Rivelazione scottante: Harmony Destiny
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About this ebook
Servendosi delle cospicue risorse della sua potente famiglia, Gervais Reynaud ha lavorato duramente per rimettere in sesto la squadra di football della sua città. E ora, durante una trasferta in Europa, può permettersi qualche giorno di relax. Anche se la notte in compagnia di Erika Mitras non si può certo definire rilassante! Quell'algida bellezza nordica si rivela una creatura incredibilmente sensuale e Gervais non riesce a togliersela dalla testa, neppure una volta tornato a New Orleans. È quindi ben felice di rivederla, almeno finché lei non gli svela...
Miniserie "I milionari di New Orleans" - Vol.1/4
Catherine Mann
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Rivelazione scottante - Catherine Mann
successivo.
Prologo
«Devo confessarlo, il football non mi interessa neanche un po'.»
La dichiarazione della Principessa Erika colse di sorpresa Gervais Reynaud, considerando che avevano trascorso le ultime quattro ore in una tribuna privata allo stadio di Wembley, dove, tra due mesi, la sua squadra avrebbe giocato una partita prestagione.
In quanto proprietario dei New Orleans Hurricanes NFL, Gervais aveva cose più importanti da fare che soddisfare i capricci di quella principessa nordica, accanto alla quale era stato seduto durante l'evento, un incontro di calcio, chiamato football in quella parte del globo. Una partita per la quale lei non mostrava nessun rispetto, a prescindere dal paese che la giocava. Da parte sua, era stato sessista pensare che la partita avrebbe potuto divertirla, dal momento che era un'altezza reale che prestava servizio nelle forze armate del suo paese? Si era aspettato che un membro dell'esercito avesse spirito atletico. Non era illogico, giusto? Lei appariva decisamente in forma sotto quell'uniforme grigia, decorata con galloni d'oro e onorificenze.
Comunque, non c'erano dubbi che la partita la stesse annoiando.
E, anche se Gervais non apprezzava il calcio tanto quanto il football americano, lo rispettava. Gli atleti erano tra i migliori al mondo. Quel giorno, il suo incarico principale era ispezionare lo stadio in vista della partita che i New Orleans Hurricanes vi avrebbero disputato in agosto. Si giocava la reputazione di uomo d'affari sulla squadra di sua proprietà, una mossa alla quale i suoi consulenti finanziari si erano opposti in modo categorico. Certo, c'erano dei rischi, ma lui non si era mai tirato indietro davanti a una sfida. Era contrario al suo carattere. E adesso la sua carriera era legata al successo degli Hurricanes. L'attenzione dei media era stata sempre puntata su di lui a causa del nome della sua famiglia. Tuttavia dopo che aveva comprato un fuoriclasse, la stampa non gli aveva più dato tregua.
Ispezionare in anteprima le strutture del Wembley quantomeno gli offriva un gradito e tranquillo fine settimana, dal momento che i tifosi inglesi di football americano erano scarsi. Lì, poteva godersi una partita senza che le telecamere lo inquadrassero o che i giornalisti lo assalissero al termine.
Quel giorno desiderava soltanto guardare giocare. Aveva nominato uno dei fratelli allenatore della squadra. Un altro fratello ne faceva parte come attaccante. Negli Stati Uniti, i cronisti sportivi avevano insinuato che avesse commesso un errore madornale.
Aveva privilegiato i parenti? Era chiaro che non conoscevano i Reynaud.
Non avrebbe scelto tra i familiari a meno che non fossero i migliori per un determinato incarico. Non quando l'acquisto della squadra gli forniva l'occasione di forgiare la propria strada come qualcosa di più che semplice parte dell'impero della famiglia Reynaud, titani dei trasporti marittimi e star del football.
Tuttavia, per avere successo, doveva giocare la partita politica con la stessa strategia adottata per la partita che si stava disputando sul campo. In quanto proprietario di una squadra, rappresentava il volto degli Hurricanes. E questo significava sopportare una principessa capricciosa che non aveva afferrato che la squadra di football di sua proprietà non era quella attualmente in campo. Anche se non aveva l'aria di interessarsene.
Seduto sul divano di pelle bianca, Gervais passava da una mano all'altra un pallone da football, omaggio dell'addetto alle pubbliche relazioni che l'aveva accolto quel giorno e l'aveva accompagnato alla tribuna privata che, in quel momento, si stava svuotando dopo che il club londinese aveva battuto un'altra squadra inglese nella finale della Coppa d'Inghilterra. «Non le piace il pallone?»
