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Inaspettatamente amore: Harmony Collezione
Inaspettatamente amore: Harmony Collezione
Inaspettatamente amore: Harmony Collezione
Ebook143 pages2 hours

Inaspettatamente amore: Harmony Collezione

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About this ebook

A volte, proprio quando hai rinunciato all'amore, un angelo dagli occhi grigi bussa alla tua porta

Riccardo Fabbri non è il tipo d'uomo che ama le sorprese. Ma la donna che si è presentata alla sua porta come Julia Nash gliene ha appena fatta una, e bella grossa! Tuttavia, Riccardo non ha intenzione di prendere le parole di quella donna per oro colato ed è deciso a fare delle indagini per scoprire il ruolo di Julia in quello che ritiene un vero e proprio inganno perpetrato ai suoi danni, E i mezzi che intende usare non sono propriamente ortodossi. Tanto per cominciare, proverà a farla innamorare pazzamente di lui, per poi estorcerle tutta la verità. Ma non ha fatto i conti con il carattere ostinato di Julia e con quegli occhi grigi che rischiano di farlo impazzire.

LanguageItaliano
Release dateAug 11, 2014
ISBN9788858924716
Inaspettatamente amore: Harmony Collezione
Author

Cathy Williams

Autrice originaria di Trinidad, ha poi studiato in Inghilterra, dove ha conosciuto il marito.

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    Inaspettatamente amore - Cathy Williams

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Riccardo’s Secret Child

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2002 Cathy Williams

    Traduzione di Loretta Marsilli

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2007 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5892-471-6

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    Riccardo Fabbri si diresse verso il fondo del bar sovraffollato. Perlustrò la sala con metodo attraverso gli occhi socchiusi. Quando si rese conto dell’assurdità della situazione, il sangue gli salì un’altra volta alla testa.

    La telefonata era arrivata quella mattina e la voce dall’altro capo del filo era stata così persuasiva da aggirare la serie di rigidissime barriere atte a depistare chiunque non fosse un cliente veramente motivato. Imprecò fra i denti mentre continuava a scrutare la sala alla ricerca della donna che gli aveva dato appuntamento a quell’ora in quel fumoso wine bar. Se avesse gestito la telefonata personalmente, si sarebbe premurato di scoprire cosa diavolo c’era dietro quell’incontro. O meglio, se avesse gestito la telefonata personalmente, non ci sarebbe stato alcun incontro; ma la signora Pierce, competente al limite della meticolosità, evidentemente si era lasciata incantare da una voce suadente e da una bella fiaba.

    Qualunque cosa la fantomatica sconosciuta avesse da comunicargli, l’importante era che ne valesse la pena. Guai se non fosse stato così: non era il tipo d’uomo che trovava divertente vedere andar sprecato il suo tempo.

    «Posso aiutarla, signore?»

    Riccardo spostò lo sguardo impaziente su una ragazza minuta con addosso un’uniforme da cameriera. Gli stava accanto e lo stava guardando da sotto in su, un’espressione compiaciuta sul faccino ovale.

    Era abituato a questo tipo di reazione da parte del sesso opposto e, di norma, avrebbe approfittato del suo fascino per flirtare con quel bel bocconcino, ma questa non era una situazione normale. Si trovava lì perché una donna aveva detto alla signora Pierce che si trattava di una questione della massima importanza, sicura che si sarebbe fatto attirare dalla misteriosa carota che gli veniva agitata provocatoriamente sotto il naso.

    Bastò questo pensiero a fargli salire di nuovo il sangue al cervello.

    «Devo vedere una persona» rispose, teso.

    «Il suo nome?» La biondina si girò verso il banchetto al suo fianco e prese un foglio di carta sul quale era annotata una sfilza di nomi, la maggior parte dei quali spuntati. Clienti che si erano già accomodati al tavolo e che avevano prenotato.

    «Questo.» Indicò un nome sul foglio, Julia N., accanto al quale c’era un segno. «È qui, vero?» disse guardingo, perlustrando un’altra volta la sala con lo sguardo senza riuscire a trovare nessuno che corrispondesse all’idea che si era fatto della donna.

    Perché un’idea se l’era fatta. Doveva essere alta, con le gambe lunghe, bionda e, doveva ammetterlo, piuttosto scarsa sotto il profilo intellettuale. Gli piacevano così. La loro vanità era la sua protezione contro un eventuale coinvolgimento emotivo. A loro piaceva farsi vedere al suo braccio, godere dei privilegi che lui poteva offrire, ma capivano qual era il loro posto. Riccardo l’aveva scoperto a sue spese: semplicemente non era in grado di sopportare il peso di un bagaglio affettivo.

    Si era fatto un’idea anche di quello a cui la donna in questione stesse mirando. Il denaro. Non era sempre così? Per quanto sprovvedute e ingenue apparissero, il suo consistente conto in banca non mancava mai di colpirle. E sapeva anche che non si sarebbe lasciato commuovere da nessuna storia strappalacrime.

    Represse la rabbia che provava sentendosi obbligato a un incontro che non era stato lui a organizzare e, visto che c’era, decise di trarre il massimo dalla situazione.

    «Mi segua, signore.» La biondina con i capelli ricci e un gran bel posteriore si avviò e lui la seguì, curioso, a questo punto, di scoprire dove lo stesse portando. S’immaginò una conversazione breve e chiarificatrice. Avrebbe fatto capire alla donna in questione che nessuno, ma proprio nessuno, prendeva in giro Riccardo Fabbri.

    La sua bocca sensuale s’incurvò in un gelido sorriso mentre assaporava il gusto della vittoria.

