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La luce dell'alba: Harmony Collezione
La luce dell'alba: Harmony Collezione
La luce dell'alba: Harmony Collezione
Ebook155 pages2 hours

La luce dell'alba: Harmony Collezione

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About this ebook

Lui no! Pur di non innamorarsi dell'uomo sbagliato, Paige Howard è disposta a tutto, anche a soffocare e tenere nascosti i suoi veri sentimenti; perché ciò che sente per il facoltoso industriale Marc Corbett va ben oltre l'indifferenza che lei ostenta. Ma come fidarsi di lui? Di un magnate senza scrupoli che ha fama di donnaiolo, pronto a trascinarla sulla splendida isola deserta di Arohanui con una motivazione incredibile? In realtà, sull'isola, Paige nota subito che Marc...

LanguageItaliano
Release dateFeb 10, 2016
ISBN9788858945636
La luce dell'alba: Harmony Collezione
Author

Robyn Donald

Robyn Donald è nata sull'Isola del Nord, in Nuova Zelanda, dove tuttora risiede. Per lei scrivere romanzi è un po' come il giardinaggio: dai "semi" delle idee, dei sogni, della fantasia scaturiscono emozioni, personaggi e ambienti.

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    Book preview

    La luce dell'alba - Robyn Donald

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Millionaire’s Virgin Mistress

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2003 Robyn Donald Kingston

    Traduzione di Anna Vassalli

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2004 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5894-563-6

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    «Mark, credi che sia una spogliarellista? O forse...» Una pausa significativa seguita da una risatina, «... la esibiscono di tanto in tanto come monito di quanto può succedere se non si prendono precauzioni...?»

    Una vampata di calore infiammò le guance di Paige Howard, che tuttavia giustificava la deliberata insolenza della giovane che aveva espresso quel giudizio. Non poteva sapere che un effetto acustico faceva risuonare ogni sillaba pronunciata al piano terra del vecchio albergo fino alla sommità delle scale.

    E, in effetti, i manifesti che pubblicizzavano la lap dance e i massaggi al piano superiore erano troppo appariscenti per passare inosservati. Era un errore del tutto comprensibile ritenere che Paige fosse una delle ragazze che offrivano i propri servizi a qualsiasi uomo, purché provvisto del denaro per pagarle.

    Comunque fosse, non si sarebbe presa la briga di informare la coppia che non aveva mai visto l’interno del locale dove si effettuava lo spogliarello! Aveva cose ben più importanti da affrontare che preoccuparsi per una momentanea umiliazione. Aggrottò la fronte e osservò il bimbo che teneva tra le braccia, angosciata per il visetto che era sempre più arrossato.

    La donna e il suo Mark dovevano appartenere a quel genere di turisti interessati agli affascinanti edifici Art Deco, costruiti in seguito allo spaventoso terremoto di settant’anni prima. La cittadina, sulla distesa della neozelandese Hawke Bay, era diventata meta di turisti che apprezzavano sia l’architettura sia i superbi vini della regione.

    Paige era certa che non avrebbe mai più rivisto quella coppia, e non le importava un bel niente di ciò che pensavano di lei. Poche settimane prima era rimasta senza lavoro e i suoi magri risparmi erano in pratica evaporati. Questi erano problemi pressanti.

    Quando la febbre del piccolo Brodie aveva raggiunto un livello preoccupante, si era decisa a infrangere le rigorose norme dello strip club per contattare la madre del bimbo che lavorava lì. Sherry le aveva messo in mano il denaro per il medico ed era tornata a ballare con gli occhi colmi di lacrime.

    La fronte aggrottata, Paige aveva scostato lo scialle dal visetto grinzoso del piccino per osservarlo meglio, e una morsa le strinse il cuore. Ombre scure gli sottolineavano gli occhi e un respiro affannoso filtrava dalle labbra aride ed esangui.

    Com’era possibile che un bimbo, perfettamente normale un’ora prima, presentasse sintomi di una malattia che degenerava così rapidamente?

