Dolce segreto per il milionario: Harmony Jolly
By Cara Colter
5/5
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About this ebook
Il milionario Kade Brennan non riesce a rassegnarsi alla fine del suo matrimonio con Jessica Clark, e per riconquistarla è pronto a tutto. La tattica da seguire è semplice, perché lui sa che la sua quasi ex moglie non può resistere ai baci appassionati. Eppure Jessica sembra decisa a non cedere e Kade capisce che gli sta nascondendo qualcosa. Possibile che si tratti di un segreto tanto terribile? La voce del cuore gli dice che nulla tra loro è cambiato, e che basterebbe solo una notte per convincerla a restare con lui per sempre.
Cara Colter
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Dolce segreto per il milionario - Cara Colter
978-88-3051-353-2
1
A un isolato di distanza da una destinazione che non aveva voglia di raggiungere, Kade Brennan cominciò a capire che qualcosa non andava.
Non sentiva sirene, ma le luci di segnalazione delle auto della polizia pulsavano, tingendo di rosso e di blu la luce chiara del mattino che filtrava attraverso le chiome dei pioppi lungo il fiume Bow.
Adesso, sopra il lieve scroscio dell'acqua del fiume gonfio per le piogge primaverili, il cinguettio degli uccelli e il rumore del traffico, Kade sentiva la statica delle frequenze radio d'emergenza. Una voce femminile un po' metallica stava annunciando un codice di cui lui non conosceva il significato.
Da lontano, scorse un'ambulanza.
Kade cominciò a correre, schivando il traffico mentre attraversava la Memorial Drive.
Si trovava in uno di quei vecchi quartieri di Calgary che sembrano una cartolina, un luogo dove nulla di male può accadere. Le case storiche erano state per lo più trasformate in negozi artigianali. Sotto le fronde possenti di alberi secolari, notò distrattamente Kade, c'erano una piccola galleria di quadri, uno shop di alimentazione alternativa, un panettiere biologico, un negozio di antiquariato e una calzoleria.
Il quartiere era particolarmente ricercato anche perché era collegato al centro di Calgary dal Peace Bridge, un ponte pedonale sul fiume progettato da un famoso architetto. Kade proveniva proprio da lì.
Quel mattino, però, l'immagine di perfezione era turbata da luci intermittenti rosse e blu e da piccole folle di curiosi.
Kade si sporse a guardare oltre le loro spalle, catturando frammenti di conversazione.
«Che è successo?»
«Non so. Qualcosa di brutto, dato che c'è la polizia.»
«Oddio! Un omicidio?» chiese una signora, con uno strilletto acuto.
Kade le lanciò un'occhiataccia e si fece largo con decisione, leggendo i numeri sulle facciate finché trovò quello che cercava. Si diresse verso la porta.
«Dove va, signore?» gli chiese un poliziotto, bloccandogli la strada e trattenendolo con una mano sul braccio. «Non può procedere oltre.»
Kade si scrollò la sua mano di dosso, con impazienza. «Sto cercando mia moglie.»
Tecnicamente, era vero, si disse. Lo sarebbe stata ancora per un po'.
«Kade» gli aveva detto Jessica il giorno prima, al telefono. «Dobbiamo discutere del nostro divorzio.»
Si era trattato di un fulmine a ciel sereno, considerato che, prima di quella telefonata, non si sentivano da un anno. Lei gli aveva dato appuntamento a quell'indirizzo, e lui vi si era recato a piedi dal suo condominio del centro, irritato con se stesso per la propria riluttanza.
«Si chiama Jessica Brennan» riferì al poliziotto, e dall'espressione del viso del suo interlocutore si rese conto che, in qualche modo, tutte quelle auto della polizia avevano a che fare con lei.
No!, gridò qualcosa in lui, nel silenzio. Era un urlo di dolore puro. No!
Era lo stesso urlo silenzioso che aveva soffocato dentro di sé quando aveva sentito la parola divorzio. Perché Jessica voleva ufficializzare la loro separazione?
La notte prima, disteso senza riuscire a dormire, Kade aveva cercato di convincersi che fosse un bene. Il divorzio ufficiale avrebbe permesso a entrambi di andare avanti. In fondo, non gli importava.
