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Protezione regale: Harmony Collezione
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Ebook158 pages1 hour

Protezione regale: Harmony Collezione

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About this ebook

Il principe...
Quando il principe Marco Considine vede Jacoba Sinclair nella sala da ballo, capisce all'istante d'aver incontrato la sua anima gemella.

... e la modella.
Nonostante il fascino sensuale di Marco, Jacoba non può cedere alle sue lusinghe per paura che il segreto che custodisce venga scoperto. Ma quando questo accade, nonostante tutte le sue cautele, Marco ha finalmente l'opportunità di stringere a sé la ragazza: annunciando il loro matrimonio, potrà darle tutta la protezione di cui lei ha bisogno.
LanguageItaliano
Release dateApr 10, 2020
ISBN9788830513419
Protezione regale: Harmony Collezione
Author

Robyn Donald

Robyn Donald è nata sull'Isola del Nord, in Nuova Zelanda, dove tuttora risiede. Per lei scrivere romanzi è un po' come il giardinaggio: dai "semi" delle idee, dei sogni, della fantasia scaturiscono emozioni, personaggi e ambienti.

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    Protezione regale - Robyn Donald

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Prince’s Convenient Bride

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2007 Robyn Donald Kingston

    Traduzione di Velia De Magistris

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2007 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3051-341-9

    1

    Era l’atmosfera perfetta per una serata di grande romanticismo, decise Jacoba Sinclair. La luna piena aleggiava nel cielo e illuminava con i suoi raggi le montagne che circondavano il lago dall’acqua scura come l’ossidiana. Le persone all’interno dell’edificio sorseggiavano champagne e sfoggiavano vestiti molto eleganti. La luce proiettata dall’enorme lampadario di vetro veneziano accarezzava le spalle nude delle donne, faceva risplendere i loro gioielli e scintillare la stoffa delle giacche da sera indossate dagli uomini. Al centro di ogni tavolo ardeva una candela e bicchieri di finissimo cristallo, piatti di porcellana autentica e posate di argento massiccio facevano bella mostra.

    Jacoba si appoggiò una mano sul fianco, e strinse fra le dita la seta rossa che le aderiva alla vita per allargarsi poi in una gonna lunga e leggermente svasata. Le pietre preziose del diadema che le fermava i capelli sembravano catturare la luce per poi risplendere con fiamme proprie.

    Erano diamanti purissimi, come quelli che pendevano dagli orecchini e che formavano la collana, veri come il cielo della Nuova Zelanda, e le stelle, e il lago, che con la loro realtà evidenziavano in modo burlesco il luccichio artificiale della sala.

    Perché tutto all’interno era artefatto, a cominciare dai quadri d’autore appesi alle pareti. Durante il giorno, l’elegante e raffinato locale funzionava come un qualsiasi ristorante di alta montagna e gli uomini e le donne eleganti che sorseggiavano champagne di poco prezzo erano lì grazie alla bellezza dei loro visi e alla perfezione dei loro corpi.

    Come lei, del resto.

    Era quella la sua vita. La pagavano cifre consistenti per sorridere, per sembrare seducente, preziosa e irraggiungibile come le gemme che le scintillavano alle orecchie e intorno al collo.

    «Perfetto» approvò Zoltan. «Sì, adesso devi guardare verso il lago, poi ti giri e vedi il tuo principe. Sul tuo viso deve apparire un’espressione meravigliata, accompagnata da un accenno di sorriso e da un lampo di puro desiderio. Credi di poterlo fare?»

    Il regista aveva accettato di girare quello spot pubblicitario per via di un compenso da capogiro e l’assicurazione di un grande successo di pubblico, e aveva insistito per avere una famosa attrice, invece la parte era stata assegnata a lei.

    Jacoba era stanca di essere trattata come una incapace, ed era più che mai decisa a fargli capire che anche le modelle erano in grado di recitare.

    «Sì, penso proprio di poterlo fare» rispose con tono secco, poi alzò la testa e gli rivolse lo sguardo che lui aveva richiesto.

    «Va bene» tagliò corto Zoltan. «Azione!»

    Jacoba si avvicinò alla finestra e scostò le tende di velluto pesante. Ricordò quante volte da bambina era rimasta dietro ai vetri guardando i suoi coetanei che giocavano con i genitori, chiedendosi perché proprio lei non aveva un padre...

