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Milionario e gentiluomo: Harmony Collezione
Milionario e gentiluomo: Harmony Collezione
Milionario e gentiluomo: Harmony Collezione
Ebook161 pages2 hours

Milionario e gentiluomo: Harmony Collezione

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About this ebook

Dalla Grecia agli Stati Uniti, dall'Italia all'Inghilterra, innamorarsi di un milionario non è poi così difficile. Ma riuscire a rapirne il cuore non è un'impresa da tutti. Costantemente circondato da bellezze dell'alta società, Max Seymour è abituato a scegliere per sé solo il meglio, e ora ha posato lo sguardo sull'unica che si rifiuta di cadere ai suoi piedi. Candida Greenway, timida arredatrice d'interni, continua a ripetersi di non poter essere altro che un'avventura per lui. Allora perché le costa così tanto resistere alle sue invitanti avance?

LanguageItaliano
Release dateFeb 10, 2016
ISBN9788858945803
Milionario e gentiluomo: Harmony Collezione
Author

Susanne James

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Milionario e gentiluomo - Susanne James

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The British Billionaire Affair

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2008 Susanne James

    Traduzione di Cornelia Scotti

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2009 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5894-580-3

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    «Candida, vieni a sederti accanto a me!»

    Rick Dawson prese una sedia e la sistemò davanti al grande tavolo di mogano. Candida gli sorrise con gratitudine. Non conosceva nessuno dei presenti, a parte i padroni di casa, Rick e Faith, che erano suoi clienti. Con il suo lavoro di arredatrice d’interni, le capitava spesso di incontrare persone sconosciute, anche se non le succedeva quasi mai di venire coinvolta in serate mondane come quella.

    Le era bastato vedere gli abiti eleganti degli ospiti per capire di essere capitata nel mezzo di un avvenimento di una certa importanza e per desiderare di poter scomparire all’istante. Per fortuna, l’atmosfera tra gli invitati era distesa e amichevole, e dopo un po’ iniziò a sentirsi più a suo agio.

    Si sedette, tirando un silenzioso sospiro di sollievo. Le scarpe con i tacchi alti le facevano un male terribile e dubitava che avrebbe resistito in piedi ancora a lungo.

    «In caso ve lo stiate tutti domandando» esordì in quel momento Faith, rivolgendosi ai suoi ospiti, «stasera sono gli addetti del catering a occuparsi di tutto. Questo per mettere subito a tacere le supposizioni su come io abbia potuto dar da mangiare a trenta persone e occuparmi di una bambina di due anni nello stesso tempo.»

    Candida intercettò lo sguardo della giovane donna e tra loro passò un lampo di comprensione. Nelle rare occasioni in cui Faith aveva portato con sé la piccola Emily, durante le sue visite a Farmhouse Cottage in occasione della ristrutturazione della casa, i lavori avevano subito un deciso rallentamento. Ciononostante, tutto era stato concluso nei tempi prestabiliti, e la festa che si stava svolgendo quella sera era stata organizzata proprio per festeggiare l’evento.

    La sedia alla sua sinistra era ancora vuota, e Candida si domandò se non ci fosse stata una defezione dell’ultimo momento.

    Rick le rivolse un sorriso. «A quale progetto stai lavorando, adesso?» domandò, mentre le riempiva il bicchiere di vino bianco. «Sei sempre impegnatissima?»

    «Ho diversi lavori, ma nessuno all’altezza di questo» rispose lei con sincerità. In effetti, la ristrutturazione della proprietà dei Dawson, un’antica costruzione del Quattrocento circondata da un grande parco, era di gran lunga il contratto più importante e impegnativo cui avesse dedicato il suo tempo. E le sue energie. Era stato un lavoro che le aveva dato grandi soddisfazioni. Ogni sua proposta e suggerimento erano stati accolti con entusiasmo da Rick e da Faith, sia per quanto riguardava l’esterno, sia l’interno della casa. Faith, una donna graziosa, bionda e frizzante, era sembrata felice di lasciare a Candida la responsabilità delle decisioni. Fin dal loro primo incontro, le due donne avevano simpatizzato e tra loro si era creata una perfetta sintonia. Benché fossero praticamente coetanee - entrambe avevano poco meno di trent’anni - Faith si era dimostrata addirittura materna nei confronti di Candida.

