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Seduzione a 24 carati (eLit): eLit
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Ebook154 pages2 hours

Seduzione a 24 carati (eLit): eLit

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About this ebook

Qualcosa di prestato, qualcosa di azzurro, qualcosa di vecchio. Le sorelle Benning riusciranno a rispettare le antiche tradizioni nuziali? Secondo la loro cara nonnina no, vista la maledizione che incombe su tutti i matrimoni di famiglia!



Scherzi del destino: Bridget Benning ha un talento innato nel disegnare splendidi gioielli, ma la sua vita sentimentale è decisamente poco brillante. Tutta colpa del maleficio di cui parla spesso sua nonna: le basterebbe scovare un vecchio anello per trovare l'uomo dei suoi sogni. Magari! Ma tentar non nuoce... Perché non buttarsi in questa strana caccia al tesoro, magari coinvolgendo il suo amico Dermott Brandt ?

Chissà che alla fine non si riveli proprio lui, spalle larghe e sorriso da urlo, la chiave per spezzare l'antico sortilegio.
LanguageItaliano
Release dateJul 31, 2017
ISBN9788858972786
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Author

Jule McBride

When native West Virginian Jule McBride was a preschooler, she kept her books inside her grandmother's carved oak cabinet, to which only she had the key. Everyday, at reading time, she'd unlock the cabinet-and the magical worlds contained in the books inside. Only later did she realize the characters she'd come to love weren't real, and that's when she knew she'd one day be a writer herself. When asked why she usually writes comedy, Jule had this to say, "I've written romantic suspense novels and love them, but I probably love to write humor because laughter truly is the best medicine. Besides, ever since I can remember, funny things happen to me. Once, in first grade, I bundled up in my coat for recess-only to discover the hem hit my ankles, my arms were swallowed and my belt dragged the ground. Doing the logical thing, I fled home, convinced I was shrinking. (Mom's sleuthing-she was a great solver of conundrums-uncovered that I'd donned a sixth grader's identical coat.) Nevertheless to this day, I, like everybody, feel sometimes confused by life's little mysteries. Because of that, I love to create heroines who are in some kind of humorous jam when they meet their prince." A lover of books, Jule graduated from West Virginia State College with honors, then from the University of Pittsburgh where she also taught English. She's worked in libraries and as a book editor in New York City, but in 1993, her own dream to write finally came true with the publication of Wild Card Wedding. It received the Romantic Times Reviewers' Choice Award for Best First Series Romance, and ever since, the author has continued to pen heartwarming love stories that have repeatedly won awards and made appearances on romance bestseller lists. Today, after publishing nearly 30 Harlequin titles, Jule writes full-time, and often finds the inspiration for her stories while on the road, traveling between Pennsylvania, where she makes her home, and her family's farm in West Virginia.

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    Book preview

    Seduzione a 24 carati (eLit) - Jule McBride

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Nights in White Satin

    Harlequin Temptation

    © 2005 Julianne Randolph Moore

    Traduzione di Alda Barbi

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 2006 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5897-278-6

    Prologo

    Big Swamp, Florida. Una notte buia e tempestosa del febbraio 1860...

    «Presto, miss Marissa, dobbiamo correre!»

    «Non osare dirmi quel che devo fare, Lavinia» replicò Marissa Jennings in tono strascicato e basso, raggelando la governante creola col suo sguardo furioso. Si guardò intorno nel salotto della piantagione del suo fidanzato, le dita pallide strette alla stoffa dell’abito da sposa che aveva da così tanto tempo desiderato indossare, incapace di accettare l’idea che forse quella sera non avrebbe sposato Forrest come previsto. No, certo lui stava arrivando col reverendo George, si disse, preparandosi comunque a fare ciò che Lavinia aveva suggerito: correre!

    Mentre sollevava l’orlo del vestito, vide risplendere i diamanti stupendi che Forrest le aveva regalato secoli prima, quando la guerra sembrava qualcosa di tremendamente lontano e lei e sua madre sognavano ancora di un matrimonio favoloso a casa Hartley.

