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Un erede per il principe: Harmony Collezione
Un erede per il principe: Harmony Collezione
Un erede per il principe: Harmony Collezione
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Un erede per il principe: Harmony Collezione

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About this ebook

La vita ha insegnato presto al principe ereditario Maksim Yurkovich che il dovere viene prima del piacere. Il suo paese ha bisogno di un erede al trono, così quando scopre che Gillian Harris, la sua fidanzata, non potrà darglielo capisce di dover troncare il loro rapporto. Dopo un'ultima notte con lei...
Non sempre però le cose sono come sembrano, e adesso Maks si trova di fronte alla più grave crisi che abbia mai affrontato in tutta la sua vita. Gillian non ne vuole più sapere di lui: ha scoperto nel peggiore dei modi che Maks non la ama come invece credeva, e nulla sembra convincerla del contrario. Ma lei deve diventare la sua regina...
LanguageItaliano
Release dateJul 10, 2020
ISBN9788830517226
Un erede per il principe: Harmony Collezione
Author

Lucy Monroe

Innamorata dei libri fin da bambina, per le sue storie crea eroine indipendenti e sensibili allo stesso tempo.

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    Un erede per il principe - Lucy Monroe

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    One Night Heir

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2013 Lucy Monroe

    Traduzione di Anna Vassalli

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3051-722-6

    1

    Furioso come uno stallone imbizzarrito Maksim, principe ereditario di Volyarus, sferrò un attacco contro il cugino, suo sparring partner di kickboxing.

    Demyan parò i colpi e il rumore della pelle che urtava la protezione si mescolò al suo grugnito di sorpresa. «Qualche problema, Vostra Altezza?»

    Maks non sopportava che il cugino, maggiore di lui di quattro anni e allevato come un fratello nel palazzo della sua famiglia, si riferisse a lui con il titolo.

    E Demyan lo sapeva bene, ma lo divertiva infierire, soprattutto durante gli allenamenti. Sosteneva che li rendeva più appassionanti.

    Maksim, però, quel giorno era già abbastanza di cattivo umore, anche senza bisogno di inutili provocazioni. Il cugino poteva anche non esserne consapevole, ma se l’era cercata.

    «Niente che toglierti quel sorrisetto compiaciuto dalla faccia non possa risolvere.» Maks balzò indietro prima di sferrare un altro colpo veloce.

    Entrambi con la stessa statura notevole e la medesima forza, si mantenevano in perfetta forma fisica.

    «Pensavo che questa fosse la notte con Gillian» ribatté Demyan in modo criptico, come succedeva di rado durante gli incontri. «Non dirmi che hai paura che rifiuti la tua proposta.»

    «Se gliela facessi, accetterebbe.» E fino al giorno prima quella certezza gli aveva dato molta soddisfazione.

    Adesso, invece, sembrava beffarlo per ciò che non poteva avere. Nel caso specifico, Gillian.

    «Allora, qual è il problema?» chiese Demyan partendo all’offensiva e costringendo Maks a difendersi sotto una gragnuola di colpi e calci.

    «È arrivato il risultato degli esami clinici.»

    «Non è malata, vero?» si informò subito Demyan, sinceramente preoccupato.

    E un atteggiamento del genere, da parte di chi aveva la reputazione di gelida indifferenza, avrebbe stupito chiunque altro.

    Però Maks sapeva quanto Demyan fosse affezionato alla loro famiglia. E, nel corso degli ultimi otto mesi, la bellissima, dolce Gillian si era avvicinata sempre più a farne parte.

    «Sta benissimo.» Se non fosse stato per le ovaie che, praticamente, non funzionavano. «Adesso.»

    «Cosa significa?»

    «Quando aveva sedici anni è stata operata di appendicite.»

    «Be’, è passato un bel po’ di tempo. Cosa c’entra con il suo attuale stato di salute?»

    «Durante l’operazione sono state danneggiate le tube di Falloppio.»

    Demyan si bloccò e fissò Maks, confuso. «Cosa?»

