Tentazione spagnola: Harmony Collezione
By Kim Lawrence
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About this ebook
Raul Carreras, milionario dal caldo sangue spagnolo, riesce sempre a ottenere ciò che vuole e a gestire le situazioni più difficoltose. Ma ora che è costretto a prendersi cura dei bambini del fratello si rende conto che le capacità che lo hanno portato in alto nel mondo finanziario non servono a nulla. Decide, quindi, di assumere la dolce Nell Rose, tata di professione ed ex fiamma del fratello. Costretti a restare a stretto contatto giorno e notte, entrambi sentono crescere una tensione che dapprima attribuiscono a una reciproca antipatia e Raul, deciso a togliersi ogni dubbio, decide di mettere in atto un raffinato piano di seduzione. Una volta portata nel suo letto, è sicuro che Rose non sarà più una tentazione.
Kim Lawrence
Autrice inglese, rivela nei suoi romanzi la propria passione per le commedie brillanti.
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Book preview
Tentazione spagnola - Kim Lawrence
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
The Spaniard’s Love-Child
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2003 Kim Lawrence
Traduzione di Daniela Cristina Innocenti
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.
© 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5892-035-0
www.eHarmony.it
Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.
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1
«Hai bisogno di riposo, mamma.» Con dolcezza, Raul Carreras aiutò la madre a ricadere sui cuscini, scrutandone con ansia il viso pallido.
Sua madre sembrava sul punto di un collasso, ma ciò non era sorprendente: la cattiva salute, oltre alla perdita così recente del marito e del figlio maggiore, avevano già lasciato un segno. Raul temeva che questo fosse il colpo di grazia.
«Non voglio riposare, Raul!» gemette Aria Carreras, irascibile, spingendo via la coperta che lui le aveva sistemato sulle gambe. «Non trattarmi come una bambina. I miei nipotini sono stati rapiti, e Dio solo sa dove si trovano. Non sappiamo neanche se sono vivi...» La sua voce si fece sempre più stridula mentre gli occhi le si riempivano di lacrime.
Osservando sua madre premersi una mano tremante alle labbra, i lineamenti cesellati di Raul, già tesi, si irrigidirono ulteriormente. Al momento doveva accettare la propria impotenza nell’alleviarle il dolore ma, giurò a se stesso, qualcuno l’avrebbe pagata cara!
Aria Carreras tratteneva a stento le lacrime. «Come puoi chiedermi di riposare?»
«Prima di tutto, non sappiamo con certezza che i ragazzi siano stati rapiti...»
«Però lo credi, vero?» lo accusò sua madre. «Se tuo padre fosse ancora con noi lui saprebbe cosa fare. Se fosse stato qui, non sarebbe successo. Lui non lo avrebbe permesso.»
Alzando lo sguardo, colse lo spasmo che disturbò momentaneamente l’espressione calma di suo figlio e si pentì delle proprie parole. Raul mostrava così di rado le proprie emozioni a chi gli stava intorno che purtroppo era facile – persino per lei – non accorgersi che ne avesse.
Aria tese la mano a prendere quella di suo figlio.
«Mi dispiace, è stato ingiusto da parte mia. Hai migliorato la sicurezza di casa nostra in maniera notevole.»
Stringendole la mano, Raul le sorrise, senza far trasparire quanto si sentisse frustrato dal fatto che il miglioramento del sistema di sorveglianza non avesse impedito a degli estranei di entrare in casa loro e portarsi via due ragazzini senza che scattasse alcun allarme.
Alla faccia della potenza della tecnologia moderna!
«Se tuo padre fosse ancora vivo, avrebbe già urlato a tutti, irritato la polizia e forse causato un incidente diplomatico.»
«Come minimo» concordò Raul, l’ombra di un sorriso negli occhi scuri. Poi la sua espressione si fece di nuovo grave, e si sedette sul bordo del letto. «Ora devi solo fidarti di me. Ritroverò Katerina e Antonio, lo sai, vero?»
Se quell’affermazione l’avesse fatta un altro, Aria l’avrebbe interpretata come un tentativo di tranquillizzarla, ma Raul non faceva mai una promessa se non era in grado di mantenerla. Aria sollevò una mano ad accarezzare il viso slanciato del figlio. «Sì, lo so» rispose, rilassandosi leggermente.
«Quindi prenderai il sedativo che ti ha prescritto il dottore?»
Sospirando, Aria gli rivolse un sorriso mesto. «Se proprio devo.»
