Pericolo biondo (eLit): eLit
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Vicki Lewis Thompson
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Pericolo biondo (eLit) - Vicki Lewis Thompson
successivo.
1
QUEL VENERDì SERA, quando arrivò al Rowdy Ranch, c'erano due dozzine di rose rosse ad aspettare la bella Dallas Wade.
Il Rowdy Ranch era il locale notturno di Tucson dove si suonava la migliore musica country and western dell'Arizona e lei vi gestiva, all'interno, un piccolo ed esclusivo negozio di barbiere per uomo. Quando entrò nel negozio, il profumo delle rose era così forte che attirò subito la sua attenzione.
«Devi avere fatto colpo su qualcuno» le disse la sua assistente, Amber Dalton, mostrandole il mazzo che un fattorino aveva appena consegnato.
Amber vestiva come lei, secondo i precisi dettami del locale. Tutti dovevano richiamare, anche nell'abbigliamento, l'atmosfera western. Perciò stivaletti di pelle con il tacco, camicia da cowboy, pantaloncini corti sempre di pelle, decorati con lunghe frange, e cappello bianco a larga tesa come tocco finale. Ai clienti piaceva così, oltre che alla direzione.
«C'era un biglietto, insieme ai fiori?» s'informò Dallas.
Amber glielo diede senza fare commenti. Sopra c'era scritto soltanto: Grazie per avermi creduto. Neal Parnell.
«Allora?» le chiese Amber. «Chi è il segreto ammiratore?»
«Non l'hai letto?»
«No, non sono una ficcanaso come credi tu.»
Dallas glielo passò.
«Santo cielo! Neal Parnell! Lo hai rivisto dopo il processo?» chiese la sua assistente.
«No, certo. Ma, dato che ero il presidente della giuria, penso che in qualche modo il merito sia anche mio se non l'hanno condannato.»
Amber non si tranquillizzò per la spiegazione.
«Come ha scoperto dove lavori?»
«Non gli sarà stato difficile. Avrà chiesto in tribunale.»
«Non sono tenuti a tenere segreti i nomi dei giurati?»
«Finito il processo? Soprattutto dopo un verdetto di assoluzione?»
«Mi vengono i brividi, Dallas» commentò Amber. «In fondo era stato accusato di uno stupro.»
«È stato, comunque, giudicato innocente. Quindi adesso è un uomo libero e non c'è nulla di male se manda un mazzo di fiori a una donna, per gratitudine» cercò di minimizzare lei, per quanto quel mazzo di rose fosse inquietante. «Tieni poi presente che, per il figlio del proprietario della Parnell Motors, due dozzine di rose rosse sono del tutto insignificanti.»
«Se penso a quello che suo padre deve avere speso in avvocati per farlo assolvere...»
Dallas non sopportava che si mettesse in dubbio la sua buona fede.
«Neal Parnell è stato assolto perché la giuria era davvero convinta della sua innocenza» replicò, seccata che Amber potesse anche solo sospettare che si fosse lasciata influenzare dalla ricchezza dei Parnell e dall'eloquenza dei suoi costosi avvocati.
«Forse ho dei pregiudizi contro di lui, ma se penso che non ha lavorato un solo giorno nei suoi ventisei anni... Suo padre gli ha dato un incarico di rappresentanza, ma lui non va mai in ufficio. È sempre in giro a divertirsi.»
«Questo non c'entra. Non si è dei criminali solo perché si è ricchi e viziati. Non bisogna avere pregiudizi sia per i ricchi che per i poveri.»
«Ma perché non hai studiato legge? Saresti stata un magnifico giudice con la tua imparzialità» commentò Amber.
«Mi stai prendendo in giro? Sai benissimo quanto poco mi sia piaciuto fare da giurato in questo processo. Ma per fortuna adesso è tutto finito e voglio dimenticarlo al più presto.»
«E queste rose non te lo ricordano?»
«Non intendo tenerle, infatti. Ho compiuto solo il mio dovere, non un favore all'accusato. Regalale a qualcuno, non importa a chi» decise per togliersele di torno..
