» Jasper sorrise, ricordando la propria adolescenza trascorsa insieme al fratello. «Speditelo a scuola senz’indugio.»

    Lasciò che Zelah gli prendesse di nuovo il braccio. «E così domani ci lascerete» commentò mentre camminavano verso il salone giallo. «Di ritorno a Londra?»

    «No, Bristol. A Hotwells.»

    «Hotwells?» Dominic scoppiò a ridere. «Non mi avevi detto che saresti andato a trovare Gloriana Barnabus.»

    «Devo» replicò Jasper. «Ho ricevuto una sua lettera a Natale nella quale mi implorava di passare da lei.»

    «È forse tanto pittoresca quanto il suo nome?» domandò Zelah.

    «No» borbottò il marito. «È una specie di lontana cugina, una vedova appassita che gode di pessima salute. Ti ha detto come mai è tanto ansiosa di vederti, dopo tutti questi anni?»

    «Non una parola, benché sospetti che abbia a che fare con suo figlio Gerald. È probabile che desideri il mio appoggio per entrare in Parlamento o qualcosa di simile.»

    Dominic alzò le spalle mentre lasciava entrare la moglie e il gemello nel salone giallo.

    «Bene, la permanenza a Hotwells ti terrà fuori dai guai per un po’.»

    Zelah rivolse uno sguardo eloquente al cognato. «Non ne sarei così certa, tesoro. Con quel bel viso e il suo fascino perverso, temo che Lord Markham si troverà nei guai in qualsiasi luogo!»

    Jasper partì il giorno seguente da Rooks Tower, conducendo egli stesso il proprio calesse con la sola compagnia dello stalliere. Dominic e Zelah erano presenti per i saluti, rappresentando il quadretto della perfetta felicità domestica. Non invidiava la serenità del fratello, ma nonostante le parole della cognata non poteva credere che avrebbe mai avuto la medesima buona sorte. Aveva incontrato centinaia di donne ma nessuna, eccetto Zelah, gli aveva mai toccato il cuore. Con un sospiro si mise comodo sul sedile e si concentrò sulla strada tortuosa. Avrebbe dovuto sposarsi e generare un erede, lo sapeva, ma non era ancora pronto. Non ancora.

    Miss Susannah Prentess entrò nel salotto della sua residenza di Bath e trovò sua zia seduta a un tavolo, davanti a un cumulo di fogli. Teneva una penna in mano ed era occupata a incolonnare dei numeri, pertanto non alzò gli occhi quando la nipote la chiamò.

    «Quanto abbiamo fatto ieri sera, madame?»

    Mrs. Wilby terminò i calcoli e scrisse una cifra ordinata in fondo a una pagina, prima di rispondere.

    «Quasi duecento sterline e una volta sottratti i costi, cibo, candele e simili, ritengo che ce ne resteranno senz’altro centocinquanta. Molto soddisfacente, se si pensa che non è ancora marzo.»

    Susannah la guardò con ammirazione. «Come sono felice che abbiate scoperto di possedere un talento per gli affari, zia Maude!»

    Mrs. Wilby arrossì. «Sciocchezze, si tratta soltanto di buonsenso e padronanza dei numeri, tesoro, qualcosa che hai ereditato anche tu.»

    «Cosa di cui ringrazio il cielo. È di un certo aiuto, quando si tratta di spennare i nostri ospiti.»

    «Susannah, noi non spenniamo proprio nessuno! È solo che siamo più brave a valutare gli eccentrici.» Il rossore venne rimpiazzato da un colorito roseo di indignazione. «A sentirti si potrebbe dire che stiamo gestendo una casa da gioco, cosa che non potrei mai legittimare.»

    Susannah si affrettò a rassicurarla. «No, no, certo che no, vi stavo solo canzonando. Non facciamo altro che invitare i nostri amici la sera a giocare a carte e se capita loro di perdere qualche scellino...»

    «O ghinee...»

    «O ghinee» concesse lei con occhi scintillanti, «dunque tanto meglio per noi.»

    Zia Maude la guardò incerta, poi si strinse le mani. «Comunque non mi piace, tesoro. Fare soldi in un simile modo...»

    «Noi non facciamo molto, zia, e qualche ospite va via più ricco.»