Suo figlio la baciò su entrambe le guance e le promise che l’avrebbe messa al corrente di qualsiasi nuovo sviluppo. Prima di uscire dalla stanza, scambiò qualche parola con la domestica, che fino a quel momento era rimasta in disparte. Poi, con un ultimo sorriso a sua madre, se ne andò.
L’ispettore capo a cui era stato assegnato il caso si voltò non appena la figura alta e slanciata di Raul Carreras entrò silenziosamente nella stanza. Al contrario degli altri membri della casa, il capofamiglia non indossava un pigiama, ma un elegante completo scuro; aveva allentato il nodo della cravatta di seta come unica concessione all’ora tarda e alla gravità della situazione.
«Come sta la signora Carreras?» chiese l’ispettore, con tono preoccupato.
«Il dottore le ha dato un sedativo.»
I loro sguardi si scontrarono, e l’ispettore si affrettò ad abbassare la mano che aveva pensato di posare sulla spalla dell’uomo più giovane in segno di conforto. Aspettò in silenzio che Raul si togliesse la giacca e la appoggiasse sullo schienale di una sedia dorata in stile rinascimentale. L’ispettore avvertì un moto di invidia nell’osservare i muscoli ben definiti che si nascondevano sotto l’elegante tessuto della camicia.
L’ispettore capo Alan Pritchard si era occupato di numerosi casi di rapimento nel corso di una lunga carriera, ed era abituato a veder cadere a pezzi le famiglie coinvolte. Sapeva perfettamente cosa dire in tali circostanze, ma era chiaro che, in questo caso, la sua comprensione non era né richiesta, né tantomeno desiderata.
Certo, non tutti reagivano allo stesso modo, ammise tra sé, ma non aveva mai incontrato nessuno che dimostrasse un autocontrollo paragonabile a quello di Raul Carreras. Dal suo atteggiamento era impossibile capire cosa provasse – o se, effettivamente, provasse qualcosa.
Prima o poi forse sarebbe crollato, ma, pensò Pritchard – lanciando un’occhiata di soppiatto al profilo deciso di quell’uomo talmente influente che il commissario in persona gli aveva telefonato per ricordargli quanto fosse importante il caso – era piuttosto improbabile.
«Quindi ora come procediamo?» chiese Raul.
«Ci sono delle procedure standard, signore.»
La frustrazione di Raul minacciò, per la prima volta, di eludere le barriere che aveva innalzato con tanta cura. Il senso di impotenza che gli cresceva dentro l’aveva portato quasi al punto di implodere – o almeno al punto di distruggere qualcosa. Ma, si rimproverò, le cose, le persone che voleva distruggere non si trovavano lì. Con un respiro profondo, si costrinse a riaprire i pugni serrati.
Concentrati!
«È lei il professionista, quindi ascolterò i suoi consigli...»
L’espressione dell’ispettore restò diffidente mentre Raul increspò le labbra scolpite in un sorriso freddo che non raggiunse i suoi occhi.
«... purché ritenga che i suoi suggerimenti possano davvero servire a riportare indietro sani e salvi i miei nipoti» spiegò, secco.
«È stato lei a scoprire che erano scomparsi, non è così?»
Raul lo confermò con un lieve cenno della testa scura. «Ho l’abitudine di dare loro un’occhiata prima di andare a letto.» Deglutì in maniera convulsa, e lo sguardo gli si offuscò.
L’ispettore si mostrò comprensivo. «Un vero shock, immagino.»
«Sì.» Le ciglia nerissime di Raul si abbassarono, come a mascherargli lo sguardo. «Quanti erano, ispettore? Cosa mostrano le videocamere di sorveglianza?»
La fossa sopra il naso aquilino di Raul si fece più profonda mentre l’aria di ottimismo forzato dell’uomo più anziano vacillava. Inarcò un sopracciglio scuro.
«C’è qualche problema?» domandò in tono aspro.
L’ispettore mantenne il contatto visivo con difficoltà – fatto che gli sembrò assurdo, considerando la moltitudine di uomini duri che aveva affrontato nel corso della carriera – e annuì. «Temo che dai filmati non compaia niente.»
Alla confessione riluttante del poliziotto, Raul serrò la mascella. «Niente?»
L’altro annuì.
«Por Dios!» esclamò Raul, incredulo.
«In casi del genere, dobbiamo prendere in considerazione che a essere coinvolti non siano degli estranei.»