Ma la sua reazione all'idea che le fosse accaduto qualcosa chiariva senza ombra di dubbio che gli importava, eccome.
«Sta bene» lo rassicurò il poliziotto. «C'è stata un'effrazione al suo negozio, ed è restata lievemente ferita, ma niente di grave.»
Jessica, ferita? Kade registrò appena la parola lievemente, mentre un'ondata di rabbia impotente montava dentro di lui.
«Sta bene» si affrettò a ripetere il poliziotto, vedendo la sua espressione.
Kade chiuse le palpebre per un istante. Evidentemente il panico e il livore che aveva provato gli si erano dipinti sul viso con tanta chiarezza che il poliziotto aveva colto al volo la sua angoscia. Non doveva essere altrettanto trasparente con Jessica!
Alzò lo sguardo verso l'edificio davanti a lui, il cui ingresso era ombreggiato da due piante di lillà bianchi in piena fioritura. Era il tipo di casa che Jessica aveva sempre desiderato, un grazioso cottage verde chiaro, fresco come la primavera.
Ma non era un'abitazione: un cartello sopra il portico riportava: Baby Boom e, in caratteri più piccoli, Tutto per il tuo bebè.
Jessica gli aveva dato solo l'indirizzo, ma non gli aveva detto di che posto si trattava.
E lui sapeva esattamente perché. Per un attimo, la vecchia rabbia riaffiorò in lui con la stessa forza che aveva avuto in passato. Maledizione! Possibile che fosse ancora ossessionata?
Serrò la mascella. Era per questo che era irritato, o perché quella nuova attività e il desiderio di divorziare ufficialmente erano segnali che Jessica era pronta a ricominciare? Anche lui lo era, si disse Kade. Anzi, lo aveva già fatto.
Era felice così come stava. La sua azienda, la Oilfield Supplies, si era espansa molto quell'anno. Senza dover gestire le complicazioni di un matrimonio in crisi, Kade aveva concentrato ogni energia sul lavoro, e i risultati si erano visti. Era un uomo di successo, e il divorzio si adattava male alla sua immagine.
Divorzio.
Forse non sarebbe stato tanto difficile, si disse. In fondo sarebbe bastato firmare un pezzo di carta e dimenticarsi del passato.
Eppure...
Se era finita, perché portava ancora la fede?, si chiese. Si era detto che era per evitare troppo interesse da parte delle donne che incontrava professionalmente. Non aveva bisogno di quel tipo di complicazioni.
Di colpo, si rese conto che non voleva che Jessica vedesse che lui portava ancora l'anello che li aveva legati. Se lo sfilò rapidamente e lo mise in tasca.
Prese un profondo respiro, come un guerriero che si prepara ad affrontare l'avversario della vita. E da quando Jessica era diventata un'avversaria? Kade salì due a due i gradini del portico, dipinti di fresco di un color panna, e si trovò di fronte ai segni della violenza.
Il vetro della porta era stato fracassato, e i frammenti erano a terra. La porta era aperta, e il fermo che avrebbe dovuto tenerla chiusa penzolava inutilmente.
Appena varcata la porta, i vetri rotti che gli scricchiolavano sotto le scarpe, Kade si fermò di colpo mentre i suoi occhi si abituavano alla penombra.
Era entrato in un mondo che per lui era più terrificante della tana di un orso.
Era il mondo che lui e Jessica avevano cercato di crearsi, senza riuscirvi. Un mondo di dolcezza, di luce tenue e di speranza.
Le pile di abitini per bambini destarono una folla di ricordi in lui: pianti, litigi, la sensazione disperata di non riuscire mai a fare qualcosa di giusto.
Prese un altro profondo respiro. Nella sala principale c'era un gruppo di persone raccolte intorno a una barella. Lui vide una testa di capelli biondo rame sulla barella e si costrinse a non correre in quella direzione.
Non voleva che lei vedesse che effetto gli faceva il fatto che fosse stata ferita, o il trovarsi in quei locali pieni di cose per bambini.
Le pareti divisorie interne all'interno dell'abitazione erano state abbattute per creare una grande stanza. I muri rimasti erano stati dipinti di una tonalità di verde pallido diversa da quella dell'esterno. Il pavimento era di legno scuro, e una serie di tappeti e scaffali era stata utilizzata per dividere l'area in quattro spazi.