    Maks non era nello spirito di dare tregua al cugino, e ne approfittò per coglierlo alla sprovvista e gettarlo a terra con uno sgambetto.

    Prontamente Demyan si rialzò, ma non reagì come Maks si era aspettato. «Facciamo una pausa e spiegami cosa diavolo ha a che fare l’intervento di appendicite subito da bambina con le tube di Falloppio di una donna adulta.»

    Demyan non era uno sciocco. Sapeva perfettamente che l’apparato riproduttivo di Gillian era di grandissima importanza per gli Yurkovich, la famiglia reale di Volyarus.

    «Ha pochissime possibilità di procreare.» Maks si sistemò i guanti. «Meno del trenta per cento.»

    Secondo alcuni luminari che aveva consultato, molte meno, secondo altri qualcuna di più.

    Demyan scostò i capelli che gli erano ricaduti sulla fronte. «E con qualche terapia di fertilità?»

    «Non ho intenzione di essere il prossimo padre di sei gemelli.»

    «Non dire sciocchezze!»

    «Sai benissimo che non posso sposare una donna che non è in grado di garantirmi almeno un paio di figli, un erede e un altro che possa prenderne il posto, nel caso al primo accada qualcosa.»

    Demyan non rispose subito. Erano entrambi consapevoli dell’importanza di quei requisiti.

    «Non sei tuo padre» obiettò poi, «nessuno ti obbliga a sposare una donna che non ami solo per generare un erede.»

    «Non ho intenzione di fare niente del genere, ma non posso neanche sposare una donna che mi piace e che può sperare di procreare solo sottoponendosi a terapie dolorose e non sempre coronate da successo.»

    «Potreste sempre ricorrere all’adozione.»

    «Come hanno fatto i miei genitori con te?»

    «Non mi hanno adottato formalmente. Mi chiamo ancora Zaretsky. Non è mai stata intenzione di tuo padre che ereditassi il trono.»

    «Eri sempre la riserva» borbottò Maks con una certa amarezza.

    Demyan si strinse nelle spalle. «E quindi, cosa farai?»

    «Il dovere mi impedisce di chiedere a Gillian di sposarmi.» Anzi, il senso dell’onore gli imponeva di rompere con lei il più presto possibile.

    «Non sei innamorato di lei?» chiese Demyan con una debole nota di curiosità.

    «Lo sai bene.»

    «Sì, certo, l’amore porta solo sofferenza...» Demyan citò una delle frasi favorite della regina Oxana, la sovrana di Volyarus.

    Maks si affrettò ad aggiungere il seguito: «... e un compromesso con il dovere».

    Entrambi avevano motivo di ritenere che fosse così.

    «Cosa intendi fare?» ripeté Demyan rimettendosi in posizione.

    Maks mise a segno un gancio sinistro. «Tu cosa ne pensi?»

    «Mi mancherà.»

    Maks non ne dubitava. Uno dei motivi che l’aveva fatto decidere a chiedere la mano di Gillian era che, nonostante le origini non altolocate, andava molto d’accordo con la sua famiglia e affrontava con successo situazioni ed eventi sociali che la maggior parte delle donne avrebbe trovato opprimenti.

    Figlia di un noto giornalista corrispondente dall’estero, fin da giovane Gillian aveva partecipato a eventi mondani nel giro dell’alta società.

    Demyan evitò uno sgambetto di Maks e glielo restituì. «Hai intenzione di dirglielo stasera?»

    «Potrebbe non essere necessario.» L’adorabile ragazza bionda dagli occhi azzurri doveva aver già ricevuto una copia dei risultati degli esami.

    Conosceva le responsabilità legate alla sua posizione e doveva aspettarsi la rottura del loro rapporto.

    Da donna razionale qual era, Maks sperava che non l’avrebbe oppresso con scenate penose.

    «Sì, Nana, penso che questa sia la notte» dichiarò Gillian tenendo il ricevitore del telefono tra la spalla e l’orecchio, mentre cercava le scarpe.

    «Ti ha detto che è innamorato di te?» volle sapere Evelyn Harris, la nonna di Gillian, nonché la persona che l’aveva allevata.

