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Privilegi milionari: Harmony Destiny
Privilegi milionari: Harmony Destiny
Privilegi milionari: Harmony Destiny
Ebook182 pages2 hours

Privilegi milionari: Harmony Destiny

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About this ebook

L'avvocato James Carlson sta per vincere la causa più importante della sua vita e non permetterà a niente e nessuno di intralciare l'avanzamento di carriera che gli spetta di diritto. Ma l'incontro con la testimone dell'accusa cambierà ogni cosa. Maggie Eagle Heart, nativa americana dal cuore caldo e appassionato, metterà in discussione la visione che James ha della realtà, della famiglia e del futuro. Perché lei è la sola donna che desidera, anche se sa che non potrà mai averla. Tentare di mantenere il loro rapporto a un livello strettamente professionale, però, si rivela ben presto impossibile. Il desiderio che provano l'uno per l'altra è inarrestabile e dopo una notte di passione James è pronto ad affrontare le barriere dei pregiudizi e dei rapporti di potere.
LanguageItaliano
Release dateJan 10, 2020
ISBN9788830507142
Privilegi milionari: Harmony Destiny

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    Privilegi milionari - Sarah M. Anderson

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    A Man of Privilege

    Harlequin Desire

    © 2012 Sarah M. Anderson

    Traduzione di Lara Zandanel

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3050-714-2

    1

    «Procuratore Carlson, l’agente Yellow Bird è qui con la signora Touchette.» Il tono di voce dell’assistente era cadenzato e professionale.

    «Grazie.» James riattaccò il ricevitore del vecchio interfono. Non era il suo modo preferito per comunicare con Agnes. Gli ricordava l’abitudine di suo padre di sbraitare ordini alla segretaria da dietro la porta chiusa dello studio. Per fortuna, suo padre non era lì.

    I suoi genitori non si sarebbero mai abbassati a venirlo a trovare in South Dakota. La vista del suo ufficio, nel Palazzo di Giustizia di Pierre, avrebbe senza dubbio provocato una crisi isterica a sua madre. A suo parere, quel lavoro non era la strada più breve tra la residenza di famiglia a Washington D.C. e la Casa Bianca. La famiglia Carlson faceva parte della stessa cerchia dei Kennedy e dei Bush. Fin da quando era in grado di ricordare, era stato educato per correre per la presidenza. I suoi genitori si aspettavano che facesse tutto il necessario per vincere. Si infuriavano all’idea che James si ostinasse a seguire la strada più retta e lunga verso il potere invece di permettere loro di aprirgli ogni porta.

    Prese la foto della signora Touchette dalla scrivania. La foto segnaletica vecchia di una decina d’anni mostrava una donna piena di lividi che cercava di fare la dura ma assomigliava piuttosto a un cane che era stato malmenato ripetutamente. La pelle piena di cicatrici e i denti di colore scuro facevano pensare a un abuso di metanfetamine. Aveva una serie infinita di precedenti: arresti per possesso e spaccio di droga, prostituzione, effrazione. Gli ultimi, che risalivano a circa dieci anni prima, erano avvenuti mentre James completava brillantemente gli studi a Georgetown, ricevendo offerte di lavoro da tutti i migliori studi legali.

    Suo padre si era aspettato che accettasse l’offerta più vantaggiosa, ma a James non servivano i soldi. Suo nonno gli aveva lasciato un’eredità più che sufficiente, così aveva accettato una posizione di primo livello presso il Dipartimento di Giustizia, guadagnandosi col sudore della fronte ogni promozione. Se era uno dei migliori avvocati del paese lo doveva non alla ricchezza di sua madre e al potere di suo padre, ma al duro lavoro svolto secondo le regole.