    Accelerò il passo e scese velocemente le scale, la voce assottigliata a un tenero mormorio.

    «Buono, piccino. Adesso andiamo dal medico e presto ti sentirai molto meglio...»

    Era quasi giunta al piano terra dove la coppia era intenta ad ammirare l’area della reception rivestita di pannelli di legno. Suo malgrado alzò gli occhi sui due giovani e lo sguardo s’intrecciò con due vivaci occhi azzurri che illuminavano un viso aristocratico, occhi che espressero una profonda incredulità.

    Non era Mark, pensò nauseata. Era Marc!

    Marc Corbett.

    «Paige!»

    Un timor panico del tutto irrazionale la colpì come un pugno allo stomaco; inciampò nell’ultimo gradino e, nel tentativo di proteggere il bimbo dalla caduta, rischiò di rovinare a terra.

    Mani forti premettero rudemente sulla sua vita, sorreggendola, mentre la traevano contro un corpo sodo e muscoloso. «Va tutto bene» ansimò subito lei con un filo di voce.

    Il grido spaventato di Brodie soffocò la risposta di Marc Corbett, ma lei poteva udire la sua voce profonda risuonare attraverso il suo petto e, per un attimo – un breve terrificante attimo – ricordò com’era stato trovarsi tra quelle braccia, mentre la musica si diffondeva intorno a loro nella sala da ballo...

    Lui la lasciò. «Cosa diavolo fai qui?» le chiese con tono brusco.

    Brodie s’irrigidì e gemette di nuovo, il corpicino che si dimenava, le braccia e le gambe che si agitavano scompostamente.

    «Cosa succede a questo bambino?» La voce di Marc era una sferzata.

    Il terrore che le serrava il cuore, Paige scrutò il visetto sofferente del piccino: aveva gli occhi chiusi e le labbra erano diventate purpuree.

    «Oh, buon Dio, sta così male» bisbigliò sfiorandogli la fronte che scottava. Terrorizzata lo strinse ancora di più a sé e si diresse velocemente alla porta.

    La donna in compagnia di Marc espresse la propria preoccupazione. «Temo che abbia le convulsioni.»

    «Dov’è il medico più vicino?» Marc afferrò Paige per il braccio, ignorando la sua resistenza, e la sospinse in strada verso la macchina. «Sali.»

    Le indicò una BMW pochi metri più in là, contro il marciapiede, una vettura di un’eleganza senza tempo, come gli edifici circostanti. Paige fu praticamente trascinata e spinta sul sedile del passeggero e si ritrovò a dare indicazioni a Marc, del tutto ignara della donna che aveva preso posto sul sedile posteriore.

    Poco a poco si rese conto che Brodie si rilassava. Vide che sbatteva le palpebre mentre le labbra assumevano un colore più naturale.

    Con una voce che lei stessa non riconobbe come propria ammise: «Mi sembra che stia meglio». Poi avvolse nuovamente lo scialle intorno al bimbo.

    Marc Corbett non distolse lo sguardo dalla strada. «Com’è il respiro?»

    «Regolare» rispose. In effetti sembrava che il piccino si fosse addormentato. Un sonno tranquillo che era rassicurante.

    «Il colore?»

    «Normale.»

    Lo guardò con la coda dell’occhio. Pessima mossa.

    Un dolore acuto l’afferrò alla gola e guardò risoluta davanti a sé. Non era giusto, pensò rabbiosa, che Marc Corbett comparisse di nuovo quando la sua vita stava andando a rotoli. C’era da stupirsi che non fosse giunto accompagnato da un tuono, circondato da lampi e con una risata sinistra.

    Conosceva bene quel volto bellissimo, la mascella volitiva e gli zigomi alti. Sei anni non avevano appannato la brillantezza dei suoi occhi, di un azzurro così intenso da sembrare di zaffiro. Guardare negli occhi di Marc Corbett era come essere afferrati dal vortice di un tornado.

    Quante volte aveva colto un particolare di un uomo alto e moro, e aveva patito questa vergognosa, appassionata eccitazione? Troppe per ricordarsene...

