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Un chirurgo rubacuori: Harmony Bianca
Un chirurgo rubacuori: Harmony Bianca
Un chirurgo rubacuori: Harmony Bianca
Ebook155 pages2 hours

Un chirurgo rubacuori: Harmony Bianca

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About this ebook

Nell'ambiente glamour di una clinica di lusso si intrecciano le vite, le passioni e gli amori del più eccitante team di chirurghi di Londra.
Al giovane chirurgo Kara Stephens è stata asse-gnata la prima operazione importante. Una no-tizia eccezionale se non fosse che dovrà lavorare fianco a fianco con il dottor Declan Underwood, l'uomo che ha baciato al ballo di beneficenza organizzato dall'ospedale. La reputazione di Declan con le donne è pari solo alla sua fama come chirurgo plastico e per la fragile dottoressa si prospettano tempi duri. Tuttavia Kara sta per scoprire che dietro i modi sicuri e seducenti di Declan si nasconde una verità che è rimasta sopita troppo a lungo, la natura di un uomo che ha bisogno della donna giusta per esprimersi al meglio. E se quella donna fosse lei?
LanguageItaliano
Release dateJul 10, 2020
ISBN9788830517424
Un chirurgo rubacuori: Harmony Bianca

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    Un chirurgo rubacuori - Louisa George

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    200 Harley Street: The Shameless Maverick

    Harlequin Mills & Boon Medical Romance

    © 2014 Harlequin Books S.A.

    Traduzione di Giacomo Boraschi

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3051-742-4

    1

    «Vi raccomando di riprendermi dal lato buono» scherzò Declan Underwood con l’armata di fotografi accampata sui gradini d’ingresso dell’ospedale Princess Catherine mentre parcheggiava la moto e si toglieva il casco.

    Sorrise alla mitragliata di flash del suo pubblico che chiaramente, in quel luminoso mattino d’estate, non aveva altro da fare che dare la caccia alle ambulanze, cercando di nascondere la propria irritazione. Non voleva perdere tempo, specialmente quel giorno. Non era in vena di complimenti.

    Mentre saliva i gradini d’ingresso, fu bombardato di domande.

    «La Principessa Safia è qui?» gridò qualcuno da dietro un teleobiettivo. «Potrà guarire completamente? Rimarrà deturpata per sempre?»

    «Ehi, lasciatemi respirare. Parlate tutti insieme, non vi capisco.» Facendo uno strappo al protocollo della clinica e anche al proprio, Declan trasse un lungo sospiro e aspettò che i paparazzi si calmassero. «Come sapete, signore e signori, ho le mani legate. Dobbiamo proteggere la privacy di una giovane donna e non posso fare commenti.»

    Promemoria: assicuratevi che le tende siano sempre accostate. Trasferitela a un piano più alto. Aumentate i controlli di sicurezza.

    Certo, sia la Clinica Hunter che l’ospedale noto fra gli intimi come Kate contavano sulla stampa per pubblicizzare il loro lavoro, ma c’era troppa curiosità sul conto di quella ragazza che lottava per la vita.

    Non c’era da stupirsi che lo staff dello sceicco fosse così intransigente sulla privacy. Se la famiglia di Declan fosse rimasta coinvolta in un dramma simile, anche lui avrebbe voluto proteggerla.

    Si costrinse a scacciare il pensiero con la conseguente fitta di dolore. L’aveva protetta, anche se non era servito a molto.

    «Andiamo, Declan, sei il più famoso chirurgo del Regno Unito per la cura delle ustioni. Non puoi essere qui per caso mentre un jet privato sta arrivando da Aljahar.»

    Quella tizia era Fi... come si chiamava... la giornalista con cui era uscito qualche volta? Cercava di utilizzare il loro rapporto particolare per avere informazioni? Sarebbe rimasta delusa. Declan le indirizzò un sorriso speciale, simile a quello che le aveva rivolto quando l’aveva lasciata. Un sorriso che significava ehi, non insistere.