    Non tutti seguivano le regole. Il fascicolo su Touchette era stato dimenticato nove anni prima. O lei era scomparsa dalla faccia della terra o era diventata più brava a eludere i poliziotti. Entrambe le opzioni spiegavano perché a Yellow Bird erano occorsi mesi per rintracciarla. James sperava che avesse rigato dritto, ma dovette ricordare a se stesso che non aveva importanza cosa ne era stato di lei. Ciò che contava era che aveva bisogno di incontrarla. Gli serviva la sua testimonianza in aula.

    L’agente dell’FBI Thomas Yellow Bird non era cattivo. A volte, però, James aveva la sensazione che gli avrebbe sparato senza pensarci se ne avesse avuto l’occasione. Altre era certo che quell’uomo si sarebbe preso una pallottola per proteggerlo. «Faccia entrare la signora Touchette, per favore.»

    Yellow Bird entrò, facendo segno alla donna di seguirlo. James, quando lei entrò in ufficio, sussultò.

    Non era come si aspettava.

    La donna che gli stava di fronte aveva lunghi capelli scuri che le accarezzavano le spalle in morbide onde e la frangia che le copriva in parte l’occhio sinistro. La pelle era luminosa, leggermente abbronzata, e pareva priva di cicatrici. Indossava una gonna marrone che arrivava alle caviglie con un top rosa e stringeva al fianco una borsa in pelle. Era pulita, aveva occhi lucenti. Era molto bella.

    Sarebbe stata ancora meglio in un letto.

    E quel pensiero da dove arrivava? Da parecchio non gli capitava di avere una reazione così immediata di fronte a una donna. Ma non aveva importanza. James scacciò quel pensiero inappropriato. Quella donna era off-limits. Era una potenziale testimone, non poteva essere attratto da lei. Era fuori luogo, per niente etico e avrebbe potuto mettere a rischio tutto ciò per cui aveva lavorato. E comunque, per quanto fossero belle e curate, le ex-prostitute non diventavano First Ladies.

    O almeno pensava che fosse la ex-prostituta che aveva chiesto a Yellow Bird di trovare. Osservò la foto segnaletica, poi di nuovo la donna. Non c’era la minima somiglianza. Yellow Bird non si era mai sbagliato, ma c’era sempre una prima volta. «Sono il Procuratore James Carlson. Grazie per essere venuta, signora Touchette.»

    «Non sono Touchette.» La voce era dura, nessun segno di nervosismo. Lo sguardo era fisso su un punto, alle spalle di James. «Il mio nome è Eagle Heart.»

    Confuso, James guardò Yellow Bird, che si accostò alla parete del piccolo ufficio. «Mostragliela» disse Yellow Bird a voce bassa.

    La donna non si mosse.

    «Maggie.» Yellow Bird cambiò tono, rendendolo più minaccioso. «Mostragliela.»

    La donna fece un respiro profondo, abbassando lo sguardo sulla foto segnaletica. «Mi chiamo Maggie Eagle Heart ora» disse, sollevando la frangia dalla fronte.

    Rivelò il segno di una cicatrice che partiva dal cuoio capelluto e raggiungeva quasi il sopracciglio. James guardò la foto e la riconobbe. Era guarita bene, ma era ancora visibile.

    «E...» la esortò Yellow Bird.

    Eagle Heart si voltò, facendo scivolare una spallina del top. A James si strinse lo stomaco quando rivelò un’ampia porzione di pelle nuda. Non poté evitarlo e i suoi occhi corsero al punto in cui la spallina si univa al reggiseno. La canottiera metteva in evidenza le sue forme. Com’erano le gambe, nascoste dalla gonna? Voleva vederle. Anche se non avrebbe dovuto, voleva toccarla. Ma non poteva, non in quel momento, non finché lui fosse stato il Procuratore e lei una testimone.

    Maggie lasciò cadere la frangia sulla fronte, rivelando un tatuaggio che le copriva la scapola destra. James riconobbe le lettere LLD. Margaret Touchette e Maggie Eagle Heart erano la stessa persona, ma sembravano diverse. Molto diverse.