«Quel qualcuno potrei essere io, Dallas?» chiese Amber aspirando ancora una volta il profumo dei fiori. «Potrei fare impazzire Vince di gelosia. Non gli dirò mai che me le hai date tu. Crederà che me le abbia mandate un misterioso ammiratore innamorato di me. È così flemmatico, il mio ragazzo, che un po' di gelosia gli farebbe bene. Può darsi che la smetta di parlarmi soltanto del campionato di baseball tutte le volte che usciamo insieme.»
«Fa' quello che vuoi con queste rose, ma per favore portale subito via da qui.»
«Le metto nella mia auto?»
«Dove vuoi, basta che non le veda più.»
«Perché? Il colore non le piace?» chiese una voce maschile. «Se lo avessi saputo, gliele avrei mandate gialle o bianche. Ma il rosso è il colore che si adatta a una donna affascinante come lei.»
Dallas si voltò e si trovò davanti Neal Parnell in persona, che era entrato in quel preciso momento in negozio e la stava fissando con i suoi occhi grandi e azzurri, simili a quelli di un bambino innocente.
Gabe Escalante fece il suo ingresso al Rowdy Ranch di Tucson, salutato da una notissima canzone di Dolly Parton che gli altoparlanti diffondevano in tutto il locale. Il buttafuori all'entrata lo aveva fatto passare dopo avergli dato una sola occhiata. Nessuno aveva mai osato negare l'ingresso in un locale notturno a Gabe, neppure quando aveva meno di diciotto anni. Già allora sembrava un uomo, e in fondo lo era di più di tanti cinquantenni con la maturità di un ragazzino.
Non gli fu difficile trovare Parnell. Stava parlando con una bella bionda, alta e vestita da cowboy. Erano soprattutto notevoli le sue lunghe gambe, che i pantaloncini di pelle con le frange lasciavano scoperte. In mano, la bionda, stringeva un mazzo di rose rosse.
Gabe la guardò meglio. Era forse il presidente della giuria che aveva assolto Parnell? Gliela aveva indicata sua sorella, fra le fotografie pubblicate dai giornali, e non si poteva dimenticare facilmente un tipo così. Occhi verdi, espressione decisa, fisico perfetto.
Gabe non era più entrato da anni al Rowdy Ranch. Era un locale davvero immenso, con la sua pista da ballo, il bar, almeno quindici tavoli da biliardo e un'infinità di slot machine per fare giocare i turisti. Certo che un tempo, quando ci veniva lui, Dolly Parton cantava davvero sul palcoscenico dove adesso si trovava, invece, la cabina del disc jockey, simile a una diligenza. L'impianto stereo costava di meno e la musica continuava a suonare per tutta la serata, dall'apertura del locale fino alle prime luci dell'alba.
Per il momento il pubblico era piuttosto scarso. La calca ci sarebbe stata più tardi, ma i negozietti vicino all'entrata erano già abbastanza frequentati. Uno vendeva stivaletti e cappelli da cowboy, un altro era quello di un fotografo che immortalava i clienti accanto alle sagome di cartone di Billy the Kid o di Buffalo Bill. Il barbiere non sembrava una grande novità! A chi sarebbe piaciuto farsi lavare e tagliare i capelli davanti a tutti? Eppure era quello il negozio dove si trovava Parnell.
Fortunatamente il barbiere era proprio accanto a tre tavoli da biliardo, tutti liberi. Gabe scelse quello più vicino e prese una stecca, come se si accingesse a giocare. Invece, mentre metteva con cura il gesso sulla punta della stecca, non perdeva d'occhi Parnell e cercava di sentire il più possibile quello che lui e la bionda si stavano dicendo.
«Ho subito capito che lei non credeva alle tesi assurde della pubblica accusa» sentì che dichiarava lui.
«Ho solo cercato di essere logica. Non deve ringraziarmi per questo» rispondeva la bionda.
Aveva una voce dolce e profonda, ben modulata, che piacque a Gabe.
«Ma io sento ugualmente di doverle dimostrare la mia gratitudine, Dallas. È il motivo per cui le ho mandato le rose.»
Ecco chi gliele aveva date, pensò Gabe. Ce n'erano almeno due dozzine, ed erano rosse, con il gambo lungo. Non certo rose che si regalavano per gratitudine, pensò preoccupato. E la stava chiamando per nome.