    Con tutti quei sorrisi cominciavano a dolergli i muscoli della mascella, ma sapeva che il capo della Clinica Hunter non avrebbe voluto che il suo vice guastasse i rapporti della clinica con i media. «Mi dispiace, ma sapete che non sono autorizzato a confermare o smentire le voci. E sapete che, anche se avessi un’idea delle condizioni e degli spostamenti della Principessa Safia, non vi direi niente. Lo sceicco conta sulla nostra riservatezza. Ma vi assicuro che lo sceicco e la sua famiglia apprezzano la vostra sollecitudine e al momento opportuno faranno una dichiarazione ufficiale. Adesso dobbiamo lasciare la famiglia tranquilla e io devo andare al lavoro. Grazie a tutti.»

    Dopo avere richiuso la porta contro una nuova scarica di flash, respirò profondamente e si diresse verso l’unità dei grandi ustionati. Lo aspettavano due difficili operazioni, un turno pomeridiano in clinica e una riunione serale in mezzo a una muta di giornalisti ansiosi di avere notizie su una principessa dal viso gravemente ustionato.

    Sarebbe stata una giornata faticosa.

    «Ehi, lei. Sì, lei. Si fermi. Aspetti.»

    Una voce maschile dal marcato accento arabo nel corridoio distrasse l’attenzione di Declan dagli appunti che stava scorrendo sulla scrivania dopo un rapido pranzo.

    «Che cosa fa quella folla nella via? I fotografi? I giornalisti? Sua Altezza ha specificato che vuole la massima discrezione per l’arrivo della Principessa Safia. Sua figlia è molto sofferente e ha bisogno di tranquillità. È sconvolta per le ustioni...»

    «Sì, capisco perfettamente» rispose una voce sconosciuta dall’inequivocabile accento australiano. «Ho già parlato con il servizio di sicurezza e pensano di far entrare la principessa dalla porta posteriore.»

    Pur essendo molto decisa, la voce era calma. Vellutata. Decisamente femminile. Declan depose gli appunti e ascoltò.

    «Ci risulta che il dottor Underwood in persona dovrebbe occuparsi della principessa.»

    «Sì, per quanto riguarda l’operazione e la terapia, ma non per tutta la lista...» La donna s’interruppe. Declan sentì un fruscio di carte. «Non è responsabile del conto delle lenzuola, della qualità del menù, delle stoviglie. Dirò al direttore dei servizi di controllare tutto questo.»

    «E i gigli. Non dimenticate i gigli bianchi per decorare la stanza.»

    «Ah, sì, i gigli. Articolo ventidue» confermò la donna con calma. «Purtroppo nell’unità degli ustionati non sono permessi fiori freschi. Una misura che fa parte della prevenzione delle infezioni.»

    «Non sono permessi?» Il tono dell’uomo parve agitato. «Ma per la sceicca dovete permetterli. Non è abituata a stare senza gigli. Attenzione, Sua Altezza esige uno standard di alto livello. Ama sua figlia più di ogni altra cosa al mondo e non vuole che venga sconvolta. Insisto per uno strappo al regolamento.»

    «E io insisto perché lei lasci fare ai professionisti. Le regole esistono per un motivo ben preciso. Niente fiori freschi. Il polline potrebbe infettare le ferite e aggravare le condizioni dei pazienti. Mi dispiace, ma la regola non è negoziabile. Non ammettiamo eccezioni.»

    Declan ascoltò con crescente interesse. La direzione aveva fatto senza dubbio bene ad assumere quella tizia. Sorrise, immaginando la situazione di stallo fra la donna misteriosa e il rappresentante dello sceicco.

    «C’è qualcos’altro?» chiese la donna.

    «Non mi parli con quel tono. Lo sceicco è molto potente e può farla licenziare solamente alzando un dito.»

    Declan smise di sorridere. Nessuno poteva permettersi di parlare a un membro dello staff in quel modo. Chiunque fosse.

    Respinse la sedia e percorse il corridoio seguendo la conversazione da lontano, pronto a intervenire se la situazione fosse degenerata. Aveva la sensazione che la donna non lo avrebbe ringraziato, perché la sua interferenza avrebbe implicato che lei non era capace di cavarsela da sola. Mentre sembrava che se la stesse cavando egregiamente. Crescendo con le sue sorelle minori, Declan aveva imparato che conveniva lasciarle discutere e intervenire soltanto in caso di violenze fisiche.

    «Be’, potrei dirle qualcosa anch’io... ma per il momento preferisco astenermi.»

    Sentendo un tono così deciso, non si era aspettato che la donna fosse giovane e delicata. Gli dava la schiena ma qualcosa in lei fece squillare un campanello d’allarme nella mente di Declan. Un campanello familiare. Conosceva bene quel suono.