    In quel momento, proprio mentre una cameriera si affacciava sulla soglia del grande salone e iniziava a servire la prima portata, il rumore della porta d’ingresso che sbatteva con forza attirò l’attenzione di tutti i presenti.

    Faith alzò gli occhi al cielo, fingendo di essere seccata, e scosse la testa. «Finalmente!» esclamò. «I fratelli sono gli ospiti peggiori. Gli avevo raccomandato di non arrivare tardi, e lui aveva promesso che questa volta ce l’avrebbe fatta.»

    Un susseguirsi di saluti accolse l’ingresso nella sala di un uomo che a passi veloci si diresse verso Faith, avvolgendola in un abbraccio caloroso. «Scusami, sorellina, e anche tu, Rick.» La voce calda e profonda risuonò nella stanza con un timbro decisamente maschile. «Sono stato trattenuto. Non è stata colpa mia, lo giuro.»

    «Non lo è mai, Maxy, ammettilo» ribatté Faith in tono affettuoso. «Su, adesso mettiti a sedere accanto a Candida e cerca di essere socievole, per una volta.»

    A quanto pareva, la sedia vuota era per Maxy, pensò Candida, mentre lanciava all’uomo un’occhiata di sottecchi.

    «Ciao, sono Max» si presentò il nuovo arrivato. «Immagino tu sia la donna del momento. La signorina Candida Greenway?»

    «Candy» lo corresse lei, sentendosi a un tratto in preda a un fastidioso e incomprensibile nervosismo. Forse dipendeva dal fatto che non aveva avuto modo di conoscere molti uomini, di recente. Né di andare a feste. Per non parlare del fatto che aveva già bevuto due bicchieri di vino bianco, e a stomaco vuoto, per giunta. Di certo era quella la causa dell’improvviso tremore alle mani che si accorse di avere mentre allungava le dita verso il calice che aveva di fronte.

    Lui sedette. Il suo corpo possente occupò lo spazio della sedia rivestita di stoffa, e Candida lo osservò con curiosità. Allora quello era il fratello di Faith. Non si assomigliavano molto, decise, del resto Faith non aveva mai parlato di lui durante le loro conversazioni. Aveva i capelli scuri, piuttosto lunghi, che si arricciavano appena sopra il collo e sulle orecchie, e gli ricadevano sulla fronte. Quando si voltò verso di lei, Candida si accorse che aveva anche un paio di sopracciglia ben disegnate e occhi di un affascinante blu scuro che subito affondarono senza esitazione in quelli color ambra di lei.

    «So tutto di te, davvero» dichiarò Max. «Mia sorella ha fatto un ottimo lavoro di pubbliche relazioni nei tuoi confronti.» Aprì il tovagliolo e se lo posò sulle gambe. «Da quanto mi ha detto, l’hai sollevata da tutte le responsabilità legate al restauro e all’arredamento della casa, e te ne ringrazio.» Accennò un sorriso che mise in evidenza il bianco smagliante dei denti che risaltava contro la pelle abbronzata.

    Candida, però, non riuscì a ricambiare quel sorriso. C’era qualcosa nell’atteggiamento di quell’uomo che non le piaceva. Esibiva un’aria di superiorità e una presunzione che la infastidivano. Erano caratteristiche che aveva sempre detestato in una persona. Senza tener conto del fatto che era arrivato con grande ritardo, come se avesse voluto fare un’entrata trionfale. Quando aveva sbattuto la porta, il suono era riverberato per tutta la casa. Che modi erano, quelli? Candida si agitò sulla sedia, turbata dalla vicinanza di quel corpo maschile da cui emanava una forte virilità. E dire che non lo stava neppure guardando.

    Meglio così, pensò tra sé, visto che senza dubbio era uno degli uomini più belli che ci fosse nella stanza. Non che facesse alcuna differenza per lei, concluse tra sé mentre prendeva di nuovo in mano il bicchiere del vino.

    Lui la sorprese facendo altrettanto. «Buona fortuna» le augurò, dopo aver fatto tintinnare il suo calice contro quello di Candida. La sua voce era priva di calore, così come lo sguardo che rivolse al suo viso a forma di cuore, con le labbra carnose e un delizioso nasino all’insù. Lei aveva un’espressione seria, notò Max, e immaginò il suo viso che si addolciva in un sorriso di denti bianchi smaglianti, i lunghi capelli sciolti sulle spalle.