    Ma non si era mai trattato dell’uomo che, inconsciamente, stava cercando; ed era logico, perché sei anni prima lui aveva sposato la sua migliore amica d’infanzia, Juliette.

    E due anni prima Juliette era morta in un tragico incidente stradale. Paige sentì un groppo in gola al ricordo dell’amica che per lei era stata come una sorella maggiore.

    La donna sul sedile posteriore si sporse in avanti. «Povero piccino! Cosa gli succede?»

    Appariva così sinceramente preoccupata che Paige le perdonò l’ingeneroso commento di poco prima.

    «Ha la febbre alta e un’eruzione cutanea. Potrebbe essere varicella.» Tuttavia non riusciva a bandire del tutto dalla mente la terribile parola: meningite.

    Non era stato necessario dare ulteriori delucidazioni a Marc. Quando l’ospedale apparve di fronte a loro si affrettò a dirgli con tono secco: «Puoi fermarti qui. Sulla sinistra».

    «So di essere in Nuova Zelanda.» Una leggera inflessione francese tradiva la nazionalità di sua madre.

    Paige voltò il capo. Uno sguardo azzurro la scrutò, prima di tornare a rivolgersi alla strada.

    Ottimo! Stupendi occhi azzurri per un uomo che possedeva e dirigeva un impero finanziario. Paige aveva i nervi tesi allo spasimo. Incontrare Marc di nuovo era stata un’orribile coincidenza senza senso. Lui l’avrebbe lasciata lì e sarebbe scomparso dalla sua vita. Ed era esattamente ciò che lei voleva.

    La vettura lussuosa parcheggiò in uno spazio miracolosamente vuoto. Scrutando ansiosa il visetto di Brodie, Paige si chiese se a Marc fosse mai capitato di dover cercare un parcheggio come a tutti i comuni mortali. Probabilmente no. Il suo carisma, sommato alla determinazione, sembrava spazzare via tutti gli ostacoli dal suo cammino.

    «Grazie» mormorò cauta mentre slacciava la cintura.

    «Aspetta.»

    Ma mentre lui faceva il giro della vettura lei spalancò la portiera. Dal retro le giunse la voce della donna, divertita, ma con una nota di rimprovero.

    «È meglio fare come dice lui. È... molto autoritario.»

    Aveva pronunciato la parola autoritario con un tono lievemente sarcastico che le fece venir la nausea. Se quella era Lauren Porter, era indiscutibilmente una costante nella vita di Marc.

    E perché no? Un uomo che aveva avuto un’amante per quattro anni di matrimonio, non era tipo da permettere che la morte della moglie ponesse fine alla relazione.

    Marc prese Paige per il braccio senza tanti complimenti e, accertatosi che fosse ben salda sui piedi, lasciò cadere le mani lungo i fianchi, come se temesse che lei potesse contaminarlo. «Tutto a posto?»

    La voce era gelida e dura come l’acciaio, sebbene avesse un’inflessione educata. Lei fu pervasa da una diabolica combinazione di timore ed eccitazione, ma soprattutto da una bizzarra, fastidiosa sensazione di sollievo, come se si fosse perduta e ora avesse ritrovato se stessa.

    Tenendo stretto il piccolo, Paige arretrò di un passo. «Bene, grazie» disse con voce atona, prima di affrettarsi verso l’ingresso dell’ospedale.

    Si voltò tuttavia a osservare la compagna di Marc, alta e sottile, in un abito firmato, mentre si accomodava sul sedile del passeggero. Non appena la portiera si chiuse la vettura si immise nel traffico, sparendo subito alla vista.

    Senza dubbio lui era ansioso di liberarsi di lei almeno quanto lo era lei stessa. Una punta di delusione, stimolata da quell’acuta consapevolezza fisica, s’insinuò in lei mentre si avvicinava alla sala d’aspetto.

    Prese posto su una sedia apparentemente studiata per essere scomoda, e cullò Brodie. La compagna di Marc

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