    «Perfetto» commentò il regista. «Adesso senti un rumore dalla parte opposta della sala, ti giri e lo vedi. Coraggio, lentamente...»

    L’uomo continuò a darle indicazioni, ottenendo come unico risultato quello di incrinare la sua concentrazione. Irritata, Jacoba si voltò.

    Le comparse stavano facendo il loro lavoro, chiacchieravano, ridevano, bevevano champagne. Il suo sguardo oltrepassò tutti e arrivò alla porta, soffermandosi sull’uomo che aveva appena varcato la soglia...

    Non avrebbe dovuto esserci nessuno lì. Sean Abbott, l’attore che interpretava il suo amante, era confinato nella sua camera di albergo da un tremendo mal di stomaco. Il regista aveva deciso di girare anche senza di lui, usando una controfigura per la scena del ballo. Ma l’uomo che Jacoba stava guardando incredula non era la controfigura.

    Alto, elegantissimo nell’abito scuro, il nuovo arrivato si muoveva con grazia fluida e atletica e gli occhi azzurri, che spiccavano su un viso dai lineamenti tipicamente mediterranei e dalla pelle abbronzata, erano fissi su di lei.

    Il brusio di sottofondo si attenuò fino a scomparire del tutto, così che l’unico rumore che Jacoba poteva sentire era il battito impazzito del suo cuore mentre il principe Marco Considine di Illyria continuava ad avanzare nella sua direzione. Con un gesto guidato dall’istinto, si appoggiò una mano sul cuore, come per volerlo proteggere dall’impatto con quell’uomo che aveva cercato di evitare durante gli ultimi dieci anni.

    «Perfetto!» esclamò il regista. «Basta così.» Si girò, e il suo cipiglio divenne tempestoso. «Ma cosa stai guardando?» iniziò con tono minaccioso, solo per calmarsi immediatamente quando riconobbe l’uomo che stava camminando verso di loro. «Ah, principe Marco... Non mi aspettavo di vederla qui» commentò, ed evitò accuratamente di porgli la domanda che logicamente sarebbe seguita.

    Non avrebbe mai avuto l’ardire di interrogare uno degli uomini più potenti del mondo sulle sue azioni, specialmente se l’uomo in questione gli stava corrispondendo una cifra pazzesca per fare pubblicità al profumo prodotto da una delle sue aziende.

    Intanto Jacoba era riuscita a riportare sul suo viso una maschera di gelida indifferenza, di sdegno. Si era praticamente immobilizzata, respirava appena, quasi stesse cercando di scomparire.

    Il che era un’impresa impossibile per una donna che aveva i capelli del colore di un tramonto tropicale, che superava il metro e ottanta di altezza, e che indossava un vestito specificatamente concepito per attirare l’attenzione di tutti, e abbastanza gioielli da risplendere più di una notte stellata. Represse a stento un gemito e si concentrò sulla conversazione che si stava svolgendo fra i due uomini.

    «Ho preso una suite al Shipwreck Bay Lodge» disse Marco, la voce profonda e dal marcato accento inglese. «Così ho pensato di venire qui per informarmi su come procedono le cose.»

    Un crampo di ansia contrasse lo stomaco di Jacoba. Anche lei alloggiava nello stesso albergo.

    Ma poteva gestire la situazione. Come il resto del mondo, il principe Marco non aveva idea di chi lei fosse veramente. I suoi genitori – protagonisti del dramma che era stata la sua infanzia in Illyria – ormai erano morti da tempo. Durante gli ultimi anni la situazione nel piccolo principato europeo che si affacciava sul mar Mediterraneo era drasticamente cambiata.

    Dopo lo scioglimento dei contingenti della polizia segreta, lei e sua sorella Lexie non correvano più alcun pericolo; inoltre, nel ventunesimo secolo, anche l’altra grande paura di sua madre, una sanguinosa faida familiare, difficilmente poteva avere luogo.

    E comunque a quel principe, nato e cresciuto nel Paese natale di sua madre, la Francia, non importava nulla di lei o del suo passato.

    Lo guardò di soppiatto e cambiò subito idea.

    Gli importava, eccome. Marco Considine aveva l’aspetto di chi credeva nella vendetta. Frammenti di leggende le tornarono in mente, guerre che si erano scatenate in Illyria per vendicare l’onore...