    «Certo, ma nel complesso... Oh, tesoro, non riesco a convincermi che sia una cosa giusta e so che i nostri vicini, qui nel complesso residenziale di Royal Crescent, non approverebbero.»

    «Qualche guastafeste malaticcio. Le nostre serate dedicate al gioco delle carte sono molto esclusive.» Sprofondò nel divano. «Concordo con voi che il Royal Crescent non sarebbe stata la mia prima scelta come luogo in cui vivere, ma la volontà dello zio è stata alquanto chiara. Non posso toccare la mia fortuna o vendere questa casa fino al compimento dei venticinque anni. Ossia tra due anni.»

    «Potresti affittarla e noi potremmo trovare qualcosa di più piccolo...»

    La nota malinconica non cadde nel vuoto con Susannah, ma lei scosse la testa dicendo decisa: «No, questa casa soddisfa al meglio le mie necessità. L’ambientazione assicura alle nostre serate una certa distinzione». Poi aggiunse maliziosa: «Inoltre sono un’importante ereditiera e Royal Crescent è perfettamente conforme al mio status».

    Zia Maude si fissò attentamente le unghie della mano bianca. «Quando mi hai chiesto di venire a vivere con te, pensavo che volessi uscire più spesso.»

    «È quello che faccio, zia. Ecco, tra la Pump Room e il teatro, i balli e i ricevimenti, usciamo moltissimo.»

    «Ma io pensavo che volessi trovarti un marito!»

    Susannah scoppiò a ridere. «Non è mai stata mia intenzione. Sono molto felice di essere nubile, vi ringrazio.»

    «Ma a ventitré anni corri il pericolo di diventare una vecchia zitella.»

    «E dunque è quello che sarò» replicò lei divertita. «Oppure potrei accettare un’offerta da uno degli affascinanti giovanotti che onorano le nostre serate.»

    «Se solo lo volessi...» Mrs. Wilby sospirò.

    «Mr. Barnabus mi ha fatto una proposta proprio ieri.» Vide lo sguardo speranzoso della zia e scosse la testa. «L’ho rifiutato, è ovvio. Ho tentato di tutto per non giungere a una proposta, ma non c’è stato modo di contrastarlo.»

    «Oh, cielo, era molto deluso?»

    «Sì, ma gli passerà.»

    «Spero che non tenti di farla finita, come il povero Mr. Edmonds.»

    Susannah rise. «Non penserete che l’aver rifiutato Jamie Edmonds abbia avuto a che fare con la sua caduta nel fiume.»

    «Ho saputo che si è buttato dal Bath Bridge...»

    «Mia cara zia, aveva bevuto in qualche taverna vicino al porto, come sono soliti fare i giovanotti, e poi ha tentato di scavalcare il parapetto del ponte, ha perso l’appoggio ed è caduto su una chiatta per il carbone.» Le labbra le si contrassero all’espressione delusa della zia. «So che è vero, perché me l’ha confessato Jamie stesso, quando l’ho visto in Milsom Street.»

    «Eppure tutti hanno detto...»

    «So bene cosa hanno detto, ma quel pettegolezzo in particolare è stato divulgato da uno degli amici di Mr. Edmond, Mr. Warwick. Era arrabbiato perché non avevo accettato il suo riconoscimento scritto di debito la settimana precedente e l’avevo mandato via prima di cena.»

    «Certo, ricordo Mr. Warwick.» Mrs. Wilby annuì. «Era alquanto evidente che aveva bevuto troppo e che non era nelle condizioni opportune per trovarsi in un edificio rispettabile.»

    «E neppure per giocare a carte, che è poi la questione principale» aggiunse Susannah. «In seguito, però, mi ha fatto le sue scuse, quindi è perdonato.» Si alzò di scatto. «Adesso basta. Sto per recarmi alla Pump Room per poi passare da Duffield in cerca di qualche libro. Volete accompagnarmi?»

    «Volentieri. Spero che troveremo qualche vecchio amico alla Pump Room con cui scambiare due chiacchiere.»

    Gli occhi di Susannah scintillarono, maliziosi. «E dal canto mio, mi auguro che troveremo qualche nuovo amico da invitare alla prossima serata a carte!»