    «Presto!» urlò Lavinia, la voce coperta dai tuoni, dalle cannonate che si avvertivano in lontananza e dalle urla dei nordisti che si avvicinavano, a piedi e a cavallo. «Ci dobbiamo nascondere nella palude.»

    «Non possiamo uscire, c’è troppo vento, Lavinia. E se poi viene Forrest?»

    «Ci troverà.»

    Un boato assordante precedette un lampo, che lasciò intravedere l’esile Lavinia in chiaroscuro, l’espressione atterrita. Poi fu di nuovo buio pesto.

    Gli occhi di Marissa erano colmi di lacrime trattenute e di terrore per la sorte del suo promesso sposo. Sì, di sicuro stava per giungere, e lei non si sarebbe mossa di lì per nulla al mondo. Non poteva permettere che quei reietti di nordisti insozzassero e depredassero i beni che il suo amato Forrest aveva accumulato con tanta fatica.

    «Dovevamo fuggire da qui secoli fa, miss Marissa» disse Lavinia, spingendola verso la porta.

    Le lacrime scesero copiose sul bel viso di Marissa mentre lanciava un ultimo sguardo alla stanza e contemplava il candeliere che Forrest aveva acquistato a Parigi, il tavolo, il caminetto, l’impronta del suo ritratto che era stato tolto dal muro.

    «Il candeliere!» sbottò Marissa. Forrest lo chiamava il loro portafortuna; quante volte si erano baciati alla sua luce! Si mise a tirare forte, insieme a Lavinia, per staccarlo e nasconderlo di sopra insieme ai gioielli. Tutto inutile: l’elegante lampadario pareva avere messo le radici lì, nel fregio del soffitto. Non voleva lasciare casa Hartley, era chiaro.

    A Marissa doleva il cuore. Si era rifugiata in quella casa con Lavinia, lontano dalla civiltà, i lavoranti oramai fuggiti, e solo ora si rendeva conto di essere stata pazza ad aspettare lì che Forrest tornasse dalla guerra. Eppure lui era tornato. Lo aveva rivisto una settimana prima, dopo due anni. Era apparso in lontananza, nel sole della Florida, senza preavviso, ferito; avanzava vacillante lungo il vialetto, appoggiato al fucile che usava come stampella.

    Marissa era svenuta, ma Lavinia le aveva portato i sali, e quando si era ripresa il suo amore la stava ricoprendo di baci. Ovviamente Forrest avrebbe voluto tornare a combattere, ma la ferita al ginocchio glielo impediva, al momento. E, peggio ancora, i nordisti stavano arrivando!

    Marissa era stata più che lieta di avere il suo amato tutto per sé, da coccolare. Avevano deciso di sposarsi prima del suo ritorno al fronte e di trascorrere insieme almeno una notte di passione. Poi, lei e Lavinia si sarebbero trasferite a casa di sua sorella, che abitava in un’altra contea. Non avrebbero mai immaginato che il nemico sarebbe arrivato fin lì, anzi, davanti alla porta di casa Hartley. L’indomani Forrest avrebbe dovuto marciare verso nord con i pochi uomini rimasti in zona, ma era evidente che fosse morto: era impossibile immaginare di poter sopravvivere a una tale carneficina.

    «Mi segua» ordinò Lavinia, diretta sul retro.

    Marissa si bloccò come una statua. L’anello di Forrest! Non poteva portarlo con sé nella palude. Avrebbe dovuto permettere a Lavinia di nasconderlo con il resto dei gioielli, ma ora non c’era tempo per tornare di sopra. Si guardò intorno e prese una decisione. Lo avrebbe nascosto nel posto segreto caro a lei e Forrest. Si inginocchiò sulla seta bianca del suo abito, e fece scivolare l’anello nel luogo che sperava sicuro. Ti prego, rimani lì, protetto.