    James non avrebbe dovuto trovare erotici i suoi gesti, ma il modo in cui aveva abbassato la spallina del top la vista del suo reggiseno... si schiarì la voce e si mise a sedere per nascondere l’eccitazione, scartabellando tra le foto finché trovò quella del tatuaggio.

    Dannazione, non era da lui. Viveva per il lavoro. Non si lasciava mai distrarre. Ma in quel momento sì. Cos’aveva quella donna per provocargli quell’effetto? Se trovava così difficile interrogarla, come sarebbe stato lavorare davvero con lei?

    «Grazie, va bene così.» Per quanto non volesse che risistemasse la spallina, aveva bisogno che lo facesse. Subito.

    Le fece cenno di sedersi e disse: «Grazie, agente Yellow Bird. Ora posso continuare io».

    «Voglio che Yellow Bird rimanga.» Di nuovo, la voce era ferma. James era impressionato.

    «Posso assicurarle, signora Eagle Heart, che si tratta di un colloquio strettamente professionale. La natura di ciò di cui parleremo è riservata.»

    Lei sollevò il sopracciglio, ma per il resto la sua espressione rimase immutata. «Facile a dirsi, meno a farsi. Può restare o no?»

    Il tono di sfida era sottile, ma perentorio. Non era ciò che James si aspettava. La gente che entrava nel suo ufficio di solito aveva qualcosa da nascondere. Provavano a raggiungere un accordo, o si rendevano invisibili e cercavano di sfuggire a quella situazione scomoda. In ogni caso, agivano in maniera avventata. Quella donna era qualcosa di completamente diverso. Tutto quello che Yellow Bird aveva detto quando gli aveva chiesto di trovare Margaret Touchette era che aveva bisogno di un po’ di tempo. Non aveva detto di conoscerla. James guardò Yellow Bird, che piegò leggermente la testa in segno di assenso. «Va bene. Allora cominciamo.» Si avvicinò alla sedia e accese il registratore. «Per la cronaca, comunichi il suo nome completo, tutti gli pseudonimi e la professione.»

    Lei esitò, poi si mise a sedere, tenendo la borsa in grembo come scudo. Arrotolò la tracolla intorno alle dita, poi la lasciò andare e l’arrotolò di nuovo. Era l’unico segno di nervosismo. «Mi chiamo Maggie Eagle Heart. Sono stata Margaret Marie Touchette, ma non lo sono più. Realizzo costumi da ballo e gioielli e li vendo online.»

    James prese nota di tutto. «Quando si è sposata?»

    «Non sono sposata.»

    Lui alzò lo sguardo, dissimulando la sorpresa. Era libera. Non avrebbe dovuto importare, ma quella notizia gli faceva comunque piacere. Gli occhi di Eagle Heart si erano spostati sui documenti sulla scrivania. Continuava a non guardarlo.

    «Capisco.» Deglutì, non perché all’improvviso era nervoso. James Carlson, Procuratore, nominato dal Pubblico Ministero in persona, non si innervosiva. La famiglia di sua madre era una delle più antiche del paese, dopotutto. Suo nonno era stato uno degli otto uomini più ricchi d’America e lui non era arrivato fin lì facendosi sconvolgere da bellissime sconosciute. Il nervosismo non era consentito. Non durante un interrogatorio. Non in tribunale. «Come conosce l’agente Yellow Bird?»

    Lei non disse niente per un attimo, poi iniziò: «Una volta, un ragazzino di nome Tommy ha provato a salvare una ragazza di nome Maggie. Ma non poteva farlo. Nessuno poteva».

    «Sta uscendo con qualcuno ora?»

    Yellow Bird alzò di scatto la testa e gli occhi di Eagle Heart si posarono sul viso di James per la prima volta. Quella domanda inappropriata rimase sospesa nel silenzio. Lui deglutì di nuovo. Non avrebbe dovuto chiederlo, ma voleva saperlo.