    2

    Il clima umido di febbraio rese orribile il tragitto verso nord e Jasper viaggiò per tutta la notte, giungendo alla dimora di Mrs. Barnabus a Hotwells subito dopo mezzogiorno. Fu introdotto da un maggiordomo i cui modi cupi lo indussero a pensare che forse era stato ingiusto nei riguardi della sua parente e che lei fosse davvero con un piede nella fossa. Invece, quando si trovò nell’elegante salotto, Mrs. Barnabus gli sembrò in salute come di consueto. Gli andò incontro per salutarlo a mani tese, lo scialle che gli pendeva dalle esili spalle.

    «Markham, caro cugino, come siete stato gentile a venire!» La voce era fragile come la sua proprietaria, ma Jasper sapeva che dietro quella corporatura da bambina indifesa si celava una volontà d’acciaio. Le prese la mano che gli offriva e la baciò in modo formale. Lei strinse le dita attorno alla mano di lui come fossero artigli. «È stato molto gentile da parte vostra compiere questa deviazione quando sapete bene che non ho stanze disponibili per la vostra sistemazione.»

    «Ma certo» replicò lui allegro.

    Lei sprofondò sul divano cercando di farlo sedere accanto a sé, ma lui si divincolò con una certa destrezza e accostò una sedia.

    «State facendo ritorno a Londra, Markham?»

    «Sì. Confido di giungere a Corsham in serata. Ebbene, Gloriana, cosa posso fare per voi?»

    Lei levò un alto sospiro. «Siete così simile al vostro caro padre!»

    «Niente affatto, madame. Lui non si sarebbe affatto scomodato per venire qui. Avrebbe mandato un domestico per scoprire di cosa avevate bisogno.»

    Gloriana apparve lievemente turbata, ma si ricompose alla svelta e gli offrì un sorriso esangue. «Nell’aspetto, mio caro ragazzo, nell’aspetto. E come sta il vostro povero fratello deturpato?»

    Tale definizione lo irritò, ma si sforzò di nasconderlo. «Dominic gode di ottima salute. Ed è molto felice con la sua famiglia sempre in aumento. Adesso, Gloriana, ditemi il motivo del vostro invito.»

    La vedova si strinse le mani e pronunciò in tono drammatico: «Si tratta di Gerald».

    «Me l’aspettavo. Cos’ha combinato?»

    Quella fredda risposta attirò uno sguardo di rimprovero da parte della vedova. «Così affascinante, eppure così implacabile!» Sospirò. «Non mi meraviglia che abbiate spezzato tanti cuori.»

    «Non intenzionalmente, madame, ve lo assicuro.» Jasper tirò fuori l’orologio. «Sono spiacente di mettervi fretta, Gloriana, ma il mio calesse è in attesa e non voglio tenere i cavalli troppo a lungo fuori con questo clima rigido. Ditemi di Gerald.»

    «I vostri modi, Markham, lasciano alquanto a desiderare.»

    «Un attimo fa avete riconosciuto il mio fascino...»

    Mrs. Barnabus entrò in lotta con se stessa. Avrebbe voluto impartire al visconte un brusco rimprovero, ma aveva bisogno del suo aiuto e, trovandosi nel dilemma se esigere le sue scuse o lasciar correre, scelse la seconda opzione. Il fatto che lui fosse ben consapevole del tumulto interiore che l’agitava non migliorò il suo umore. Dimenticò il tono mesto e parlò decisa. «Intrattiene una disastrosa relazione affettiva.»

    Jasper inarcò un sopracciglio. «Davvero? Non sembra una cosa da lui. Le volte che l’ho incontrato in città ho sempre pensato si trattasse di un giovane damerino assennato.»

    A parte una lieve smorfia di disprezzo, lei ignorò la descrizione del suo amato figlio.

    «Ecco il motivo della mia preoccupazione. È venuto a trovarmi prima di Natale, esaltando le virtù di questa donna. Una perla rara, a sentir lui. Tuttavia ho dedicato ben poca attenzione alla faccenda. È sempre stato un giovane sensibile ed ero convinta che questa infatuazione si sarebbe presto estinta. Finché uno dei miei conoscenti non mi

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