Adorabile bugiardo: Harmony Collezione
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Cathy Williams
Autrice originaria di Trinidad, ha poi studiato in Inghilterra, dove ha conosciuto il marito.
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Adorabile bugiardo - Cathy Williams
successivo.
1
Miranda si fermò, si guardò alle spalle e fece un giro su se stessa. Fu un grosso errore, perché il timore che le attanagliava lo stomaco da un'ora divenne panico vero e proprio quando si rese conto di essere completamente isolata. Non aveva idea di dove fosse finita. Aveva perso l'orientamento quando, per sfuggire alla valanga, aveva sciato dritta nella tormenta. E, come se non bastasse, il crepuscolo stava oscurando lo splendido anfiteatro bianco, che ora appariva ostile e minaccioso.
Miranda dovette fare uno sforzo per ricordarsi di essere una sciatrice esperta. Aveva venticinque anni, sciava da quando ne aveva tre e affrontava senza problemi le piste nere. Con la neve che le frustava il viso e le impediva la visuale, si mosse lentamente, sperando di procedere nella giusta direzione.
Con un crescente senso di ansia, si avvicinò a un gruppetto di alberi che interrompevano la monotonia del paesaggio immobile e immacolato, mentre la luce diventava sempre più debole.
Era persa, sola, terrorizzata, forse prossima all'appuntamento con la morte, e tutto perché Freddie, il suo cosiddetto fidanzato, non sapeva tenere le mani a posto e non era riuscito a resistere alle grazie voluttuose della giovane cameriera italiana addetta al loro chalet. Come se non bastasse, si era anche fatto cogliere in flagrante.
Come ha osato?
Miranda si appoggiò a un tronco e chiuse gli occhi, facendo un profondo respiro per contenere la rabbia e non mettersi a urlare. Non era il caso: con la fortuna che aveva, avrebbe provocato un'altra valanga.
Il suo cappello di lana era inzuppato di neve. Non avrebbe mai dovuto indossarlo al posto del cappuccio impermeabile soltanto perché stava bene con il completo da sci. Adesso aveva i capelli bagnati. Per il resto era ben protetta e i guanti erano ancora asciutti, ma non sapeva quanto avrebbe resistito al freddo pungente. Socchiuse gli occhi per cercare di vedere qualcosa e scorse un gruppo più folto di alberi, che le avrebbero offerto un po' di protezione nel caso in cui avesse dovuto passare la notte lì.
Non poteva illudersi di trovare miracolosamente la strada per tornare allo chalet dove Freddie e i loro amici probabilmente stavano aprendo la prima bottiglia della serata, preparandosi alla cena. Magari non si sarebbero nemmeno accorti della sua assenza, e di certo non avrebbero pensato che si era persa ed era sola in mezzo alla tormenta. Erano tutti sciatori provetti e forse non avevano neppure visto la piccola valanga che l'aveva costretta a uscire dalla pista.
Freddie avrebbe fatto una battuta stupida attribuendo la sua assenza a un capriccio causato dalla gelosia, e di sicuro tutti avrebbero pensato che si fosse trasferita in uno degli alberghi vicini per fare sbollire la rabbia.
Grazie alla carta di credito platino, dalla quale non si separava mai, avrebbe potuto alloggiare ovunque.
«Non vorrei mai essere impreparata davanti a un negozio favoloso!» amava scherzare.
Purtroppo in quel momento la carta di credito non le sarebbe servita a niente.
Avanzò a passo di lumaca, imponendosi di restare calma e non fare gesti avventati. Con un po' di fortuna gli alberi l'avrebbero riparata dalla tormenta, permettendole di superare la notte. Forse avrebbe addirittura trovato una tettoia costruita per offrire riparo agli animali, anche se non si illudeva.
L'oscurità era ormai quasi completa, e lei era così concentrata per raggiungere gli alberi che finì contro un arbusto coperto di neve. Uno sci si staccò, l'altro rimase al suo posto, e quando Miranda cercò di rimettersi in piedi il dolore alla caviglia la colpì come un'esplosione.
Intanto lo sci era già stato sepolto dalla neve, che cadeva a ritmo sempre più sostenuto.
In preda al panico, Miranda strinse i denti, trascinandosi per i pochi metri che la separavano dagli alberi, usando le racchette come stampelle.
