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Il mio principe azzurro: Harmony Collezione
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Il mio principe azzurro: Harmony Collezione
Ebook165 pages2 hours

Il mio principe azzurro: Harmony Collezione

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About this ebook

Inviti a cena, fiori per ricordarle le cose belle della vita, un weekend... Samantha Bennett inizia a pensare che il suo nuovo vicino di casa arrivi direttamente da una favola. E pensare che lei, sempre in lotta per mantenere a galla l'attività ereditata dal nonno, dovrebbe quasi odiare uno come David McMillan, da sempre senza problemi. In realtà lui è dolce, simpatico e tutt'altro che snob, ma il passato ricorda a "Sam" che gli uomini mentono e poi abbandonano. Succede che...

LanguageItaliano
Release dateAug 10, 2015
ISBN9788858939925
Il mio principe azzurro: Harmony Collezione
Author

Karen Van Der Zee

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Il mio principe azzurro - Karen Van Der Zee

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Midnight Rhythms

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2003 Karen Van Der Zee

    Traduzione di Luisa Morselli

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2004 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5893-992-5

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    L’uomo stava sul bordo della piscina completamente nudo. La luna piena lo illuminava, mettendo in risalto tutta la sua mascolinità.

    Samantha si fermò di colpo e lo fissò esterrefatta. Forse sto impazzendo, si disse, ho le allucinazioni. Stava andando a casa a piedi, dopo aver lasciato l’auto senza benzina sul ciglio della strada. Dire che era a pezzi era ancora poco, durante le ultime settimane aveva dormito sì e no cinque ore per notte, quindi non c’era da meravigliarsi se cominciava ad avere delle allucinazioni.

    Chiuse gli occhi e quando li riaprì l’uomo non c’era più. Fece un profondo respiro, tutto quello che desiderava era entrare in casa, fare una doccia e andarsene a letto. Aprì la porta, lasciò cadere a terra la borsa, si diresse in camera e si buttò sul letto, esausta.

    Si liberò delle scarpe, prese il telefono e compose il numero dell’ospedale dove lavorava Gina, che era infermiera e aveva il turno di notte. «Sto impazzendo» le disse, «ho le allucinazioni.»

    «Il tuo focoso ammiratore ti ha fatto altre proposte?»

    «Sì, ma in questo caso non si tratta di lui.» Samantha si sbottonò la camicetta e riuscì a toglierla senza lasciare la cornetta. «La mia vista mi fa dei brutti scherzi, probabilmente è quello che succede quando ti immergi nei complicati meandri dello studio della legge dormendo solo poche ore per notte.»

    «Cosa dici? Hai delle visioni?»

    Sam scoppiò a ridere. «Non potrai crederci. A poco più di un chilometro da casa sono rimasta senza benzina e sono dovuta tornare a piedi!»

    «Se continui a non dormire sarai tu a rimanere senza benzina! Ma che cosa hai visto di tanto divertente?»

    «Ero sul vialetto di casa solo pochi minuti fa e, figurati, sul bordo della piscina c’era un uomo...»

    «Un uomo?»

    Sam chiuse gli occhi e rivide quel bellissimo corpo: sembrava una statua greca o romana. «Hai presente il David di Michelangelo? Era nudo, e bellissimo... parlando artisticamente, s’intende.»

    «Sicuro, ovviamente» rispose Gina.

    «Ma ho capito il motivo dell’allucinazione, ieri ho visto delle fotografie scattate in Italia, fontane, quadri, statue...»

    «Meno male» rispose l’amica, «temevo che fosse una conseguenza di quello che ti ho detto ieri.»

    Ricordando la predica dell’amica, Sam sorrise di nuovo. Gina le aveva detto che era tempo che si decidesse a innamorarsi di qualche bravo ragazzo. Ma lei era troppo occupata a studiare, voleva laurearsi. Era già molto in ritardo con gli esami e prima di compiere i trent’anni voleva dare la tesi. Sospirò. «Non ho bisogno di un uomo, ma di una doccia e di una buona dormita fino alle sette di domani.»

    «E che ne sarà della tua auto?»