    «Presto!» gridò di nuovo Lavinia. Marissa corse, incespicando nell’orlo dell’abito. Il dito le pareva nudo senza il simbolo dell’amore di Forrest, ma non c’era tempo per pensarci. La porta sbatté con violenza e il lumicino di Lavinia si spense. La governante osservò le nubi oscurare la luna e borbottò: «È la notte del diavolo, miss».

    Marissa rabbrividì e guardò le nubi scure simili a demoni minacciosi. C’erano teschi e croci fatte di ossa, destrieri infuriati... Lavinia non mentiva, era pratica di magia vudù e aveva spesso delle premonizioni. La prese per mano e la seguì nel prato, inciampando nel vestito scomodo e scivolando sui tacchi.

    A un tratto l’abito le si impigliò in un arbusto e Marissa gridò mentre il satin si strappava. Le sue sorelle avevano lavorato con tanto amore a quel vestito e ora si stava rovinando irrimediabilmente!

    Un lampo illuminò la palude e Marissa intravide Lavinia; pareva un folletto con la pelle rossa come l’argilla. Poco oltre c’era la piantagione dei Benchley, che non si erano certo offerti di dare loro ospitalità.

    I nordisti ora erano sul sentiero, presto sarebbero entrati in casa. Davanti agli avanzi di cibo avrebbero scoperto che c’era qualcuno che si nascondeva lì, delle donne, a giudicare dal contenuto degli armadi. E molto presto gli uomini affamati avrebbero iniziato la loro caccia. Lei e Lavinia erano le prede.

    «Entri in acqua, miss Marissa!»

    «Afferra queste radici, Lavinia» replicò Marissa, mentre una torcia fiammeggiava poco lontano. Una raffica di vento le sollevò la gonna. Lavinia l’afferrò un attimo prima che Marissa piombasse nelle acque nere e limacciose. È una follia, pensò Marissa osservando Lavinia che la seguiva nell’acqua gelida. Intravide un’altra torcia, poi udì delle voci maschili e rabbrividì. Sapeva ciò che i soldati razziatori facevano alle donne.

    Le acque andavano a bagnare le paludi salate per poi avviarsi verso l’Atlantico. Marissa pensò agli alligatori che forse nuotavano intorno a lei, e desiderò che il suo abito bianco non si gonfiasse tanto, attirando la loro attenzione.

    «Chi c’è là fuori?» urlò un soldato. «Vi ho visti correre! Fatevi vedere!»

    Lavinia toccò la spalla di Marissa per rassicurarla. Un altro lampo illuminò il prato e videro uomini a cavallo, vicini stavolta, i volti induriti dalla guerra.

    Le due donne rotearono nell’acqua, spinte dal vento forte. D’un tratto la mano di Lavinia sparì e quando Marissa, lottando per restare aggrappata alle radici del cipresso, si girò, si accorse che la governante era sparita. Lavinia! Era stata trascinata via dalle correnti? Era una testa quella che intravedeva poco oltre? Una mano tesa? O erano solo scherzi dell’immaginazione? Marissa rabbrividì e, alla luce di un altro lampo, vide... Forrest?

    Si sentì mancare. Di certo se lo stava soltanto sognando, perché le pareva di vedere Forrest correre lungo il viale d’accesso, verso i nemici nel prato. Aveva perso la ragione? No, solo che era innamorato quanto lei. La stava cercando, ma se lei avesse palesato la sua presenza, sarebbero morti entrambi.

    Ora i nordisti erano in casa. Dio, come odiava quegli uomini che stavano profanando la casa del suo amato, il luogo dove loro due avrebbero dovuto vivere la loro passione infuocata. Quanto aveva atteso il momento di donare il proprio corpo a Forrest, di avere figli da lui, da crescere in quello stesso giardino!

    Strinse i denti contro il freddo; alla luce del lampo successivo rivide Forrest sul sentiero. Era ancora vivo! Un bolide di fuoco attraversò l’aria: un proiettile? Una cannonata?