Lei agitò una mano elegante, lisciando i capelli biondi raccolti in uno chignon impeccabile.
«No, non si tratta di questo. Forse il mio inglese non è buono come vorrei» dichiarò, con una traccia minima di accento. Aveva ricevuto un'ottima istruzione, parlava con un'intonazione indubbiamente sexy, anche se le sfuggiva che il pallone che lui teneva in mano era diverso da quello che avevano usato in campo. «Non mi interessa la partita. Il football.»
«Be'... una scelta interessante quella del suo paese, di mandare lei in rappresentanza della casa reale a una finale.» Dannazione, era troppo bella in quell'uniforme attillata che riempiva in tutti i punti giusti. Era sufficiente guardarla per richiamare alla mente il suo lignaggio – antenate guerriere in battaglia fianco a fianco con rudi vichinghi – anche se era chiaro che quella principessa nordica aveva sofferto in silenzio regale per le ultime quattro ore. Dal modo in cui aveva liquidato il suo assistente, Gervais aveva dedotto che non doveva nemmeno preoccuparsi di comportarsi con diplomazia con la principessa di ghiaccio.
«Dunque, Principessa Erika, l'hanno mandata qui come punizione per essersi comportata male?»
E se era così, perché non se ne andava adesso che la partita era terminata? Cosa la tratteneva lì, a sorseggiare champagne e a parlare con lui dopo che la tribuna si era svuotata? E ciò che era più importante, cosa tratteneva lì lui quando aveva in programma di prendere un aereo quella sera stessa?
«Prima di tutto, non sono un'altezza regnante.» I suoi occhi azzurri erano freddi come la sua gelida patria mentre posava la coppa di champagne. «La nostra monarchia è defunta da più di quarantacinque anni. E anche se non lo fosse, sono la più giovane di cinque ragazze. Quanto al punto numero due, i commenti come il suo non fanno che confermare il mio problema a partecipare a un evento simile, dove lei suppone che io sia una specie di piantagrane se non mi diverto. Devo essere imperfetta. Niente di personale, tuttavia lei e io abbiamo semplicemente interessi diversi.»
«Allora, perché è qui?» Gervais voleva saperne di più di quanto avrebbe dovuto.
L'addetto alle pubbliche relazioni li aveva presentati in modo spiccio, e lui scopriva di volere conoscere meglio quella donna affascinante ma reticente.
«Mia madre non era contenta che avessi scelto di entrare nell'esercito, anche se non ci sarebbero stati problemi se fossi stato un maschio. Si preoccupa che non socializzi abbastanza e che finirò zitella, dal momento che io valgo a condizione che abbia dei figli.» Alzando gli occhi al cielo, Erika incrociò le gambe. «Ridicolo. Non è così, considerando che sono in grado di mantenermi. Inoltre, per la maggior parte le mie sorelle sono sposate e procreano come procioni.»
«Come conigli.»
Lei alzò un sottile sopracciglio biondo. «Prego?»
«La frase è procreare come conigli.»
Gervais non riuscì a reprimere un sorriso mentre la conversazione prendeva una piega interessante.
«Oh, bene, è strano.» Lei aggrottò la fronte. «I conigli sono graziosi e morbidi. I procioni sono meno attraenti. Credo che siano più adatti» ribatté, come se, per modificare un detto, bastasse che fosse lei a stabilirlo.
«Non le piacciono i bambini?» si trovò a chiederle Gervais, anche se avrebbe potuto alzarsi e offrirsi di accompagnarla fuori, facendola finita con i convenevoli mondani.
A quando risaliva l'ultima volta che aveva scambiato più di qualche parola con una donna al di fuori del lavoro? Non c'era niente di male a passare un altro minuto a parlare con lei.
«Non credo di dover avere una dozzina di eredi per stabilizzare una monarchia defunta.»
Mmh, un punto a suo favore e una risposta imprevista.
«Ne deduco che non è una minaccia e non molesterà i giocatori?»
Sul campo, la squadra vincente era sottoposta all'assalto delle ammiratrici.
«Giusta deduzione» esclamò, così in fretta e con tanta enfasi da strappargli una risata.
Era riposante trovare una donna che, tanto per cambiare, non fosse una fan di atleti.
Gervais si scoprì a provare piacere ad attardarsi a parlare con lei, anche se aveva un volo da prendere.