    «No.»

    «Tuo nonno me l’ha ripetuto ogni notte, prima di coricarci, per gli ultimi quarantotto anni.»

    «Lo so, Nana.»

    Maks era diverso.

    Teneva per sé le proprie emozioni come se fosse un imperativo reale e, da principe ligio al dovere, si conformava. Gli sfuggivano soltanto quando erano a letto insieme.

    Maks faceva l’amore con l’intensità di chi non pensava ad altro che a dare piacere e a perdersi nella donna che condivideva il suo letto.

    E negli ultimi sette mesi la donna in questione era stata Gillian.

    Avevano fatto sesso la prima volta dopo un mese che uscivano insieme. Allora, lei aveva trovato piuttosto curiosa tanta esitazione, considerata la reputazione del principe, ma in seguito si era resa conto che, per quanto potesse sembrare incredibile, Maks cercava in lei più di una compagna di letto. E benché ciò l’avesse più lusingata che scioccata, non aveva potuto fare a meno di stupirsene.

    Non apparteneva alla sua classe sociale, non era famosa, né ricca, né potente. Era soltanto figlia di un uomo molto conosciuto, il quale, quando si trovava in città, manifestava il desiderio di vederla, e ciò implicava, inevitabilmente, che le chiedesse di accompagnarlo a qualche evento. Dal momento che non aveva tempo di farle visita, includeva la figlia nei propri impegni.

    Come figlia del famoso giornalista, Gillian aveva partecipato al braccio del padre a buona parte degli eventi diplomatici e sociali.

    Nessuno era rimasto scioccato quanto lei quando era parso che il principe ereditario Maksim Yurkovich di Volyarus fosse attratto da una donna comune. Diversi suoi commenti, e un paio della regina nelle occasioni in cui Gillian l’aveva incontrata, avevano reso palese che la Casa Reale non badava alla classe sociale, quando si trattava di scegliere un nuovo membro.

    Nondimeno, avrebbe pensato che Maks cercasse almeno qualche traccia di nobiltà nella donna da inserire nella propria famiglia, tuttavia era evidente che, a differenza della maggior parte delle case regnanti, i Volyarussian non avevano certe esigenze.

    E non poteva esserci nessuno più socialmente insignificante della giovane proveniente da una cittadina dell’Alaska, che faceva la fotografa per vivere.

    Non c’era niente di discutibile o di poco chiaro nel passato di Gillian. I suoi genitori si erano separati e non si erano preoccupati di crescerla; avevano contratto un matrimonio di convenienza prima della sua nascita e avevano divorziato un anno dopo.

    «Potrei anche interrompere subito la conversazione, bambina mia. Hai di nuovo la testa nelle nuvole» si lamentò Nana.

    Gillian sistemò meglio il ricevitore. «Mi dispiace, Nana, non intendevo...»

    «Lo so. Ogni volta che parli di Maks sembra che ti dimentichi di tutto il resto. Me compresa.»

    «Non è proprio così.»

    Lo sbuffare dell’anziana signora testimoniava il suo disaccordo. «Fai in modo che il ragazzo ti dica che è innamorato di te, prima di acconsentire a diventare sua moglie.»

    «Non è più un ragazzo, Nana.» Gillian aveva già protestato in merito, ma con scarso successo.

    «Ho settantacinque anni, mia cara, e per me lui è un ragazzo.»

    «Ci sono persone che non dicono mai quelle parole» precisò Gillian tornando all’argomento che, come ben sapeva, stava più a cuore alla nonna.

    «Il buon Dio, a certe persone, deve aver dato un cervello da gallina.»

    «Rich non me lo dice mai, eppure mi vuole bene» le fece notare Gillian, anche se non era del tutto certa che fosse così.

    Suo padre non era un uomo espansivo. Rich Harris aveva fatto solo un moderato sforzo per essere parte della sua vita, ma si era accertato che fossero due persone che le volevano bene ad allevarla. Le stesse che avevano cresciuto lui.

    «Se proprio vuoi la mia opinione, tuo padre è un

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