    I suoi occhi, di un caldo colore castano, erano spalancati in un’espressione più che diffidente. Piegò il viso leggermente di lato mentre soppesava la domanda. All’improvviso a James parve che fosse lei ad avere tutto il potere. Iniziò a sudare. «Non sto uscendo con nessuno. Questo cosa c’entra?»

    Non era sposata. Nemmeno impegnata. Perché aveva importanza? «Quando ha adottato il suo nome attuale?» Sì, doveva riportare la conversazione sui giusti binari. Era lui a fare le domande. Lui aveva il comando.

    Lei distolse lo sguardo. «Nove anni fa.»

    Subito dopo l’ultimo arresto. La osservò di nuovo non perché era una bella donna. Stava solo cercando di valutare quanto fosse disposta a collaborare. «Quanto tempo era trascorso dal suo ultimo processo?»

    Lei sbatté le palpebre, ma rimase immobile. «Mi serve un avvocato?»

    James osservò di nuovo la donna della foto segnaletica, sembrava sconfitta. Niente a che vedere con la persona che si ritrovava di fronte ora.

    «No, anche se potrei consigliarle uno dei migliori legali dello stato, se vuole.» Frugò nel cassetto finché trovò un bigliettino da visita di Rosebud Armstrong. «L’agente può garantire personalmente.»

    Ovviamente anche James conosceva Rosebud. Ma pochi sapevano che il figlio dell’ex Segretario alla Difesa, che fin dalla nascita si preparava a un incarico pubblico, aveva avuto una storia con una donna di origine indiana Lakota, durante l’università. Era il tipo di informazione che se fosse finita nelle mani dei media, avrebbe potuto essere manipolata al punto da distruggere la carriera di un politico nascente ancor prima dell’esordio. James aveva lavorato troppo duramente per permettere che una semplice attrazione fisica rovinasse tutto. Doveva semplicemente cercare di ricordarselo ogni volta che guardava la signorina Eagle Heart.

    Senza alzare lo sguardo, lei prese il biglietto e James pensò che l’avrebbe messo nella borsa, invece lo tenne in mano, sfregandone il bordo con il pollice ripetutamente.

    Le dita erano affusolate, con unghie corte e senza smalto. Le mani avevano alcuni calli. Quelle di Eagle Heart non erano le mani di una donna coccolata come Paulina Walker, la donna che sua madre aveva scelto per lui.

    James si mosse sulla sedia. Concentrazione. Subito.

    «Signorina Eagle Heart, oggi le ho chiesto di venire qui perché penso che sia testimone diretta di un crimine e vorrei verificare la sua versione dei fatti.»

    Lei impallidì. «Non so niente di attività criminali. Sono innocente. Non sono mai stata condannata.»

    «Sebbene sia stata arrestata diciassette volte, già. L’ho notato. Ho anche notato che ha avuto lo stesso giudice a tutti i processi. Sempre Royce T.Maynard.»

    Il cuore di James iniziò ad accelerare. Maynard era senza dubbio il giudice più corrotto fuori New York. Far piazza pulita di criminali come lui era l’obiettivo principale di James. E dopo che quel caso fosse stato risolto, avrebbe lasciato la sua posizione al Dipartimento di Giustizia e avrebbe intrapreso la carriera politica con le credenziali di un uomo che poteva ripulire il governo. Sarebbe diventato prima Procuratore Generale, poi governatore e, se le cose fossero andate secondo i piani, avrebbe corso per un incarico più ambizioso. Con un bello studio ovale.

    Inizialmente James non capiva perché i suoi genitori insistessero che diventasse Presidente. Avrebbe potuto fare del bene come avvocato, per quanto risultasse contraddittorio. Gli avvocati lottavano per la verità e la giustizia, o almeno così gli era parso da bambino, quando origliava le conversazioni alle feste dei suoi

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