Su una cosa aveva ragione: almeno gli alberi la riparavano un po' dalla tormenta. Stava per fermarsi a riprendere fiato quando vide una luce in lontananza. Si sporse in avanti per vederla meglio e la luce scomparve, ma subito dopo si riaccese.
Con uno sforzo Miranda si rialzò, facendo attenzione a non posare a terra il piede infortunato per non aumentare il dolore.
Se fosse tornata a casa sana e salva avrebbe cambiato completamente vita. Basta con le feste e i locali alla moda in cerca di facile divertimento, basta con la frenetica vita sociale finanziata dai soldi di suo padre, in compagnia di ragazzi giovani, ricchi e inquieti come lei. E, soprattutto, basta con Freddie. Anzi, basta con gli uomini, soprattutto quelli ricchi e viziati.
La luce ora era più forte.
Miranda represse un grido di gioia. Si lasciò gli alberi alle spalle e continuò ad avanzare, fino a scoprire la fonte del chiarore.
Non era un rifugio per animali, ma una piccola baita, con il tetto a punta e, cosa fondamentale, era abitata, come indicavano le tende e la luce che proveniva dall'interno. Miranda soffocò un singhiozzo e si trascinò alla porta, davanti alla quale cadde pesantemente.
La prima cosa che vide del suo salvatore furono i piedi, o meglio un paio di scarpe consunte. La sua voce le parve venire da molto lontano, una bella voce profonda. Miranda non aveva la forza di alzarsi e guardarlo, così chiuse gli occhi sospirando e si lasciò portare in braccio nel confortante calore della baita.
Era fantastico essere al riparo dal freddo, davvero fantastico... Forse stava sognando e riaprendo gli occhi si sarebbe trovata sotto un albero, in mezzo alla tormenta, in vana attesa dei soccorsi.
Così tenne gli occhi chiusi finché fu deposta delicatamente su un divano, tanto grande e comodo da sembrare un letto.
«Chi diavolo è lei, e che cosa fa qui?» chiese la voce.
Più che una domanda era una intimidazione che esigeva una risposta immediata. Miranda aprì gli occhi e si ritrovò a fissare un viso spigoloso dall'espressione aggressiva, con due occhi blu cobalto che la squadravano con un misto di sospetto e di ostilità.
L'uomo indossava una maglietta a righe, larga e sbiadita, e un paio di pantaloni grigi da jogging che avevano visto giorni migliori.
Davanti a tanta maleducazione, Miranda dimenticò il dolore. Non era mai stata trattata così da un uomo in vita sua. Mise il broncio e lo sconosciuto assunse un'aria ancora più seccata.
«Allora, mi risponde o devo riportarla dove l'ho trovata?» insistette.
Lei si mise a sedere e sentì una fitta lancinante che le invase tutto il corpo. «Ahi, il mio piede!»
Gli occhi dell'uomo passarono dal viso al piede di Miranda, e per un istante lei pensò che avrebbe ignorato la sua sofferenza. Ma non fu così: il padrone di casa si tolse le mani di tasca e le sfilò delicatamente il piede dallo scarpone da sci, imprecando quando vide la caviglia gonfia.
«Che cos'è successo?» chiese, tastandole la pelle arrossata con dita esperte.
Miranda si rilassò, si appoggiò allo schienale del divano e guardò il soffitto per evitare quegli occhi indagatori che la mettevano a disagio.
«Sono caduta sciando» spiegò con una voce sottile, e lui imprecò di nuovo. «Mi dispiace» si sentì in dovere di aggiungere lei.
«Non si muova, torno subito.»
Miranda sospirò sollevata. Lei non era proprio il tipo da restare senza parole davanti a un uomo, ma quello era troppo alto, troppo robusto, troppo brusco e troppo arrabbiato. Chissà se era andato a prendere una benda o una mappa per indicarle la strada di ritorno per togliersela dai piedi.
«Non dev'essere rotta» annunciò lui, arrivando con una scatola in mano. «È una brutta slogatura, ma non è una frattura. Quand'è successo?»
«Circa mezz'ora fa» rispose Miranda. «Almeno, credo. Senta, non è il caso» continuò, vedendo che l'uomo prendeva una benda dalla scatola. «So badare a me stessa.»