    Stava ancora scrutando la folla con sguardo febbrile quando si rese conto che il suo breve viaggio all’interno del bar, che l’aveva portato dall’entrata brulicante di gente a una saletta più tranquilla sul fondo, era finito. Si trovò di fronte a un tavolo al quale era seduta una donna segaligna, coi capelli castani che, sollevatasi dalla sedia, gli stava porgendo la mano.

    «Le porto qualcosa da bere, signore?» chiese la cameriera.

    Riccardo ignorò la domanda e fissò incredulo la figura davanti a sé, che si era di nuovo seduta e continuava a guardarlo. Con una certa circospezione, a dire la verità. Quasi temesse che potesse morderla.

    Chi diavolo era?

    «Il signor Fabbri?» Julia sollevò lo sguardo sullo sconosciuto dalla carnagione olivastra e si sforzò di mantenere un contegno. Lui assentì con un secco cenno del capo.

    «Si accomodi, prego» gli disse in tono educato.

    «No, non ho voglia di accomodarmi. Invece mi interessa sentire chi è lei e perché mi ha fatto venire fin qui. Non ho tempo da perdere, io.»

    Julia sentì una scarica di adrenalina scorrerle nelle vene. Fece un respiro profondo e ricordò a se stessa che l’uomo che aveva davanti, per quanto minaccioso potesse sembrare, non poteva farle assolutamente niente.

    La cameriera, dopo aver indugiato per qualche secondo, si era ritirata in acque più tranquille.

    «In effetti, da principio avevo pensato di venire nel suo ufficio» rispose Julia, esitante, «ma poi ho deciso che sarebbe stato meglio un terreno neutrale. Le sarei molto grata se si accomodasse, signor Fabbri. Non è immaginabile una conversazione se continua a guadarmi così, dall’alto in basso.»

    «Così va meglio?» Anziché sedersi, Riccardo si sporse in avanti, i palmi delle mani piantati fermamente sul tavolo in modo che i suoi occhi fossero allo stesso livello di quelli di Julia. Lei si ritrasse automaticamente.

    Sapeva com’era. L’aveva visto in fotografia e aveva sentito parlare del suo carisma, ma nulla l’aveva preparata a un simile impatto. Nulla l’aveva preparata alla sua statura, alla sua conturbante virilità, alla forza della sua tenebrosa bellezza.

    «No» rispose Julia sforzandosi di rimanere calma. «Non va meglio, signor Fabbri. Lei sta facendo di tutto per intimorirmi, ma non funziona. Io non mi lascerò intimorire da lei.»

    Riccardo continuò a guardare la donna senza dire una parola. Nonostante gli avesse parlato con voce ferma, le stavano tremando le mani. Il suo corpo tradiva l’effetto che stava avendo su di lei, pensò con una punta di soddisfazione.

    Tirò fuori la sedia e si sedette. «La mia segretaria ha detto che si è rifiutata di fornire un cognome. Non amo i misteri e non mi piacciono le donne che pensano erroneamente che sia così ingenuo da lasciarmi commuovere da qualche lacrimuccia. Mi ha fatto venire qua. E ora che ci sono, mi darà alcune risposte. A cominciare dal suo nome. Per intero.»

    «Julia Nash.»

    «Non mi dice nulla» replicò Riccardo, sbrigativo. Inclinò leggermente la testa per cogliere lo sguardo della cameriera.

    «Né» continuò dopo aver ordinato un whisky con ghiaccio, «l’ho mai vista in vita mia.» Si era seduto, ma la sua presenza continuava a mettere a disagio Julia come quando stava chino sopra di lei.

    Riccardo aveva scavato nella sua memoria e poteva affermare senza paura di essere smentito di non aver mai incontrato quella donna. Il suo nome non gli diceva nulla, sebbene le sue antenne avessero percepito che il suo timore significasse qualcosa per lui. Comunque, se l’avesse vista prima, adesso l’avrebbe riconosciuta, non fosse altro perché si sarebbe distinta in mezzo alla parata di bionde mozzafiato che gli ronzavano intorno.

    Prese il drink che la cameriera gli stava porgendo senza nemmeno guardare nella sua direzione, preferendo concentrare la propria attenzione sulla donna seduta davanti a lui, dall’altra parte del tavolo.

    «Desiderate mangiare qualcosa?»

    «Dubito che mi fermerò tanto a lungo» rispose Riccardo, guardando di sfuggita la ragazza, che annuì, confusa.

    «Come fa a essere così sicuro di non avermi mai incontrata prima?» chiese Julia.

    Riccardo sorrise, sornione.

    «Non sono mai stato attratto dai passerotti. Li trovo... insulsi» rispose strascicando le parole, consapevole che si trattava di un attacco gratuito, frutto della rabbia che gli ribolliva dentro.

    Julia rimase ferita, ma non lo diede a vedere. Non si sarebbe nemmeno concessa il lusso di far trapelare l’odio che provava per l’uomo che le stava di fronte. L’odio che aveva maturato sulla base di quanto aveva sentito dire sul suo conto.

    «La consolerà sapere che gli insulsi passerotti trovano altrettanto sgradevoli i falchi vanagloriosi» replicò Julia con un sorrisetto.

    «Bene, adesso che abbiamo finito con i convenevoli, che ne dice se cominciamo a parlare d’affari, signorina Nash? Perché è questo che ha in mente, non è così? Un affare.» Riccardo posò i gomiti sul tavolo e tracannò quel che restava del suo drink. «Spera forse di poter ottenere un posto in una delle mie società grazie a un approccio un po’ insolito? Se è così, temo di doverla deludere: non sono il tipo d’uomo che apprezza questo genere di cose, soprattutto quando mi portano via del tempo prezioso.»

    «Non sto cercando un lavoro,

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