    La bionda coda di cavallo, le curve eleganti del top di seta rosa ghiaccio, la gonna nera che le sfiorava le ginocchia. Scarpe nere dai tacchi a spillo che non dovevano facilitare molto la marcia ma facevano sembrare le gambe incredibilmente lunghe e... incredibilmente sexy. Una schiena diritta come un palo e quell’accento australiano...

    «Le assicuro che da noi Safia riceverà le migliori cure del mondo. Se invece di discutere le sue richieste di... servizi domestici potessi occuparmi dell’ammissione della principessa e della sua prima visita medica, potremmo rendere il soggiorno di Safia molto più confortevole. Sono sicura che Sua Altezza non vorrebbe sentire che il team medico è stato ostacolato a causa dei gigli o delle stoviglie. Bene, abbiamo finito?»

    Oh, Dio. Il mal di testa cominciato dopo la telefonata mattutina di sua sorella minacciò di tornare. Quella donna faceva parte del suo team? Da quando? E perché non lo aveva consultato per quella faccenda? Declan non amava le sorprese. Gli era sempre piaciuto sapere con precisione con chi e cosa avesse a che fare e lo aveva detto senza mezzi termini alla direzione.

    Il rappresentante dello sceicco accennò un inchino. «Ma certo, mi scusi. Ma certo, dottoressa. Lei conosce le necessità dei pazienti.»

    «Sicuro. Le conosciamo tutti.»

    Mentre si girava per guardare la precipitosa ritirata dell’uomo, lei incontrò lo sguardo di Declan. Il suo sorriso svanì e le sue guance si tinsero di rosa. «Oh.»

    Era la prima volta che lui la vedeva imbarazzata. Ma in una frazione di secondo la donna tornò a controllarsi.

    «Baciami.»

    Declan fu investito da un’ondata di ricordi accompagnata da una fiammata di eccitazione. Il vestito da ballo dorato in tono con il colore dei capelli, gli straordinari occhi verdi che esigevano la sua attenzione, la bocca spavalda che lo attirava nel bacio più seducente della sua vita. Ma quando l’aveva incontrata al bar, occupata a scolarsi una bottiglia di tequila, gli era parsa triste. Così aveva cercato di farla sorridere e il gioco si era trasformato in qualcosa di molto più interessante.

    Quanto tempo era passato? Sei mesi? Il ballo dell’ospedale? Da allora non aveva mai conosciuto un bacio così eccitante. Gli era parso di rivedere la donna nell’unità chirurgica e al bar Drake. Una volta forse, aveva creduto di sentire il suo profumo nella Clinica Hunter, ma non era mai riuscito ad avvicinarla.

    Per la verità non aveva nemmeno tentato.

    E non aveva voluto tentare.

    Perché... be’... parlando con lei, ridendo con lei e baciandola si era scoperto a desiderare molto di più. E Declan Underwood non faceva mai di più.

    «Buongiorno, dottor Underwood. Alla lista dei suoi leggendari talenti ha aggiunto anche lo spionaggio?»

    «Si trova davanti al mio ufficio. Non si tratta certamente di un’operazione segreta.» Lo aveva chiamato per nome ma lui non conosceva il suo. «Perché spaventa i miei visitatori e si finge un membro del mio team? E dov’è Karen?»

    Karen. La timida ma efficiente chirurga che non aveva una bocca ammaliante e una scintilla pericolosa nello sguardo.

    Un leggero sorriso aleggiò sulle splendide labbra della donna. «Gigli bianchi! Se sono tutti come quel tizio, ci ritroveremo disoccupati. Questa Safia sembra una piccola diva. Non lo sapeva? Karen è dovuta andare a casa per ragioni di famiglia e io devo aiutare fino al suo ritorno.»

    «Ehi, un momento. Deve aiutare me

    La donna sorrise ma non sembrava molto soddisfatta della situazione. Declan si chiese se anche lei stesse pensando a quel bacio e a come all’improvviso avesse perso l’autocontrollo, il coraggio o entrambi e lo avesse piantato in asso sulla pista da ballo, lasciandolo a chiedersi quale tornado lo avesse appena investito.

    Quel ricordo bastò a fargli ribollire il sangue nelle vene.

    «Sì, oggi la fortuna ci ha sorriso. Sono nel

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