    Sam si passò le dita tra i capelli, che aveva folti e ricci. Maledizione! Come era possibile essere sempre in lotta contro il tempo?, pensò con un sospiro. «Prenderò in prestito la macchina da Susan, andrò a riempire una tanica di benzina e la metterò nel serbatoio della mia.» Con qualche contorsione riuscì a togliersi anche la gonna. «Non hai idea di che giornataccia ho avuto. In ufficio l’aria condizionata non funzionava, ho dovuto lavorare fino a sera e ho fatto tardi alla lezione e, ascoltando il mio stomaco, mi viene in mente che non ho cenato ma col caldo che fa non ho neppure fame.» Sempre sdraiata sul letto, riuscì a togliersi il resto degli indumenti. «È soltanto giugno ma sembra agosto...» Si alzò per andare in bagno portando con sé il telefono portatile.

    Si guardò allo specchio: gli occhi di un blu chiaro erano cerchiati, il viso era pallido, i capelli castani in disordine. Aveva l’aria veramente stanca. Si diresse alla doccia e aprì l’acqua.

    «Scusa, Gina, parlo sempre troppo, tu come stai?»

    «Bene, la solita routine... ma che cos’è questo rumore?»

    «È la doccia, sarà meglio che mi sbrighi ad andare sotto prima che perda le poche forze che mi sono rimaste. Ci sentiamo presto. Ciao!»

    «Abbi cura di te e, prima di andare a letto, mangia qualcosa» le raccomandò Gina.

    Sam alzò gli occhi al cielo. «Sì, mamma.»

    Rimase un bel po’ sotto l’acqua, si lavò i capelli e le sembrò di stare meglio. Si infilò la vestaglia di cotone blu e, un po’ più rilassata, sentì fame e sete. Si avviò verso la cucina, sperando di trovare qualcosa da mettere sotto i denti... Non sapeva che cosa avrebbe trovato nel frigorifero, erano giorni che non comprava niente.

    Il pavimento sotto i piedi era piacevolmente freddo. Era felice di avere la possibilità di abitare per qualche tempo in quella casa, era talmente bella! I proprietari, i suoi amici Susan e Andrew, erano andati a fare un viaggio nel sud dell’Europa per realizzare dei documentari.

    Era stata una vera fortuna, proprio quando aveva dovuto lasciare il suo appartamento perché l’intero stabile era stato acquistato da un’impresa edile che intendeva trasformarlo in un residence.

    Oltre a quella casa, i McMillan possedevano diversi ettari di boschi in Virginia, non lontano da Washington. Quella villa a un piano era stata costruita seguendo il paesaggio naturale che la circondava. Aveva un ampio terrazzo e nel giardino c’era una grande piscina.

    Sam si fermò in corridoio.C’era della luce che proveniva dalla cucina. Possibile che quel mattino si fosse dimenticata di spegnerla? No, era sicura di averla spenta. Per un attimo ebbe paura, poi si fece coraggio, entrò in cucina e rimase esterrefatta nel vedere, con i fianchi avvolti in un asciugamano, il David di Michelangelo della piscina che si stava versando un whisky.

    2

    L’uomo aveva un corpo atletico, muscoloso e abbronzato. I capelli neri erano ancora bagnati, e gli occhi scuri la fissavano divertiti. Non sembrava molto sorpreso.

    «Credevo che in casa non ci fosse nessuno» commentò tranquillo, riponendo la bottiglia del whisky, «non intendevo spaventarti.»

    Sam non riusciva ancora a parlare. C’era un intruso in casa, e per di più era nudo, salvo quell’asciugamano appoggiato sui fianchi. Non aveva intenzione di spaventarla? Che cosa si aspettava, che gli buttasse le braccia al collo?

    Nonostante la stanchezza e la sorpresa, Sam era turbata dall’avvenenza di quell’uomo. Il suo corpo si stava risvegliando e il cuore aveva accelerato i battiti. Gina sarebbe stata contenta di sapere che tutti i suoi ormoni erano in movimento.

    «Non hai sentito il mio messaggio?» chiese l’uomo sorseggiando il liquore, con l’aria del padrone di casa. «Ho telefonato diverse volte. Ho lasciato messaggi sulla segreteria telefonica, ma...» Nella sua voce c’era un tono di rimprovero che non piacque molto a Sam.