«Ah, certo, infatti vedo che sa anche sciare senza infortunarsi. Accidenti, voi principianti dovreste limitarvi alle piste facili. Invece no, sciare fuori pista è molto più emozionante.» Lo sconosciuto incominciò a bendarle la caviglia con abilità.
«Non sono una principiante» replicò Miranda, gelida. «Anzi, sono un'ottima sciatrice.»
Lui le lanciò un'occhiata incredula e riprese l'operazione senza replicare.
Miranda strinse i denti per non cedere alla tentazione di abbassarsi al suo livello. Per prima cosa, che le piacesse o no, dipendeva da lui, almeno finché non fosse stata in grado di fare una telefonata per spiegare dove si trovava e farsi venire a prendere. Inoltre, al contrario di lui, era decisamente troppo educata per dare una risposta villana.
«Come fa a sapere che non è rotta?» chiese.
«Lo so e basta» tagliò corto lui.
«È medico?»
«No.»
«Allora chi è, e che cosa fa?»
L'uomo non rispose. Finì di bendare la caviglia, mentre l'irritazione di Miranda cresceva, e quando ebbe finito si alzò e andò a sedersi vicino al camino.
«Ha intenzione di rispondermi?» Miranda si tolse il berretto e i lunghi capelli biondi le ricaddero sulle spalle come una cascata di seta.
«Chiariamo una cosa. Lei è a casa mia, e le domande le faccio io. Capito?»
Lei lo fissò a bocca aperta.
«E quando avrò finito di fare le domande e sarò soddisfatto delle risposte, potrà fare un bagno e mettersi addosso qualcosa di mio.»
Tanta arroganza colpì Miranda come una martellata, lasciandola senza fiato.
«Per prima cosa mi dica come mai è venuta a sciare proprio qui. Ha idea di quanto siano pericolose le piste da queste parti?»
«C'è stata una valanga e...»
«Dove?»
«Vicino al paese della Val d'Isère dov'ero in vacanza. Ho litigato con il mio ragazzo e... Insomma, sono andata a sciare per conto mio e sono stata sorpresa dalla valanga. Non era molto grande, ma abbastanza da farmi perdere la rotta.»
«Donna sciocca e irresponsabile» borbottò lui.
Miranda lo ignorò. Se avesse potuto camminare se ne sarebbe andata, a costo di passare una notte all'addiaccio. Ma purtroppo non aveva scelta, così represse la rabbia.
«Poi è arrivata la tormenta e ho perso l'orientamento. Ho visto degli alberi e ho pensato che mi avrebbero protetto se fossi stata costretta a passare la notte fuori. Ma era buio, così non ho notato un arbusto che sporgeva dal terreno e mi sono slogata la caviglia, poi ho visto la luce della baita e mi sono trascinata fin qui.»
«Allora nessuno sa dove si trova.»
Miranda lo guardò preoccupata. Quella frase non le piaceva. In fondo, quell'uomo poteva essere chiunque, piccolo particolare che all'inizio aveva ignorato, sollevata all'idea di essere salvata dalla tormenta e dalla conseguente ipotermia.
Inoltre non poteva sperare di lottare con lui, lei era alta, ma l'uomo la sovrastava di almeno quindici centimetri, ed era muscoloso.
Guardandolo negli occhi ebbe la sgradevole sensazione che le leggesse nel pensiero.
«Allora» esordì, schiarendosi la gola, «è soddisfatto delle mie risposte?»
«Non le ho ancora chiesto la cosa più importante.» Per la prima volta l'uomo sorrise e si mise comodo, accavallando le lunghe gambe.
«E sarebbe?»
«Come si chiama?»
Miranda sbuffò, frustrata. Lui doveva essersi accorto del suo nervosismo e la stava prendendo in giro.
«Miranda Nash.»
«Nash...» ripeté lui con aria interrogativa.
Lei annuì. «Sì, forse ha sentito nominare mio padre, lord Geoffrey Nash.» Il suo tono indicava che, sebbene nessuno sapesse dov'era, se le fosse successo qualcosa si sarebbe scatenato un putiferio.
«Accidenti, nientemeno che lord Geoffrey Nash!»
«Lo conosce?»
«Non ho detto questo» rispose lui con una risatina che le urtò i nervi.
«Posso fare una telefonata?»
«La linea è interrotta.» L'uomo alzò le spalle