    Non essere stupida, si rimproverò. Rivolse la sua attenzione alla folla delle comparse, ma capì che non era possibile ignorare la presenza del principe. La statura ne era in parte responsabile. Marco Considine la sovrastava di almeno dieci centimetri. Grazie anche all’ampiezza delle sue spalle e alla muscolatura possente del suo fisico, dominava letteralmente la sala.

    I lineamenti severi del suo viso erano forti e autoritari. Era un Considine in tutto e per tutto, erede di una famiglia che vantava secoli di storia.

    Fratello minore del granduca di Illyria – Gabe, secondo solo al principe Alex in linea di discendenza al trono – Marco era cresciuto nell’amore per l’Illyria, e nell’orgoglio di appartenere a una famiglia illustre.

    Per questo era pericoloso, e proibito.

    Jacoba respirò a fondo, e per un fugace momento Marco si voltò verso di lei, prima di tornare a dedicare la sua attenzione al regista. Il contatto visivo non era durato più di un istante, tuttavia le sembrò che quegli occhi blu acciaio avessero scovato anche i suoi più intimi pensieri.

    Jacoba fu scossa da un brivido di paura, ma si sforzò di controllarsi. Il principe non poteva sapere che anche lei era nata in Illyria. Condivideva quel segreto con sua sorella e con il suo migliore amico, ma di Hawke si poteva fidare. Per tutti, lei era neozelandese. Il suo cognome, i capelli rossi e la pelle chiara del viso, spruzzata di lentiggini, lasciavano immaginare origini scozzesi.

    Con un po’ di fatica, distolse la mente dai ricordi del suo oscuro passato e si chiese perché il principe indossasse un completo da sera. La giacca aveva un taglio eccellente ed evidenziava le spalle ampie e muscolose e la vita stretta. La stoffa dei pantaloni accarezzava appena le gambe lunghe e forti. Al suo cospetto, ogni altro uomo presente in sala scompariva.

    D’accordo, si disse Jacoba, il principe era molto bello, e allora? Lei aveva lavorato con gli uomini più belli del mondo senza battere ciglio. Adesso emozionarsi così, come se fosse una scolaretta, era del tutto fuori luogo.

    Esibendo una tranquillità che era ben lungi dal provare, riportò la sua attenzione su quanto si stavano dicendo i due uomini.

    «Spero che tutto stia andando bene» osservò il principe con la sua voce profonda.

    «Non bene, benissimo» sottolineò il regista prima di lanciarsi in una accurata descrizione sui progressi ottenuti sino a quel momento.

    Jacoba era abituata a essere considerata per lo più per il suo aspetto fisico decorativo, ma mai prima di quel momento era stata completamente ignorata.

    Forse è arrivato il momento che io cambi vita...

    Aveva ventisette anni e da tempo aveva deciso di ritirarsi dalle passerelle una volta oltrepassata la soglia dei trenta, ma il compenso esorbitante che aveva ricevuto per quell’ingaggio significava che poteva cambiare lavoro anche subito...

    In quel momento, però, il suo interesse era tutto per il principe: un uomo interessante e intelligente, a giudicare dal suo scambio di battute con il regista, e anche temibile, decise, guardandolo di soppiatto.

    Quasi avesse percepito di essere osservato, lui si voltò e la fissò a sua volta. Jacoba sostenne il suo sguardo per qualche secondo, poi abbassò le palpebre nel tentativo di nascondere i suoi pensieri.

    «Credo di non conoscere la signorina» sottolineò il principe a quel punto.

    «Oh, mi dispiace, ho dimenticato le presentazioni» replicò Zoltan. «Lei è Jacoba Sinclair.»

    Il fatto che fosse stata una presentazione a senso unico la infastidì, ma neanche troppo. Aveva di meglio da fare che sprecare energie pensando a stupidi uomini che consideravano le indossatrici alla stregua di una forma di vita inferiore. Sfoggiando il suo sorriso più affascinante, tese la mano al principe. «Piacere.»

    «Signorina Sinclair» replicò lui prima di esibirsi in un formale baciamano.

    Eseguito da qualsiasi altro uomo, il gesto sarebbe sembrato senza dubbio pretenzioso, in qualche modo però il principe riuscì a trasformarlo in un sensuale invito. Jacoba sentì un brivido correrle lungo la schiena, e il cuore battere più velocemente mentre portava alle labbra il bicchiere per bere un sorso di champagne e inumidire così le labbra improvvisamente arse. Era

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