«Cosa fa nell'esercito?»
«Ho il diploma di infermiera, l'esercito, però, sfrutta le mie capacità di linguista. In sostanza, sono una traduttrice diplomatica.»
«Lo può ripetere?»
«È così scioccante? Non le sembro intelligente?»
Aveva un'aria dannatamente sensuale, come una fiamma azzurra, la più ustionante di tutte.
«Lei è incantevole e si esprime perfettamente. Parla un inglese fluente come seconda lingua. È evidente che è intelligente.»
«E lei è un adulatore» lo liquidò. «Lavoro come traduttrice, ma adesso che sono prossima a congedarmi dall'esercito, migliorerò il mio diploma diventando infermiera professionale, con una specialità in cure omeopatiche. Userò anche erbe naturali e perfino profumi, studiandone gli effetti sugli stati d'animo. Mitigatori di stress o di allergie. Stimolatori di energie. Un numero infinito di combinazioni per abbinare un profumo piacevole a uno stile di vita più sano.»
«Dove si studia una materia simile?»
«Mi hanno accettato a Londra. Avevo sperato di prestare servizio come infermiera nell'esercito, per fare esperienza; il governo, però, aveva altri piani per me.»
Un'infermiera, che sarebbe diventata presto un'infermiera professionale? Diamine, Gervais ne era sorpreso. «Davvero notevole.»
«Grazie.» Lei annuì con aria regale; quando un ricciolo sfuggì dallo chignon e le accarezzò la guancia, lo infilò dietro l'orecchio. «Adesso mi spieghi quello che devo sapere per raccontare in modo intelligente, al mio ritorno a casa, quello che ho visto in campo con tutti quei tipi muscolosi.»
Alzandosi in piedi, lui le offrì un braccio. «Certamente, principessa, so qualcosa del football europeo, anche se la mia è una squadra di football americano.»
Erika si alzò con l'eleganza di una donna che è stata addestrata a dare lustro a lussuose sale da ballo e non a partite di calcio. Ciononostante, aveva scelto di migliorare la propria istruzione e di servire il suo paese in uniforme.
La Principessa Capitano Erika Mitras non era per niente quello che si era aspettato quando aveva individuato un dignitario straniero sull'elenco degli ospiti.
Si era immaginato o un VIP altezzoso o una fanatica del calcio, ansiosa di conoscere i calciatori ed eventualmente di farsi fotografare con loro. Non si imbatteva in molti che osassero dirgli che non amavano il football... europeo o americano che fosse. Anzi, nella sua vita non erano in molti a non avere simpatia per gli sport. I trasporti marittimi potevano essere la fonte della ricchezza dei Reynaud, ma il football era la passione di famiglia da molto tempo.
Era una contraddizione che il suo disinteresse per gli sport la rendesse ancor più seducente. Sì, lei lo eccitava in un modo che non ricordava di aver provato con nessuna donna prima di allora.
Ed era possibile che parte di quel fascino avesse a che vedere con il fatto che, per una volta, non era sotto il microscopio dei media americani. Forse, se fosse stato prudente, avrebbe potuto fare qualcosa di impulsivo senza preoccuparsi delle conseguenze che poteva avere sulla sua famiglia.
Le andò vicino e, mentre le prendeva la mano e se la posava sul braccio, colse un soffio di profumo alla cannella. «E mentre lo faccio, cosa ne dice di goderci Londra? Cena, teatro, a sua scelta. Solo noi due.»
I voli potevano essere riprogrammati.
Lei si arrestò per scrutarlo, lasciando vagare gli occhi azzurri sul suo volto prima che l'ombra di un sorriso le sfiorasse le labbra. «Solo se, dopo un breve sommario sulle differenze tra i due tipi di sport, possiamo accordarci sul non parlare più di football.»
«Niente più football» promise lui senza esitare.
«Molto bene.»
Chi l'avrebbe detto che il profumo della cannella fosse così eccitante?
1
Due mesi e mezzo dopo
New Orleans, Louisiana
La Principessa Erika Birgitta Inger Freya Mitras di Holsgrof sapeva come fare un'apparizione regale e memorabile.
Sua madre era stata un'ottima maestra. Ed Erika aveva bisogno di tutta la sua sicurezza mentre avanzava sul campo brulicante di uomini grandi e grossi che si allenavano. Ancor più importante, aveva bisogno di tutta la sua sicurezza per affrontare un uomo in particolare: il capo di