Gabe continuò a giocare a biliardo, deciso a rimanere fino a quando Parnell se ne fosse andato. Doveva scoprire che cosa c'era fra lui e la bionda, se l'avesse corrotta in qualche modo. Forse non aveva corrotto soltanto lei, ma l'intera giuria, e così era riuscito a farla franca. Ma non per sempre.
Era stato Neal Parnell a violentare sua sorella, e Gabe Escalante aveva giurato di ottenere giustizia, in un modo o nell'altro.
«I fiori non erano necessari, signor Parnell» ribadì Dallas.
«Ma perché non mi chiama Neal? Sono sicuro che non tutti i membri della giuria erano convinti della mia innocenza e che lei li ha influenzati favorevolmente. Non è così?»
Era solo in parte vero, ma Dallas non voleva ammetterlo.
«Le prove non erano convincenti. Non sarebbe stato giusto condannarla su quelle basi.»
«Tuttavia era mio dovere venirla a trovare per poterle dire di persona quanto abbia apprezzato il suo aiuto. Perché non ceniamo insieme al Tack Room, stasera?»
Dallas vide che Amber, attenta alla loro conversazione a poca distanza, era trasalita per la sorpresa. Il Tack Room era un ristorante a cinque stelle di Tucson frequentato da una clientela rigorosamente esclusiva. Nessuna di loro due ci aveva mai messo piede, e a volte scherzavano dicendo che ci sarebbero andate appena avessero vinto la lotteria.
«Lei non mi deve proprio niente, Neal. Non so come farglielo capire» insistette Dallas.
«In questo caso andiamo a cena soltanto per divertirci.»
«Non mi sembra il caso.»
Parnell sembrava confuso. Non riusciva proprio a comprendere perché lei si ostinasse a rifiutare. Poi sembrò illuminarsi.
«Ho capito. Teme che la gente chiacchieri, vedendoci insieme. Senta, Dallas, se ne infischi della gente. Venga a cena con me e si diverta, una volta tanto. Vedo che lei lavora qui, e mi sembra sia un lavoro duro. Lasci perdere tutto e si prenda una serata di vacanza.»
«Questo non tutti se lo possono permettere» sottolineò Dallas.
Neal era sempre stato antipatico alla gente proprio per il suo denaro. Non faceva niente e tuttavia viaggiava in auto di lusso, indossava abiti di famosi stilisti, aveva tutti i soldi che voleva da spendere con le ragazze.
Suo padre gli aveva dato un incarico nella Parnell Motors, aveva spiegato il pubblico ministero al processo, ma lui non aveva la minima intenzione di succedergli alla guida dell'industria. Preferiva darsi alla bella vita. Gli articoli usciti sui giornali, che lo descrivevano come un ragazzo immaturo e viziato, avevano contribuito ad alienargli la simpatia della gente.
«D'accordo. Forse è un po' troppo presto per uscire insieme» si rassegnò dopo avere insistito a lungo. «Io, tuttavia, so aspettare. Quando tutto il chiasso sollevato dal mio processo si sarà calmato, passerò di nuovo a invitarla. E allora, spero, non rifiuterà.»
Dallas lo guardò allontanarsi con sollievo, ma Neal non uscì dal locale. Invece si avvicinò alla pista da ballo e chiese a una ragazza di danzare con lui la quadriglia che gli altoparlanti stavano diffondendo.
«Immagino che non gli sia mai capitato di sentirsi rifiutare un invito a una cena al Tack Room» commentò Amber. «Io non avrei mai creduto di essere vissuta tanto da sentirti mandare a quel paese il figlio di un miliardario.»
«Non l'ho mandato a quel paese. Mi sono limitata a fargli capire che non mi sembrava corretto accettare di cenare con lui» precisò Dallas. «A proposito, visto che per il momento non ci sono clienti, direi di approfittarne per mangiare qualcosa. Vai prima tu o vado io al bar?»
«Posso andare io? Ho una fame da lupi. Se hai bisogno, chiamami.»
«D'accordo.»
Amber andò a mangiare e Dallas la guardò mentre si allontanava. Molti dei clienti seduti ai tavoli si voltarono per