    «Ti piace questo genere di feste?» le domandò in tono neutro e poi, senza aspettare una risposta, continuò: «Personalmente le detesto. Se non fosse stata organizzata da Faith e da Rick... Sono sempre felice di vederli». Prese in mano coltello e forchetta. «A proposito, mi piace il tuo abito. Il colore è splendido, ti dona molto.»

    Candida lo guardò allibita. Indossava un vestito di seta color acquamarina che le accarezzava morbidamente le curve, stretto appena in vita da una cintura ad anelli dorati. Era il capo di abbigliamento più costoso che avesse mai acquistato, e il complimento avrebbe dovuto farle piacere, eppure, per qualche strano motivo, ebbe solo il potere di irritarla. Dopotutto si erano appena conosciuti, e le sembrava inopportuno che lui si lasciasse andare a commenti non richiesti.

    Insomma, se riteneva di potersi prendere certe libertà, anche lei poteva dirgli quello che pensava senza problemi. Quando aveva fatto il suo ingresso, Candida aveva notato che, a differenza degli altri uomini presenti, vestiti in modo formale, Max indossava una polo grigia che metteva in risalto i pettorali ben sviluppati e un paio di pantaloni di marca dal taglio decisamente sportivo. Completava quella tenuta piuttosto fuori luogo, a suo giudizio, una giacca morbida di pelle che aveva appoggiato con noncuranza sullo schienale della sedia.

    Candida rimase in silenzio per alcuni istanti, durante i quali si dibatté nell’indecisione, e infine stabilì di comportarsi in maniera più gentile e accettò di buon grado il complimento.

    «Grazie» replicò con il suo stesso tono indifferente. «Mi aveva colpito il colore, e poi ho anche avuto la fortuna che mi andasse bene.»

    «Non c’è dubbio» rispose lui con un’improvvisa luce di ammirazione nello sguardo. «Sembra che te lo abbiano cucito addosso.»

    Era come se la stesse spogliando con lo sguardo. Agitata, Candida si irrigidì sulla sedia, a un tratto conscia del fatto che la stoffa morbida seguiva ogni curva del suo corpo e che la profonda scollatura lasciava intravedere un po’ più di quanto era solita mostrare.

    L’intervento di Rick la salvò da quella situazione imbarazzante. «Spero che Max si stia comportando bene» commentò l’amico con un sorriso malizioso in direzione del cognato. «È un cinico, Candida, ma non devi lasciarti intimidire da lui. Ha la reputazione di essere uno che per colazione mangia le ragazze deliziose come te.»

    Candida ricambiò il sorriso di Rick. «Non credo di essere di suo gusto» gli rispose, dicendo la prima cosa che le passava per la testa. Poi aggiunse, più seria: «Non preoccuparti, Rick, sono capace di badare a me stessa».

    «Ne sono certa, Candida» le assicurò lui prima di tornare a rivolgersi a Max. «Come mai non ci hai concesso la compagnia della deliziosa Ella, stasera? Faith ha detto che non l’avresti portata.»

    Max sogghignò. «Conosci Ella, no? Ha un modo piuttosto esplicito di farmi capire quando è stufa della mia compagnia. Ha preferito andare a passare qualche giorno in campagna, insieme a Jack e Daisy. Le farà bene allontanarsi per un po’ dalla cupa aria di Londra. Ovviamente manda le sue più sentite scuse.»

    Da quel momento in poi, a Candida sembrò che le conversazioni nella stanza fluissero più liberamente, forse incoraggiate dal cibo e dal buon vino. Senza che Max le raccontasse quasi nulla di sé, lei si ritrovò a parlargli della sua vita privata. L’unico aspetto di lui che le fu subito chiaro era che adorava la sorella e la nipotina.

    «Sono sempre stato iperprotettivo con Faith» ammise lui a un certo punto. «Ha dodici anni meno di me, il che penso spieghi la situazione. Senza dimenticare che, quando Faith era all’ultimo anno delle superiori, in pochi mesi abbiamo perso entrambi i genitori. È stato un periodo molto difficile per noi.» Si chinò in avanti per passare a Candida un piccolo bricco che conteneva il latte per il caffè, e lei rimase colpita dall’espressione sofferente che gli lesse sul viso. Doveva essere stata una famiglia molto unita.

    «Capisco. Riconosco di essere molto fortunata ad avere ancora mio padre, e in buona salute» dichiarò. «Vive ancora nella casetta dove sono cresciuta.»

    «E

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