    Doveva dire a Forrest che era al sicuro. Il loro amore avrebbe trionfato anche su quell’immonda guerra. Poi vide con orrore uno dei soldati a cavallo tornare indietro e incrociare Forrest proprio mentre lui usciva allo scoperto. Il nemico estrasse la spada, la portò in alto e abbassò la lama scintillante.

    «Forrest!» urlò Marissa.

    Poi fu silenzio, tutto cessò, il fuoco, i lampi... Forrest era morto, ora lo sapeva. Maledetto sia questo posto, pensò Marissa, invasa da una furia incontrollabile. Maledette le donne che vivranno e ameranno su questo terreno macchiato di sangue senza pagare il prezzo che pago io. Spero che non trovino mai l’amore!

    Un altro lampo, un tuono. Marissa si rese conto, vagamente, di aver maledetto le persone sbagliate. La colpa in realtà era dei nordisti e dei latifondisti avidi, eppure in fondo trovava giusto che nessuno si godesse casa Hartley, o l’amore. Non prima che lei e Forrest si fossero ritrovati. Uniti, finalmente.

    Era invidiosa, ecco. Notò appena il nuovo sparo. Le pareva di galleggiare sull’acqua, fuori dal proprio corpo. Aveva freddo, eppure sentiva un calore strano sulla pelle, vicino alla spalla. Era sangue? Chissà. Sapeva solo che Lavinia se n’era andata, così come i suoi genitori, le amate sorelle. E ora Forrest.

    Il dolore la aggredì. Restò aggrappata, a fatica, alle radici. Se le avesse mollate, sarebbe morta, e lei voleva combattere. Sì, avrebbe lottato per Forrest.

    Iniziò a sentirsi sempre più debole, e si rese conto che una pallottola l’aveva colpita. Dio, stava perdendo sangue in una palude infestata da alligatori. Di colpo una raffica di vento la investì.

    E le acque nere si impossessarono di lei.

    1

    New York City, una notte buia e tempestosa di febbraio dei giorni nostri...

    «Ora non scappare a cacciarti nei guai, Mug» intimò Bridget Benning posando il minuscolo carlino sul pavimento della hall, prima di usare la punta dell’unghia laccata di blu per pugnalare il campanello dell’appartamento del suo migliore amico, Dermott, situato ai piani alti di uno stabile a Battery Park City. «Dai, Dermott» mugugnò, chiedendosi come mai fosse sparito da settimane, quando c’era tanta carne al fuoco.

    Bridget voleva un suo consiglio su questioni di famiglia, sul futon da acquistare, e voleva anche andare a correre con lui, visto che marzo era alle porte e se non perdeva due chili avrebbe dovuto rifarsi il guardaroba primaverile. Inoltre le serviva per accompagnarla in una gita al Sud, a caccia di fantasmi. I suoi genitori vivevano a casa Hartley quando lei era nata, ma poi si erano trasferiti e da allora Bridget non era mai stata più a sud di Newark. Le serviva il supporto di Dermott, anche perché solo lui poteva capire ciò che la maledizione di miss Marissa aveva fatto alla vita amorosa di Bridget.

    Suonò di nuovo, mentre Mug guaiva. «Su, appena dentro ti do qualcosa da mangiare. Dov’è finito Dermott?» borbottò.

    Quella settimana nonna Ginny, che viveva in Florida, a casa Hartley, era venuta a trovarla e le aveva ricordato la maledizione di Marissa e i suoi effetti nefasti sulle donne della famiglia. Bridget e le sue sorelle non avevano mai conosciuto il figlio di nonna Ginny, loro padre naturale, perché era morto giovane e loro erano state cresciute da Joe Benning. Le sorelle Benning, comunque, erano Hartley di sangue, e in quanto tali vittime della maledizione. Sia Bridget sia le sue sorelle avevano sempre incolpato la loro ava, miss Marissa, di tutte le loro delusioni d’amore. La visita della nonna aveva però dato una svolta inaspettata alla storia.

    Il mese prima Bridget aveva aiutato sua sorella maggiore, Edie, che gestiva un’agenzia

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