    «No, non l’ho fatto» gli rispose, un po’ risentita. Non aveva ascoltato i messaggi anche perché la segreteria era nell’ufficio di Andrew e lei era troppo stanca per entrarci.

    «Devi essere Samantha» osservò l’uomo, più tranquillo.

    «E tu David» rispose Sam d’impulso.

    «Hai appena detto che non hai ascoltato i messaggi» osservò lui, sporgendosi in avanti.

    «Infatti » rispose Sam, retrocedendo di qualche passo.

    «Però conosci il mio nome.»

    Sam trattenne un sorriso. Non poteva essere vero, si chiamava davvero David! «Ho tirato a indovinare.»

    «Indovinare?» ripeté lui, incredulo. «Con una probabilità su mille di azzeccarci.»

    Non poteva dirgli che le ricordava il David di Michelangelo. «Qualche volta indovino, riesco a immaginare il nome dall’aspetto, David ti si addice.»

    «Ah, capisco, meno male che non mi hai chiamato Flip, o Buchy...»

    Sam riuscì a cogliere un breve sorriso su quel viso che si sforzava di restare serio. Si chiese da quanto tempo fosse lì a osservarla, sicuramente l’aveva vista entrare, poteva anche aver riso di lei vedendola arrivare tanto abbattuta e stanca. Avrebbe voluto non sentirsi così piccola con i suoi centosessanta centimetri di altezza. Incrociò le braccia come a difendersi da lui. «Potrei sapere che cosa fai in casa mia? Sai bene che potrei chiamare la polizia» aggiunse, ma senza convinzione.

    «Questa non è casa tua» le fece notare lui in tono paca-to, versandosi dell’altro whisky. «È la casa di Susan e Andrew McMillan, e io mi chiamo David McMillan, sono loro cugino.»

    «Oh!» Sam raddrizzò le spalle, sorpresa. «Io sono un’amica e abito temporaneamente qui, mentre non ci sono. Avresti potuto avvisare del tuo arrivo, invece di spaventarmi a morte...»

    «Io ho avvisato. Non è colpa mia se non sei mai in casa e quando rientri non ascolti la segreteria telefonica. Ho bisogno di un posto dove stare per qualche mese, avevo le chiavi e quindi sono entrato...»

    «Che cosa?» Il cuore di Sam ebbe un balzo. «Hai intenzione di installarti qui?» Scosse il capo. «Non... non puoi farlo!» La sua voce era autoritaria, come se avesse dovuto difendersi da chissà quali aggressioni.

    Per nulla impressionato, lui buttò giù il resto del whisky che aveva nel bicchiere e le sorrise, indolente.

    Samantha si sentì sciocca. Sapeva bene che non avrebbe potuto fare molto se lui decideva di restare. Doveva essere lei ad andarsene! D’improvviso si sentì stanca ed ebbe paura di non riuscire a trattenere le lacrime che le erano salite agli occhi. Ebbe l’impressione di non stare bene. Aveva voglia di piangere, aveva le allucinazioni. No, non erano state allucinazioni. L’uomo nudo che aveva visto sul bordo della piscina le stava di fronte in carne e ossa. Si fregò gli occhi nella speranza di cancellare quell’immagine. Non era nelle condizioni fisiche di sopportare la vista di un uomo nudo!

    David le si avvicinò e le mise una mano sulla spalla. «Ho l’impressione che tu stia per svenire. Sarà meglio che ti sieda!»

    Sam cadde sulla sedia come un sacco di patate.

    Un momento dopo lui versò due dita di whisky in un bicchiere e glielo mise di fronte. Poi si sedette dall’altra parte del tavolo. «Non hai niente di cui preoccuparti, non sono un serial killer, capisco che tu sia preoccupata di vedermi qui, domani telefoneremo ai miei cugini, così potrai stare tranquilla.»

    «Perché domani? Perché non subito?»

    «In Turchia è notte fonda, non credo sarebbero contenti di essere svegliati. Ora bevi quel whisky, ti calmerà un po’ i nervi.»

    Sam lo guardò incerta: non le piaceva l’idea di obbedire a uno sconosciuto. «Vedo che sei abituato a dare ordini.»

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