«Certo. Interroghi pure il personale domestico, ma hanno tutti la mia fiducia più assoluta» fece Raul, con voce decisa. «Sono devoti alla mia famiglia.»
L’ispettore, troppo diplomatico per dire che, di quei tempi, una fiducia del genere era piuttosto ingenua, cambiò argomento. «Il suo sistema di sorveglianza è computerizzato...»
«È tutto computerizzato ormai, no?»
«Temo che sia stato manomesso.»
«Ma dovrebbe essere infallibile» fece Raul, duro.
«Secondo la mia esperienza, niente è infallibile, signore» fu la risposta brusca. «Temo che non abbiamo a che fare con dei principianti, ma con gente che sa quello che fa» ammise con un sospiro.
Ci furono circa trenta secondi di silenzio, durante i quali l’ispettore si trovò sottoposto a un esame minuzioso da parte di quegli occhi scuri dai bagliori argentei.
«E lei, ispettore, sa quello che fa?»
Era chiaro che, se avesse risposto in modo sbagliato a quella domanda, avrebbe potuto dire addio a qualunque forma di collaborazione, certo che il magnate spagnolo avrebbe assunto un esercito privato per ritrovare i suoi nipoti. «Be’, io...»
Raul alzò una mano. «La modestia non mi interessa» affermò, conciso. «La competenza sì.»
«Sono bravo in ciò che faccio.»
Raul annuì. «Bene; quindi adesso che succede?»
«Aspettiamo che si facciano vivi i rapitori. Abbiamo messo sotto controllo la linea telefonica, ovviamente, ma...» Scrollò le spalle.
«Questa gente sa quello che fa» intervenne Raul.
«A volte si commettono degli errori, signor Carreras.» L’agente si schiarì la gola con un paio di colpi di tosse. «Posso dare per scontato che non avrà problemi – dal punto di vista economico – ad acconsentire a una richiesta di riscatto?»
«Farò qualsiasi cosa... nei limiti della legge, è chiaro.»
Dal suo tono traspariva una sottile ironia che preoccupò l’agente. «Devo informarmi su tutto. La prego, signor Carreras, non perda la speranza... e non faccia niente di avventato.» Esperto nel valutare le persone, Alan aveva capito fin da subito che Raul Carreras era più che capace di fare di testa propria senza tener conto della legge. «Abbiamo davvero un’ottima possibilità di riavere i bambini sani e salvi.»
«E di punire in maniera appropriata i responsabili del loro rapimento.»
Distogliendo lo sguardo dagli occhi durissimi di Raul, l’ispettore fu conscio di un inaspettato moto di compassione per gli autori del delitto. Santo cielo, si erano messi contro l’uomo sbagliato. Raul Carreras avrebbe dato la caccia agli uomini – o alle donne – che avevano fatto del male alla sua famiglia a costo di impiegarci il resto della vita.
Nell non aveva avuto difficoltà con Antonio; esausto, il bambino era sprofondato nel suo letto, addormentandosi all’istante. Ci aveva invece messo un’ora intera a calmare Katerina al punto da poter prendere in mano il telefono senza che l’adolescente, in preda all’isteria, l’accusasse di essere una traditrice e minacciasse di fuggire – di nuovo!
Nell, temendo che la ragazza lo facesse davvero, aveva ascoltato in silenzio lo sfogo emotivo della ragazza. Le era apparso subito chiaro che, anche tenendo conto di eventuali esagerazioni da parte di Katerina, Raul Carreras, lo zio che era divenuto tutore dei ragazzi in seguito alla morte del loro padre il mese precedente, aveva gestito la situazione con la sensibilità di un ippopotamo.
Dio, che idiota che era quell’uomo, pensò mentre Katerina le descriveva un fatto accaduto il fine settimana precedente. Presentarsi a una festa per riportarla a casa a forza era già grave abbastanza ma, non contento, Raul Carreras aveva peggiorato infinitamente le cose, ordinando alla nipote – di fronte a tutti i suoi amici – di struccarsi subito, perché sembrava un pagliaccio!
Il suo comportamento autocratico e insensibile, rifletté Nell, sembrava calcolato apposta per provocare un desiderio di ribellione in una ragazza abituata a una forma di disciplina molto più rilassata.
Ascoltando le lamentele di Katerina, Nell era sempre più consapevole dell’ansia che la loro scomparsa aveva sicuramente suscitato in casa Carreras; era improbabile che nessuno se ne fosse accorto. Anzi, considerando la sorveglianza invadente di cui si stava lamentando Katerina, a Nell sembrava