Ognuno di essi era differente, anche se tutti rappresentavano una stanza per bambini.
Una era tutta giocata sui toni del rosa: la culla bianca era rivestita di biancheria e cuscini a fiorellini rosa, e dentro di essa vi era un elefantino fucsia. Un vestitino malva a pois era disteso su un fasciatoio bianco e prugna chiaro, e al soffitto erano appese le lettere: B-A-M-B-I-N-A. Ad angolo retto rispetto alla culla c'era una sedia a dondolo, sempre bianca e rosa.
Lo spazio successivo era tutto nelle tonalità dell'azzurro. Anche in questo caso, al centro della scena c'era la culla con la sua biancheria, ma l'occhio veniva attratto anche dai giocattoli che la circondavano: trenini, camion e automobiline esposti sugli scaffali di una libreria. Un appendiabiti azzurro sorreggeva un berretto da baseball in miniatura e un paio di minuscoli scarponcini da lavoro appesi per i lacci.
Quello dopo era tutto in pizzo bianco, come un abito da sposa. Un cestino sul pavimento traboccava di candidi peluche: agnellini, coniglietti, orsetti polari e cagnolini. Infine, la composizione finale prevedeva due culle gemelle e vi dominava una tonalità di giallo chiaro ripresa dalla biancheria, dai paralumi e dagli abitini.
Kade restò immobile, trattenendo il respiro e combattendo contro il desiderio poco virile di tagliare la corda.
Come faceva, Jessica, a lavorare tutti i giorni in mezzo a cose che l'avevano fatta soffrire tanto? Che avevano fatto soffrire entrambi? La rabbia gli crebbe di nuovo nel petto, e lui l'accolse con sollievo. Adesso era pronto ad affrontarla.
Si voltò verso il gruppo di persone che gli davano le spalle. Erano in fondo alla sala, dietro un bancone su cui si trovava un registratore di cassa vecchio stile. Kade si diresse verso di loro, con un'aria decisa che non sentiva affatto.
Era inutile, perché quando lui la raggiunse Jessica aveva gli occhi chiusi. Era legata sulla barella, mentre un medico le stava steccando il braccio destro sotto la manica arrotolata. Due agenti di polizia, un uomo e una donna, prendevano appunti su un blocco.
Incontrare Jessica gli avrebbe fatto l'effetto di un pugno allo stomaco in qualsiasi momento, ma vederla così, fragile e ferita, era insopportabile.
Del resto, era ciò che era accaduto per tutto il loro matrimonio, si ricordò con amarezza. Proteggerla era la cosa che più aveva desiderato al mondo, eppure non era mai riuscito a farlo.
Guardandola ora, prima che lei si accorgesse della sua presenza, Kade notò alcuni sottili cambiamenti. Sembrava stranamente adulta, con la sua camicetta bianca e la gonna grigia diritta. I suoi piedi affusolati calzavano un paio di ballerine semplicissime. Aveva un'aria professionale ma un po' scialba, e questo, egoisticamente, gli diede un certo sollievo.
Era piuttosto ovvio che Jessica non mirava a conquistare un uomo.
Tuttavia, gli sembrava innaturale che fosse così formale e banale... Come l'imprenditrice che era diventata, invece dell'artista che lui aveva conosciuto. Fino a quel momento, l'unica volta che aveva visto Jessica senza jeans era stato il giorno delle loro nozze.
I capelli erano rimasti dello stesso color biondo con sfumature rosso fiamma, ma li aveva tagliati più corti. Le smagrivano il viso...
O forse aveva perso peso? I suoi zigomi sembrano più accentuati, e non aveva un'ombra di trucco. Di nuovo, Kade provò una colpevole punta di sollievo. Non faceva proprio il minimo sforzo per esaltare la sua naturale bellezza.
Anche se sembrava diversa, pallida e sofferente, un po' spenta nei suoi abiti grigi e formali, Kade sentì la consueta attrazione per lei.
Da quando aveva visto il suo viso ridente al campus, non era più riuscito a togliersela dalla testa. Lei era seduta con alcuni amici su un prato e lo sguardo di Kade era